Per ALENIS...finalmente!!!!!!
Carissimo ALENIS,
scusa il ritardo nel rispondere alle tue domande. Ma ti assicuro che a volte ho non poche difficoltà a trovare un po’ di tempo per sostare qui nel forum tra lavoro, famiglia, impegni parrocchiali, impegni sociali ecc. La mia giornata tipo dovrebbe avere almeno 30 ore invece delle canoniche 24!!!!
Prima di entrare nel vivo della discussione penso sia necessaria una premessa; il mio intervento non era una critica al tuo modo di pensare …certo, se tu ritieni che esprimere dei pareri, fare delle osservazioni su quanto detto da altri sia una critica...ebbene, allora è critica! Ma in senso buono e nell’accezione più ampia del termine. In tutta onestà non so neanche se tu abbia torto in tutto o solo in parte anche perché - correggimi se sbaglio – hai esposto il tuo ragionamento partendo da una premessa da cui è scaturita una conclusione, ma non hai detto in modo esplicito quale sia il tuo personale punto di vista (anche se lo si può dedurre) il che non è, praticamente, la stessa cosa. Il senso del mio post si spiega così: tu cercavi una risposta in merito ad una questione specifica:...
Il discorso che non comprendo è quello di coloro i quali ritengono normali i rapporti tra coppie omosessuali ma non questi che ho elencato qua sopra.
...ed hai fatto precedere la tua domanda da una serie di situazioni che riflettono modi diversi d’intendere l’amore tra due persone. Ma fin dai primi interventi, se si esclude quello “
didascalico” di TRIANELLO, a me è sembrato che il punto focale non era più tanto la ricerca di una risposta (che fosse giusta o sbagliata; condivisibile o meno) quanto verificare se il ragionamento esposto - così come era strutturato - risultava effettivamente “
inattaccabile” (da un punto di vista logico) da qualunque argomentazione che altri foristi avrebbero potuto opporre. In soldoni, ancora una volta non erano le idee di un ragionamento ad essere importanti quanto la costruzione logica che le conteneva; sarebbe un po’ come dire che davanti ad un quadro di un famoso autore mi concentri sulla qualità del legno della cornice, sulla marca dei colori adoperati, sul tipo di tela utilizzata anziché sull’opera dell’artista!!!
Questo non ci porta molto lontano, non trovi? Così, visto che mi piace la comicità surreale, ho pensato di rispondere in modo “seriamente ironico” ed istrionico per verificare la tua effettiva volontà (che ritengo sincera, alla luce del tuo successivo post) di avere una risposta in merito a quanto da te esposto e per allargare gli orizzonti della riflessione.
Personalmente, ritengo che ogni questione che si analizza dovrebbe essere osservata da svariate angolazioni ed interpretata attraverso molteplici chiavi di lettura per comprenderla il più possibile. La logica, le costruzioni filosofiche contano, ma non possono costituire un criterio di valutazione assoluto;
non si può comprendere una lacrima unicamente con gli occhi del chimico per i quali questa sarebbe composta unicamente da un po’ di albumina, sodio, calcio, lisozima, glucosio, qualche proteina, carbonio...in definitiva: “un’inutile secrezione di acqua sporca”!!!!
Carissimo ALENIS, tu mi chiedi di dimostrarti in modo logico, razionale e preciso perché vedrei con favore il riconoscimento delle coppie gay e non le altre ipotesi da te citate. I motivi che posso addurre sono quelli che derivano dal mio essere credente (sono cattolico) e dall’insegnamento che penso di ricevere dalla lettura del Vangelo...come puoi vedere, faccio riferimento a ciò che di più illogico ed irrazionale possa esistere!
In quanto cattolico, per dar vita a rapporti autentici con i miei simili mia vocazione è quella di mettere al centro l’uomo e lasciarmi guidare dai criteri che si richiamano a due colonne portanti dell’esistenza di un cristiano:
Giustizia e Carità (o, almeno, provarci); pertanto, ogni relazione umana, compresi i rapporti d’amore, per essere autentica non deve mortificare
la Giustizia (intesa come rispetto della persona in quanto creatura dal valore inestimabile per la sua unicità ed originalità la cui dignità va sempre salvaguardata e tutelata; essa non va subordinata a niente e a nessuno) né deve offendere
la Carità (intesa come consapevolezza che il mio “
IO” ha un significato perchè esiste un “
TU” ; una dimensione dove i rispettivi cuori, sincroni nel ritmico pulsare, battono l’uno nel petto dell’altro quale riflesso di un completo, gratuito e reciproco dono di sé per il raggiungimento della crescita e del benessere comune). In verità, tutti gli esempi da te citati sono non solo possibili, ma nell’arco della storia umana hanno trovato effettiva realizzazione fino ad oggi; gli esempi descritti sono tutte realtà che possono trovare anche da subito tutela giuridica se solo lo si volesse. E’ mio parere che le unioni gay (si noti il termine) possono convivere nella società italiana con le altre formazioni sociali denominate “
famiglia” (tralasciamo, per ora, se fondate sul matrimonio o solo “di fatto”) a differenza degli altri casi menzionati. In particolare: LA POLIANDRIA (donna sposata a più uomini) come spiegata esaurientemente da TRIANELLO mette al centro del rapporto non la persona, ma
la cosa, il bene, la proprietà (sia essa un gregge o la terra o altro) e considera tutti coloro che sono esterni al rapporto come possibili attentatori ai beni familiari. Questo istituto matrimoniale nasce per ragioni di necessità, d’accordo, però è bene ricordare che quando le condizioni che danno vita a queste unioni si modificano, anche la poliandria non ha più ragione di esistere (così come accadde per la sorte dei figli cadetti delle famiglie nobili quando non ci fu più necessità di mantenere integro il patrimonio familiare). LA POLIGAMIA (uomo sposato a più mogli) è, sempre grazie alla spiegazione di TRIANELLO, appannaggio di pochi con l’esclusione di molti dal suo uso; prerogativa alla base del vincolo è
la ricchezza , il privilegio, la prestanza fisica. Anche qui, si può obbiettare che vi è la necessità di garantire il benessere delle donne sposate o assicurare per l’avvenire una specie forte (un povero o un uomo debole metterebbe in pericolo il suo futuro economico, l’avvenire delle spose e quello della comunità in cui vive...), ma siamo sempre in presenza di situazioni contingenti cessate le quali non vi sarebbe alcuna ragione valida per mantenere in vita tale istituto. Inoltre, sia LA POLIGAMIA che LA POLIANDRIA presentano un’evidente situazione di squilibrio tra le due parti in causa; infatti, il singolo uomo e la singola donna godrebbero pienamente dell’attenzione dei loro numerosi coniugi i quali, viceversa, dovrebbero dividersi le attenzioni - sempre insufficienti – dei privilegiati consorti. Questo vale anche per le varianti alla fattispecie come il caso di bisessuali che contemporaneamente amano un uomo (o anche più d’uno ) ed una donna (o anche più d’una), con l’aggravante che data la diversa natura del rapporto omo rispetto a quello etero potrebbero innescarsi sentimenti di competizione e/o invidia tra coloro che sono amati dal bisessuale di turno (l’essere amati da lui o da lei non significa che lo stesso amore si instauri tra i diversi partners). O come nel caso di nuclei variabili sia nel numero che nella composizione (
X uomini o
Y donne o
X e
Y in diversa misura). In questi casi parlerei più di convivenza - nell’accezione più ampia – “condominiale” ; nelle formazioni piuttosto ampie è quasi naturale che emerga la figura del capo, del maschio o della femmina dominanti. Trovo molto difficile uniformare questi “alveari” , “formicai” o “branchi” umani ai criteri di Giustizia e Carità da me summenzionati.
Altri esempi da te proposti, caro ALENIS, sono i rapporti incestuosi (fratello-sorella; padre-figlia; madre-figlio; fratelli-fratelli; sorelle-sorelle...); non sono certamente roba d’altri tempi né occorre scomodare gli antichi Egizi come esempio. Mi viene da considerare che ancora oggi, in alcuni piccoli paesi della nostra penisola isolati e composti da pochi abitanti, ci si sposa tra consanguinei (tra cugini, per la precisione; anche se, nell’arco della loro storia, non escluderei rapporti carnali tra persone legate da un vincolo familiare più stretto). Questa pratica che risale alla notte dei tempi è molto pericolosa per il nucleo familiare, per due ordini di motivi: il primo è che una famiglia interessata dall’incesto è sostanzialmente una famiglia che è schiacciata da forze che la fanno implodere né più né meno come avviene per una stella; questa è una famiglia chiusa in se stessa, non aperta agli altri perchè cerca solo al suo interno la ragione del suo esistere; non c’è spazio per gli altri e, al pari di una stella che dopo essere implosa ben presto diventa un buco nero nel quale ogni cosa - compresa la luce - viene risucchiata, così questa famiglia si ripiega su se stessa e non permette ai suoi membri un normale sviluppo della propria psiche ed una crescita sana del proprio fisico. Proprio tu hai ricordato il rischio di trasmissione di tare ereditarie legate all’incesto; questo perché il buon Dio - o la natura, per chi non crede - oltre che all’Essere guarda anche al suo “
benessere”. Ti posso citare casi famosissimi tra i reali d’Europa (la categoria più a rischio) dove l’uso e l’abuso di rapporti tra consanguinei (così come nei casi di incesto) ha portato conseguenze nefaste. Basti pensare al naso da pappagallo di Carlo VIII di Francia o a quello da elefante di Ferdinando di Coburgo, per non parlare degli imperatori asburgici Massimiliano I, Carlo V o Leopoldo I, tutti afflitti dalla famosa “
mascella degli Asburgo”; cioè, una mascella molto pronunciata e malformata che nel caso di Carlo V, per esempio, quasi gli impediva di chiudere la bocca. La famiglia del re Cristiano IX di Danimarca fu responsabile dei numerosi “colli di giraffa” presenti in tutte le case regnanti d’Europa, così come non furono certo pochi i casi di disturbi mentali registrati tra i suoi membri ai quali si aggiungono molti dei componenti della famiglia svedese dei Vasa o di quella inglese degli Hannover o di quella russa dei Romanov, tutti accomunati dallo stesso destino. Per quanto riguarda le unioni gay (si noti sempre il termine), posso portarti la mia personale esperienza: nell’ufficio dove lavoro c’è un collega gay, egli è per me molto più di un semplice collega...è uno dei miei migliori amici. Lui ed il suo compagno fanno parte da molto tempo della nostra famiglia e i bambini li adorano; quando vedo che se li prendono in braccio e li spupazzano a dovere, la mia mente non è attraversata da foschi, turpi pensieri e questo fin dal primo giorno che ci siamo conosciuti. Ricordo una circostanza in cui facemmo loro visita – avevamo allora un solo bambino – e Fausto Maria maldestramente si rovesciò dell’acqua bagnandosi completamente; ebbene, fui molto colpito dalle cure che il compagno del mio collega riservò al bambino: lo spogliò, lo asciugò con attenzione usando asciugamani e phon, gli passò il borotalco sulla schiena...in quel momento, mi sorpresi a pensare quale padre amorevole sarebbe stato.
Per inciso, loro furono i primi che trovammo al nostro fianco subito dopo i due parti che Sabrina, mia moglie, affrontò in ospedale. Sempre vicini nei momenti gioiosi e nei momenti tristi; in passato, quando sapevo ancora ben poco sul mondo gay (sono tutt’ora un educanda, ma - grazie al mio amico - sto imparando) mi sorprendevo a scoprire che quando ci confidavamo le nostre vicissitudini familiari (notare l’aggettivo) e della vita, queste erano praticamente simili: la lavatrice che non funzionava, il partner che a volte non ci capisce, la litigata sanguigna avuta prima di uscire di casa e la riappacificazione che ne è seguita magari con l’aiuto di una cena casalinga preparata apposta per noi, la bolletta della luce arrivata in ritardo, la voglia di fare un viaggio ai tropici, le sere seduti sul divano a guardare un film e scoprire, così, una autentica vita di coppia fondata sugli affetti, sulle attenzioni reciproche, su un’esistenza da condividere dove ci si aiuta, si litiga, si gioisce, si spengono candeline, in cui c’è solidarietà e apertura verso gli altri, dialogo, silenzi, sguardi complici...sto parlando del mio amico e del suo compagno, se non si fosse capito bene!!!!!!
No, la loro presenza non mi distrurba per niente, non la vedo come un attacco al concetto tradizionale di famiglia che, tra l’altro, condivido; non mi sento offeso, minacciato, vilipeso dalla loro unione, sia se fosse riconosciuta per legge oppure no. Non credo affatto che i miei figli saranno deviati nelle loro future scelte sessuali se continueranno a frequentare questi zii straordinari; anzi, forse saranno in grado di vedere più lontano di molti altri che considerano gli omosessuali al pari dei pedofili oppure degli assatanati che approfittano di un attimo di disattenzione da parte nostra per trovarceli nelle mutande!
Non sono d’accordo con chi ritiene l’omosessualità una malattia, con chi non ritiene che sia una condizione naturale, bensì indotta dalle circostanze e quindi reversibile ecc. ecc...In verità, ci sono volumi e volumi di letteratura a favore dell’una o dell’altra tesi ed altrettanti volumi che ci informano di nuovi studi, nuovi sondaggi, nuove strabilianti conclusioni sul tema; di questo si è già parlato anche nel forum e non intendo ritornarci, ma di una cosa sono certo riguardo l’omosessualità:
essa è considerata da molti come un marchio indelebile che ha il sapore dell’infamia, una condanna a vita che nessun tribunale potrà mai togliere, un giudizio del mondo inappellabile, un indice puntato, un sorriso ironico, una battuta al vetriolo,un peso che schiaccia inesorabilmente chi lo porta e il fardello è a volte così insopportabile che l’unica via per liberarsene sembra essere quella di sopprimere la propria vita, come è capitato a quel ragazzo filippino stanco di essere tacciato come gay - a torto o a ragione - dai suoi compagni di classe.
Questo perché l’altro, soprattutto quando è diverso da noi, ci incute paura o suscita in noi azioni violente, sia verbali che fisiche, spingendoci a commettere le più atroci ingiustizie contro coloro che ignominiosamente sono considerati una sorta di “nuovi untori”!!!!
Mi fermo qui, potrei scrivere per ore, ma mi accorgo di aver partorito l’ennesimo “papiello” e questo suscita in me sincera pietà nei confronti di chi si è cimentato a leggere il mio corposo post. Te compreso, ALENIS!
La speranza è che i rapporti affettivi tra le persone siano fondati sempre e principalmente sull’Amore e siano aperti alla vita, secondo il significato più ampio del termine. Spetta alla società civile, poi, scegliere tra i diversi modelli possibili di convivenza quello o quelli su cui puntare per crescere ed evolversi...senza escludere altre forme di unioni che possono trovare riconoscimento al suo interno a patto che queste ultime assicurino ai loro membri la possibilità di sviluppare la propria personalità per il bene proprio e della comunità in cui vivono.
La mia esperienza culturale e spirituale mi ha orientato verso un modello (la famiglia eterosessuale fondata sul matrimonio) che reputo più idoneo, anche se non esclusivo, a raggiungere tale scopo. Pur condividendo l’idea tradizionale di famiglia (uomo, donna, bambini), considero le coppie gay - purchè stabili, fondate sull’amore ed aperte alla vita - come una realtà che è “
altro” dalla famiglia (secondo il concetto tradizionale di famiglia) senza per questo contrapporsi ad essa o minacciarla di chissà cosa (lo so, sono ancora un po’ tradizionalista, ma sono anche aperto al confronto, che non è poco!). Ritengo, infine,che tali unioni rientrino pienamente nella definizione che troviamo nell’articolo 2 della nostra Costituzione riguardo le “
formazioni sociali” (comprendendo fra queste anche la famiglia) dove i singoli svolgono la loro personalità e i cui diritti sono garantiti e riconosciuti dalla Repubblica. L’articolo 29, trattando in maniera più esplicita una di queste “formazioni sociali” - la famiglia, appunto – potrebbe dirsi a pieno titolo un “
di cui” del succitato art. 2 della Costituzione.
Concludo davvero con un vivissimo: COMPLIMENTI! A tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fino alla fine, con un sincero: MI DISPIACE! per la fatica della lettura e con un incoerente quanto improbabile: NON LO FARO’ PIU’!!!
Un fraterno saluto.
Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
[Modificato da !Freddie! 20/05/2007 15.32]