Inammissibile la rimozione del Crocifisso

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Vitale
00mercoledì 15 dicembre 2004 17:14
CITTADINO LEX 15.12.2004

http://www.cittadinolex.kataweb.it/Article/0,1519,31139%7C9,00.html

I giudici non hanno potuto entrare nel merito
Inammissibile la rimozione del Crocifisso
(Corte costituzionale 389/2004)

Il Crocifisso resterà nelle aule scolastiche: lo Corte costituzionale ha infatti dichiarato inammissibile la questione di legittmità sollevata dal Tar Veneto sui regolamenti che impongono il simbolo della cristianità. Dichiarando la questione inammissibile i giudici non sono neanche entrati nel merito: si sono limitati ad osservare che il Tar del Veneto, avendo formalmente impugnato tre norme è partito da presupposti erronei perché ha compiuto "un improprio trasferimento su disposizioni di rango legislativo di una questione di legittimita' concernente le norme regolamentari richiamate: norme prive di forza di legge, sulle quali - si legge nell'ordinanza - non può essere invocato un sindacato di legittimita' costituzionale, né conseguentemente un intervento interpretativo della Corte". In particolare gli articoli 159 e 190 del testo unico del 1994 si limitano a disporre l'obbligo a carico del Comuni di fornire l'arredo scolastico semza parlare dell'obbligo di esporre il Crocifisso. La questione, in sostanza, essendo mal posta non poteva essere ammessa dalla Consulta. (15 dicembre 2004)

ORDINANZA della Corte costituzionale N.389 dell’ANNO 2004



LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori:

- Valerio ONIDA Presidente

- Carlo MEZZANOTTE Giudice

- Fernanda CONTRI "

- Guido NEPPI MODONA "

- Piero Alberto CAPOTOSTI "

- Annibale MARINI "

- Franco BILE "

- Giovanni Maria FLICK "

- Francesco AMIRANTE "

- Ugo DE SIERVO "

- Romano VACCARELLA "

- Paolo MADDALENA "

- Alfio FINOCCHIARO "

- Alfonso QUARANTA "

- Franco GALLO "

ha pronunciato la seguente

ORDINANZA

nel giudizio di legittimità costituzionale degli artt. 159 e 190 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), come specificati, rispettivamente, dall’art. 119 (e allegata tabella C) del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297 (Approvazione del regolamento generale sui servizi dell’istruzione elementare), e dall’art. 118 del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media), e dell’art. 676 del predetto decreto legislativo n. 297 del 1994, promosso con ordinanza del 14 gennaio 2004 dal TAR per il Veneto sul ricorso proposto da Soile Lautsi in proprio e nella qualità di esercente la potestà genitoriale contro il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, iscritta al n. 433 del registro ordinanze 2004 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, edizione straordinaria, del 3 giugno 2004.

Visti l’atto di costituzione di Soile Lautsi nonché gli atti di intervento di Paolo Bonato ed altro e del Presidente del Consiglio dei ministri;

udito nell’udienza pubblica del 26 ottobre 2004 il Giudice relatore Valerio Onida;

uditi l’avvocato Massimo Luciani per Soile Lautsi, l’avvocato Franco Gaetano Scoca per Paolo Bonato ed altro e l’avvocato dello Stato Antonio Palatiello per il Presidente del Consiglio dei ministri.

Ritenuto che, con ordinanza emessa il 14 gennaio 2004, pervenuta a questa Corte il 20 aprile 2004, il Tribunale amministrativo regionale per il Veneto, nel corso di un giudizio per l’impugnazione di una deliberazione del consiglio di istituto di una scuola, ha sollevato questione di legittimità costituzionale, in riferimento al principio di laicità dello Stato, e, "comunque", agli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, degli artt. 159 e 190 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), "come specificati", rispettivamente, dall’art. 119 (e tabella C allegata) del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297 (Approvazione del regolamento generale sui servizi dell’istruzione elementare), e dall’art. 118 del r.d. 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media), "nella parte in cui includono il Crocifisso tra gli arredi delle aule scolastiche", nonché dell’art. 676 del medesimo d.lgs. n. 297 del 1994 "nella parte in cui conferma la vigenza delle disposizioni" di cui ai predetti art. 119 (e tabella C allegata) del r.d. n. 1297 del 1928 e art. 118 del r.d. n. 965 del 1924;

che l’impugnato art. 159 del d.lgs. n. 297 del 1994 stabilisce fra l’altro, al comma 1, che "spetta ai Comuni provvedere (…) alle spese necessarie per l’acquisto, la manutenzione, il rinnovamento (…) degli arredi scolastici" nelle scuole elementari, mentre l’art. 119 del r.d. n. 1297 del 1928 stabilisce che "gli arredi, il materiale didattico delle varie classi e la dotazione della scuola sono indicati nella tabella C allegata", la quale, nell’elencare gli arredi e il materiale occorrente nelle varie classi, include al n. 1, per ogni classe, il Crocifisso;

che, a sua volta, l’impugnato art. 190 del d.lgs. n. 297 del 1994 stabilisce fra l’altro, al comma 1, che "i Comuni sono tenuti a fornire (...) l’arredamento" dei locali delle scuole medie, mentre l’art. 118 del r.d. n. 965 del 1924 recita che "ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re";

che l’impugnato art. 676 del d.lgs. n. 297 del 1994 stabilisce che le disposizioni non inserite nel testo unico "restano ferme ad eccezione delle disposizioni contrarie od incompatibili con il testo unico stesso, che sono abrogate";

che il Tribunale remittente premette che le disposizioni citate del r.d. n. 1297 del 1928 e del r.d. n. 965 del 1924 costituirebbero adeguato fondamento giuridico del provvedimento impugnato nel giudizio a quo; sarebbero tuttora in vigore in quanto non abrogate per incompatibilità dalle disposizioni dei Patti Lateranensi cui si è data esecuzione con la legge 27 maggio 1929, n. 810, né da quelle dell’Accordo di modifica di detti Patti reso esecutivo con la legge 25 marzo 1985, n. 121; non sarebbero incompatibili infine con il testo unico approvato con il d.lgs. n. 297 del 1994, né sarebbero state abrogate per nuova disciplina dell’intera materia in quanto l’impugnato art. 676 del testo unico medesimo dispone che restino salve le norme preesistenti non inserite in esso e non incompatibili con le disposizioni del medesimo testo unico; che dette disposizioni sarebbero destinate ad introdurre norme attuative di dettaglio rispetto ad atti legislativi, e cioè, rispettivamente, il r.d. 5 febbraio 1928, n. 577, al cui art. 55 corrisponde oggi l’art. 159, comma 1, del d.lgs. n. 297 del 1994, e il r.d. 6 maggio 1923, n. 1054, al cui art. 103 corrisponde oggi l’art. 190 del d.lgs. n. 297 del 1994;

che il giudice a quo si pone il problema della costituzionalità delle disposizioni regolamentari citate, da cui discenderebbe l’obbligo di esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche, e ritiene che queste, pur non potendo essere oggetto diretto di controllo di costituzionalità, dato il loro rango regolamentare, sarebbero invece suscettibili di controllo indiretto, in quanto specificano e integrano i disposti legislativi impugnati degli artt. 159 e 190 del d.lgs. n. 297 del 1994, il cui art. 676 a sua volta costituirebbe una norma primaria "attraverso la quale l’obbligo di esposizione del Crocifisso conserva vigenza nell’ordinamento positivo";

che, in punto di non manifesta infondatezza della questione, il Tribunale remittente sostiene che il Crocifisso è essenzialmente un simbolo religioso cristiano, di univoco significato confessionale; e che l’imposizione della sua affissione nelle aule scolastiche non sarebbe compatibile con il principio supremo di laicità dello Stato, desunto da questa Corte dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, e con la conseguente posizione di equidistanza e di imparzialità fra le diverse confessioni che lo Stato deve mantenere; e che la presenza del Crocifisso, che verrebbe obbligatoriamente imposta ad alunni, genitori e insegnanti, delineerebbe una disciplina di favore per la religione cristiana rispetto alle altre confessioni, attribuendo ad essa una ingiustificata posizione di privilegio;

che si è costituita la parte privata ricorrente nel giudizio a quo, concludendo per l’accoglimento della questione;

che, secondo la parte, l’obbligatoria esposizione del Crocifisso nelle aule violerebbe il dovere di equidistanza dello Stato rispetto alle varie confessioni e contraddirebbe l’esigenza di uno "spazio pubblico neutrale" in cui non potrebbe trovare posto un simbolo religioso; non si potrebbe attribuire al Crocifisso il carattere di un simbolo genericamente civile e culturale, essendo innegabile la sua valenza religiosa, e mancando del resto ogni base costituzionale per poter fare del Crocifisso un simbolo dell’unità della nazione al pari della bandiera; non sarebbe praticabile, infine, nemmeno una soluzione che postuli la permanenza dell’esposizione del Crocifisso salvo che qualcuno degli alunni ritenga di esserne leso nella propria libertà religiosa, poiché sarebbe violato comunque il principio oggettivo di laicità, né si potrebbe costringere il singolo a opporsi apertamente alla eventuale volontà maggioritaria del gruppo sociale di appartenenza;

che sono intervenuti altresì, con unico atto, il sig. Paolo Bonato, in proprio e quale genitore di un’alunna della stessa scuola, e il sig. Linicio Bano, in qualità di presidente dell’associazione italiana genitori di Padova, concludendo per la inammissibilità e comunque per la infondatezza della questione;

che gli intervenienti, affermata la propria legittimazione ad essere presenti nel giudizio in quanto controinteressati nel giudizio a quo, pur se non evocati in esso, nonché in quanto titolari di un interesse direttamente inerente al rapporto sostanziale dedotto nel giudizio medesimo, negano che l’esposizione del Crocifisso nelle aule leda il principio di laicità, il quale non implicherebbe indifferenza dello Stato rispetto alle religioni, e non impedirebbe l’esposizione di un simbolo che rappresenta una parte integrante dell’identità culturale e storica del popolo italiano;

che è intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri, concludendo per l’inammissibilità e comunque per l’infondatezza della questione;

che l’Avvocatura erariale eccepisce anzitutto il difetto di rilevanza della questione, in quanto, alternativamente, il giudizio davanti al TAR non sarebbe stato proponibile per difetto di contraddittorio e di legittimazione del ricorrente, ovvero il TAR sarebbe carente di giurisdizione;

che, nel merito, la difesa del Presidente del Consiglio sostiene che le norme legislative impugnate e le norme regolamentari richiamate dal remittente non stabiliscono alcun obbligo di esposizione del Crocifisso, e che, in assenza di un obbligo legale di esposizione, il problema sarebbe quello di verificare se le norme costituzionali consentano l’esposizione di quel simbolo del cattolicesimo: esposizione che non sarebbe in contrasto con la laicità dello Stato e sarebbe coerente sia con l’art. 7 della Costituzione, sia con il riconoscimento, contenuto nell’art. 9 dell’accordo di revisione del concordato reso esecutivo con la legge n. 121 del 1985, secondo cui i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano;

che nella memoria presentata in vista dell’udienza l’Avvocatura erariale argomenta nel senso della legittimità costituzionale della presenza del Crocifisso nelle aule, quale "evenienza naturale" nell’ordinario svolgimento della vita scolastica: il Crocifisso sarebbe bensì anche un simbolo religioso, ma sarebbe "il vessillo della Chiesa cattolica, unico alleato di diritto internazionale" dello Stato nominato dalla Costituzione all’art. 7, e dunque sarebbe da considerarsi alla stregua di un simbolo dello Stato di cui non si potrebbe vietare l’esposizione, al pari della bandiera e del ritratto del Capo dello Stato.

Considerato che l’intervento spiegato nel giudizio è stato ammesso dalla Corte con ordinanza pronunciata in udienza, in quanto la posizione sostanziale fatta valere dal sig. Paolo Bonato, in proprio e in qualità di genitore di un’alunna, è qualificata in rapporto alla questione oggetto del giudizio di costituzionalità, dovendosi in questa sede precisare che la legittimazione ad intervenire non si estende all’altro firmatario dell’unico atto di intervento, sig. Linicio Bano, in quanto presidente dell’associazione italiana genitori di Padova;

che il remittente impugna gli articoli 159 e 190 del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, sul presupposto che essi, "come specificati", rispettivamente, dall’art. 119 (e allegata tabella C) del r.d. 26 aprile 1928, n. 1297, e dall’art. 118 del r.d. 30 aprile 1924, n. 965, forniscano fondamento legislativo ad un obbligo – contestato dal ricorrente per contrasto con il principio di laicità dello Stato – di esposizione del Crocifisso in ogni aula scolastica delle scuole elementari e medie; e impugna altresì l’art. 676 del medesimo d.lgs. n. 297 del 1994 sul presupposto che a tale disposizione – che sancisce l’abrogazione delle sole disposizioni non incluse nel testo unico che risultino incompatibili con esso – debba farsi risalire la permanente vigenza delle due norme regolamentari citate, dopo l’emanazione dello stesso testo unico;

che tali presupposti sono però erronei;

che, infatti, gli articoli 159 e 190 del testo unico si limitano a disporre l’obbligo a carico dei Comuni di fornire gli arredi scolastici, rispettivamente per le scuole elementari e per quelle medie, attenendo dunque il loro oggetto e il loro contenuto solo all’onere della spesa per gli arredi;

che, pertanto, non sussiste fra le due menzionate disposizioni legislative, da un lato, e le disposizioni regolamentari richiamate dal remittente, dall’altro lato, quel rapporto di integrazione e specificazione, ai fini dell’oggetto del quesito di costituzionalità proposto, che avrebbe consentito, a suo giudizio, l’impugnazione delle disposizioni legislative "come specificate" dalle norme regolamentari;

che, a differenza di quanto rilevato da questa Corte nelle sentenze n. 1104 del 1988 e n. 456 del 1994 (richiamate dal remittente) a proposito dell’ammissibilità di censure mosse nei confronti di disposizioni legislative come specificate da norme regolamentari previgenti, fatte salve dalla legge fino all’emanazione di nuovi regolamenti, nella specie il precetto che il remittente ricava dalle norme regolamentari non si desume nemmeno in via di principio dalle disposizioni impugnate degli artt. 159 e 190 del testo unico;

che, infatti, per quanto riguarda la tabella C allegata al r.d. n. 1297 del 1928, e richiamata nell’art. 119 dello stesso, essa contiene soltanto elenchi di arredi previsti per le varie classi, elenchi peraltro in parte non attuali e superati, come ha riconosciuto la stessa amministrazione;

che l’assenza del preteso rapporto di specificazione è ancor più evidente per quanto riguarda l’art. 118 del r.d. n. 965 del 1924, che si riferisce bensì alla presenza nelle aule del Crocifisso e del ritratto del Re, ma non si occupa dell’arredamento delle aule, e dunque non può trovare fondamento legislativo nella – né costituire specificazione della – disposizione censurata dell’art. 190 del testo unico, volta anch’essa, come si è detto, a disciplinare solo l’onere finanziario per la fornitura di tale arredamento;

che, per quanto riguarda l’art. 676 del d.lgs. n. 297 del 1994, non può ricondursi ad esso l’affermata perdurante vigenza delle norme regolamentari richiamate, poiché la eventuale salvezza, ivi prevista, di norme non incluse nel testo unico, e non incompatibili con esso, può concernere solo disposizioni legislative, e non disposizioni regolamentari, essendo solo le prime riunite e coordinate nel testo unico medesimo, in conformità alla delega di cui all’art. 1 della legge 10 aprile 1991, n. 121, come sostituito dall’art. 1 della legge 26 aprile 1993, n. 126;

che l’impugnazione delle indicate disposizioni del testo unico si appalesa dunque il frutto di un improprio trasferimento su disposizioni di rango legislativo di una questione di legittimità concernente le norme regolamentari richiamate: norme prive di forza di legge, sulle quali non può essere invocato un sindacato di legittimità costituzionale, né, conseguentemente, un intervento interpretativo di questa Corte;

che, pertanto, la questione proposta è, sotto ogni profilo, manifestamente inammissibile.

per questi motivi

LA CORTE COSTITUZIONALE

dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale degli artt. 159 e 190 del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), come specificati, rispettivamente, dall’art. 119 (e allegata tabella C) del r.d. 26 aprile 1928, n. 1297 (Approvazione del regolamento generale sui servizi dell’istruzione elementare), e dall’art. 118 del r.d. 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media), e dell’art. 676 del predetto d.lgs. n. 297 del 1994, sollevata, in riferimento al principio di laicità dello Stato e, comunque, agli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per il Veneto con l’ordinanza in epigrafe.

Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 13 dicembre 2004.

F.to:

Valerio ONIDA, Presidente e Redattore

Giuseppe DI PAOLA, Cancelliere

Depositata in Cancelleria il 15 dicembre 2004.

Il Direttore della Cancelleria

F.to: DI PAOLA


maurizio pederzini
00venerdì 17 dicembre 2004 01:06
Crocifisso
>>>giudici non hanno potuto entrare nel merito
Inammissibile la rimozione del Crocifisso
(Corte costituzionale 389/2004)
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Non mi sembra un titolo esatto, in quanto e' inammissibile non la "rimozione" ma il modo di come la questione di legittimità è stata sollevata dal TAR del Veneto.
La Consulta ha affermato che la questione è stata mal posta in quanto il TAR ha presentato quastioni di legittimità di "norme" regolamentari su norme legislative. Non è entrata nel merito, quindi non si può affermare che è inammissinbile la rimozione.
IL problema rimane con tutti i suoi cavilli burocratici. Non c'è una Legge che obblighi l'affissione, ma una norma regolamentare che dice:
>>>l’art. 118 del r.d. n. 965 del 1924 recita che "ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re";
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Ricordo che la Carta Costituzionale non vieta e non obbliga l'affissione del crocefisso.
Pertanto è ancora un caso aperto.Mi auguro che altri tribunali amministrativi regionali, impostino meglio i prossimi atti.

Ciao
Maurizio

duemulini
00venerdì 17 dicembre 2004 09:08
Io mi auguro che gli altri tribunali amministrativi regionali si occupino di cose ben più importanti che di perdere tempo su mere vendette ideoligiche di sinistra!
Chissà come mai non sono gli immigrati musulmani (se non in qualche sporadico caso personale) a chiedere che vengano tolti i crocifissi o gli altri simboli religiosi cristiani dai luoghi pubblici! E mi fermo qui... [SM=g27816]
solitary man
00venerdì 17 dicembre 2004 09:22
Re: Crocifisso

Scritto da: maurizio pederzini 17/12/2004 1.06

IL problema rimane con tutti i suoi cavilli burocratici. Non c'è una Legge che obblighi l'affissione, ma una norma regolamentare che dice:
>>>l’art. 118 del r.d. n. 965 del 1924 recita che "ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re";
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Ciao
Maurizio



E il ritratto del cav... ops... del re? dov'è finito? [SM=g27828]
metalsan
00venerdì 17 dicembre 2004 12:16
Credo si sia centrato il problema affermando che il pericolo della delegittimazione delle radici Cristiane dell'Europa non provenga affatto dall'avanzare della religione musulmana,ma dall'esasperato senso di ultra laicità che,proprio in Europa,si stà cominciando a portare avanti a partire dalla Francia passando per la Germania e ora all'Italia.Anche se ancora nel nostro paese la cristianità si difende bene.Bisogna tenere gli occhi aperti comunque,questi continui attachi al cristianesimo o ai simboli che lo rappresentano mi sembrano sospettosamente frequenti.Non vorrei che per assurdo un giorno ci trovassimo a rivedere anche le date annuali.In fondo siamo nel 2004 perchè abbiamo cominciato a contare dalla nascita di una"certa Persona".

Dio ce ne scampi.






[Modificato da metalsan 17/12/2004 12.18]

Vitale
00venerdì 17 dicembre 2004 15:09
Re:

CITTADINO LEX 17.12.2004

http://www.altalex.it/index.php?idstr=4&idnot=2497

Crocifisso nelle aule scolastiche e libertà religiosa: la decisione della Consulta
Corte Costituzionale , ordinanza 16.12.2004 n° 389 (Giuseppe Buffone)

Salve le disposizioni regolamentari che impongono l'obbligo di esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche, che erano state oggetto di una questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale amministrativo regionale per il Veneto.

Con l'ordinanza n. 389 la Corte Costituzionale ha dichiarato manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli artt. 159 e 190 del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297 (Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado), come specificati, rispettivamente, dall'art. 119 (e allegata tabella C) del r.d. 26 aprile 1928, n. 1297 (Approvazione del regolamento generale sui servizi dell'istruzione elementare), e dall'art. 118 del r.d. 30 aprile 1924, n. 965 (Ordinamento interno delle Giunte e dei Regi istituti di istruzione media), e dell'art. 676 del predetto d.lgs. n. 297 del 1994, sollevata, in riferimento al principio di laicità dello Stato e, comunque, agli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 Cost.

Secondo la Consulta l’impugnazione delle indicate disposizioni si appalesa quale il frutto di un improprio trasferimento su disposizioni di rango legislativo di una questione di legittimità concernente le norme regolamentari richiamate: norme prive di forza di legge, sulle quali non può essere invocato un sindacato di legittimità costituzionale.

(Altalex, 17 dicembre 2004. Nota di Giuseppe Buffone)

maurizio pederzini
00domenica 19 dicembre 2004 23:16
"Dio non gioca a dadi"
>>>Credo si sia centrato il problema affermando che il pericolo della delegittimazione delle radici Cristiane dell'Europa non provenga affatto dall'avanzare della religione musulmana,ma dall'esasperato senso di ultra laicità
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Il senso di ultra laicità esasperato, nasce per l'esasperato attaccamento ultra cristiano agli "spazi pubblici" dello Stato.
I cristiani non vogliono "mollare" lo spazio pubblico che hanno conquistato con "ferro e fuoco" nei millenni passati.
Ecco le "radici cristiane". Amore? Carità? Tolleranza? Uguaglianza? Sono le radici cristiane queste?
Vediamole.
Come si sono inserite le RADICI della "cristianità europea" negli apparati statali? Con queste evangeliche virtù?
Sì?
Allora come definire queste virtu cristiane quando ferifichiamo come si è comportata nei confronti di:
Ebraismo.
Donna.
Scisma d'Oriente
Crociate
Indios
Inquisizione
Scomunica di Lutero
Calvinisti e la strage din San Bartolomeo
Giordano Bruno
Non parlo di Galileo per non trovarmi la "pezza" di Polimetys :)

>>>questi continui attachi al cristianesimo o ai simboli che lo rappresentano
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Uno dei simboli che rappresenta il cristianesimo, il crocefissso,
non è oggetto di attacchi generici.
Nessuno ha mai posto il dubbio che ogni credente cristiano possa affiggere nella propria casa tutti i cristi che vuole, tanto meno nelle chiese. O i presepi.
Ma propio per quello che rappresentano, come anche tu affermi, non va esposto negli spazi pubblici perchè, è bene ricordarlo, in uno Stato a-confessionale, gli spazo pubblici sono di tutti e di nessuno, quindi nessuna religione ha da accampare diritti.
In Italia la Consulta ha bocciato il ricorso del TAR perchè è una norma regolamentare e non legislativa.
Il crocefisso è equiparato ad "arredo scolastico" da una norma che lo parifica a:
"Banchi, gessetti, calamai, lavagne, bandiera nazionale e...effige del Re"
Non c'è male come radice!

>>>Non vorrei che per assurdo un giorno ci trovassimo a rivedere anche le date annuali.In fondo siamo nel 2004 perchè abbiamo cominciato a contare dalla nascita di una"certa Persona".
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Secondo i cristiani siamo nel 2004
Secondo gli induisti siamo nel 5103
Secondo gli ebrei siamo nel 5761
Secondo gli islamici nel 1421
Secondo i buddhisti nel 2544
Secondo i bahaì nel 158

Come si vede, le religioni hanno creato un bel caos, no?
Giustamente come dici tu "Dio ce ne scampi" :)

>>>>"Dio non gioca a dadi" (Albert Einstein)
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Bella riflessione, da riportare. Ma...può giocare chi non c'è?

Ciao
Maurizio
Polymetis
00lunedì 20 dicembre 2004 17:58

"Il senso di ultra laicità esasperato, nasce per l'esasperato attaccamento ultra cristiano agli "spazi pubblici" dello Stato.
I cristiani non vogliono "mollare" lo spazio pubblico che hanno conquistato con "ferro e fuoco" nei millenni passati.
Ecco le "radici cristiane". Amore? Carità? Tolleranza? Uguaglianza? Sono le radici cristiane queste?
Vediamole.
Come si sono inserite le RADICI della "cristianità europea" negli apparati statali? Con queste evangeliche virtù?
Sì?
Allora come definire queste virtu cristiane quando ferifichiamo come si è comportata nei confronti di:
Ebraismo.
Donna.
Scisma d'Oriente
Crociate
Indios
Inquisizione
Scomunica di Lutero
Calvinisti e la strage din San Bartolomeo
Giordano Bruno
Non parlo di Galileo per non trovarmi la "pezza" di Polimetys :)"



Ho paura che tu confonda la cristianità col clero cattolico o con i rappresentanti in generale delle altre confessioni. L’indiscutibile valore dei valori cristiani prescinde completamente dal distorto uso che ne hanno fatto alcuni. Si sta parlando dell'influenza della cristiana sul pensiero e sulla cultura europea, non di guerre. Per fare un esempio l'influsso della latinità sulla coscienza europea è innegabile, tuttavia sappiamo bene che i romani erano i guerrafondai più accaniti che la storia abbia mai conosciuto. Non per questo però possiamo negare che tutte le nostre leggi e le nostre istituzioni derivano dal diritto romano. Inoltre noto con piacere che hai approntato un autentico repertorio di cliché propagandistici, dimenticandoti che ogni uomo è figlio della sua epoca, e non ha senso giudicare con i nostri parametri etici una guerra medioevale perché a nessuno sarebbe mai venuto in mente che la giustizia andava da un'altra parte. Non possiamo dare dell'idiota a Platone perché diceva che le donne andrebbero messe in comune in modo che i padri non sappiano chi sono i loro figli e dunque non li favoriscano; semplicemente la società greca era misogina e Platone era greco. Allo stesso modo sono stanco di sentire che la donna è stata svalutato dal cristianesimo sulla scia di Eva, e che la caccia alle streghe è la vetta di questa misoginia. Svalutata rispetto a cosa? Nella società romana la donna era completamente in mano al pater familias che poteva decidere di vita e di morte su di lei. Questa istituzione sparirà col cristianesimo. In Grecia le donne stavano in clausura nel gineceo e potevano uscire solo per processioni sacre, ecc. Rispetto al mondo antico la condizione della donna nel medioevo era incredibilmente evoluta: semplicemente la natura non fa salti e non ci si può aspettare che nel XII secolo le donne avessero pari diritti. Ne hanno acquistati molti col cristianesimo ma la storia ha bisogno di tempo per agire...



Secondo i cristiani siamo nel 2004
Secondo gli induisti siamo nel 5103
Secondo gli ebrei siamo nel 5761
Secondo gli islamici nel 1421
Secondo i buddhisti nel 2544
Secondo i bahaì nel 158

Come si vede, le religioni hanno creato un bel caos, no?
Giustamente come dici tu "Dio ce ne scampi" :)



Questa lista assomiglia in modo inquietante a quella stilata da Odifreddi, spero che tu ti nutra di letteratura un po' più seria. Comunque sia Metelsan stava parlando della storia occidentale, perché è delle radici cristiane dell'Italia e dell'Europa che stiamo dissertando. Inoltre, come saprai, il mondo ha adottato il nostro calendario, sia che lo stato fosse islamico o buddhista, perché l'occidente è divenuto egemone, per fas et nefas.


A presto

[Modificato da Polymetis 20/12/2004 18.01]

maurizio pederzini
00mercoledì 22 dicembre 2004 21:41
Valori cristiani
E sì, Polimetys, leggerti è un vero piacere. Lessicalmente perfetto. Concettualmente ineccepibile.
Hai scritto:
>>>tutte le nostre leggi e le nostre istituzioni derivano dal diritto romano.
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Giusto, e non mi sembra che nessuno lo voglia negare nè, impedire che questo possa essere ancora oggi usato.
>>>L’indiscutibile valore dei valori cristiani prescinde completamente dal distorto uso che ne hanno fatto alcuni.
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Stessa cosa dei "positivi" valori cristiani.
Allora Polimetys, perchè non affermare anche le nostre "radici" romane? E i valori dell'Illuminismo non sono oggi parte di una radice che ancora applichiamo?
Vedi, la tua dialettica ammirevole, non impedisce di vedere cosa tra le righe nasconde. Le positive radici cristiane non verrebbero messe in discussione, come quelle romane, se, i cristiani, o se preferisci i cattolici, sotto le spoglie degli scandalizzati defraudati delle loro radici, vogliono imporre la loro morale religiosa nelle leggi degli stati europei.
Cosa c'entra la radice cristiana con il crocefisso negli edifici pubblici? Abbiamo forse un segno distintivo negli stessi edifici per la radice romana? (A parte i fasci littori copiati dai romani dal fascismo)
I valori positivi cristiani, in uno stato laico a-confessionale vengono intaccati? In Francia e in Germania non mi sembra. E non mi sembra nemmeno che siano tornati "barbari". Nonostante nelle scuole pubbliche non vi sia il crocefisso, i bambini nelle notti di luna piena non si tramutano in "licantropi" :))
Affermi che c'è stato un uso "distorto" di alcuni. ALCUNI? Ma guardando il passato nell'Europa medioevale, dove si può notare, una "maggioranza" cristiana piena di sacri valori della vita, del rispetto dell'uomo, dell'amore, della tolleranza, e, invece, una "minoranza", quella che chiami "alcuni", che ne distorcevono le qualità positive?
Le utopie del cristianesimo sono state distorte nella applicazione pratica, dalla Chiesa cattolica, come l'utopia del marxismo è stata distorta nella applicazione pratica dallo stalinsmo.
Penso che i veri valori positivi del cristianesimo non siano, nè il crocefisso nelle scuole, nè il presepe.
Se la fede in Dio è un sentire intimo di ogni credente, cosa c'entra la visibilità del simbolo di una religione negli edifici pubblici?
Riguardo al proff. Piergiorgio Odifreddi, che per chi non lo sà è insegnante di Logica presso le Università di Torino e Cornell, ha scritto diversi libri, ne ho letti alcuni, e ammetto che per lunghi tratti è pressochè illeggibile. Però lo trovo estremamente divertente specie nel suo "C'era una volta un paradosso".

Ciao
Maurizio









Polymetis
00giovedì 23 dicembre 2004 00:42
“Allora Polimetys, perchè non affermare anche le nostre "radici" romane?”

Sfondi una porta aperta. Secondo me dovrebbero mettere il latino obbligatorio anche nelle scuole professionali, altrimenti come si fa a capire l’Europa e il vero significato dell’occidente? C’è un tridente nel nostro continente: radici greche, radici romane, radici cristiane (il resto, benché presente, è nettamente minoritario, noi non siamo celti, checché ne dica Bossi). Se non appendiamo simboli romani è perché la cultura europea degli ultimi duemila anni è stata cristiana, non latina. L’impero romano d’occidente è durato 1229 anni, prendendo come data della fondazione di Roma quella fornita da Varrone, a questi vanno tolti gli anni che vanno dall’editto di Teodosio alla caduta (in quanto li consideriamo cristiani), e si arriva così a 1133 anni di egemonia romana. Il Cristianesimo con i suoi 2004 anni di storia ha quasi raddoppiato questa cifra, e per giunta l’ha fatto in epoca recente, quindi la sua influenza è assai più macroscopica di quella latina. Se apriamo un libro di storia dell’arte e facciamo una percentuale dei quadri a soggetto religioso che hanno fatto grande la cultura italiana penso che arriveremmo ad un buon 95%, per non parlare del fatto che i nostri licei dedicano un anno intero a Manzoni e ben tre anni a Dante, segno sintomatico di quali siano le più grandi espressioni della letteratura italiana.

“E i valori dell'Illuminismo non sono oggi parte di una radice che ancora applichiamo?”

Il problema è dove li hanno copiati. I famosi liberté, égalité et fraternité della rivoluzione francese vengono dritti dal cristianesimo, senza che gli stessi philosophes se ne rendessero conto ovviamente.

“Vedi, la tua dialettica ammirevole, non impedisce di vedere cosa tra le righe nasconde.”

Mi occorre sapere in che accezione usi il termine “dialettica”, essa ha in ogni filosofo un significato diverso.

“vogliono imporre la loro morale religiosa nelle leggi degli stati europei.”

Non si tratta della morale cristiana, si tratta della morale europea. E’ stato il cristianesimo a forgiare la coscienza morale dell’Europa, e questo lo diceva Bobbio ne “L’età dei diritti”, quindi non possiamo certo pensare che gli abbia fatto piacere riconoscerlo.

“Cosa c'entra la radice cristiana con il crocefisso negli edifici pubblici?”

Per il semplice fatto che a scuola si insegna la cultura di un popolo, e il cristianesimo è la più significativa espressione culturale italiana, è quello con cui il popolo si esprime. Io non sto parlando dei sondaggi del Td4, dove era saltato fuori che il 94% degli italiani voleva il crocifisso, perché so bene che genere di spettatori guarda Emilio Fede. Sto parlando di sondaggi come quelli della Rai dove è saltato fuori che il 70% degli italiani voleva il crocifisso. Ora, siccome siamo in democrazia, se la volontà popolare è questa, ossia che nelle istituzioni scolastiche un popolo abbia il diritto di conservare le sue tradizioni, non vedo cosa vogliano i laici incalliti. Siccome la parola democrazia non piace agli atei quando viene sventolata contro di loro, hanno chiamato siffatte risoluzioni “dittatura della maggioranza”, per caratterizzare negativamente la decisione del popolo e della giustizia. Non so voi, ma io la volontà del popolo la chiamo democrazia, specie con una maggioranza tanto schiacciante, e soprattutto perché qui non si impone niente a nessuno. Togliere a un popolo le sue tradizioni è come togliere il cemento che tiene uniti dei frammenti di roccia, non rimane nulla in cui identificarsi e sopraggiunge la disgregazione. Che cosa ci dovrebbe tenere uniti? La coscienza di essere italiani? In cosa consiste? Nessuno si sogna di identificarsi con lo stato italiano in quanto burocrazia e governo, ma solo con la Nazione intesa come popolo unito da lingua e tradizioni, questo ci ha lasciato il romanticismo. Tutti si preoccupano dei diritti della minoranza, ma non si vede perché questi debbano prevaricare e far dimenticare i diritti della maggioranza. Leggo sul sito dell’ UAAR che ben il 93,2% degli studenti si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, c’è forse bisogno di dati più eloquenti per far capire la volontà di preservare le tradizioni in un ambito come quello scolastico che è espressione della cultura di un paese?

“I valori positivi cristiani, in uno stato laico a-confessionale vengono intaccati? In Francia e in Germania non mi sembra. E non mi sembra nemmeno che siano tornati "barbari". Nonostante nelle scuole pubbliche non vi sia il crocefisso, i bambini nelle notti di luna piena non si tramutano in "licantropi"”

Questa argomentazione è illogica. Il fatto che non ci sia il crocifisso in Francia non implica che i bambini francesi non abbiano un’educazione cristiana. I valori cristiani vengono inculcati in famiglia, a messa, a catechismo, ecc. la scuola non è l’unico momento. Inoltre c’è un’altra obiezione da fare: come già detto la società ha assorbito, che lo voglia o no, i valori cristiani, e dunque anche la scuola, fingendosi laica, passa valori che non appartengono al laicismo ma al cristianesimo. Il soccorso ai più poveri, la solidarietà, ecc. sono valori cristiani, nessuno greco avrebbe capito una frase del tipo “beati i poveri, perché vostro è il regno di Dio”.

“Affermi che c'è stato un uso "distorto" di alcuni. ALCUNI? Ma guardando il passato nell'Europa medioevale, dove si può notare, una "maggioranza" cristiana piena di sacri valori della vita, del rispetto dell'uomo, dell'amore, della tolleranza, e, invece, una "minoranza", quella che chiami "alcuni", che ne distorcevono le qualità positive?”

Non ho idea di in che epoca tu sia andato a scuola ma non sei molto aggiornato. L’idea di un medioevo buio con ogni creatività repressa è un’invenzione della pamphlettistica settecentesca. Il medioevo è stato talmente ricco sia sotto il profilo filosofico sia sotto quello artistico e letterario che definirlo “oscuro” è una pura assurdità. Non vedo proprio come tu possa fare affermazioni categoriche su quanti siano “i buoni e i cattivi”, giacché è ben difficile che tu conosca il cuore di milioni di persone vissute in quelle epoche in modo da poter stilare una statistica. Una volta in un’intervista a Léo Mulin (che oltre che essere un genio umanista è pure agnostico), lessi una tirata d’orecchie che è diventata la bandiera di molti storici cattolici: “Reagite, voi cattolici, a quell'irrazionale masochismo che si è impadronito di voi dopo il Vaticano II. La propaganda menzognera che inizia nel Settecento, e forse anche prima, è riuscita ad ottenere la sua più grande vittoria, dandovi una cattiva coscienza, persuadendovi che siete colpevoli di tutti i mali del mondo, che siete gli eredi di una storia da dimenticare. E invece non è così. Studiatela, questa vostra storia, e vedrete che l'attivo di questi duemila anni supera ampiamente il passivo. E non dimenticate di confrontare i frutti di Gesù e di suoi discepoli come Benedetto, Francesco, Domenico, con i frutti di altri alberi, di altri "maestri". Il confronto vi riaprirà gli occhi”

“Riguardo al proff. Piergiorgio Odifreddi, che per chi non lo sà è insegnante di Logica presso le Università di Torino e Cornell, ha scritto diversi libri, ne ho letti alcuni, e ammetto che per lunghi tratti è pressochè illeggibile.”

Il mio problema con Odifreddi non è che sia illeggibile, ma il fatto che parla di filosofia non sapendo un emerito nulla del pensiero greco. A onor del vero uno dei suoi ultimi libri, “Il diavolo in cattedra”, è illeggibile sul serio. Non perché la logica sia una materia ostica, ma perché ha idee tutte sue in proposito.

A presto

maurizio pederzini
00sabato 25 dicembre 2004 03:16
Radici
Hai scritto:
>>>Ora, siccome siamo in democrazia, se la volontà popolare è questa, ossia che nelle istituzioni scolastiche un popolo abbia il diritto di conservare le sue tradizioni, non vedo cosa vogliano i laici incalliti.
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Inizio da quì, perchè, non redo che tu pensi che la volontà popolare si esprima in un sondaggio.
Se in un sondaggio l'opinione pubblica si sprimesse a favore della pena di morte vorresti dire che un Governo deve legiferare in tal senso?
No vero?
Allora Polimetys, tu mi dovresti insegnare che quando vuoi legiferare su un tema dove il Parlamento non si trova concorde, si effettua un Referendum. Ma prima di chiamare alle urne il popolo, viene svolta nel paese una campagna referendaria dove le varie posizioni vengono "spiegate" all'opinione pubblica.
IL sondaggio non c'entra nulla.
Nel caso del crocefisso, non essendo norma legislativa, il referendum non si fa, ma uno Stato laico a-confessionale avrebbe il dovere di spiegare ai cittadini che, togliere il crocefisso nei luoghi pubblici, non intacca nulla delle radici culturali della nostra storia.
In quanto al Medioevo, prescindendo dai miei natali scolastici e dai gradi, i quali confrontati ai tuoi, i miei sono di assoluto anafalbetismo, cito il medioevalista docente dell'Università di Bologna Vito Fumagalli nel suo "Paesaggi della Pura":
" Verso la fine del sesto secolo dopo la nascita di Cristo molti uomini di cultura videro eclissarsi in Occidente la civiltà antica sotto i colpi della guerra, della peste, della carestia; assistettero ai sussulti estremi di un'epoca senza intravedere possibilità di sopravvivenza..."
"Sembrava che la vecchiaia avesse dato il suo volto alla civiltà, l'avesse indebolita senza rimedio, segnandone il passo divenuto vacillante, la faccia rugosa."..."il silenzio calava sempre più profondo, sui luoghi già abitati dagli uomini, sui campi, sui pascoli disseminati di cadaveri, nei boschi nelle tristi brughiere."

Considerando che quello del Medioevo è un periodo storico che ancora fa discutere, preferisco attualmente la lettura che ne ha dato l'Illuminismo là dove dice che il Medioevo è:
" l'epoca del trionfo della superstizione, del cristianesimo adulterato, corrotto dai preti e dal papa, per i loro bassi scopi di sottomissioni delle plebi ignoranti e incolte."
Voltaire nel suo "Essai sur les moeurs".

>>>Il problema è dove li hanno copiati. I famosi liberté, égalité et fraternité della rivoluzione francese vengono dritti dal cristianesimo, senza che gli stessi philosophes se ne rendessero conto ovviamente.
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Intanto il problema di questi enunciati, è che il cristianesimo non li ha applicati.
Inoltre non penso che, parlamento democratico e repubblica siano patrimonio cristiano.

>>>Non si tratta della morale cristiana, si tratta della morale europea
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Contraccettivi, divorzio, aborto, fecondazione assistita, diritti alla coppie di fatto, crocefisso nei luoghi pubblici, sono "morale europea"??

>>>Leggo sul sito dell’ UAAR che ben il 93,2% degli studenti si avvale dell’insegnamento della religione cattolica, c’è forse bisogno di dati più eloquenti
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Polymetis, questa è una delusione :(
Pensi seriamente che la maggioranza di quel 93,2% sia credente? No, lo fanno perchè non vogliono creare problemi ai figli, per non avere contro eventualmente i professori, per non dovere spiegare il perchè non fanno religione.
Nella 1° elementare di mia figlia, su 29 bambini solo due non fanno religione, la mia ed un'altra. Conosco la maggioranza dei genitori e della religione non glie ne interessa nulla.

>>> “Il diavolo in cattedra”, è illeggibile sul serio
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Ho dovuto abbandonarne la lettura dopo il capitolo 6° "La divisone della logica"

Ciao e...BUON NATALE :)
Maurizio

Polymetis
00sabato 25 dicembre 2004 17:19
“Inizio da quì, perchè, non redo che tu pensi che la volontà popolare si esprima in un sondaggio.”

Io invece penso di sì. Il problema non è se un sondaggio abbia valore legislativo o no, ma se un sondaggio esprima il volere di un popolo o no, indipendentemente dalle ricadute pratiche. E se si arriva ad una percentuale così schiacciante (era il 70%), possiamo star certi che in un eventuale referendum avremmo un risultato analogo.

“Se in un sondaggio l'opinione pubblica si sprimesse a favore della pena di morte vorresti dire che un Governo deve legiferare in tal senso?
No vero?”

Non penso che accadrebbe. Ma, qualora accadesse, sarebbe un’indicazione della volontà del popolo.

“Allora Polimetys, tu mi dovresti insegnare che quando vuoi legiferare su un tema dove il Parlamento non si trova concorde, si effettua un Referendum.”

Veramente erano tutti d’accordo in parlamento, i laici incalliti sono minoranze arginate: Pannella, Bertinotti&Co.

“Ma prima di chiamare alle urne il popolo, viene svolta nel paese una campagna referendaria dove le varie posizioni vengono "spiegate" all'opinione pubblica.
IL sondaggio non c'entra nulla.”

Infatti io non ho sostenuto che quei sondaggi avessero valore legislativo, solo che esprimevano la volontà del popolo.

“Nel caso del crocefisso, non essendo norma legislativa, il referendum non si fa, ma uno Stato laico a-confessionale avrebbe il dovere di spiegare ai cittadini che, togliere il crocefisso nei luoghi pubblici, non intacca nulla delle radici culturali della nostra storia.”

Io invece penso di sì, perché è nelle scuole che si trasmette la cultura e l’identità di un popolo. Se nelle recite di Natale non si può più nominare Gesù perché non è politically correct dove andremo a finire?

“cito il medioevalista docente dell'Università di Bologna Vito Fumagalli nel suo "Paesaggi della Pura":
" Verso la fine del sesto secolo dopo la nascita di Cristo molti uomini di cultura videro eclissarsi in Occidente la civiltà antica sotto i colpi della guerra, della peste, della carestia; assistettero ai sussulti estremi di un'epoca senza intravedere possibilità di sopravvivenza..."”

Favoloso, sta parlando della caduta dell’impero e dei regni romano-barbarici. Nulla di strano che li definisca un’epoca di caos. Non dice nulla circa il “buio” del medioevo, sta solo dicendo che l’impero romano fu abbattuto a suon di guerre e carestie, il che è vero, ma non è certo colpa del cristianesimo, bensì di un concerto di fattori quali l’arruolamento di barbari nelle legioni, la crisi economica, e le invasioni.

“Considerando che quello del Medioevo è un periodo storico che ancora fa discutere, preferisco attualmente la lettura che ne ha dato l'Illuminismo là dove dice che il Medioevo è:
" l'epoca del trionfo della superstizione, del cristianesimo adulterato, corrotto dai preti e dal papa, per i loro bassi scopi di sottomissioni delle plebi ignoranti e incolte."
Voltaire nel suo "Essai sur les moeurs".”

Una visione che da quindici anni non si insegna più da nessuna parte; ho avuto professori di storia che andavano in giro col Manifesto sotto braccio, ma neppure loro osavano dire una cosa simile. Io non vado avanti ad ipse dixit, altrimenti potrei citarti ben altri nomi. Jacques Le Goff, forse il più grande medievista al mondo dopo Régine Pernoud, ha affermato: “Le qualità che tutti attribuiscono al Rinascimento, per me spettano al Medioevo”. Qui in Italia abbiamo medievisti di fama mondiale, se vuoi posso consigliarti una breve bibliografia.

“Intanto il problema di questi enunciati, è che il cristianesimo non li ha applicati.”

Io invece penso di sì. Il tuo problema è che del medioevo conosci solo inquisizione, crociate, et similia… altrimenti sapresti che in duemila anni di storia l’attivo supera in modo esponenziale il passivo.

“Inoltre non penso che, parlamento democratico e repubblica siano patrimonio cristiano.”

Ma è patrimonio cristiano l’uguaglianza tra tutti gli uomini, premessa indispensabile ad ogni democrazia. “Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti. Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza” (Colossesi 3,11-12)
Se tu leggessi i testi di Cicerone o di Platone vedresti quanto era discriminatorio il pensiero antico.

“Contraccettivi, divorzio, aborto, fecondazione assistita, diritti alla coppie di fatto, crocefisso nei luoghi pubblici, sono "morale europea"??”

Sto parlando del patrimonio della moralità, dispute come quella sulla fecondazione assistita sono moderne. E’ indubbio che dopo duemila anni di cristianesimo la morale europea sia quella cristiana, e che persino le morali più atee e più anticristiane derivino da essa.

“Polymetis, questa è una delusione :(
Pensi seriamente che la maggioranza di quel 93,2% sia credente? No, lo fanno perchè non vogliono creare problemi ai figli, per non avere contro eventualmente i professori, per non dovere spiegare il perchè non fanno religione.”

Il 93,2% non si riferisce ai genitori ma agli alunni, io non ho idea di quanti siano credenti e neppure tu. Mi limiti ai dati, ai fatti, tu puoi solo speculare.

“Nella 1° elementare di mia figlia, su 29 bambini solo due non fanno religione, la mia ed un'altra. Conosco la maggioranza dei genitori e della religione non glie ne interessa nulla.”

Interessante esempio, ma con l’induzione non si può arrivare a conoscenze certe. Penso non sia il caso di darsi alla filosofia empirista, altrimenti ti parlerei del tacchino induttivista di Russel, ma non vorrei apparire troppo astratto disquisendo di gnoseologia. Inoltre dici che a quei genitori della religione non importava nulla, come ai miei genitori, che vanno a messa solo a Natale e Pasqua. Tuttavia credono in Dio, e ci tengono alla cultura cattolica e ai suoi insegnamenti. Dubito fortemente che i genitori di cui mi hai parlato siano atei, semplicemente non sono cattolici praticanti.

A presto
alex.kirk
00lunedì 11 aprile 2005 10:29
TAR VENETO, SEZ. III – sentenza 22 marzo 2005
PRESENZA DEI CROCIFISSI NELLE AULE SCOLASTICHE
TAR VENETO, SEZ. III – sentenza 22 marzo 2005* (afferma che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche, oltre ad essere prevista da alcune disposizioni regolamentari tuttora vigenti, è giustificata anche dal fatto che il crocifisso è un simbolo addirittura affermativo e confermativo del principio della laicità dello Stato repubblicano).
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