I Testimoni di Geova non partecipano ai funerali di Giovanni Paolo II
da LA STAMPA WEB 06 aprile 2005
I funerali come «festa» delle religioni
Ebrei, musulmani, mormoni, buddhisti, sikh a fianco dei cristiani
inviata a ROMA
Il viaggio più lungo toccherà ai mormoni. Venerdì, una decina di ragazzi in abito scuro, cravatta e borsa a tracolla, arriverà dallo Stato americano dello Utah, per salutare il Pontefice del dialogo. Nove ore di volo dagli Stati Uniti sono niente, in confronto al percorso teologico fatto da questi figli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni per incontrare Giovanni Paolo II. Fino al 1966 l'Enciclopedia Mormona assimilava il Papa all'Anticristo. Venne poi Karol Wojtyla e ricevette la confessione dei pionieri Usa in Vaticano. Dodici milioni di fedeli sparsi in tutto il mondo, 20 mila in Italia, compresero allora che Roma non è così lontana, almeno sui temi morali cari alla dottrina fondata nel 1830 da Joseph Smith, sì alla vita, no all'aborto e alla pornografia. Ora che l'amico speciale se n'è andato, i mormoni gli diranno arrivederci insieme a musulmani, ebrei, cristiani ortodossi, buddhisti seguaci del Dalai Lama e giapponesi del Sokagakkai, sikh a metà strada tra induismo e islam. Tanti modi diversi di vedere l'aldilà raccolti sotto il cielo di Roma. Il funerale del Santo Padre potrebbe simboleggiare quasi una festa, sul tipo di quelle in voga nelle zone tradizionaliste della Polonia e di altri Paesi slavi. La festa delle confessioni. Un evento di cui Wojtyla curò la «prova generale» convocando ad Assisi - come già era avvenuto sedici anni prima - i leader religiosi del mondo il 24 gennaio 2002, quattro mesi dopo gli attentati dell'11 settembre e la minaccia dello scontro delle civiltà. Da giorni, Massimo Introvigne, presidente del Centro studi nuove religioni, riceve fax d'adesione da ogni parte del pianeta. «Sono i laici a muovere critiche ed obiezioni all'operato di Giovanni Paolo II. Chiunque abbia un Dio a cui raccomandarsi, venerdì mattina sarà a Roma, materialmente oppure idealmente», commenta lo studioso. Come gli indiani sikh, 25 mila anime dislocate intorno al tempio Gurudwara di Novellara, vicino di Reggio Emilia, l’artigianato come fonte di vita. I loro rappresentanti parlano male l'italiano, ma esprimono benissimo il concetto: «Chi o cosa preghi non c'entra niente. Bisogna distinguere il Papa inteso in senso istituzionale da questo che si è appena spento, un uomo di pace e fratellanza». Se riusciranno a raccogliere i soldi allestiranno un pullman per la Capitale, altrimenti si riuniranno al Gurudwara. Cattedrali, templi, sinagoghe, moschee, santuari orientali, luoghi di culto di fogge esotiche, chi può manda un messaggero o almeno un’orazione. I 30 mila valdesi d’Italia hanno spedito una lettera a monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione Ecumenismo e Dialogo, perché il cammino cominciato insieme non si arresti al termine della cerimonia funebre.
Certo, non troverete in piazza San Pietro i testimoni di Geova. «Abbiamo pregato per il Pontefice come un uomo qualsiasi che ha molto sofferto, ma non riconosciamo in lui alcuna guida spirituale», spiega Alberto Bertone, portavoce della comunità che in Italia conta 230 mila persone e 500 mila simpatizzanti. Dove non c’è dialogo ecumenico, la cronaca della morte di Wojtyla viene seguita con semplice pietà umana. Pochissimi in realtà restano indifferenti. Diserteranno la festa delle confessioni i gruppi minori, i fondamentalisti protestanti americani con la pregiudiziale antipapalina nel Dna, i raeliani in attesa dello sbarco degli Ufo che sul sito Internet non riportano neppure l'avvenimento. Minoranze che hanno perso la lezione fondamentale di questo Papa sull'inclusione dei diversi culti nel grande popolo dei credenti. La Chiesa romena, congregazione per la maggioranza degli immigrati in Italia, sarà in prima fila. «La Romania è stato l'unico Paese ortodosso ad accogliere con gioia il Papa», ricorda padre Gheorghe Vasilescu. Era il 2002 e Bucarest risuonava di mnogaia lieta («tanti anni felici») un augurio comune a molte lingue dell’Est, compresa quella della Russia che il Papa avrebbe tanto voluto visitare. Il Patriarcato di Mosca manderà al funerale una delegazione. Resterà magari un po’ in disparte, accanto ai prelati della chiesa scismatica cinese, che dopo il 1989, pur restando fedeli al regime comunista di Pechino, sono venuti in Vaticano a farsi riconsacrare da Wojtyla.
Karol Wojtyla ha camminato a lungo fuori dal Vaticano e la strada percorsa torna adesso a lui. A cominciare dall’avventura più difficile, quella in Terra Santa, che oggi fa convergere nella Capitale le due religioni sorelle, ebraismo ed islam. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e Ghassan Sherbel, editorialista del quotidiano arabo Al Hayat, concordano sul giudizio del Santo Padre, «grande combattente e predicatore di pace». Un esempio per le nuove generazioni e una speranza. I giovani musulmani d’Italia vorrebbero che il funerale preludesse a nuova vita per chi resta. Il presidente, Osama Saghir, ha organizzato un pulmino speciale. Porterà da Milano a Roma alcuni ragazzi islamici e cristiani che nel tragitto discuteranno come continuare il dialogo interreligioso ora che il Santo Padre non c’è più. A Castel Sant’Angelo troveranno ad aspettarli l’unione dei giovani ebrei, shalom, salam, pace. Il viaggio continua.
Commento mio
L'anonimo estensore dell'articolo, ben informato su molte cose, mostra di essere poco informato su ciò che i TG pensano che avvenga alla morte: la nullificazione dell'essere umano. Se lo avesse saputo avrebbe detto al Bertone geovista che mentiva. Non è vero, non può essere, che essi hanno pregato per un uomo che "ha molto sofferto" (si noti il verbo al passato. Non dice che hanno pregato mentre era vivo ma dopo, da morto) poiché non si prega per chi non esiste. Non lo fanno neanche per i loro familiari. E se c'è qualcuno che lo fa è solo per chiedere a Geova di risuscitarlo; cosa che certamente non si chiede per chi si ritiene soggetto da non risuscitare "capro destinato alla distruzione", addirittira il capo di quella maledetta cristianità che gronda sangue da tutte le parti eccetera...
A leggere attentamente tutto le bugie si moltipicano. I Testimoni, si dice, che hanno pregato per il Papa "come per un uomo qualsiasi che ha molto sofferto". La gente dovrebbe credere cioè che essi di norma pregano per le persone che soffrono molto, che pregano per qualsiasi uomo e non solo per il Papa. E lo ha creduto l'articolista che ha commentato la dichiarazione inquadrandola nella "semplice pietà umana".
Parlino gli ex e ci dicano se quando erano Testimoni nutrivano questa "pietà umana" per "qualsiasi uomo che soffriva molto".
Penso sia giunto il momento che, in onore di questo GRANDE Uomo di pace e di amore Petitio inauguri qualcosa. Qualcosa di NON STOP. Qualcosa in relazione alla sola cosa che i TG gradiscono: la Verità. E pazienza se non la gradiranno i loro capi che si capisce subito quando mentono... gli si muovono le labbra.
[Modificato da petitio 28/04/2005 6.27]