Re:
Vivaforever, 31/07/2009 10.10:
Io non sono molto d'accordo con le vostre opinioni. Conosco Tdg più equilibrati di altri, conosco persone che per i più svariati motivi non credono all'organizzazione ma ci restano per i parenti, gli amici, gli affetti.. anche se non voglio giudicarli troppo male, non li ammiro di certo.
Avere il coraggio delle proprie azioni, saper fare delle scelte e accettarne le conseguenze...QUESTO è ciò che ammiro e rispetto delle persone.
Pensate a quanti restano nelle fila dei Tdg incrementandone la credibilità e la facciata e cosa ne sarebbe della setta se coloro che non credono più se ne andassero.
Convengo anche io che se rischiassi la vita ci penserei 2 minuti prima di denunciare il clan mafioso, ma il paragone mi pare esagerato!
Essere o non essere una persona onesta, essere o non essere una persona educata - leale - rispettosa - tdg.
Forse sono una 'o bianco o nero' - lo ammetto - ma non credo in questo tipo di sfumature.
La mia opionione è che - non in tutti gli ambiti, per carità, MA IN QUESTO SI'- non fare una scelta netta è sintomo di debolezza.
Rispetto la tua opinione, tuttavia vorrei esporre il mio punto di vista, tralasciando per un istante la valutazione circa il culto in oggetto.
Nell'arco di una vita, ci troviamo spesso, anche nostro malgrado, a dover scegliere un modo d'agire che non sempre corrisponde al nostro sentire.
I motivi per cui scegliamo un modo di comportarci rispetto ad un altro, sono spesso, o almeno dovrebbero essere, improntati al senso di responsabilità che abbiamo nei confronti di altri, prima ancora che verso noi stessi.
La vita non ci consente di leggerla in bianco o nero, sarebbe tuttosommato semplice, ma ci coinvolge in un gioco di sfumature e sta a noi scegliere quella non più appetibile, ma meno dannosa.
Torniamo in tema.
Tu dici che il paragone tra rischiare la vita per denunciare un mafioso non c'"azzecca" con lasciare un'organizzazione abusante.
Ne sei certa?
Hai mai pensato che questa organizzazione è più crudele di una lupara poichè ti lascia in vita, ma ti costringe alla morte civile?
Ti separa dal coniuge, i figli non ti riconoscono più come genitore, gli amici si liquefano, i genitori stessi ti ripudiano.
Che scelta fare?
Restare per evitare tutto ciò, restare per cercare di convincere altri ad abbandonare?
Lasciare tutto e tutti e ricominciare a 40, 50, 60 anni, da soli, senza basi, senza futuro, senza possibilità di portare altri verso una vita indipendente?
Queste sono le sfumature tra cui dobbiamo scegliere.
Non ne esistono di facili, tutte sono laceranti e chiunque scelga ciò che ritiene opportuno, merita comunque il rispetto di tutti.
Gabriella