esperienza raccontata su un giornale

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marzio140
00lunedì 22 agosto 2005 01:15
genesis2000
00lunedì 22 agosto 2005 10:26
Con tutta la pena che si possa provare per la persona in questione............ ma che razza di famiglia!!!!!!!!
Spero che non si pensi che tutti i tg siano così, la mia famiglia grazie al cielo non lo era.

Ecco uno stralcio dell'esperienza:

Posso dire di essere nato solo a 32 anni, quando lasciai la setta. La mia vita precedente mi sembra oggi un sogno. I miei genitori furono tra i pionieri della setta in Italia ed erano anche orgogliosi di esserlo. La mia infanzia era stretta nella morsa dei vari obblighi e divieti. Dovevo con i miei fratelli frequentare tutte le adunanze, limitando al massimo l'irrequietezza che ha ogni bambino. Per evitare possibili punizioni. Dovevo partecipare all'attività di predicazione nelle ore libere. La domenica mattina (...) forse l'unico giorno in cui gli altri potevano essere un po' più liberi, alle sei e mezzo arrivava mio padre che ci faceva vestire per portarci con lui in predicazione. Ma non era finita qui. Non potevo giocare a scacchi o a dama, considerati giochi militareschi. Non potevo collezionare francobolli per evitare di poter considerare idoli i personaggi stampati su di essi. Non potevo partecipare a gare scolastiche. Non potevo essere eletto capoclasse né potevo leggere un Topolino. Non potevo mangiare una torta preparata per un compleanno, e a tal proposito ricordo un episodio. Un giorno ne accettammo una fetta offerta dalla nonna, che di queste cose della 'predicazione', come le chiamava lei, non voleva interessarsi e rimase sempre cattolica. Fummo costretti da mio padre, i miei fratelli ed io, a vomitarla.

E CHE CAVOLO!! MA CHE ERA LA FAMIGLIA ADAMS??[SM=g27816] [SM=g27816]
Gocciazzurra
00lunedì 22 agosto 2005 13:32
"E CHE CAVOLO!! MA CHE ERA LA FAMIGLIA ADAMS??"
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Magari lo fosse stata! Almeno ci sarebbero scappate anche delle risate [SM=g27828]
Invece no... quell'esperienza narrata non rientra in un caso limite!
Non dimentichiamo che l'osservare scrupolosamente i dettami che il CD ci propinava alla lunga assumeva connotazioni di fanatismo...
Bleah![SM=g27812]
Achille Lorenzi
00lunedì 22 agosto 2005 19:31
Gocciazzurra HA SCRITTO:

Non dimentichiamo che l'osservare scrupolosamente i dettami che il CD ci propinava alla lunga assumeva connotazioni di fanatismo...

Che veniva e viene scambiato per zelo.
Se il CD non avesse pubblicato certi articoli e diffuso certi 'intendimenti' di sicuro a nessun genitore "normale" sarebbe venuto in mente di comportarsi in quel modo.

La WTS ha parlato in maniera molto critica del gioco degli scacchi e del collezionare francobolii: http://www.infotdgeova.it/scacchi.htm
Nesuna meraviglia quindi che dei "fratelli" particolarmente "zelanti" abbiano evitato del tutto questo genere di cose.

Le gare scolastiche sono ovviamente competitive e per questo i TdG in genere preferiscono che i loro figli non vi partecipino. Per esempio: «L'articolo mi ha davvero aiutata a prendere una decisione in quanto a far parte di una squadra sportiva a scuola. Le scritture citate nell'articolo erano davvero chiare. Entrando in quella squadra sarei stata coinvolta nello spirito di competizione, dato che gli allenatori di solito ti dicono di usare maniere forti e vincere. Vi ringrazio per l'articolo che mi ha chiarito le idee e che spero aiuterà altri giovani a prendere la decisione giusta» (g96 8/7 p. 30).

I TdG rifiutano anche di essere eletti capoclasse, in ubbidienza alle direttive della WTS: «In molte scuole gli studenti vengono eletti per votazione a certi incarichi, come quello di capoclasse. In alcune scuole si tengono campagne di tipo politico in scala ridotta, con tanto di distintivi propagandistici e manifesti elettorali. Lo scopo è quello di abituare i ragazzi ai meccanismi della vita politica. Comunque i giovani Testimoni non prendono parte alla politica nella scuola, non accettando incarichi elettivi e non dando il loro voto ad altri. Perciò, sia che vengano proposti come candidati o che ricevano un incarico per elezione, rifiutano gentilmente» (sj p. 16).

Per quanto riguarda poi la lettura di fumetti come Topolino, io ricordo discorsi pubblici alle Assemblee dove si diceva che lo spirito di certi fumetti incoraggia comportamenti non cristiani. Per esempio, Paperone è tirchio ed avaro, Paperino è uno scansafatiche, Gastone confida nella "dea fortuna"... "Volete che i vostri figli imparino da simili modelli di comportamento?".
Anche qui nessuna meraviglia se degli "zelanti" genitori hanno proibito ai loro figli di leggere questo genere di fumetti.

L'unica cosa che trovo veramente eccessiva, e che non può certo essere citata come un esempio di condotta seguita dalla generalità dei TdG, è che questo genitore abbia costretto i figli a vomitare una fetta di torta!!!
Qui siamo alla follia. Sono certo che anche la stragrande maggioranza dei TdG considera fanatismo un simile modo di comportarsi. [SM=g27819]

Saluti
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 22/08/2005 19.55]

genesis2000
00lunedì 22 agosto 2005 19:53
Ricordo ancora quando mia madre, in assoluta buona fede devo dire, mi tolse da un giorno all'altro i giocattoli che avevano a che vedere con la guerra. Mannaggia! C'era un carrarmato che ancora ricordo a distanza di 30 anni!! Lei pensava, ma poi si pentì, che mi avrebbero inculcato idee sbagliate. Pensate un po, 25 anni dopo mi allenavo al tiro con Beretta 98FS calibro 21 e proiettili parabellum al poligono di zona. Poi è passata la voglia di armi (a parte qualche piccolo rinculo, tanto per rimanere in tema.....piccolo piiiiiccolo), ma questo a indicare che non si insegna ad una persona come comportarsi negandogli certi passatempi innoqui [SM=g27819]
Topolino poi........?!?! Io sono l'emule perfetto di paperino!! Ozio dolce ozio. [SM=g27828] [SM=g27828]
WorldInMyEyes1979
00mercoledì 31 agosto 2005 02:39
Ancora da "esperienza raccontata su un giornale"
Considero quest'altro stralcio dell'esperienza riportata sempre su "Il Corriere d'Italia" nel link www.corritalia.de/?l=277 sicuramente più rilevante a motivo dei risvolti che può e deve assumere la presa di coscienza dei propri diritti da parte delle persone Testimoni di Geova .

"Per la prima volta cominciai a porre delle domande sugli aspetti organizzativi e giuridici della Società Watch Tower. Scoprii l'esistenza di uno Statuto dei Testimoni, nel quale si dice: 'chi è associato ha personalità giuridica', quindi il CD [Consiglio Direttivo] ha l'obbligo di far conoscere lo Statuto agli associati;" www.corritalia.de/?1=277

In realtà "La Torre di Guardia" del 15/03/1990, pagine 18-19, nell’articolo intitolato “Collaboriamo con il Corpo Direttivo”, spiega che il CD, inteso come Corpo Direttivo, “fino al 1971 era strettamente identificato con i membri del Consiglio Direttivo della Società Watch Tower” e aggiunge che “dal 1° febbraio 1976 tutte le filiali della Società hanno un Comitato (Direttivo) di Filiale”. Ciò già attestava un decentramento amministrativo nella gestione degli affari giuridici dell’organizzazione religiosa dei Testimoni di Geova.
Successivamente, ancora "La Torre di Guardia" del 15/01/2001 a pagina 28, nell’articolo intitolato “Il Corpo Direttivo: distinto dagli enti giuridici” illustrava la fondamentale riforma adottata, dai membri dello stesso il giorno 7/10/2000, in cui praticamente si afferma la completa separazione del carattere spirituale della religione dei Testimoni di Geova dal carattere giuridico delle società da essa impiegate. Pensiamo alla distinzione che intercorre tra l'entità spirituale Chiesa Cattolica e l'entità giuridica C.E.I. - Conferenza Episcopale Italiana.

Nel nuovo libro “Organizzati per… fare la volontà di Geova”, pagina 25, al sottotitolo “Impiego di enti religiosi”, si legge: “La classe dello schiavo ha provveduto certi strumenti o enti giuridici. La decisione di costituire in vari paesi società legalmente riconosciute si è rivelata saggia”.

In ogni Stato, dunque, l’organizzazione religiosa a carattere spirituale dei Testimoni di Geova può servirsi di enti giuridici. In Italia l'Ente giuridico centrale è denominato Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova con sede a Roma in via della Bufalotta 1281, il cui presidente pro tempore è il Sig. Roberto Franceschetti.
Perciò sono i dirigenti responsabili degli enti giuridici nazionali, nel caso italiano i vertici della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, magari attraverso le annuali Assemblee pubbliche oppure tramite gli anziani di congregazione atti a “prestare attenzione a loro stessi e a tutto il gregge”, ad avere la responsabilità (l’obbligo) di "far conoscere lo Statuto agli associati". www.infotdgeova.it/statuto.htm

Sempre nel libro “Organizzati”, continuando, si legge:
Tali enti vengono impiegati per agevolare la predicazione della buona notizia in tutto il mondo e per avere cura dei bisogni spirituali dell'intera congregazione di Dio in ogni parte della Terra”.

Nonostante la pubblicazione annunci i buoni propositi di “cura dei bisogni spirituali” da parte degli enti giuridici provveduti dallo schiavo, in Italia un giudice dello Stato, il dr. Salvatore Casciaro, in relazione al “caso Pucci”, ha accertato la VIOLAZIONE SISTEMATICA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELLE PERSONE TESTIMONI DI GEOVA da parte dello stesso Ente giuridico obbligato per Statuto alla loro tutela. www.infotdgeova.it/pucci.htm

I diritti dei Testimoni di Geova, enunciati nello Statuto allegato all’Atto costitutivo dell’Ente giuridico sottoscritto in Roma il 19/06/85, con atto rogato dal Dott. Giandomenico Cardelli (rep. 10126/1592), in pratica vengono occultati nella misura in cui esso stesso viene ignorato (nascosto?) (d)alla quasi totalità dei componenti della Congregazione.
Quanti Testimoni o ex-Testimoni conoscono i propri diritti all’interno della formazione religiosa in cui svolgono o svolgevano la propria personalità?

Il quotidiano "La Repubblica" del 6 giugno 2004 nell'articolo seguente la prima Ordinanza sul "caso Pucci" affermava al riguardo:
I testimoni di Geova come i cattolici e come i Valdesi da oggi sanno che all’interno delle loro chiese non tutto è possibile se si arriva a violare i diritti universali dell’uomo”. www.infotdgeova.it/pucci1.jpg

Ancora uno stralcio dell'esperienza su "Il Corriere d'Italia" riportata on-line www.corritalia.de/?l=277:
così uno lo legge (lo Statuto, n.d.r.) e vede che ricalca fedelmente un'associazione di tipo società per azioni, dove c'è il bilancio, c'è l'approvazione del bilancio, ci sono soci aderenti e soci effettivi, il patrimonio. E in me incominciarono i dubbi, mi parve di essere stato strumentalizzato sotto questo aspetto, e che in effetti ero stato circuito e turlupinato”.

L’adesione in qualità di “soci aderenti” all’Ente giuridico italiano Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova avviene a loro insaputa nello stesso istante in cui si sottopongono al rito del battesimo richiesto dalle disposizioni ufficiali del libro “Organizzati”. Essi risultano discriminati rispetto a 31soci ordinari” aventi diritto di voto e di cui nessuno conosce le precise generalità (incappucciati, sic!).

Come già ricordava Achille qualche tempo fa nel thread www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=47801&idd=36&p=2, la prestigiosa rivista giuridica “Il Foro Italiano2005, parte I 1930-8, ha pubblicato le Ordinanze 1/6/04 e 6/12/04 emesse dal Tribunale di Bari-Bitonto, relative al “caso Pucci”.
Colui che ha curato le note a corredo delle citate Ordinanze ribadisce il concetto espresso dal Prof. Nicola Colaianni, docente di Diritto Ecclesiastico presso l’Università degli Studi di Bari, ex membro del PCI e già deputato al Parlamento eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra, nel parere pro veritateSull’ammissibilità e i limiti del sindacato giurisdizionale sui provvedimenti spirituali e disciplinari delle autorità confessionaliwww.olir.it/areetematiche/73/documents/Colaianni_Parere.pdf , secondo cui, al punto 1. in sommario, il difetto di giurisdizione dello Stato sui provvedimenti di carattere disciplinare in materia spirituale ("Disassociazione" fra i Testimoni di Geova nel caso specifico in questione, n.d.r.) adottati dalle confessioni nei confronti dei propri fedeli si fonderebbe sulla distinzione fra associazioni religiose e confessioni religiose. Solo alle prime sarebbero applicabili le norme civilistiche sulle associazioni, tra cui quella sulla esclusione del socio (articolo 24 del Codice Civile), e la loro pretesa violazione sarebbe giustiziabile dal giudice dello stato.

In precedenza, nell’articolo dell’inserto "Il Corriere del Mezzogiorno", allegato a "Il Corriere della Sera" del 6 giugno 2004, a pagina 7, il Prof. Nino Dammacco, docente anch’egli di Diritto Ecclesiastico presso la stessa Università degli Studi di Bari in cui insegna il Colaianni e Segretario nazionale della CISL-Università, nell'articolo intitolato significativamente "E' un'associazione come un'altra" non ebbe dubbi sulla connotazione associativa dei Testimoni di Geova in Italia:
I testimoni di Geova sono riconosciuti come ente morale dall'ordinamento dello Stato. È importante dirlo perché chiunque può rivolgersi a un giudice, tanto più possono farlo i membri di associazioni riconosciute. L'articolo 2 della Costituzione riconosce i diritti inviolabili dell'uomo all'interno delle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, il che significa riconoscere i diritti fondamentali anche all'interno delle cosiddette associazioni intermedie come le confessioni religiose”. www.infotdgeova.it/pucci5.jpg

Attraverso una breve indagine si può scoprire che l’autore delle note su “Il Foro Italiano” è un giovane avvocato rampante, anch’egli di Bari: Quintino Lo Bello.
(cfr. www.bitinia.com/foroitaliano/fascicol/cop_giu5.htm#cop. )

Sarebbe davvero interessante intervistare il Dott. Quintino Lo Bello, atteso che costui ha valorizzato la tesi del Prof. Colaianni, per chiedergli di dimostrare ampiamente su quali basi ha identificato l’organizzazione dei testimoni di Geova come confessione religiosa e non come associazione religiosa, appurato che tale entità in Italia si serve certamente di un’associazione, l'Ente giuridico Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, composta di "soci effettivi" e "soci aderenti", per espletare i propri scopi. Soprattutto, tale assunto meriterebbe, in primis, una precisa e accurata spiegazione urgente da parte dello stesso illustre Prof. Colaianni.

E’ possibile che lo stimato studioso, chiamato frettolosamente (da chi?) ad esprimersi sul tema, abbia sbadatamente ignorato l’evidente realtà associativa in Italia dei Testimoni di Geova?
Per quali motivi le affermazioni dell'autorevole giurista di ispirazione progressista contrastano nettamente con quelle rese in precedenza da un collega, di evidente matrice conservatrice rispetto al Colaianni, come il Dammacco?
Non appaiono esse tutte idealmente contraddittorie e sorprendentemente distanti dai concetti liberali a tutela dei diritti fondamentali dell’uomo maggiormente sponsorizzati dalla corrente politica di cui il Prof. Colaianni è attivo sostenitore e celebre esponente?
Analizzando logicamente, anche il solo punto 1. in sommario, del parere di Colaianni esibito nel giudizio sul "caso Pucci" a sostegno delle tesi dell'Ente Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, si può esso definire realmente “pro veritate”?
Qualche oscura manovra si cela forse dietro la posizione ufficiale del noto cattedratico?

Nel giugno di quest’anno
il sorvegliante che presiede la Congregazione Bari San Paolo,
alla quale mi sono associato fino al giorno 20 luglio 2005, mi intimorì affermando testualmente: “Che cosa parli a fare dello Statuto in giro? Cosa gliene importa ai fratelli? Ti rendi conto che così crei dubbi nei fratelli?”
Questo attacco intimidatorio testimonia l’inspiegabile(?) ostruzionismo nei confronti dell’esistenza e dell’efficacia dello Statuto.

Lo Statuto può essere la chiave per difendersi dalla tirannia totalitarista e totalizzante dei “Grandi fratelli” testimoni di Geova?

Ho rilevato nel forum la tendenza a credere che la battaglia contro i soprusi all'interno della Congregazione si debba combattere su un campo politico o sociale. Personalmente ho compreso, grazie anche a competenti suggerimenti, che si possa vincere ("…il male con il bene", Romani 12:21) solamente in campo legale, attraverso il sistema giudiziario, rivendicando un’imprescindibile inviolabilità degli universali diritti fondamentali dell’uomo.

Riflettete fratelli.

Luigi Fallacara - WorldInMyEyes1979

[Modificato da WorldInMyEyes1979 29/10/2005 11.22]

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