Vivere o morire

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Vitale

00venerdì 8 dicembre 2006 10:33

Accettiamo la morte
da Europa del 7 dicembre 2006, di Pierluigi Petrini
....Esiste, a riguardo, una giurisprudenza ormai consolidata: dal diritto per i testimoni di Geova di rifiutare trasfusioni di sangue, alle recenti vicende che hanno visto alcuni pazienti rifiutare l'amputazione di un arto in cancrena....

Vita prigioniera delle regole
da La Repubblica del 7 dicembre 2006, di Stefano Rodotà
....La regola è quella del consenso, dunque della volontà liberamente manifestata da ciascuno. Sono ormai numerosi e ben noti i casi di persone che hanno rifiutato una cura o un intervento chirurgico, preferendo la morte a un intervento chirurgico, preferendo la morte ad una esistenza in condizioni menomate. E questo accade anche per convinzioni religiose. Ai Testimoni di Geova è stato riconosciuto il diritto di rifiutare le trasfusioni di sangue, anche quando questa decisione può essere letale. Se la morte appartiene alla natura, il morire diventa sempre più governabile dall'uomo, appartiene alla sua vita, dunque rientra nell'autonomia delle scelte individuali....
www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=163614

Qualcosa non quadra nelle parti evidenziate-sottolineate.

Vitale

flavio2157

00venerdì 8 dicembre 2006 12:03

Riconosciuto il diritto ma non il dovere.....
Flavio

[SM=x570892]

Vitale

00venerdì 8 dicembre 2006 23:00

Re:

Scritto da: flavio2157 08/12/2006 12.03
Riconosciuto il diritto ...
Flavio

Puoi illuminarmi

[SM=x570892]

Vitale

flavio2157

00domenica 10 dicembre 2006 16:10

Dico che la scelta di accettare una trasfusione è un diritto di una persona che ha un credo, ma non dovrebbe essere un dovere perchè imposto dall'alto....pena la disassociazione. [SM=x570880]

Un caro saluto anche a te da Flavio
[SM=x570892]

salvian

00domenica 10 dicembre 2006 19:55

Riconoscere il diritto di rifiutare le trasfusioni di sangue?

Anche quando tale scelta può essere letale?
In base alla mia mentalità sinceramente aperta al pluralismo, con grande rispetto per chi la pensa diversamente, direi che ognuno ha il diritto di agire come vuole, fino al punto in cui non tocchi le prerogative e la libertà degli altri.
Sull’esercizio di tale diritto, si potrà anche discutere e fors’anche lasciare libertà di scelta in casi limite come quelli richiedenti l’eutanasia.
Ma non dimentichiamoci che esistono le persone minorenni, che non hanno la capacità giuridica di prendere decisioni così radicali. Per questi, ogni genitore con un minimo di buon senso, cerca sempre di porre in essere o di permettere tutto quanto possa servire a tutelare la vita dei propri figli.
In assenza, deve necessariamente pensarci lo Stato, sostituendosi a quelle persone che in buona fede credono che certi “intendimenti” siano di sicura provenienza divina.
Qui non si tratta di assolvere a semplici ragioni di coscienza, che possono anche meritare comprensione e rispetto. Qui si tratta di accettare, oltre all’idea del diritto al suicidio, anche quella dell’omicidio. Perché, parliamoci chiaro, questo significherebbe negare una trasfusione salvavita ad un proprio figlio.
Ma anche per gli adulti consapevoli, quando non si tratta di casi richiedenti l’eutanasia, ma solo di scelta dettata dalla fede in certi “intendimenti”, siamo proprio sicuri che questi ultimi corrispondano alla volontà di Dio?
Non dimentichiamoci che il nostro Dio vuole il rispetto per la vita (perché, secondo me, questo significa “astenersi dal sangue”) e che lo stesso Dio, anche in casi estremi, come quando pretese da Abramo la vita del proprio figlio (per verificarne la fede), all’ultimo momento ne fermò la mano.
E nemmeno bisognerebbe dimenticarsi che, in base alla “luce progressiva”, certi “intendimenti” potrebbero in futuro subire una qualche variazione, per cui sarebbe opportuno astenersi da scelte così radicali.
Basterebbe un minimo di buon senso per dare la giusta interpretazione a certi passi biblici di dubbio significato.
Meditiamo!

Cordialità.
Salvatore

[Modificato da salvian 10/12/2006 20.01]

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