Né TdG né Cattolici...

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Achille Lorenzi
00domenica 12 febbraio 2006 15:37
Né testimoni di Geova ...

di MONICA DI PILLO

Né testimoni di Geova né cattolici. Anche i minori sono liberi di professare il credo religioso che preferiscono, senza alcuna ingerenza da parte dei genitori. A stabilirlo è stata la scorsa settimana un’ordinanza del Tribunale di Pescara, che, in sede di divorzio di due coniugi di Sulmona F.S. e S.M., ha decretato la libertà dei figli di undici e quindici anni di scegliere la religione che intendono professare, senza alcuna interferenza da parte della madre o del padre. Libertà sancita dalla Costituzione che, come ha inoltre deciso il Tribunale pescarese, verrà puntualmente verificata e seguita dai Servizi sociali del luogo di residenza dei minori, che si faranno anche carico di segnalare eventuali pressioni subite dai ragazzi ad opera dei genitori e di sorvegliare sul rispetto del divieto per la madre e per il padre di accompagnare i figli alle pratiche collettive di culto fino al compimento dei sedici anni. A far scoppiare il caso è stata la decisione dell’ex moglie F.S. di andare a vivere con un uomo che si professa testimone di Geova e la volontà, invece, dell’ex marito S.M. di educare i propri figli seguendo i canonici riti previsti dal cattolicesimo. Il padre voleva infatti che i due minori espletassero tutti i sacramenti cristiani: dal battesimo alla cresima, fino all’obbligo di frequentare le lezioni di religione in classe. Una questione delicata, quella che ha diviso i coniugi di Sulmona, che richiama il rapporto tra l’uomo e il proprio credo religioso, ma rientra nella sfera dei diritti di cui godono i figli e i genitori all’interno del nucleo familiare. Ad essere divisi circa il diritto di far professare ai figli minori una propria fede religiosa e quello di indirizzali invece verso una specifica dottrina, sono stati però anche il Tribunale peligno e quello pescarese. In sede di separazione, nel 2000, il Tribunale di Sulmona aveva infatti accolto le richieste paterne di far battezzare la figlia, di iscrivere entrambi i minori ai corsi di preparazione per la prima comunione e la cresima e, infine, di far frequentare loro le lezioni di religione in classe. Accogliendo le richieste della madre, rappresentata dall’avvocato pescarese Vincenzo Bua, il Tribunale di Pescara ha però, di fatto, ribaltato la decisione del Tribunale di Sulmona, stabilendo il diritto fondamentale anche per i minori di professare liberamente la propria fede religiosa, senza imposizioni da parte dei genitori.

Fonte: ilmessaggero.caltanet.it/view.php?data=20060212&ediz=08_ABRUZZO&npag=39&file=G.xml&type=...

spirito!libero
00domenica 12 febbraio 2006 19:15
Grazie al cielo !!!! [SM=x570889]
Polymetis
00lunedì 13 febbraio 2006 09:44
Privati per legge di Dio fino a 16 anni? Spero che il tribunale si renda conto del danno che subiranno quei bambini. Se la questione fosse stata "cattolici o protestanti" o magari "cattolici o buddisti" avrei potuto capire il dilemma del giudice, ma qui si parla di "cattolici o TdG", cioè una setta. La discriminazione in questi casi è imposta del buon senso e anziché essere anticostituzionale dovrebbe diventare un'imperativo morale. I culti distruttivi esitono, queste manie garantiste e liberali dello stato sono l'altra faccia del relativismo e del laicismo imperante. Le religioni non sono tutte uguali, e lo dico a gran voce a costo di passare per oscurantista, specie quando una delle due religioni è potenzialmente letale(v. sangue). "Stato laico" non dovrebbe voler dire "stato cieco" sui pericoli delle sette.

Ad maiora
nemorino60
00lunedì 13 febbraio 2006 10:19
Re:

Scritto da: Polymetis 13/02/2006 9.44
Privati per legge di Dio fino a 16 anni? Spero che il tribunale si renda conto del danno che subiranno quei bambini. Se la questione fosse stata "cattolici o protestanti" o magari "cattolici o buddisti" avrei potuto capire il dilemma del giudice, ma qui si parla di "cattolici o TdG", cioè una setta. La discriminazione in questi casi è imposta del buon senso e anziché essere anticostituzionale dovrebbe diventare un'imperativo morale. I culti distruttivi esitono, queste manie garantiste e liberali dello stato sono l'altra faccia del relativismo e del laicismo imperante. Le religioni non sono tutte uguali, e lo dico a gran voce a costo di passare per oscurantista, specie quando una delle due religioni è potenzialmente letale(v. sangue). "Stato laico" non dovrebbe voler dire "stato cieco" sui pericoli delle sette.

Ad maiora



Sottoscrivo in pieno altrimenti o i TDG sono una religione oppure il Cattolicesimo è una setta!
Il problema è che lo stato laico non si pone ne l'uno ne l'altro problema e così le definizioni di setta e religione rimangono confuse!
spirito!libero
00lunedì 13 febbraio 2006 10:28
Sul discorso della setta sono d'accordo.

Il problema è che ad oggi i tdg non sono riconosciuti dallo stato come setta anzi ! Purtroppo sappiamo tutti che c'è il pericolo che venga ratificato l'accordo in parlamento con i tdg.

Di conseguenza il giudice ha dovuto necessariamente equiparare giuridicamente la religione cattolica con quella dei tdg visto che quest'ultima è riconosiuta ufficialmente come un culto legittimo.

E' ovvio che se il conflitto fosse sorto tra cattolici e "bestie di satana" il giudice non avrebbe avuto alcun dubbio a proibire che il bambino potesse essere introdotto nella sopracitata setta.

Si dovrebbe riuscire a far capire al legislatore che i tdg sono in realtà una setta. A questo punto i giudici non potrebbero più equiparare i tdg alle altre religioni presenti in Italia.
qumram
00lunedì 13 febbraio 2006 11:40
giusto per usare un termine biblico
ritengo la sentenza "Salomonica"
Sono d'accordo
lo stato si è comportato almeno in questo da vero laico
sentenza stupenda
saluti
Renato
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