Seguace di Geova, padre infedele

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Vitale
00domenica 22 gennaio 2006 17:06

Gazzettino Vicenza – Bassano 22.01.2006
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Inflitti sei mesi di reclusione senza la sospensione condizionale per il mancato mantenimento della figlioletta
Seguace di Geova, padre infedele
Ammontano a 50 mila euro gli alimenti non versati: "Condotta contraria alla morale"
Dal 1996, "serbando una condotta contraria all'ordine e alla morale della famiglia", così recita il capo di imputazione, non provvede al mantenimento della figlia minore. Giuseppe S., quarantaseienne di origini siracusane, testimone di Geova, residente nella cintura urbana padovana, già due volte è finito sul banco degli imputati per rispondere di violazione degli obblighi di assistenza, riuscendo a cavarsela con una sanzione sostitutiva. Rinviato a giudizio per la terza volta per il medesimo reato, si è visto infliggere sei mesi di reclusione senza i benefici della sospensione condizionale della pena. La sentenza è stata emessa l'altro ieri dal giudice Ulrike Ceresara di Merano, che ha condannato l'uomo - difeso dall'avvocato Ernesto De Toni - a corrispondere alla moglie separata - parte civile con l'avvocato Luciano Faraon - una provvisionale di 5 mila euro a titolo di danno morale.
Giuseppe sposò Pasqualina P. nel 1971. Dall'unione nacquero due figli, un maschio oggi trentatreenne, e una femmina, oggi quindicenne. Abbracciata la fede di Geova, per anni si disinteressò della famiglia. Finchè nel 1995, abbandonato definitivamente il tetto coniugale, avviò il ricorso per la separazione legale. Durissima la sentenza emessa dai giudici alla conclusione di una lunga causa. Il tribunale ha addebitato la separazione "esclusivamente" all'uomo. "Seguace dei testimoni di Geova risulta essersi completamente disinteressato, sia economicamente sia moralmente, della moglie e soprattutto della figlia minore,facendo loro mancare addirittura la propria presenza fisica pur di appagare il proprio morboso attaccamento alle pratiche della congregazione". Compito della congregazione - è scritto nello statuto - è migliorare mentalmente e moralmente uomini, donne e fanciulli mediante l'istruzione basata sui principi della Bibbia. Hanno scritto i giudici: "Questo Tribunale ignora come mai, nonostante tanta professione di fede, egli sia gravemente contravvenuto ai propri doveri familiari, soprattutto di padre... La professione di fede, qualunque essa sia, non deve risolversi nella lesione di ben precisi doveri nei confronti della famiglia, che egli ha invece ampiamente disatteso... Certamente non ha contribuito a mantenere, istruire ed educare la prole... Risulta ampiamente dimostrato come la pratica di fede non possa affatto dirsi educativa". Nonostante la durezza delle parole dei giudicanti il "seguace" ha continuato sistematicamente a violare i propri obblighi: gli alimenti fino ad oggi non pagati ammontano a 50 mila euro.
G.Colt.

Vitale
aramisdherblay
00domenica 22 gennaio 2006 20:18
... storia già sentita e, in parte, vissuta sulla mia pelle.....
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