Il nonnosa scrive:
La Società ha sempre provveduto agli schemi dei discorsi, ma per molti anni l’uso di tali schemi, benché incoraggiato, non era tassativo, cosicché la stragrande maggioranza degli oratori, particolarmente quelli più capaci, presero l’abitudine di preparare da sé i discorsi, utilizzando solo il titolo dello schema, e forse anche l’articolazione generale dello stesso, ma componendo poi il discorso secondo il proprio “estro”, facendo, naturalmente riferimento a pubblicazioni della Società, come le riviste, i libri, ecc.
Questo concetto non è corretto. Ti posso garantire, invece, che gli schemi dei discorsi pubblici devono essere seguiti. I punti principali devono essere trattati e le scritture utilizzate devono essere per la maggior parte quelle indicate nello schema stesso. Poi è anche vero che gli oratori più estrosi personalizzano la linea guida dello schema ma in linea di principio il filo conduttore dello schema
deve essere seguito.
Non si verifica mai che un oratore prenda solo il tema dello schema e che sviluppi il discorso in modo del tutto diverso da ciò che lo schema del discorso indica. Tant'è vero che in ogni congregazione, quando viene pronunciato un discorso pubblico, c'è chi è incaricato (solitamente il Sorvegliante che Presiede o chi per lui), con schema alla mano che quest'ultimo venga rispettato. Se lo schema non viene rispettato, l'oratore dopo aver finito la sua esposizione si "becca" una bella tirata d'orecchie. Non solo, se l'oratore è di un'altra congregazione, il Sorvegliante che Presiede di quest'ultima viene avvisato che l'oratore in oggetto non ha rispettato lo schema del discorso. Se l'oratore è recidivo gli viene impedito di pronunciare discorsi pubblici.
Gabry