Libertà religiosa: come sarà la legge
Il presidente della commissione Affari costituzionali spiega in anteprima la riforma. E tranquillizza i vescovi
Ci si è buttato a capofitto.
Nella sola giornata di
martedì 9 gennaio Luciano Violante (ds), presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, ha incontrato i vertici della Cei, l'Unione delle comunità ebraiche, i rappresentanti delle varie confessioni cristiane, i testimoni di Geova, i buddisti, gli induisti.
Mercoledì la Consulta islamica.
L'ex presidente di Montecitorio sta percorrendo con determinazione il dedalo delle varie confessioni perché si arrivi a una legge sulla libertà religiosa. L'obiettivo è portarla in aula per la metà di febbraio.
Visto il ritmo con il quale procede il suo lavoro, si prevedono tempi rapidi per la legge?
Il professor Roberto Zaccaria, che è il relatore, sta facendo un eccellente lavoro. Abbiamo sentito per primo il segretario della Cei, Giuseppe Betori, che ha fatto una relazione interessante, aperta, seria.
Intanto, però la Chiesa ha già posto dei paletti: non tutte le religioni indiscriminatamente possono avere un regime di parità. Lei condivide?
Il mondo religioso è fortemente asimmetrico e naturalmente non si possono trattare in modo uguale situazioni diseguali. Poi bisogna evitare un uso eccessivamente invasivo della legge perché la scelta religiosa è intima e privata. L'altra difficoltà è quella di dover stabilire che cos'è una religione. Scientology lo è? Io penso di no, altri ritengono che lo sia. L'Islam ci pone gravi problemi.
È una religione «orizzontale», senza vertici, senza rappresentanti, con moltissime varianti interne. Inoltre c'è un feroce terrorismo che usa l'Islam per la propria guerra.
C'è chi potrebbe usare questo argomento per dire che allora la legge non va fatta.
La legge è un contributo alla modernizzazione del Paese. Anche monsignor Betori ha detto che la legge va fatta e serve. Naturalmente bisogna stare attenti a come farla.
Un altro elemento di preoccupazione segnalato dalla Cei è il rischio che si aprano varchi alla poligamia.
Credo che occorra impedire che un'autorità religiosa possa costituire vincoli che siano contrari al nostro ordinamento giuridico. Quei vincoli non avrebbero comunque effetto per lo Stato, ma per le parti. Se si vuole che il matrimonio abbia effetti civili, si deve stare alle regole dello Stato italiano che impediscono la poligamia.
Il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero in un'intervista a «Panorama» ha annunciato una riforma del governo che modifica il Concordato e pone tutte le religioni sullo stesso piano. È d'accordo?
La revisione del Concordato non è nei programmi del governo. E mettere tutte le religioni sullo stesso piano è sbagliato.
Ma intanto non teme che la legge sulla libertà religiosa rischi di diventare, dopo i pacs, un'altra bomba che minaccia l'unità già complicata del centrosinistra, separando laici e cattolici della Margherita?
Sulla libertà religiosa finora alla Camera si è manifestata un'assoluta unità del centrosinistra. E ricordo al centrodestra che fu Silvio Berlusconi a presentare il progetto di cui stiamo discutendo adesso. Io ho il dovere di condurlo in porto in commissione. Saranno poi i capigruppo a decidere di portare in aula la proposta. Ma non riformare le leggi sulla libertà religiosa vuol dire restare agli anni Trenta, alla normativa sui culti ammessi, e questa mi pare una cosa non accettabile.
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www.panorama.it/italia/politica/articolo/ix1-A020001039678
Ciao
Bruno