Re: Re: Re: punto primo:
(Mario70), 19/06/2009 11.52:
si veronika, articoli dove il CD stesso afferma di essere l'unico canale di Dio e che nelle sue pubblicazioni c'è il famoso cibo a suo tempo tramite il quale tutti i tdg seguono le direttive (tra cui quella di ostracizzare gli ex).
ciao
W90 15/3 10-14
“Lo schiavo fedele” e il suo Corpo Direttivo
“
Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo signore ha costituito sopra i propri domestici per dar loro il cibo a suo tempo?” — MATTEO 24:45.
GEOVA è un Dio di ordine. È anche la Fonte di ogni legittima autorità. Confidando nella lealtà delle sue fedeli creature, Geova è disposto a delegare parte dell’autorità. Colui al quale ha delegato la massima autorità è suo Figlio Gesù Cristo. Infatti Dio ha “posto tutte le cose sotto i suoi piedi, e l’ha dato come capo su tutte le cose alla congregazione”. — Efesini 1:22.
2 L’apostolo Paolo chiama la congregazione cristiana la “casa di Dio” e afferma che Gesù Cristo, quale fedele Figlio di Geova, fu preposto a questa casa. (1 Timoteo 3:15; Ebrei 3:6) Cristo, a sua volta, delega autorità ai membri della casa di Dio. Possiamo notarlo dalle parole di Gesù riportate in Matteo 24:45-47, dove si legge: “Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo signore ha costituito sopra i propri domestici per dar loro il cibo a suo tempo? Felice quello schiavo se il suo signore, arrivando, lo troverà a fare così! Veramente vi dico: Lo costituirà sopra tutti i suoi averi”.
L’amministratore della casa nel I secolo
3 Da un attento studio delle Scritture sappiamo che i membri della casa di Dio unti con lo spirito in vita in un qualsiasi dato periodo formano collettivamente “lo schiavo fedele e discreto”, “l’economo” o “amministratore della casa”. Individualmente i membri della casa di Geova sono chiamati “domestici” o “servitù”, un corpo di servitori. — Matteo 24:45; Luca 12:42, Bibbia con riferimenti, nota in calce.
4 Alcuni mesi prima di morire Gesù rivolse la domanda riportata in Luca 12:42: “Chi è realmente l’economo fedele, il discreto, che il suo signore costituirà sulla sua servitù per dar loro la loro porzione di cibo a suo tempo?” In seguito, pochi giorni prima di morire, Gesù paragonò se stesso a un uomo che, in procinto di recarsi all’estero, chiamò i suoi schiavi e affidò loro i suoi averi. — Matteo 25:14.
5 Quando fu che Gesù incaricò altri di badare ai suoi averi? Dopo la sua risurrezione. Con le note parole di Matteo 28:19, 20, Cristo affidò dapprima a coloro che sarebbero divenuti parte del suo composito amministratore domestico un esteso incarico di insegnare e fare discepoli. Dando individualmente testimonianza “fino alla più distante parte della terra”, i domestici avrebbero ampliato il campo missionario che Gesù aveva iniziato a coltivare durante il suo ministero terreno. (Atti 1:8) Questo richiedeva che prestassero servizio come “ambasciatori in sostituzione di Cristo”. Quali “economi dei sacri segreti di Dio” avrebbero fatto discepoli e dispensato loro cibo spirituale. — 2 Corinti 5:20; 1 Corinti 4:1, 2.
Il corpo direttivo della casa
6 Collettivamente, i cristiani unti con lo spirito avrebbero formato l’economo o amministratore della casa del Signore, incaricato di dispensare cibo spirituale a suo tempo ai singoli membri della casa di Dio. Fra gli anni 41 e 98 E.V., membri della classe dell’economo del I secolo scrissero sotto ispirazione 5 racconti storici, 21 lettere e il libro di Rivelazione a beneficio dei loro fratelli. Quegli scritti ispirati contengono eccellente cibo spirituale per i domestici, cioè i singoli unti della casa di Dio.
7 Mentre tutti i cristiani unti, presi collettivamente, formano la casa di Dio, ci sono abbondanti prove che Cristo scelse un piccolo gruppo di uomini dalla classe dello schiavo perché prestasse servizio come visibile corpo direttivo. La storia della congregazione primitiva mostra che i dodici apostoli, incluso Mattia, furono il fondamento del corpo direttivo del I secolo. Atti 1:20-26 ce ne dà un’indicazione. Qui, parlando della sostituzione di Giuda Iscariota, si fa riferimento al “suo incarico di sorveglianza” e a “questo ministero e apostolato”.
8 Quell’“incarico di sorveglianza” includeva la responsabilità degli apostoli di nominare uomini idonei affinché ricoprissero incarichi di servizio e organizzassero il ministero. Ma non solo. Includeva anche l’insegnare e chiarire punti dottrinali. In adempimento della promessa di Gesù riportata in Giovanni 16:13, “lo spirito della verità” avrebbe progressivamente guidato la congregazione cristiana in tutta la verità. Fin dall’inizio quelli che abbracciavano la parola e si battezzavano divenendo cristiani unti continuavano a dedicarsi “all’insegnamento degli apostoli”. Infatti la ragione addotta per nominare sette uomini attestati affinché badassero alla necessaria distribuzione del cibo materiale fu che “i dodici” potessero rimanere liberi per ‘dedicarsi alla preghiera e al ministero della parola’. — Atti 2:42; 6:1-6.
9 Sembra che inizialmente il corpo direttivo fosse composto esclusivamente dagli apostoli di Gesù. Ma sarebbe rimasto sempre così? Verso il 44 E.V. l’apostolo Giacomo, fratello di Giovanni, fu messo a morte da Erode Agrippa I. (Atti 12:1, 2) A quanto pare, a differenza di ciò che era avvenuto nel caso di Giuda, non venne fatto nessun tentativo di sostituirlo come apostolo. Perché? Senza dubbio perché Giacomo, il primo dei dodici apostoli a morire, era morto fedele. Giuda, invece, era stato un malvagio traditore e quindi era stato necessario sostituirlo per riportare a dodici il numero delle pietre di fondamento dell’Israele spirituale. — Efesini 2:20; Rivelazione 21:14.
10 I membri originali del corpo direttivo del I secolo erano apostoli, uomini che avevano camminato con Gesù ed erano stati testimoni della sua morte e risurrezione. (Atti 1:21, 22) Ma la situazione sarebbe cambiata. Col passar degli anni, altri cristiani si qualificarono spiritualmente e furono nominati anziani nella congregazione di Gerusalemme. Al più tardi entro il 49 E.V. il corpo direttivo era stato ampliato in modo da includere, oltre ai restanti apostoli, alcuni altri anziani di Gerusalemme. (Atti 15:2) Perciò la composizione del corpo direttivo non era fissata rigidamente, ma Dio evidentemente guidò le cose in modo che essa cambiò per adeguarsi alle circostanze del suo popolo. Cristo, l’attivo Capo della congregazione, si servì di questo ampliato corpo direttivo per definire le importanti questioni dottrinali legate alla circoncisione dei cristiani non ebrei e alla loro sottomissione alla Legge di Mosè. Il corpo direttivo scrisse una lettera in cui spiegava la propria decisione ed emanò decreti perché fosse osservata. — Atti 15:23-29.
Tempo di fare i conti con l’amministratore della casa
11 Individualmente e come congregazioni, i primi cristiani apprezzarono quell’energica direttiva impartita dal corpo direttivo. Quando i componenti della congregazione di Antiochia di Siria ebbero letto la lettera del corpo direttivo, si rallegrarono dell’incoraggiamento. Man mano che altre congregazioni ricevevano quelle informazioni e osservavano quei decreti, continuavano a essere ‘rese ferme nella fede e ad aumentare di numero di giorno in giorno’. (Atti 16:5) Era evidente che Dio benediceva quella disposizione. — Atti 15:30, 31.
12 Ma consideriamo un altro aspetto di questa importante questione. Nell’illustrazione delle mine Gesù paragonò se stesso a un uomo di nobile nascita che si recò in un paese lontano per assicurarsi il potere reale e che poi tornò. (Luca 19:11, 12) In seguito alla sua risurrezione nel 33 E.V., Gesù Cristo fu innalzato alla destra di Dio, dove doveva sedere finché i suoi nemici non fossero stati posti a sgabello dei suoi piedi. — Atti 2:33-35.
13 In un’illustrazione parallela, la parabola dei talenti, Gesù dichiarò che dopo molto tempo il signore tornò per fare i conti con i suoi schiavi. A ciascuno degli schiavi che si erano dimostrati fedeli il signore disse: “Sei stato fedele su poche cose. Ti costituirò su molte cose. Entra nella gioia del tuo signore”. Ma in quanto allo schiavo infedele dichiarò: “Gli sarà tolto anche quello che ha. E gettate lo schiavo buono a nulla nelle tenebre di fuori”. — Matteo 25:21-23, 29, 30.
14 Dopo molto tempo — quasi 19 secoli — nel 1914 Cristo ricevette il potere reale, allo scadere dei “tempi fissati delle nazioni”. (Luca 21:24) Poco dopo “venne e fece i conti” con i suoi schiavi, i cristiani unti con lo spirito. (Matteo 25:19) Cosa si aspettava Gesù da loro a livello individuale e collettivo? L’incarico dell’economo continuò ad essere quello che era stato fin dal I secolo. Cristo aveva affidato dei talenti ai singoli individui — “a ciascuno secondo la sua capacità” — per cui si attendeva risultati proporzionali. (Matteo 25:15) Valeva la regola di 1 Corinti 4:2: “Ciò che si richiede dagli economi è che uno sia trovato fedele”. Mettere a frutto i talenti significava agire fedelmente come ambasciatori di Dio, facendo discepoli e dispensando loro verità spirituali. — 2 Corinti 5:20.
Lo “schiavo” e il suo Corpo Direttivo mentre si avvicina il tempo della fine
15 Dagli unti cristiani in senso collettivo Gesù si aspettava che agissero quale economo fedele, dando alla sua servitù o corpo di servitori “la loro porzione di cibo a suo tempo”. (Luca 12:42) In Luca 12:43 Cristo disse: “Felice quello schiavo se il suo signore, arrivando, lo troverà a fare così!”
Questo indica che per qualche tempo prima che Cristo arrivasse per fare i conti con i suoi schiavi unti con lo spirito questi sarebbero stati impegnati a dispensare cibo spirituale ai membri della congregazione cristiana, la casa di Dio. Chi furono quelli che Cristo trovò a far questo quando nel 1914 tornò col potere reale e nel 1918 ispezionò la casa di Dio? — Malachia 3:1-4; Luca 19:12; 1 Pietro 4:17.
16 Mentre il lungo periodo di attesa di Gesù alla destra di Geova volgeva al termine, divenne gradualmente evidente chi erano quelli che, anche prima del 1914, distribuivano cibo spirituale ai domestici di Cristo. Erano forse le chiese della cristianità? No di certo, perché esse erano profondamente immischiate nella politica. Erano state docili strumenti dell’espansione coloniale e avevano fatto a gara per dar prova di patriottismo, incoraggiando così il nazionalismo. Presto questo attirò su di loro una grave colpa di sangue, quando diedero attivo appoggio ai governi politici impegnati nella prima guerra mondiale. Spiritualmente la loro fede era stata indebolita dal modernismo. Vi fu una crisi spirituale perché molti dei loro ecclesiastici erano stati facile preda dell’evoluzionismo e della critica letteraria della Bibbia. Non ci si poteva aspettare nessun nutrimento spirituale dal clero della cristianità!
17 Similmente non giungeva nutrimento spirituale da quei cristiani unti che si preoccupavano più della loro salvezza personale che di far fruttare il talento del Signore. Divennero ‘pigri’, non idonei per aver cura degli averi del Signore. Furono quindi gettati “nelle tenebre di fuori”, dove le chiese della cristianità si trovano tuttora. — Matteo 25:24-30.
18 Così, quando nel 1918 il Signore Gesù Cristo arrivò per ispezionare i suoi schiavi, chi furono quelli che trovò a dare al suo corpo di servitori la loro porzione di cibo a suo tempo? Ebbene, fino a quel momento chi aveva dato a coloro che cercavano sinceramente la verità il corretto intendimento circa il sacrificio di riscatto, il nome divino, il fatto che la presenza di Cristo doveva essere invisibile, e il significato del 1914? Chi aveva smascherato la falsità di dottrine come la Trinità, l’immortalità dell’anima umana e l’inferno di fuoco? E chi aveva messo in guardia contro il pericolo dell’evoluzionismo e dello spiritismo? I fatti mostrano che era il gruppo di cristiani unti associati con gli editori della rivista La Torre di Guardia di Sion e Araldo della presenza di Cristo, ora chiamata La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova.
19 Nel numero inglese del 1° novembre 1944 (novembre 1945 nell’edizione italiana) La Torre di Guardia dichiarò: ‘Nel 1878, quarant’anni prima della venuta del Signore al tempio nel 1918, c’era una classe di sinceri consacrati cristiani che si era allontanata dalle organizzazioni gerarchiche e clericali, cercando di praticare il cristianesimo . . . L’anno seguente, cioè nel luglio 1879, questa rivista [La Torre di Guardia] incominciò ad essere pubblicata . . . affinché le verità che Iddio mediante Cristo ha provveduto, come “nutrimento a suo tempo”, fossero regolarmente dispensate a tutta la Sua famiglia di consacrati figliuoli’.
20 Illustrando lo sviluppo dell’odierno Corpo Direttivo, La Torre di Guardia del 15 maggio 1972 spiegava: “Cinque anni dopo [cioè nel 1884] la Zion’s Watch Tower Tract Society fu eretta in ente legale e fu impiegata quale ‘agenzia’ per servire il cibo spirituale a migliaia di persone sincere che cercavano di conoscere Dio e di capire la sua Parola . . . Dedicati, battezzati, unti cristiani si associarono a quella Società alla sede centrale in Pennsylvania. Che facessero parte del Consiglio dei Direttori o no, si resero disponibili per l’opera speciale della classe dello ‘schiavo fedele e discreto’. Aiutarono ad alimentare e dirigere la classe dello schiavo, e così fece la sua comparsa il corpo direttivo. Ciò avvenne evidentemente sotto la guida dell’invisibile forza attiva o spirito santo di Geova. Anche sotto la guida del Capo della congregazione cristiana, Gesù Cristo”.
21
Quando nel 1918 Gesù Cristo ispezionò quelli che asserivano di essere suoi schiavi, trovò un gruppo internazionale di cristiani che pubblicavano verità bibliche da impiegare sia all’interno della congregazione che all’esterno nell’opera di predicazione. Nel 1919 avvenne proprio quanto predetto da Cristo: “Felice quello schiavo se il suo signore, arrivando, lo troverà a fare così! Veramente vi dico: Lo costituirà sopra tutti i suoi averi”. (Matteo 24:46, 47) Quei veri cristiani entrarono nella gioia del loro Signore. Essendosi mostrati ‘fedeli su poche cose’, furono costituiti dal Signore “su molte cose”. (Matteo 25:21)
Lo schiavo fedele e il suo Corpo Direttivo erano al loro posto, pronti per ricevere un incarico più ampio. Come dovremmo essere felici che le cose siano andate così, perché i cristiani leali beneficiano riccamente dell’opera svolta con devozione dallo schiavo fedele e dal suo Corpo Direttivo!
Perspicacia, voce
ESPULSIONE
Azione giudiziaria di scomunica o disassociazione dei trasgressori da una comunità o organizzazione. Questa facoltà rientra nei diritti di ogni associazione religiosa, ed è paragonabile al potere degli stati politici e di certe autorità locali di comminare la pena capitale, di mettere al bando e di espellere. Nella congregazione di Dio il provvedimento dell’espulsione viene preso per salvaguardare la purezza dottrinale e morale dell’organizzazione. L’esercizio di questo potere è necessario per garantire l’esistenza stessa dell’organizzazione, e ciò vale in particolare per la congregazione cristiana, che deve rimanere pura e conservare il favore di Dio per poter essere da lui impiegata e rappresentarlo. Altrimenti Dio espellerebbe o stroncherebbe l’intera congregazione. — Ri 2:5; 1Co 5:5, 6.
Intervento di Geova. Molte volte Geova Dio intervenne per espellere o disassociare qualcuno. Condannò a morte Adamo e scacciò lui e la moglie dal giardino di Eden. (Ge 3:19, 23, 24) Caino fu scacciato e divenne un fuggiasco che vagava sulla terra. (Ge 4:11, 14, 16) Gli angeli che peccarono furono gettati nel Tartaro, condizione di dense tenebre in cui sono tenuti in attesa del giudizio. (2Pt 2:4) In Israele 23.000 fornicatori furono stroncati in un sol giorno. (1Co 10:8) Acan fu messo a morte per ordine di Geova per aver rubato ciò che era dedicato a Geova. (Gsè 7:15, 20, 21, 25) Il levita Cora insieme a Datan e Abiram della tribù di Ruben furono stroncati per la loro ribellione, e Miriam fu colpita dalla lebbra, che l’avrebbe accompagnata fino alla morte se Mosè non avesse interceduto per lei. Comunque fu espulsa dall’accampamento di Israele e rimase in quarantena per sette giorni. — Nu 16:27, 32, 33, 35; 12:10, 13-15.
Sotto la Legge mosaica. Per gravi o deliberate violazioni della legge data da Dio per mezzo di Mosè si poteva essere stroncati, vale a dire messi a morte. (Le 7:27; Nu 15:30, 31) Apostasia, idolatria, adulterio, mangiare sangue e omicidio erano alcune delle colpe che comportavano questa punizione. — De 13:12-18; Le 20:10; 17:14; Nu 35:31.
Sotto la Legge, per infliggere la punizione dello stroncamento, la colpevolezza doveva essere provata per bocca di almeno due testimoni. (De 19:15) I testimoni dovevano essere i primi a lapidare il colpevole. (De 17:7) Questo avrebbe dimostrato il loro zelo per la legge di Dio e per la purezza della congregazione di Israele e avrebbe inoltre scoraggiato il rendere una testimonianza falsa, frettolosa o sconsiderata.
Il Sinedrio e le sinagoghe. Durante il ministero terreno di Gesù le sinagoghe fungevano da tribunali per processare i violatori della legge ebraica. Il Sinedrio era la corte suprema. Sotto la dominazione romana gli ebrei non godevano dell’ampia autorità che avevano sotto il governo teocratico. Anche quando il Sinedrio giudicava qualcuno meritevole di morte, a motivo delle restrizioni imposte dai romani non sempre poteva infliggere la pena capitale. Le sinagoghe avevano tre diversi gradi di scomunica o disassociazione. Il primo era la pena di niddùy, che aveva una durata relativamente breve, inizialmente di soli 30 giorni. Chi incorreva in questa sanzione veniva privato di certi privilegi. Poteva recarsi al tempio, dove però era soggetto a determinate restrizioni, e tutti, all’infuori dei suoi familiari, avevano l’ordine di stargli a una distanza di 4 cubiti (2 m ca.). Il secondo era la pena di chèrem, che significa qualcosa di votato a Dio o interdetto. Questo era un giudizio più severo. Il colpevole non poteva insegnare o imparare insieme ad altri né svolgere operazioni commerciali oltre l’acquisto del necessario per vivere. Comunque non era escluso completamente dalla società ebraica e aveva la possibilità di esservi riammesso. Infine c’era la pena di shammattà´, un completo stroncamento dalla congregazione. Alcuni ritengono che questi due ultimi gradi di scomunica non fossero distinguibili l’uno dall’altro.
Il malvagio che veniva scacciato, interamente tagliato fuori, era ritenuto meritevole di morte, anche se gli ebrei non sempre avevano l’autorità di eseguire la condanna. Comunque la forma di espulsione a cui ricorrevano era un’arma molto potente nella comunità ebraica. Gesù predisse che i suoi seguaci sarebbero stati espulsi dalle sinagoghe. (Gv 16:2) Il timore di essere espulsi o scomunicati trattenne alcuni ebrei, anche personaggi autorevoli, dal riconoscere apertamente Gesù. (Gv 9:22, nt.; 12:42) Tipico di un’azione del genere da parte della sinagoga fu il caso del cieco guarito che aveva parlato a favore di Gesù. — Gv 9:34.
Durante il suo ministero terreno, Gesù diede ai suoi seguaci istruzioni sulla procedura da seguire quando qualcuno peccava in modo grave contro un altro ma la natura del peccato era tale che, se la questione veniva risolta dovutamente, non era necessario chiamare in causa la congregazione ebraica. (Mt 18:15-17) Egli esortò a fare sinceri sforzi per aiutare il trasgressore, salvaguardando nel contempo la congregazione dai peccatori impenitenti. L’unica congregazione di Dio allora esistente era quella d’Israele. Dicendo “parla alla congregazione”, Gesù non intendeva dire che la nazione intera o tutti gli ebrei di una data comunità dovessero giudicare il colpevole. Fra gli ebrei c’erano anziani a cui spettava questo compito. (Mt 5:22) Il trasgressore che avesse rifiutato di ascoltare anche questi responsabili avrebbe dovuto essere considerato “come un uomo delle nazioni e come un esattore di tasse”, gente che gli ebrei evitavano scrupolosamente di frequentare. — Cfr. At 10:28.
Nella congregazione cristiana. Seguendo i princìpi delle Scritture Ebraiche, le Scritture Greche Cristiane, per comando diretto e in base ai precedenti, autorizzano l’espulsione o disassociazione dalla congregazione cristiana. Esercitando questa autorità concessale da Dio, la congregazione si mantiene pura e conserva il favore di Dio. L’apostolo Paolo, avendone l’autorità, ordinò l’espulsione di un fornicatore incestuoso che aveva preso la moglie del proprio padre. (1Co 5:5, 11, 13) Si valse di questa autorità anche per disassociare Imeneo e Alessandro. (1Tm 1:19, 20) Pare che Diotrefe invece cercasse di esercitare ingiustamente l’autorità di disassociare. — 3Gv 9, 10.
Alcune delle trasgressioni passibili di disassociazione dalla congregazione cristiana sono fornicazione, adulterio, omosessualità, avidità, estorsione, furto, menzogna, ubriachezza, linguaggio oltraggioso, spiritismo, omicidio, idolatria, apostasia e il causare divisioni nella congregazione. (1Co 5:9-13; 6:9, 10; Tit 3:10, 11; Ri 21:8) Misericordiosamente, colui che promuove una setta dev’essere ammonito una prima e una seconda volta prima che sia preso contro di lui il provvedimento di disassociarlo. Nella congregazione cristiana si applica il principio enunciato nella Legge: la colpevolezza dell’accusato dev’essere stabilita per bocca di due o tre testimoni. (1Tm 5:19) Chi è riconosciuto colpevole di una pratica di peccato viene ripreso scritturalmente davanti agli “astanti”, ad esempio tutti coloro che hanno reso testimonianza circa la condotta peccaminosa, affinché anche loro possano nutrire un sano timore nei confronti di tale peccato. — 1Tm 5:20; vedi RIPRENSIONE.
Le Scritture ammoniscono inoltre la congregazione cristiana di non intrattenere rapporti sociali con i disordinati che non camminano rettamente, ma che non sono considerati meritevoli di un’effettiva espulsione. A questo riguardo Paolo scrisse alla congregazione di Tessalonica: “Smettete di associarvi con lui, affinché si vergogni. Eppure non lo considerate come un nemico, ma continuate ad ammonirlo come un fratello”. — 2Ts 3:6, 11, 13-15.
Con riferimento invece a coloro che erano cristiani ma che in seguito avevano ripudiato la congregazione cristiana o ne erano stati espulsi, l’apostolo Paolo comandò di ‘cessar di mischiarsi in compagnia’ di una tale persona; e l’apostolo Giovanni scrisse: “Non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto”. — 1Co 5:11; 2Gv 9, 10.
Chi è stato espulso può essere riaccolto nella congregazione se manifesta sincero pentimento. (2Co 2:5-8) Anche questa può essere una protezione per la congregazione, impedendo che sia sopraffatta da Satana andando dall’estremo di condonare la trasgressione all’altro estremo di diventare dura e incapace di perdonare. — 2Co 2:10, 11.
Perspicacia voce Apostasia
APOSTASIA
In greco questo termine (apostasìa) deriva dal verbo afìstemi, che significa letteralmente “star lontano da”. Il sostantivo ha il senso di “diserzione, abbandono, ribellione”. (At 21:21, nt.) Nel greco classico il sostantivo è usato per indicare una defezione politica, e il verbo è evidentemente usato in questo senso in Atti 5:37, a proposito di Giuda il galileo che si “trasse dietro” (apèstese, forma di afìstemi) dei seguaci. La Settanta greca usa il termine in Genesi 14:4, riferito a una ribellione del genere. Ma nelle Scritture Greche Cristiane viene usato principalmente per defezione religiosa: allontanamento da una giusta causa, dall’adorazione e dal servizio a Dio, e quindi abbandono di quanto prima professato e totale diserzione dai princìpi o dalla fede. I capi religiosi di Gerusalemme accusarono Paolo di tale apostasia contro la Legge mosaica.
Si può ben dire che l’Avversario di Dio fu il primo apostata, com’è indicato dal nome Satana. Egli indusse anche la prima coppia umana ad apostatare. (Ge 3:1-15; Gv 8:44) Dopo il Diluvio ci fu una ribellione alle parole dell’Iddio di Noè. (Ge 11:1-9) Più tardi Giobbe ritenne necessario difendersi dall’accusa di apostasia mossagli dai tre presunti confortatori. (Gb 8:13; 15:34; 20:5) Nella sua difesa Giobbe spiegò che Dio non concede udienza all’apostata (Gb 13:16), e mostrò anche la condizione disperata di chi è stroncato nell’apostasia. (Gb 27:8; cfr. anche le parole di Eliu in 34:30; 36:13). In questi casi ricorre il sostantivo ebraico chanèf, che significa “[uno] estraniato da Dio”, cioè un apostata. L’analogo verbo, chanèf, significa “allontanarsi dalla giusta relazione con Dio” o “contaminare, condurre all’apostasia”. — L. Koehler e W. Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Libros, Leida, 1958, p. 317.
Apostasia in Israele. I primi due comandamenti della Legge condannavano ogni forma di apostasia. (Eso 20:3-6) E prima di entrare nella Terra Promessa gli israeliti furono avvertiti del grave pericolo dell’apostasia risultante da matrimoni con abitanti del paese. (De 7:3, 4) Anche se chi incitava altri all’apostasia era un parente stretto o il coniuge, doveva essere messo a morte per aver “parlato di rivolta contro Geova vostro Dio”. (De 13:1-15) Le tribù di Ruben, Gad e Manasse si affrettarono a discolparsi da un’accusa di apostasia dovuta alla costruzione di un altare. — Gsè 22:21-29.
Molti re d’Israele e di Giuda seguirono una condotta apostata; per esempio Saul (1Sa 15:11; 28:6, 7), Geroboamo (1Re 12:28-32), Acab (1Re 16:30-33), Acazia (1Re 22:51-53), Ieoram (2Cr 21:6-15), Acaz (2Cr 28:1-4) e Amon (2Cr 33:22, 23). Col tempo la nazione divenne apostata perché aveva ascoltato sacerdoti e profeti apostati (Ger 23:11, 15) e altri uomini senza princìpi che, con parole dolci e detti menzogneri, la portarono a tenere una condotta dissoluta, a commettere immoralità e ad abbandonare Geova, “la fonte d’acqua viva”. (Isa 10:6; 32:6, 7; Ger 3:1; 17:13) Secondo Isaia 24:5, il paese stesso era diventato “contaminato [forma di chanèf] sotto i suoi abitanti, poiché hanno trasgredito le leggi, cambiato il regolamento, infranto il patto di durata indefinita”. Non sarebbe stata concessa loro misericordia nella distruzione predetta. — Isa 9:17; 33:11-14; Sof 1:4-6.
Quali caratteristiche distinguono gli apostati dai veri cristiani?
Un’apostasia fra quelli che si professavano cristiani era stata predetta dall’apostolo Paolo in 2 Tessalonicesi 2:3. Egli fece specifica menzione di certi apostati, come Imeneo, Alessandro e Fileto. (1Tm 1:19, 20; 2Tm 2:16-19) Fra le varie cause di apostasia additate negli avvertimenti apostolici c’erano: mancare di fede (Eb 3:12) e di perseveranza di fronte alla persecuzione (Eb 10:32-39), abbandonare le giuste norme morali (2Pt 2:15-22), seguire “parole finte” di falsi insegnanti e “ingannevoli espressioni ispirate” (2Pt 2:1-3; 1Tm 4:1-3; 2Tm 2:16-19; cfr. Pr 11:9), e cercare “di essere dichiarati giusti per mezzo della legge”. (Gal 5:2-4) Pur facendo professione di fede nella Parola di Dio, gli apostati possono abbandonare il servizio o dare poca importanza all’opera di predicazione e insegnamento affidata ai seguaci di Gesù Cristo. (Lu 6:46; Mt 24:14; 28:19, 20)
Pur affermando di servire Dio non riconoscono i suoi rappresentanti, la sua visibile organizzazione, e quindi arrivano a “battere” gli ex compagni di fede per intralciare la loro opera. (Gda 8, 11; Nu 16:19-21; Mt 24:45-51) Gli apostati spesso cercano di farsi dei seguaci. (At 20:30; 2Pt 2:1, 3) Quelli che abbandonano volontariamente la congregazione cristiana diventano pertanto parte dell’“anticristo”. (1Gv 2:18, 19) Come per gli israeliti apostati, la distruzione è predetta anche per coloro che apostatano dalla congregazione cristiana. — 2Pt 2:1; Eb 6:4-8; vedi COMPAGNIE, ASSOCIAZIONE.
Durante il periodo di persecuzione che la primitiva congregazione cristiana subì da parte dell’impero romano, alcuni che si professavano cristiani furono a volte indotti a negare di essere discepoli di Cristo, nel qual caso dovevano manifestare la loro apostasia offrendo incenso a qualche divinità pagana o bestemmiando il nome di Cristo.
È evidente che c’è differenza fra il venire meno per debolezza e l’allontanamento che costituisce apostasia e implica una precisa e volontaria deviazione dal sentiero della giustizia. (1Gv 3:4-8; 5:16, 17) Qualunque sia la ragione apparente, sia essa intellettuale, morale o spirituale, costituisce una ribellione contro Dio e un rifiuto della sua Parola di verità. — 2Ts 2:3, 4; vedi UOMO DELL’ILLEGALITÀ.
Perspicacia voce Associazione pag 522.523
Nel mettere in guardia i corinti contro il pericolo delle cattive “compagnie” (1Co 15:33), l’apostolo Paolo usò per queste ultime il sostantivo greco homilìa, affine al verbo homilèo, che basilarmente significa “conversare”. (At 20:11) Questo verbo significa anche stare in compagnia o avere rapporti con qualcuno, rapporti solitamente di natura verbale ma a volte anche sessuali. La Settanta greca usa questo sostantivo per tradurre il termine ebraico reso “persuasione” in Proverbi 7:21 e “debito coniugale” in Esodo 21:10.
Coloro che desiderano l’approvazione di Dio scelgono la compagnia di persone devote alla giustizia e alla verità. (2Tm 2:22) Smettono inoltre di ‘associarsi [lett., mischiarsi]’ a scopo ricreativo con componenti della congregazione la cui condotta disordinata è stata oggetto di una censura ufficiale. Sebbene continuino a mostrare loro amore, dimostrano chiaramente di non approvare la loro condotta disordinata. (2Ts 3:6-15) Mentre le buone compagnie possono essere di vero aiuto per continuare a camminare in armonia con la sapienza divina, è innegabile che le cattive compagnie esercitano un’influenza dannosa. Il proverbio ispirato dichiara: “Chi cammina con le persone sagge diverrà saggio, ma chi tratta con gli stupidi se la passerà male”. (Pr 13:20; cfr. Pr 22:24, 25; 28:7; 29:3). La parola ebraica ra`àh, tradotta ‘trattare con’ in Proverbi 13:20, è anche resa ‘stare in compagnia’, ed è affine al termine ebraico rèa`, che significa “prossimo; compagno”. — Gdc 14:20; Le 19:18; Sl 15:3.
Che i cattivi compagni siano davvero pericolosi è evidente da molti esempi scritturali. Dina, figlia di Giacobbe, scelse poco saggiamente la compagnia di ragazze cananee, e come conseguenza fu violentata da Sichem, il figlio di un capo ivveo. (Ge 34:1, 2) Amnon, figlio di Davide, diede ascolto al cattivo consiglio del suo compagno Gionadab e violentò la sorellastra Tamar. Si attirò così l’odio di Absalom, fratello di lei, il quale in seguito lo fece assassinare. (2Sa 13:3-29) Ignorando i comandi di Geova, gli israeliti cominciarono a frequentare i cananei, formarono alleanze matrimoniali con loro e ne adottarono la degradata forma di adorazione, cosa che portò al disfavore di Geova e all’essere abbandonati da lui. (De 7:3, 4; Gdc 3:5-8) Persino Salomone dopo aver sposato adoratrici di falsi dèi si allontanò dall’adorazione di Geova. (Ne 13:26) Fu l’influenza di Izebel, adoratrice di Baal, a fare di Acab il peggiore di tutti i re d’Israele che lo avevano preceduto. (1Re 21:25) Gli stretti contatti con la casa reale di Acab costarono quasi la vita a Giosafat, e l’alleanza matrimoniale da lui formata con Acab in seguito rischiò di far distruggere la casa reale di Davide. — 2Cr 18:1-3, 29-31; 22:10, 11.
L’insieme dei veri cristiani, pur essendo formato da piccoli gruppi, congregazioni o anche singoli individui fisicamente isolati, costituisce l’“associazione dei fratelli”, una fratellanza espressa dalla parola greca adelfòtes. (1Pt 2:17; 5:9)
Per continuare a far parte di questa fratellanza, i veri cristiani devono evitare qualsiasi contatto con chiunque fra loro si faccia promotore di insegnamenti falsi e divisivi. (Ro 16:17, 18) L’apostolo Giovanni diede istruzioni ai compagni di fede di non accettare mai un tale falso insegnante in casa loro e di non salutarlo, perché questo gli avrebbe dato spunto per esporre le sue dottrine distorte e corrotte.
Salutare una persona del genere avrebbe indicato un certo grado di approvazione e li avrebbe resi partecipi delle “sue opere malvage”. (2Gv 10, 11) L’apostolo Paolo sapeva che, nonostante tutte le prove che rendevano certa la risurrezione dai morti, la compagnia di coloro che avevano rigettato questo insegnamento cristiano sarebbe stata distruttiva per la fede. Per questo scrisse: “Non siate sviati. Le cattive compagnie corrompono le utili abitudini”. —