Giovane Testimone di Geova di Winnipeg perde la battaglia per il rifiuto di trasfusioni di sangue
Aldo Santin, Winnipeg Free Press
Pubblicato: martedi 6 febbraio 2007
WINNIPEG - Un'adolescente Testimone di Geova affetta dal morbo di Crohn dichiara che potrebbe dover lasciare Manitoba per sottoporsi a terapie, dopo che la più alta corte della provincia le ha negato il diritto di rifiutare le trasfusioni di sangue.
Con decisione unanime resa pubblica martedì, la Corte d'Appello di Manitoba ha dato ragione al giudice di una corte inferiore che aveva autorizzato i medici a somministrare alla giovane quindicenne di Winnipeg una trasfusione considerata clinicamente necessaria.
La ragazza, di cui non possono essere fornite le generalità, dichiara che era oppressa e spaventata quando le è stato somministrato sangue contro la sua volontà lo scorso aprile, durante una riacutizzazione del morbo di Crohn, una malattia cronica che può colpire l'intero tratto gastrointestinale.
La ragazza si è rivolta al tribunale per assicurarsi che non succeda di nuovo.
"Davvero questa decisione mi costringe quasi a lasciare la provincia se voglio prendere le mie decisioni mediche tenendo conto delle mie credenze religiose", ha riferito la ragazza alla Canadian Press.
"Desideravo essere considerata una persona in grado di decidere e non trovarmi nella condizione che un governo decida per me cosa deve accadere. Si tratta del mio corpo e delle mie credenze religiose, e loro non sanno come questo influisca su di me".
I Testimoni di Geova si oppongono alle trasfusioni perché interpretano alcuni passi della Bibbia come divieto all'introduzione di sangue.
Quando la ragazza ha rifiutato la terapia, i Child and Family Services (Servizi per l'infanzia e la famiglia) hanno ottenuto un'ordinanza del tribunale che autorizzava a procedere, in quanto clinicamente necessario.
Durante l'udienza d'appello tenutasi lo scorso settembre, il dibattito si è basato sulla questione se alla ragazza debba essere consentito decidere il proprio trattamento sanitario in qualità di "minore maturo".
La corte ha concordato con la legislazione provinciale che stabilisce l'età di 16 anni perché ai minori sia consentito prendere le loro proprie decisioni in merito alla salute. Tuttavia i funzionari dei servizi sociali per l'infanzia possono anche cercare di ottenere ordinanze dei tribunali per minori di età compresa tra i 16 e i 18 anni.
Una portavoce del servizio per la protezione dell'infanzia di Manitoba ha dichiarato che, quando richiedono ordinanze per terapie, i funzionari si affidano al suggerimento dei medici.
"Se l'informazione medica conferma che la salute del ragazzo e il suo benessere sarebbero a rischio in assenza della terapia, allora l'ente è tenuto ad agire secondo il consiglio medico", ha affermato Linda Burnside.
La giovane di Winnipeg compirà 16 anni in giugno, ma ha già studiato e socializzato con sedicenni e diciassettenni poiché ha saltato una classe a scuola.
L'avvocato Shane Brady, che ha rappresentato in tribunale i genitori della ragazza, ha dichiarato che il suo caso evidenzia quanto la legge sia arbitraria.
"Sembra un po' artificioso dire che la ragazza non possa prendere la stessa decisione che chiunque altro della sua classe può prendere", ha dichiarato Brady, dopo aver fatto riferimento a diversi casi giudiziari simili in tutto il Canada.
Se la ragazza vivesse nelle province di Ontario o Newfoundland e Labrador, l'argomento chiave sarebbe la sua capacità mentale, non la sua età.
I giudici della Corte d'Appello hanno riconosciuto che le trasfusioni calpestano il diritto della giovane alla libertà religiosa, ma hanno concluso che esse sono giustificate a motivo del fatto che la santità della vita e il dovere di proteggere i bambini sono "principi di giustizia fondamentale".
"Questi casi sono strazianti per le tutte le parti coinvolte", hanno scritto i giudici.
"Per i giudici, questi casi sono fra i più difficili in cui sono chiamati a decidere. Un giudice deve prendere, forse in poche ore, una decisione complessa e che potrebbe cambiare la vita".
Quello di Manitoba è solo uno dei diversi casi in cui sono coinvolti Testimoni di Geova e in cui è stato richiesto l'intervento dei tribunali.
Alla fine del mese scorso, il governo della British Columbia ha prelevato tre dei quattro bambini sopravvissuti ad un parto di sei gemelli per sottoporli a trasfusioni di sangue a motivo del rifiuto dei genitori. Comunque, la provincia ha riconsegnato i bambini ai genitori alcuni giorni dopo, quando questi ultimi hanno contestato il fatto in tribunale.
A Montreal, un giudice ha fatto visita in ospedale ad un ragazzo quindicenne prima di deliberare, lo scorso giugno, che avrebbe dovuto subire trasfusioni di sangue per curare la leucemia di cui è affetto.
Esponenti di etica medica sostengono che il tribunale sia troppo severo nel rifiutare ai minori di avere voce in capitolo nelle loro terapie fino a che non abbiano compiuto 16 anni.
Tuttavia Arthur Schafer aggiunge che è difficile capire se i giovani Testimoni di Geova parlino realmente da loro stessi quando rifiutano un trattamento, o se siano minacciati da "tremende coercizioni".
"Per la giovane rifiutare d'obbedire non solo ai genitori ma all'intera comunità, significherebbe essere evitata e ostracizzata", ha affermato Schafer, direttore del Centre for Professional and Applied Ethics (Centro di etica professionale e applicata) dell'Università di Manitoba.
"L'idea che la ragazza possa fare una scelta volontaria in queste circostanze è davvero dubbia. L'idea di intervenire per proteggere un bambino è chiaramente enunciata nelle leggi del Canada". (
grassetto mio)
In ogni caso, Eike Kluge, professore di etica biomedica all'Università di Victoria, ha dichiarato che "il progresso nell'etica del consenso in ambito sanitario" in anni recenti ha permesso di riconoscere che è discriminatorio secondo la Carta dei Diritti negare il diritto di prendere le proprie decisioni in ambito medico a ragazzi in grado di farlo.
Fonte:
www.canada.com/topics/news/national/story.html?id=04dcf834-5071-46ea-84a6-c9924fc3af33...
Ciao
Bruno