Nel nome della rosa

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carlomagno1955
00sabato 25 luglio 2009 17:38
bruna454
00sabato 25 luglio 2009 18:31
Re:
carlomagno1955, 25/07/2009 17.38:





caro amico GIANNI ho aprezzato sia il libro che il film.....storia da pensare..... !!!! [SM=x570892] ciao amico [SM=x570890] bruna
principessac
00sabato 25 luglio 2009 19:39
Re: Re:
bruna454, 25/07/2009 18.31:




caro amico GIANNI ho aprezzato sia il libro che il film.....storia da pensare..... !!!! [SM=x570892] ciao amico [SM=x570890] bruna




[SM=x570923]
Polymetis
00domenica 26 luglio 2009 12:21
Da pensare la disgregazione del pensiero... un pastiche occamista spacciato per ragionevolezza...
cicciobello36
00domenica 26 luglio 2009 13:24
Re:
caro gianni: ho a prezzato il film, ma riascoltando le parole finali del ragazzo mi colpiscono il fatto chè a perso un opportunita per amare è ascelto di sequire il suo maestro ( uomo è non cristo ) anche che si riteneva come mandato da cristo.
perciò riflettendo non dobbiamo perdere occasione per mostrare amore gli uni per gli altri. [SM=x570880] [SM=g1543902] salvatore [SM=x570868] [SM=g1543902]
Polymetis
00domenica 26 luglio 2009 13:50

sequire il suo maestro ( uomo è non cristo )



Seguire il suo maestro significa semplicemente continuare nella vita da chierico, cioè scegliere di servire la Chiesa come ministro consacrato: "ci sono alcuni che si fanno eunuchi per il regno dei cieli", dice Gesù.
bruna454
00domenica 26 luglio 2009 14:10
Re:
Polymetis, 26/07/2009 12.21:

Da pensare la disgregazione del pensiero...

un pastiche occamista spacciato per ragionevolezza...





scusami POLYMETIS fallo per me scusami amico mio spiegami con parole povere cio che hai detto perche non riesco ha capire......mi piacerebbe molto..ti saluto con amicizia BRUNA [SM=g1537336] [SM=x570890]
Polymetis
00domenica 26 luglio 2009 14:46
Il sottotesto filosofico del romanzo è la filosofia di Guglielmo di Ockham, anzi, una sua estremizzazione: tutto in quel testo è un tentativo di demolire la filosofia tomista, e la stessa idea che sia possibile raggiungere delle verità metafisiche.

bruna454
00domenica 26 luglio 2009 15:19
Re:
Polymetis, 26/07/2009 14.46:

Il sottotesto filosofico del romanzo è la filosofia di Guglielmo di Ockham, anzi, una sua estremizzazione: tutto in quel testo è un tentativo di demolire la filosofia tomista, e la stessa idea che sia possibile raggiungere delle verità metafisiche.





Vuoi dire che il libro e il film non rispecchia la verita.... è un tentativo di spocare gli insegnamenti ....HON CAPITO MALE???? [SM=x570890] BRUNA
Polymetis
00domenica 26 luglio 2009 19:00
Il punto non è rispecchiare o meno gli insegnamenti di qualcuno, ma quale sia il contenuto filosofico delle tesi del libro.
julian1985
00domenica 26 luglio 2009 20:49
Da Il nome della Rosa:

“Molto mi è piaciuto sapere,” aggiunse l'Abate, “che in numerosi casi voi avete deciso per l'innocenza dell'accusato. Credo, e mai come in questi giorni tristissimi, alla presenza costante del maligno nelle cose umane,” e si guardò intorno, impercettibilmente, come se il nemico si aggirasse tra quelle mura, “ma credo anche che molte volte il maligno operi per cause seconde. E so che può spingere le sue vittime a fare il male in modo tale che la colpa ricada su di un giusto, godendo del fatto che il giusto venga bruciato in luogo del suo succubo. Spesso gli inquisitori, per dar prova di solerzia, strappano a ogni costo una confessione all'accusato, pensando che sia buon inquisitore solo colui che conclude il processo trovando un capro espiatorio...” “Anche un inquisitore può essere mosso dal diavolo,” disse Guglielmo “E' possibile” ammise l'Abate con molta cautela, “perché i disegni dell'Altissimo sono imperscrutabili, ma non sarò io a gettare l'ombra del sospetto su uomini così benemeriti. E' anzi di voi, come uno di coloro, che io ho oggi bisogno. E' accaduto in questa abbazia qualcosa, che richiede l'attenzione e il consiglio di un uomo acuto e prudente come voi siete. Acuto per scoprire e prudente (se il caso) per coprire. Spesso infatti è indispensabile provare la colpa di uomini che dovrebbero eccellere per la loro santità, ma in modo da poter eliminare la causa del male senza che il colpevole venga additato al pubblico disprezzo. Se un pastore falla deve essere isolato dagli altri pastori, ma guai se le pecore cominciassero a diffidare dei pastori.” “Capisco,” disse Guglielmo. Avevo già avuto modo di notare che, quando si esprimeva in quel modo così sollecito ed educato, di solito celava, in modo onesto, il suo dissenso o la sua perplessità. “Per questo,” continuò l'Abate, “ritengo che ogni caso che riguardi il fallo di un pastore non possa essere affidato che a uomini come voi, che non solo sanno distinguere il bene dal male, ma anche ciò che è opportuno da ciò che non lo è. Mi piace pensare che voi abbiate condannato solo quando...” “...gli accusati erano colpevoli di atti delittuosi, di venefici, di corruzione di fanciulli innocenti e di altre nefandezze che la mia bocca non osa pronunziare...” “...che abbiate condannato solo quando,” continuò l'Abate senza tener conto dell'interruzione, “la presenza del demonio fosse così evidente agli occhi di tutti da non potersi procedere diversamente senza che l'indulgenza fosse più scandalosa dello stesso delitto.” “Quando ho riconosciuto qualcuno colpevole,” precisò Guglielmo, “costui aveva realmente commesso crimini di tal fatta che potevo consegnarlo con buona coscienza al braccio secolare.” L'Abate ebbe un attimo di incertezza: “Perché,” chiese, “insistete nel parlare di azioni delittuose senza pronunciarvi sulla loro causa diabolica?” “Perché ragionare sulle cause e sugli effetti è cosa assai difficile, di cui credo che l'unico giudice possa essere Dio. Noi già fatichiamo molto a porre un rapporto tra un effetto così evidente come un albero bruciato e la folgore che lo ha incendiato, che il risalire catene talora lunghissime di cause ed effetti mi pare altrettanto folle che cercare di costruire una torre che arrivi sino al cielo.” “Il dottore d'Aquino,” suggerì l'Abate, “non ha temuto di dimostrare con la forza della sola ragione l'esistenza dell'Altissimo risalendo di causa in causa alla causa prima non causata.” “Chi sono io,” disse con umiltà Guglielmo, “per oppormi al dottore d'Aquino? Anche perché la sua prova dell'esistenza di Dio è suffragata da tante altre testimonianze che le sue vie ne risultano fortificate. Dio ci parla nell'interno dell'anima nostra, come già sapeva Agostino, e voi Abbone avreste cantato le lodi del Signore e l'evidenza della sua presenza anche se Tommaso non avesse...” Si arrestò, e soggiunse: “Immagino.” “Oh, certo,” si affrettò ad assicurare l'Abate, e il mio maestro troncò in questo modo bellissimo una discussione di scuola che evidentemente gli piaceva poco. Poi riprese a parlare. “Torniamo ai processi. Vedete, un uomo, poniamo, è stato ucciso per veneficio. Questo è un dato di esperienza. E' possibile che io immagini, di fronte a certi segni inconfutabili, che l'autore del veneficio sia un altro uomo. Su catene di cause così semplici la mia mente può intervenire con una certa fiducia nel suo potere. Ma come posso complicare la catena immaginando che, a causare l'azione malvagia, ci sia un altro intervento, questa volta non umano ma diabolico? Non dico che non sia possibile, anche il diavolo denuncia il suo passaggio per chiari segni, come il vostro cavallo Brunello. Ma perché devo cercare queste prove? Non è già sufficiente che io sappia che il colpevole è quell'uomo e lo consegni al braccio secolare? In ogni caso la sua pena sarà la morte, che Dio lo perdoni.” “Ma mi risulta che in un processo svoltosi a Kilkenny tre anni fa, in cui alcune persone furono accusate di aver commesso turpi delitti, voi non abbiate negato l'intervento diabolico, una volta individuati i colpevoli.” “Ma nemmeno lo ho mai affermato con parole aperte. Non l'ho neppure negato, è vero. Chi sono io per esprimere giudizi sulle trame del maligno, specie,” aggiunse, e parve voler insistere su questa ragione, “in casi in cui coloro che avevano dato inizio all'inquisizione, il vescovo, i magistrati cittadini e il popolo tutto, forse gli stessi accusati, desideravano veramente avvertire la presenza del demonio? Ecco, forse l'unica vera prova della presenza del diavolo è l'intensità con cui tutti in quel momento ambiscono saperlo all'opera...” “Voi quindi,” disse l'Abate con tono preoccupato, “mi dite che in molti processi il diavolo non agisce solo nel colpevole ma forse e soprattutto nei giudici?” “Potrei forse fate un'affermazione del genere?” chiese Guglielmo, e mi avvidi che la domanda era formulata in modo che l'Abate non potesse affermare che lui poteva; così Guglielmo approfittò del suo silenzio per deviare il corso del loro dialogo. “Ma in fondo si tratta di cose lontane. Ho abbandonato quella nobile attività e se l'ho fatto è perché il Signore così ha voluto...” “Senza dubbio,” ammise l'Abate. “...e ora,” continuò Guglielmo, “mi occupo di altre delicate questioni. E vorrei occuparmi di quella che vi travaglia, se voi me ne parlaste.”

Che ne pensi Poly del testo da me citato?
Polymetis
00lunedì 27 luglio 2009 12:41
Si veda all'azione il principio (noto come "rasoio di ockham") in base al quale le spiegazioni miracolistiche e divine delle cose vengono scartate in quanto inessenziali, inutili per spiegare ciò che avviene in natura, e, se anche presenti, non dimostrabili: è proprio la filosofia di occamista.
Guglielmo nel romanzo è sempre sul filo del rasoio, pronto a difendere un'ortodossia di cui neppure lui sa più il contenuto con un mucchio di parole a vuoto per evitare di pronuniciare eresie. Alla fine del romanzo si arriva a dire che, se Dio non è vincolato neppure al principio di non contraddizione, non c'è alcuna differenza tra Dio e il caos originario.

Ad maiora
Agabo
00lunedì 27 luglio 2009 12:55
Ognuno ha i suoi gusti.

Non saprei dire quante volte ho letto e riletto, almeno in parte, questo libro e quante altre volte ho visto il film.
Bellissimi entrambi!

Visita:

Rinnovo i miei saluti a voi tutti, parto mercoledi p.v.
bruna454
00lunedì 27 luglio 2009 13:18
Re:
Agabo, 27/07/2009 12.55:

Ognuno ha i suoi gusti.

Non saprei dire quante volte ho letto e riletto, almeno in parte, questo libro e quante altre volte ho visto il film.
Bellissimi entrambi!

Visita:

Rinnovo i miei saluti a voi tutti, parto mercoledi p.v.




[SM=x570923] Ciao torna presto [SM=x570890] BRUNA
Polymetis
00lunedì 27 luglio 2009 13:46

Ognuno ha i suoi gusti.



Evidentemente l'intreccio ti ha fatto perdere di vista il completo sottofondo ateo del libro. O forse l'anticlericalismo del libro te l'ha fatto piacere al punto da non farti rendere conto che questo anticlericlismo si basa su una filosofia atea e negatrice di Dio?
O, terza ipotesi, non hai colto minimamente il sottofondo ateo e decostruzionista dei ragionamenti di Guglielmo, che rappresenta una precisa fase della conversione di Eco dal cattolicesimo all'ateismo: ci sono tutti i presupposti ma manca la conclusione.
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