E un po' un casino da spiegare ma...
Ciao a tutti,
mi presento velocemente.
Sono sempre un fratello, giovane, cresciuto in una famiglia di fratelli.
Da diversi anni, da quando ne avevo 15,16, ho smesso di essere il bravo e omologatissimo fratello.
Purtroppo (per loro? per me?) sono sempre stato un po' anarchico, nel senso che le imposizioni non mi sono mai piaciute troppo: e i famosi "consigli non erano tali".
Ho letto tutte o quasi le esperienze su questo sito. E in tutte è come se avessi riletto i personaggi della congregazione che spesso mi sono trovato di fronte. Anche tante situazioni, verosimili.
L'anziano coi paraocchi, i genitori fondamentalisti, gli amici non amici, i depressi, i pionieri controvoglia, i perfetti che poi scoppiano ecc ecc
Posso dirvi cosa penso? A me, della dottrina, interessa veramente poco. Non sono di quelli che escono perchè "attirati dal mondo" e poi dicono "ma sono che questa è la verità". Io non credo in nessuna verità. Credo che siano valori universali, su cui non si discute. Ma chi dice di possederla mente. Al massimo si può credere di possederla. Ma la conferma chi può darla? Dio, purtroppo, non ci parla.
Quindi tutte le discussioni dottrinali (palo/croce, compleanni, 144mila ecc ecc) mi interessano pochissimo. Credo? Non credo? Se la verità è la verità, meglio così: il mondo nella sua interezza fa schifo, se tutto cambierà tanto meglio e se io "sarò distrutto" pazienza, sono felice per chi rimane in condizioni migliori.
Mi piacciono molto, invece, le discussioni socio-psicologiche in merito all'organizzazione.
Sapete come mi sento? Esco con degli amici di sala e non mi sento uno di loro. Esco con amici che non sanno della mia fede, e non mi ci trovo molto. Mi sento meno arido di loro. Poi esco coi miei amici storici, quelli d'infanzia, fratelli come me, cioè fratelli ma non fratelli. E con loro sto bene. Perchè non sono dei cretini tutti uguali come gli uni. E perchè non sono dei privi di valori come gli altri.
"Non si può stare in mezzo!", ammonivano sempre. Invece, secondo me, è l'unica vita possibile. Una sana "doppia vita", che non è doppia per mia scelta ma per obbligo (ho una famiglia, ho dei fratelli: ci tengo a mantenerli).
Ora, vedo che siete in tanti ex Tdg. Che vi cercate. Che avete bisogno di parlare di tutta questa cosa che abbiamo vissuto e viviamo. Diventa parte di noi, nel bene e nel male. Da fuori, da dentro, qualcosa ci lega sempre. Anche se con rabbia e delusione.
Io credo che nella vita tutto sia politica. Destra o sinistra. Bene o male. Un po' come diceva Gramsci, in ogni organizzazione sociale si riproducono i soliti fenomeni: i capi, i sudditi, gli opportunisti, i lottatori.
Ecco, io mi sento un fratello, ma di sinistra. Cioè tollerante. Pacifico ma fermo nel rivendicare il mio libero arbitrio. Con delle idee, ma con la forza di non imporle. Con l'amore, incondizionato. Senza fondamentalismi e isterismi.
Quello che vorrei? Che rientraste tutti. E, insieme a quelli come me (che non sono pochi), riformare la congregazione da dentro. Cambiarla, aprirla al mondo, alle idee altrui, mettendo da parte la dottrina e esaltando il sociale.
La religione, se vissuta come idea di verità assoluta, è solo portatrice di distruzione. E noi Tdg, quando ci erigiamo a custodi della verità, siamo dei distruttori.
Un fratello e compagno