Né testimoni di Geova ...
di MONICA DI PILLO
Né testimoni di Geova né cattolici. Anche i minori sono liberi di professare il credo religioso che preferiscono, senza alcuna ingerenza da parte dei genitori. A stabilirlo è stata la scorsa settimana un’ordinanza del Tribunale di Pescara, che, in sede di divorzio di due coniugi di Sulmona F.S. e S.M., ha decretato la libertà dei figli di undici e quindici anni di scegliere la religione che intendono professare, senza alcuna interferenza da parte della madre o del padre. Libertà sancita dalla Costituzione che, come ha inoltre deciso il Tribunale pescarese, verrà puntualmente verificata e seguita dai Servizi sociali del luogo di residenza dei minori, che si faranno anche carico di segnalare eventuali pressioni subite dai ragazzi ad opera dei genitori e di sorvegliare sul rispetto del divieto per la madre e per il padre di accompagnare i figli alle pratiche collettive di culto fino al compimento dei sedici anni. A far scoppiare il caso è stata la decisione dell’ex moglie F.S. di andare a vivere con un uomo che si professa testimone di Geova e la volontà, invece, dell’ex marito S.M. di educare i propri figli seguendo i canonici riti previsti dal cattolicesimo. Il padre voleva infatti che i due minori espletassero tutti i sacramenti cristiani: dal battesimo alla cresima, fino all’obbligo di frequentare le lezioni di religione in classe. Una questione delicata, quella che ha diviso i coniugi di Sulmona, che richiama il rapporto tra l’uomo e il proprio credo religioso, ma rientra nella sfera dei diritti di cui godono i figli e i genitori all’interno del nucleo familiare. Ad essere divisi circa il diritto di far professare ai figli minori una propria fede religiosa e quello di indirizzali invece verso una specifica dottrina, sono stati però anche il Tribunale peligno e quello pescarese. In sede di separazione, nel 2000, il Tribunale di Sulmona aveva infatti accolto le richieste paterne di far battezzare la figlia, di iscrivere entrambi i minori ai corsi di preparazione per la prima comunione e la cresima e, infine, di far frequentare loro le lezioni di religione in classe. Accogliendo le richieste della madre, rappresentata dall’avvocato pescarese Vincenzo Bua, il Tribunale di Pescara ha però, di fatto, ribaltato la decisione del Tribunale di Sulmona, stabilendo il diritto fondamentale anche per i minori di professare liberamente la propria fede religiosa, senza imposizioni da parte dei genitori.
Fonte:
ilmessaggero.caltanet.it/view.php?data=20060212&ediz=08_ABRUZZO&npag=39&file=G.xml&type=...