Il pasticcio (e quindi il danno) di queste sentenze...
... secondo me sta nel fatto che, se non vengono argomentate e non si facciano le debite distinzioni ed eccezioni, fanno d'ogni erba un fascio, gettando così discredito e sospetto anche su strutture di gruppo le più oneste e socialmente accettabili e anche ineludibili (perché senza di loro non si dà gruppo).
Per es. è ovvio che ogni gruppo ha una sua ideologia, o dottrina, o orientamento programmatico, tratto da uno Statuto, da testi di riferimento, dal guru carismatico che si segue ecc... Come potrebbe non averlo? Come si formerebbe un gruppo senza questo? Ce l'ha anche la banda, il branco, la mafia, la ndrangheta, l'opinione pubblica...
In pedagogia tutto ciò si potrebbe chiamare "formazione" e "orientamento" e "cultura".
Ed è anche ovvio che questo "regolamento", ideologico e comportamentale, giacché accettato e preconosciuto, divenga costrittivo per i singoli aderenti, sotto pena di sanzioni perché la sua trasgressione disgregherebbe il gruppo.
Tanto più che (come ho già scritto anche poco fa su "Forum Principale" 3D "le ultime frasi"), non si può esentarsi totalmente da ogni obbligo. Persino fare pipì ogni tanto è necessario se non si vuole scoppiare.
Quindi certe regole esistono sia nei Culti, sia nella Società, sia nel Clan, in famiglia ecc... e si tratta di regole non solo funzionali ma anche giuste.
Bisognerebbe distinguere quando e come esse debordano, così da potere e dover parlare di
culti sacrosanti e di "
culti abusanti".
E qui interviene l'orientamento di fondo (anch'esso una struttura ideologica!) dello scrivente, giacché un ateo e agnostico potrebbe vedere prevaricazione e costrizione indebita nella semplice ideologia religiosa che secondo lui è "l'oppio dei popoli".
E' questo fatto che consiglia di non affidarsi allo Stato per dirimere questioni religiose, in ciò che riguarda la dottrina. Un giudice religioso può non solo tollerare ma perfino apprezzare la scelta della clausura fatta da una giovane attrice, dove quello laico ci vedrebbe un plagio o un disorientamento patologico.