Ciao Sara,
prima di tutto
Poi, vedo che già in tanti ti hanno risposto e dato dei consigli che approvo in pieno; voglio solo aggiungere alcune indicazioni liberamente estratte dal libro di don
Battista Cadei,
Testimone di Geova mio fratello, EDB, Bologna, 2003, pp. 261-263 (che tra l'altro, ti consiglio di acquistare)
Scriveva il card. Martini:
Non è necessario per difendere la verità offendere la carità... Purtroppo con loro un vero dialogo religioso e spesso praticamente impossibile data la mentalità fanatica e settaria... Però la carità è capace di salvare la buona fede soggettiva e la sincerità di chi, purtroppo, pas¬sa al geovismo... (C.M. MARTINI. Farsi prossimo così.,., Milano 1986, 38-45).
1) Accettare la persona. Uno deve entrare in quest'ordine di idee; «lo prendo atto e accetto che mia sorella (o mia nonna ecc.) sia tdG». L'affetto e la stima nei suoi riguardi non deve diminuire, anche se si disapprova la sua religione. Prendere molto sul serio la persona. Non disprezzare le sue scelte di coscienza.
2) Mantenere il contatto e curare un rapporto positivo. Dobbiamo sforzarci perché le nostre reazioni emotive non portino ad atteggiamenti di chiusura e distacco. È essenziale non perdere la stima e la fiducia. È importante che il tdG, che diversamente non avrebbe nessun contatto con il «mondo di fuori», mantenga qualche comunicazione, che lo aiuti a vedere le cose anche da un altro punto di vista.
3) Approfondire la nostra vita cristiana. Uno non può dare ciò che non ha. Perciò ai familiari di un tdG, si raccomanda di rafforzare e approfondire la propria fede e la propria condotta cristiana, prima di criticare quella degli altri. Per tante persone questo problema è stato l'occasione non solo di conoscere più seriamente il proprio cristianesimo, ma anche di praticarne di più la morale e il culto. Così il problema (talora il dramma) familiare diventa uno stimolo per un cristianesimo più consapevole e coerente. D'altronde qualcuno passa ai tdG perché li trova impegnanti e coinvolgenti, di fronte alla pratica superficiale e poco convinta trovata in famiglia.
4) Cercare di capire la persona e la sua dottrina. Domandarsi: che cosa l'ha attirato nei tdG? L'intenzione di conoscere e fare la volontà di Dio, è certamente una cosa buona. Almeno questa va salvata. Cercare informazioni oggettive su questa religione, per capire la persona, se non per discutere. Evidentemente occorrerà rinsaldare la propria fede, che potrebbe correre dei rischi. Se il tdG si accorge che c'è la volontà di capirlo, avrà un'occasione in meno di essere ostile.
5) Rispettare la religione dell'altro. Non solo vanno escluse battute polemiche o ironiche, (e, negli stampati, vignette satiriche), ma occorre un rispetto profondo e non solo formale. S. Paolo, riguardo agli ebrei, suoi consanguinei di stirpe, che rifiutano la fede in Gesù, scrive:
Rendo loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza (Rm. 10,2).
6) Dialogare. È sicuramente improduttivo sostenere che da una parte c'è tutta la verità, e dall'altra solo falsità; questo atteggiamento produce solo il rafforzamento delle posizioni di partenza. Per il tdG, ammettere che la sua scelta religiosa non ha fornito la vera risposta a tutti i suoi problemi sarebbe un segno di mancanza di fede. È importante non mettere la persona alle strette, costringendola a tenersi sulla difensiva. Se il dialogo diventa litigio, è raccomandabile far sì che i contatti interrotti vengano ripresi il più presto possibile.
7) Concordare una linea di condotta reciprocamente corretta. Se non si può ottenere altro, converrà concordare le linee di comportamento reciproco: non toccare l'argomento religione, accettarsi come persone, parlare con rispetto della religione dell'altro, rispettare i reciproci diritti religiosi. Va sottolineato che ogni diritto e dovere è reciproco. Non si può ritenere per principio normale il proprio comportamento, e persecutorio quello dell'altro.
8) Dialogo della vita: col mostrare amore, rispetto e preoccu¬pazione in centinaia di piccole cose, e di gesti anche minimi, si può aiutare il tdG a sviluppare amore, rispetto e interesse per le persone e gli avvenimenti del mondo esterno alla sua religione. In breve, è importante che i familiari cerchino, coi fatti prima che con le parole, di rassicurare il tdG del loro immutato affetto.
9) Ricorso alla preghiera. Talora l'esempio del familiare cattolico che si è messo a vivere con più coerenza e con maggior pratica religiosa la sua fede, spinge il tdG a ripensamenti.
Non è fuori luogo citare il caso di santa Monica, il cui figlio, il futuro sant'Agostino, che prima di diventare santo, militò per dieci an¬ni nella sètta dei Manichei, con grandissimo dispiacere della madre. Un giorno in cui ella confidava a un vescovo la sua angoscia, si sentì rispondere: «Va' in pace: il figlio di queste lacrime non può che convertirsi». Da allora ella accompagnò il figlio con la preghiera e la presenza discreta, finché ebbe la gioia di vederne la conversione.
Inutile ricordarti che, qui nel forum, troverai tantissimi di noi che ti sosterranno e ti saranno d'aiuto, come tanti altri che pregheranno (me compreso) per te e per tua sorella.
Per ultimo ma non ultimo, anzi il primo consiglio che devi cercare di mettere in pratica è quello di avere tanta ... tanta ... ma veramente tanta pazienza con te stessa e con tua sorella non pretendendo di poter subito ottenere dei risultati e senza mai stancarti di pregare nella certezza che non saranno certe le nostre abilità dialettiche e tanto meno le polemiche a ottenere dei frutti, ma la grazia di Dio, nelle forme e nei tempi che egli vorrà.
e apresto rileggerti.
Bruno