Alcune riflessioni ...
Respinto il ricorso di Vito Pucci
Mi permetto di intervenire per cercare di fare certe distinzioni.
Questo argomento, purtroppo, se non viene analizzato in maniera sistematica, rischia di creare non poche confusioni.
Purtroppo, ci sono troppi aspetti che vengono affrontati sotto questo unico thread o tema e, argomentando su tutto sotto un sol thread, alla fine potremmo potenzialmente solo creare inutile confusione.
Se si circonscrive l’argomentazione al solo processo in questione, e non a tutte le potenziali violazioni commesse dalla CCTdG, penso si debba solo rispondere alla questione se l’espulsione di Vito era o non era legittima.
Che poi l’espulsione di per se, di Vito o di chichessia, lede i diritti fondamentali del cittadino italiano a causa dell’ostracismo, penso sia una questione che esula dalla causa in questione.
Ritornando alla legittimità di una espulsione, forse potremmo distinguere due aspetti.
1. Espulsione avvenuta in non-osservanza dello Statuto
2. “Processo al giusto processo”
La mia opinione su questi due aspetti è la seguente:
1. L’espulsione, non solo di Vito, ma di tutti coloro che vengono espulsi dalla CCTdG, non sembra seguire lo Statuto legale di tale Ente, ma le disposizioni interne all’Organizzazione, così come esposte nei differenti manuali di riferimento (org., ks, circolari, istruzioni orali ...).
Trovo molto strano che questo aspetto non abbia potuto essere provato e infine accettato dal giudice, vista l’evidenza dei fatti.
2. Il “giusto processo”in questo contesto, secondo me, non è un argomento difendibile davanti ad una corte.
Da profano, penso che quando la legge o la costituzione parlano di “giusto processo”, si riferiscono ai processi gestiti dallo Stato Italiano, non da Enti legali.
Se un Ente di qualsiasi natura legalmente riconosciuto dallo Stato, stabilisce delle proprie regole interne di espulsione, rendendole più o meno pubbliche, come per esempio definendole in uno Statuto, non credo si possa tradurre in giustizia l’Ente in questione, quando a nostro avviso non ha provveduto ad un “giusto processo”.
Se per “giusto processo” intendiamo aspetti come quello di essere rappresentato da un legale, non credo che solo perché le regole interne non lo stabiliscano, si possa incolpare l’Ente di avere tenuto un “processo illegale”.
Per fare un esmpio, se come extra-comunitario di lingua araba entro a fare parte dell’ipotetica “Associazione Italo-Araba” che promuove lo scambio culturale tra l’Italia e i Paesi arabi, e che dopo un anno non ho ancora imparato la lingua italiana, e che una delle regole dell’Associazione Italo-Araba richiede la conoscenza della lingua italiana per continuare a farne parte, non penso che io possa attaccarla in giustizia, se vengo espulso, perché mi era stato negato il diritto ad un rappresentante legale durante l’udienza di espulsione alla quale non sono stato invitato, per difendere i miei diritti.
Credo che si possa pretendere un “giusto processo” dallo Stato, il quale lo garantisce e stabilisce le regole di cosa sia un “giusto processo”, ma non posso pretenderlo da una associazione che si arroga di stabilire arbitrariamente le regole di espulsione, a meno che queste vadino contro la costituzione.
Per riprendere l’illustrazione, dopo essere stato espulso dall’Associazione Italo-Araba, perché a loro avviso la mia conoscenza dell’italiano non era quella che loro hanno stabilita come sufficiente, non posso appellarmi allo Stato italiano arguendo ad un “ingiusto processo”.
Se poi, come conseguenza della mia espulsione, tutti gli ex membri, mi sputano in faccia ogni volta che mi incontrano, allora sì che potrò prendermela con ciascuno individualmente per oltraggio alla mia persona, ma non perché ci fù “ingiusto processo”.
Se poi, ancora, è proprio l’Associazione Italo-Araba a istigare i propri membri a sputare su tutti coloro che vengono “giustamente” espulsi, magari potrò prendermela con l’Associazione, portandola in giudizio per istigazione alla violenza.
Ma qui, per quanto riguarda il processo che ha visto il giudice rifiutare la richiesta di Vito dell’annullamento dell’espulsione dalla CCTdG, non penso si stia parlando né di “ostracismo” né del fatto che non abbia avuto un “giusto processo”, ma che la sua espulsione non sia avvenuta come previsto dallo Statuto, espulsione che nulla ha a che vedere con quello che la legge italiana intende per “processo”.
Non penso che la ditta per la quale lavoro o l’associazione alla quale appartengo sia tenuta a tenere un processo nel rigor dei termini legali imposti dalla legislazione italiana per potermi licenziare o espellere dall’associazione!