Paura a Roma
Alcuni articoli sull'episodio accaduto a Roma.
Questo Angelo Cicero è la stessa persona che qualche giorno fa con un altoparlante predicava la fine del mondo in una via di Roma.
Se n'era parlato nel forum:
http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=47801&idd=738
Saluti
Achille
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Paura a Roma
L'uomo, un ex dei Testimoni di Geova, aveva già devastato un luogo di culto e rivolto avvertimenti sinistri a persone del quartiere
Minaccia di farsi esplodere tra la folla: bloccato Lo squilibrato è entrato nella «sala del regno» con una pistola poi risultata finta e fili elettrici che uscivano dalla giacca
La sala dei testimoni di Geova a Roma, dove ieri si sono vissute alcune ore di grande tensione
ROMA Ore di panico ieri a Roma, dove uno squilibrato, simulando di avere una cintura da kamikaze e con una pistola priva di caricatore, ha minacciato di farsi esplodere, mostrando alcuni fili elettrici che gli uscivano dalla giacca, davanti ad una folla di 2.500 fedeli che si erano radunati nella Sala del Regno dei testimoni di Geova in piazza Hegel, nel quartiere di San Basilio. «Io so quando verrà la fine del mondo, Geova è con me, chi va via non riceverà la salvezza». Con queste parole, lette dal leggio dove si tengono i sermoni, Angelo Cicero, 35 anni, originario di Paternò (Catania) ed un passato nella congregazione religiosa dalla quale era stato espulso e della quale era diventato un avversario, ha minacciato le migliaia di fedeli riunite al terzo piano della Sala del Regno dei Testimoni di Geova, in viale Hegel a Roma, nella zona periferica di San Basilio. Sudato, mani affondate nella tasche, sguardo fisso nel vuoto, come spiritato, così i testimoni descrivono Cicero che attorno alle 15.30 si era seduto in sala occupando uno scranno tra le prime file. «Avevamo subito sospettato - dice un fedele - che quel giovane aveva qualcosa che non andava, era agitato, nervoso e poi non era vestito secondo le nostre regole». Cicero ha interrotto il celebrante che stava leggendo il sermone. «Fatemi parlare, fatemi dire quello che devo dire altrimenti mi faccio esplodere, Badate che sono un ex brigatista». Il celebrante e gli atri fedeli sulle prime spaventati non hanno dato seguito alle minacce, poi lo hanno invitato ad avvicinarsi al leggio. «Ora facciamo parlare il nostro fratello». Poi le minacce: Cicero ha mostrato una pistola, in seguito risultata senza caricatore, mentre nella sala si diffondeva la paura. Già in precedenza gli era stato garantito che avrebbe parlato al termine degli altri interventi, ma nel frattempo sono stati avvertiti i carabinieri. Alcuni militari in borghese si sono mischiati ai fedeli e quando Cicero ha preso la parola era tutto pronto per la sua cattura, mentre la folla cominciava lentamente a defluire. Dal leggio della sala, intanto, Cicero minacciava i fedeli annunciando di saper «quando verrà la fine del mondo. Geova è con me, chi va via non riceverà la salvezza». Davanti al folle c'era un maresciallo della stazione Talenti, Salvatore Veltri, mentre cominciava la manovra di accerchiamento culminata con la cattura di Cicero. Il maresciallo è stato il mediatore, sempre accanto al folle che parlava dal podio, lo ascoltava: «Ho cercato di mantenerlo calmo - ha spiegato il carabiniere - e di parlare con lui». Subito dopo si è capito che l'uomo non avrebbe potuto mettere in atto la minaccia perchè la cintura, che pure ben simulava il contenimento di un timer in un involucro di plastica, era in realtà innocua. Così come la pistola. «Abbiamo avuto davvero paura. Eravamo in grande difficoltà, in quei momenti non potevano renderci conto che la cintura fosse un bluff e la pistola senza caricatore», ha detto Paolo Piccioli, uno dei fedeli che era nel tempio. «Cicero era stato espulso dalla nostra comunità - ha raccontato Piccioli - Pare che in Australia abbia devastato un nostro luogo di culto ed ultimamente nel quartiere intimava la gente di non ascoltare i testimoni di Geova.
http://www.laprovinciadicomo.it/online/online.asp?SiglaEdizione=CO&Sezione=ATTUALITA&Bassa=si&Pagina=8&IDNotizia=1403643
Uno squilibrato, ex adepto, sequestra centinaia di fedeli e li minaccia con una pistola scarica e falso esplosivo
«Vi ammazzo tutti, la fine del mondo è arrivata»
Ore di paura nella sala dei testimoni di Geova di piazzale Hegel. Poi il blitz dei carabinieri
Era scattato l’allarme rosso. Tiratori scelti sui tetti, i carabinieri del Gis già allertati e pronti ad intervenire. Anche il procuratore della Repubblica, Giovanni Ferrara, era accorso sul posto insieme al sindaco Walter Veltroni. Perchè quel tipo sembrava fare sul serio, da ore continuava a gridare: «Faccio una strage, ammazzo tutti, sono venuto qui ad annunciarvi Armageddon, il giorno della fine del mondo, Geova è con me, è arrivata l’ora dei conti...». Angelo Cicero, 33 anni, di Paternò, provincia di Catania, parlava dal palco della «Sala del Regno» dei Testimoni di Geova e mostrava una pistola, una Beretta automatica 7,65. E sembrava un vero kamikaze, perchè alla vita portava una cintura da cui spuntavano alcuni fili elettrici collegati a delle tasche imbottite. Dentro la Sala, in quel momento, c’erano quasi duemila persone terrorizzate, tra cui tantissimi bambini. Ieri pomeriggio, piazzale Hegel, zona Casal de’ Pazzi: un nome appropriato per una storia così.
Cicero, per fortuna, non era un kamikaze. Dentro alle tasche imbottite della cintura, i carabinieri, quando l’hanno immobilizzato, hanno trovato solo due panetti di plastilina. Anche la pistola era vera, rubata giusto ieri mattina, ma senza caricatore. Lui, con le manette ai polsi, intanto continuava a inveire: «Non sapete che cosa state facendo, che errore fate a bloccarmi, Geova vi guarda, Geova vi punirà». Ora è accusato di sequestro di persona e detenzione di arma. Il magistrato che indaga, Adelchi D’Ippolito, ha già chiesto la convalida del fermo.
Non è stato facile, neutralizzarlo. Ci son volute due ore di nervi saldissimi, dalle tre alle cinque del pomeriggio, due ore in cui la zona è stata circondata completamente e alcune palazzine sono state evacuate per il timore di un’esplosione. Ma poi è scattata la trappola. E’ stato il maresciallo dei carabinieri Salvatore Veltri, 57 anni, che già nell’84 si era trovato in una situazione simile, a inventarsi il travestimento giusto. Si è tolto la divisa e si è fatto prestare una giacca e una cravatta da uno dei Testimoni di Geova, Paolo Piccioli, che era riuscito nel frattempo a mettersi in salvo.
Veltri è entrato nella Sala e si è messo ad ascoltare il sermone del pazzo: «Non cedete alle perdizioni, alle lusinghe del conto in banca, la fine del mondo è vicina, accadrà nel 2019...». Il maresciallo ha fatto mille volte sì con la testa e ogni volta, però, lo interrompeva sommessamente e chiedeva se poteva far uscire la gente che doveva andare via per altri impegni. Così, Cicero ha abboccato e via via sono usciti i bambini, le donne, gli anziani, tutti, la sala si è svuotata. C’erano rimasti solo loro due e poi altri sei carabinieri con i giubbetti antiproiettili, nascosti però nel retropalco. Altri carabinieri erano pronti all’esterno, sui balconi del primo piano. Il maresciallo ha detto altre due o tre cose al predicatore folle per distrarlo, quindi sono intervenuti i colleghi. Blitz fulmineo. Il sindaco Veltroni alla fine ha fatto loro i complimenti.
Di Cicero, adesso, si sa che ha precedenti per detenzione di esplosivo. Insomma, se ne intende. Aveva lavorato fino al ’98 come facchino a Roma in un albergo. Era entrato anni fa nei Testimoni di Geova e frequentato alcuni centri, alla Borghesiama, al Tuscolano, ma poi lo avevano espulso, allontanato, proprio per il suo carattere violento e il suo fanatismo. Così, era diventato all’improvviso un nemico irriducibile della congregazione. Era partito per l’Australia e anche lì aveva assaltato due centri religiosi a Melbourne e Canberra. L’anno scorso era finito a Regina Coeli per un furto. Senza fissa dimora, un esaltato, un pazzo. Prima di entrare in azione, ieri pomeriggio, l’hanno visto inginocchiato davanti alla magnolia del centro di piazzale Hegel, raccolto in preghiera. Poche ore prima, intorno alle 13, aveva cominciato a dar fastidio con un megafono ai fedeli raccolti per l’assemblea del sabato: «Ammazzo tutti, ammazzo tutti», gridava. Così, qualcuno aveva già allertato i carabinieri. Dopo la preghiera all’ombra della magnolia, Cicero è entrato in azione. Ha puntato la pistola al mento di uno che conosceva, «voglio parlare per un’ora», gli ha detto. E’ salito al primo piano, è entrato nella sala e si è seduto in prima fila. Sudava, la gente che ha riconosciuto in lui l’uomo del megafono, ha pensato bene di guadagnare subito l’uscita. Infine, è andato al microfono, con tutto il suo delirio. Non era però un kamikaze. Non è stata la fine del mondo.
Fabrizio Caccia
Cronaca di Roma
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=CRONACA_DI_ROMA&doc=BRO
[Modificato da Achille Lorenzi 27/02/2005 7.59]