Trianello ha scritto:
...Secondo voi la “crocifissione” così come è intesa in questo scritto è compatibile con l’appendere qualcuno ad un palo?
Chiaramente qui le braccia venivano distese in senso orizzontale e non in verticle.
"Stauròs" per Luciano di Samosata significava quindi "croce" nel senso comune del termine, e non palo, come dicono i TdG.
Che al tempo di Luciano di Samosata (nato nel 120 d.C.) con
stauròs si intendesse proprio la croce comune lo si comprende anche leggendo anche un'altra sua opera, intitolata il Giudizio delle Vocali. Nel capitolo 12 vi si mette in ridicolo l'eccesso di studio stilistico tipico dell'epoca: si tratta di un processo della lettera Sigma contro il Tau (lettere dell'alfabeto greco ovviamente), accusato di "appropriazione indebita" di parole nel dialetto attico. I giudici nel processo erano le sette vocali dell'alfabeto greco: l'accusa rivolta al Tau era quella di essere stato prepotente nei riguardi del povero sigma, del quale aveva tentato di usurpare il posto in varie parole (talatta per talassa, Prattein per Prassein e altre). Quale sarà, si domanda Luciano, la giusta punizione del colpevole Tau? Quella egli pensa, indicata dalla forma stessa della lettera, cioè il supplizio della croce, che specifica con la parola "stauròs". Da ciò si può dedurre che "stauròs" indicava (anche) un attrezzo molto simile al Tau ma soprattutto che nel nel 165 d.C. era di comune accezione indicare la croce con il termine "stauròs". (tratto da
www.infotdgeova.it/croce.htm ).
Saluti
Achille