Le fedi del 2000

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Achille Lorenzi
00sabato 6 maggio 2006 07:49
INCHIESTA DELLA SETTIMANA - MULTICULTURALITA' -2
Le fedi del 2000
E' in crescita il numero dei nuovi nati non battezzati ma aumenta anche il numero di Chiese e sette che rispondono a bisogni quotidiani

di Carlo Vanni


Se è vero che la crisi delle vocazioni si fa sentire in modo preoccupante, e che è in crescita il numero dei nuovi nati non battezzati, è pur vero che il bisogno della dimensione religiosa non è affatto in calo: ciò è testimoniato, oltre che dalla nuova e recente vivacità introdotta dalla Chiesa nel dialogo interreligioso, anche e forse soprattutto dal continuo fiorire, e prosperare, di nuovi movimenti religiosi.

Definiti talvolta “sette” in rapporto alle vere e proprie Chiese, molti di essi sono originati da movimenti in seno alla Riforma protestante, e appartengono a varie correnti: anabattisti (es., Mennoniti), nati in seno alla riforma protestante vera e propria; metafisici (ad es. Christian Science), legati all'idealismo filosofico ed all'esoterismo; restituzionisti (es., Mormoni), che sognano una restaurazione della Chiesa dei tempi apostolici; avventisti (es., Testimoni di Geova), che attribuiscono una importanza centrale alla supposta prossima fine di questo mondo; messianici (es., Rastafariani), che hanno al loro centro una rivelazione; piccole chiese nate da scismi successivi ed indipendenti dalla Riforma protestante originaria; sincretisti, che tentano di unire temi cristiani con altri di diversa natura. Per non parlare, addirittura, di innovazioni parareligiose sviluppatesi in tempi recenti in Occidente, quali ad esempio Scientology o Silva Mind Control, o i movimenti revivalisti, quali le filiazioni Templari. Il rapporto delle Chiese ufficiali con questi movimenti può assumere i più disparati aspetti: si va dal dialogo equilibrato al rifiuto di reciproco riconoscimento, alla provocazione aperta, sino alla critica asprissima o al dileggio. L'unica cosa certa è che il fenomeno non può essere bollato come semplice “devianza”, collegato a veri o presunti “lavaggi del cervello” a scopo di profitto. Gli psicologi attribuiscono il successo di queste iniziative a concetti vicini alla devianza (conversione per fascinazione), ed i sociologi parlano in questo contesto di “religioni delle crisi”, ovvero di qualcosa che viene ad inserirsi sulla scia di problematiche psicologiche, sociali, familiari dell'individuo; ad ogni modo, in tutti questi casi, si tratti pur sempre di ricerca di “qualcosa” altrimenti mancante all'individuo, uno spazio interiore da riempire alla ricerca di un senso, personale e collettivo, più elevato. Fatti salvi ulteriori confronti, quello che accadde originariamente per lo stesso Cristianesimo, religione di forte rottura con l'Ebraismo in seno al quale si sviluppò.

SEMPRE DIVERSI
ANCHE A REGGIO AUMENTA IL NUMERO DELLE CONFESSIONI
La Mappa Ecumenica del 2000 fotografava, nella Diocesi di Reggio Emilia, una situazione di grandissima vivacità nel crescere della differenziazione delle confessioni religiose presenti sul territorio; il fenomeno era, ed è a tutt'oggi, soprattutto legato a quello, parallelo, dell'immigrazione da Paesi extra Ue, legati ad un vissuto storico-culturale molto diverso da quello europeo: ed è un fenomeno che non accenna a diminuire, naturalmente, semmai è in rapida crescita.

Si registrava, assieme ad un calo dei battesimi pari al 47% rispetto al 1988, una crescita delle religioni cristiane del 307% a partire dal 1992, mentre, nello stesso periodo, le religioni non cristiane crescevano del 657%: la minor crescita delle prime è comunque legata alla loro molto maggiore diffusione iniziale nel territorio, con le seconde che, assieme alle sette cristiane, rappresentano solo il 3,5% del totale dei cattolici, ad esempio. La religione cattolica, insomma, si riconferma come idea di riferimento nel nostro territorio, come del resto su tutto quello italiano, anche per quanti non professano o non praticano attivamente; ed il pluralismo è un fenomeno assolutamente minoritario. La situazione, come però abbiamo visto grazie ai dati precedenti, è suscettibile di cambiamenti nel futuro, al perdurare dell'incremento del fenomeno migratorio, che si conferma anche per quest'anno, come già nei precedenti, copiosissimo ed estremamente vario: la Provincia di Reggio Emilia continua ad attrarre, da molti diversi Paesi, cittadini in cerca di lavoro o interessati da ricongiungimenti familiari di migrazioni passate.

LUOGHI DI CULTO MOLTIPLICATI
IL PRIMATO DELL'ATTIVISMO VA ALLE CHIESE EVANGELICHE
Una così grande diversità di origini non può che portare con sé una grande diversità di culture ed idee religiose. Solo per quanto riguarda le Chiese cristiane, arrivano nel reggiano cittadini cattolici da Polonia, Francia, Sri Lanka, Brasile, Perù, Spagna, Usa, Croazia e Filippine; Ortodossi dall'ex-Urss, Ucraina, Albania e Macedonia, Grecia, Serbia, Egitto (la Chiesa Copta) e Romania; Protestanti da Svizzera, Ghana, Germania, Usa e Regno Unito. In base alle stime disponibili, sempre riferite al 2000, si poteva parlare di: circa 1.000 fedeli di Chiese ortodosse, provenienti dall'Egitto (la prima comunità insediatasi a Reggio, storicamente; oggi, circa 100 famiglie), dall'Est europeo, specialmente ex-Jugoslavia ed ex-Urss; quasi 600 fedeli di varie Chiese protestanti, dal nordeuropa, ma anche da Ghana e Nigeria o dal Sudamerica; circa 1.400 cattolici provenienti dai Paesi più disparati, tra Est Europa, Africa, Oriente (Filippine, Vietnam) e, naturalmente, Sudamerica. Le Chiese ortodosse rumena e copta si riuniscono con una certa regolarità; ma il primato dell'organizzazione spetta alle Chiese evangeliche: pentecostali, luterani, valdesi e battisti, circa 50 in tutto, presso la Chiesa Evangelica Indipendente in via della Racchetta, diverse centinaia di cinesi (soprattutto da Canton) in via delle Quinziane, provenienti anche da Parma e Modena, sprovviste di una sede fissa, mentre le etnie ghanesi fanno capo ad una Missione Evangelica Assemblee di Dio in Italia, a tre Chiese pentecostali e ad una sede per gli Avventisti del Settimo Giorno. Anche particolarmente attivi sono i Mormoni, e soprattutto i Testimoni di Geova, con più di 1.200 fedeli e ben due Sale del Regno, una a Reggio e una a Castelnovo Monti.

REGGIO EBREA
E l'Ebraismo, la terza delle grandi religioni monoteiste? La storia di Reggio Emilia è indissolubilmente legata a quella degli ebrei, anche più di molte altre città italiane. Pare che la prima comunità si stabilisse a Reggio nel 1413, invitata dal Comune, sotto la signoria estense, per tenere banco, in concorrenza con l'usura praticata dai cristiani (i primi erano più equi). Da qui, l'insediamento crebbe fino a raggiungere le circa 900 unità nel XVII sec.: era la “Nazione Ebraica”, comprendente le Università israelitiche di Modena e Reggio e le “castellanze”, i centri minori (tra i quali Scandiano, Correggio, Rubiera e Guastalla). Per dare la misura dell'importanza dell'influsso che la comunità ebraica ebbe per la nostra terra: la Famiglia Levi diede a Reggio, tra le altre, il suo acquedotto (progettato e finanziato) ed il Teatro Ariosto (con generoso contributo), tramite Ulderico Levi, senatore del Regno; sua nipote Margherita, sposata Franchetti (altra famiglia contenente molto sangue ebraico, imparentati coi Rotschild e coi Sonnino) fu madre del Barone Raimondo, il celebre esploratore, chiamato all'estero “Il Lawrence Italiano” . Oggi, sono moltissimi i reggiani di origine ebraica, ma molti sono ormai definitivamente laicizzati, e non esiste nella nostra città una comunità vera e propria; rimane solo il Cimitero, presso quello monumentale, mentre la Sinagoga è convertita in spazio museale, ed il più vicino rabbino si trova a Modena.

Fonte www.reporter.it/articoli/20060504155834.htm
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