Vincere in tribunale contro le sette

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Vitale
00giovedì 23 dicembre 2004 14:18
Gazzettino Udine 23.12.2004
http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Codice=2217440&Luogo=Udine&Pagina=5
Vincere in tribunale contro le sette
Un avvocato e uno psicoterapeuta si mettono in gioco per aiutare le vittime a liberarsi

La prima task-force contro le sette che, con coraggio e audacia, si candida a diventare modello per tutta la regione. Di più. Per tutt'Italia. Un piano elaborato proprio per "sminare" gli ordigni gettati da vari gruppi, associazioni e affini, nel cervello di adepti ormai succubi del 'clan'. Un tandem strettissimo tra la legge e la medicina, un connubio dell'aspetto legale e di quello psicologico. A stringere la rivoluzionaria alleanza sono due udinesi: lo psicoterapeuta, oltre che psicologo legale, Paolo Zucconi - che di casi di dipendenza da sette se n'è visti passare parecchi sotto gli occhi - e l'avvocato Giuseppe Turco. Che, per spiegare la linea d'azione binaria, precisa subito l'inefficacia dei capi d'imputazione come truffa o circonvenzione di incapace quale strada per sconfiggere i movimenti pseudo-religiosi e riottenere i beni persi e ceduti volontariamente dopo i calcolati lavaggi del cervello.
In attesa che la proposta di legge sulla manipolazione mentale approdi in Parlamento (nel secondo comma il riferimento alle sette è chiarissimo), occorre "coinvolgere il sistema che ci abbandona, ovvero fare in modo che il familiare (fino al quarto grado di parentela) presenti il mandato a un legale per l'inabilitazione (articolo 414 Codice civile e seguenti)", formasoftdell'interdizione. Insomma, si parte da un ricorso per inabilitazione, dopo un'imprescindibile presa di coscienza da parte della cerchia domestica della situazione in cui si trova il soggetto vittima di una setta, e da un'essenziale premessa: il referto del medico. Va da sé, quindi, che i parenti della vittima devono rivolgersi in prima istanza allo specialista clinico che provvederà ad analizzare la 'vittima' e a stilare il referto medico sulle sue incapacità che potrà essere usato come base per l'azione legale. Il tandem, a questo punto, è la carta che batte il banco. Perché, una volta presentato il ricorso per l'inabilitazione, si prospetta la fase due: «Il giudice designato dal tribunale, oltre ad interrogare la persona succube, nomina un consulente tecnico d'ufficio - chiarisce Turco - ed esegue la perizia sul referto medico». Ovviamente, devono essere addotti dei fatti, come, ad esempio, nel caso in cui la persona ha compiuto prelievi di una certa entità inusitata dal conto corrente, ha ipotecato i suoi beni, ha venduto la macchina o si è spogliato dei gioielli. Dopo la perizia, se il giudice lo ritiene opportuno, viene nominato il 'curatore', quello che l'avvocato definisce "angelo custode", nella veste di un educatore, un sanitario o un legale. Questo specialetutor ha il compito di vigilare continuativamente la persona che non può vendere o comprare nulla; mentre il giudice monitora il perdurare dello stato d'inabilitazione, revocabile non appena si riscontra il ripristino delle capacità.

Deve ancora essere 'testato' sul campo il progetto made in Friuli che, secondo l'avvocato, potrebbe rivelarsi strategico per incominciare a sgretolare alcuni 'poteri' locali. Infatti, quando la vittima viene dichiarata inabilitata, tutti gli atti compiuti (vendita di beni, intestazione di patrimoni, denaro versato) possono essere annullati per decisione del curatore, con pronuncia del giudice. Il leader del gruppo dovrà comparire in tribunale e, come dire, la cosa diventa di dominio pubblico con un immediato marchio di sfiducia. Ma, attenzione: rivolgersi a un medico è facile; andare dall'avvocato un po' meno. «Sono venuti da me alcuni friulani caduti nella trappola della dipendenza: non avevano il coraggio di intraprendere l'azione legale per paura di ritorsioni».

Ma allora non era ancora stato partorito il piano d'intesa fra clinico e legale. Si tratta, per Turco e Zucconi, di avere il coraggio e andare fino in fondo: il referto è il primostep. Poi arrivano il legale, la pronuncia d'inabilitazione, la restituzione dei beni, la vittoria contro le sette. Un cammino sicuro? «Crediamo proprio di sì».

Irene Giurovich
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