Imposizione delle mani e diaconato.

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ilcattolico
00giovedì 23 dicembre 2004 16:45
Un mese fa circa ho partecipato alla celebrazione dell'ordinazione di nuovi diaconi nella diocesi di Roma, tra i quali vi è anche un mio amico carissimo.

Ho poi letto il brano biblico che si riferisce all'istituzione del diaconato, esattamente At 6, 1-6, che riporto nelle versioni Nuova riveduta e tnm.

TNM

6 Ora, in quei giorni, mentre i discepoli aumentavano, sorse un mormorio da parte dei giudei di lingua greca contro i giudei di lingua ebraica, perché le loro vedove erano trascurate nella distribuzione di ogni giorno. 2 E i dodici, chiamata a sé la moltitudine dei discepoli, dissero: “Non è piacevole che noi lasciamo la parola di Dio per distribuire [cibo] alle tavole. 3 Quindi, fratelli, cercate fra voi sette uomini che abbiano buona testimonianza, pieni di spirito e sapienza, affinché li costituiamo su questa faccenda necessaria; 4 ma noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola”. 5 E la cosa detta piacque all’intera moltitudine, e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e spirito santo, e Filippo e Procoro e Nicanore e Timone e Parmena e Nicolao, proselito di Antiochia; 6 e li posero davanti agli apostoli, e, dopo aver pregato, questi posero su di loro le mani.

Nuova riveduta

1 In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana.
2 I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense.
3 Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico.
4 Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola».
5 Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia.
6 Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

In neretto la parola che mi ha più colpito.

So che l'imposizione delle mani è un gesto sacro, utilizzato nelle ordinazioni presbiteriali, diaconali, del vescovo, ed era utilizzato dagli Apostoli.

Poi leggo la tnm e trovo che gli Apostoli, scelti i sette che dovevano badare al servizio della carità, posero su di loro le mani.

Mi vengono in mente tre domande:

La prima è se esiste, nell'organizzazione dei tdg una sorta di diaconato come lo intende la CC, cioè di persone che ricevono un mandato di attendere a questioni di carità.

La seconda è se non vi sembra che vi sia una sostanziale diversità tra l'imposizione delle mani letta nella nuova riveduta e l'atto del porre le mani sui sette prescelti per questo servizio.
A me la versione della tnm sembra che sminuisca la sacralità dell'atto di conferimento del servizio, quasi che fosse una sorta di "pacca sulla spalla", a voi che ne pare?

Terza ed ultima domanda, qualcuno possiede l'interlineare di questo brano, per vedere cosa c'è scritto in greco?

Grazie ed auguri a tutti per un Natale e per un nuovo anno di pace e di serenità a tutti voi ed alle vostre famiglie.

Pace e bene.
andreiu2
00giovedì 23 dicembre 2004 18:33
Caro ilcattolico,
cerco di accontentarti. Nell'interlineare del NT all'espressione "imposero loro le mani" della NR vi è l'espressione "epitithemi autos ho cheir". Il termine epitithemi alla voce attiva significa:
1) mettere o disporre su
2) aggiungere
Alla voce media:
1) avere qualcosa messo su o chiedere di avere qualcosa messo su
2) posare o gettarsi su
3) attaccare, assalire.
Nell'originale la voce epitithemi è alla voce attiva perciò, a mio avviso, non vedo una grande differenza tra TNM e NR.
Vi è anche da dire che l'imposizione delle mani, nel NT indica semplicemente un atto simbolico che evidenzia la comunione tra i credenti.
Ciao[SM=g27815]
Polymetis
00giovedì 23 dicembre 2004 19:50

Nell'interlineare del NT all'espressione "imposero loro le mani" della NR vi è l'espressione "epitithemi autos ho cheir".



Scusa ma scritto così non vuol dire nulla. C'è scritto epéthekan autois tàs cheiras, l'interlineare da cui hai preso la frase riconduce tutto alla forma originaria, ossia mette il verbo alla prima singolare del presente e "autois tàs cheiras" al nominativo, mentre sono un dativo e due accusativi. Se dici "vi è l'espressione", sembra che tu voglia evidenziare il costrutto, che però sul dizionario troveresti scritto "epitíthemi tàs cheiras tini" o magari "epitíthemi tí tini" (impongo qcs. a qcn.)


"Il termine epitithemi alla voce attiva significa:
1) mettere o disporre su
2) aggiungere"



Non è esatto, all'attivo significa anche: "conferire, attribuire, accordare, concedere, imporre, infliggere, dare da portare, far recapitare"

A presto

[Modificato da Polymetis 23/12/2004 19.54]

andreiu2
00giovedì 23 dicembre 2004 20:21
Scusa Poly, non sono un "Greek Scholar", ho semplicemente riportato ciò che è scritto sul mio interlineare. Per quanto concerne i significati, ho preso dal dizionario greco-italiano online che ho scaricato su computer.
Ciao [SM=g27816]
berescitte
00venerdì 24 dicembre 2004 08:31
Un suggerimento amichevole

Scusa Andreiu ma forse ti converrebbe premettere, quando fai un intervento di questo tipo "stando a quanto leggo da..." così ti pari le spalle da eventuali imprecisioni dette da altri; come quelle dette dalla WT (diconsi "imprecisioni" per non qualificarle altrimenti).

Per esempio essa è talmente infastidita dall'idea che Gesù avesse il potere di "riprendere la vita" che in Gv 10,18 ha scelto il più improbabile significato di "lambàno" - improbabile in genere ma assolutamente inammissibile perché del tutto impertinente nel contesto! - traducendolo "autorità di riceverla di nuovo".

Così, non sorprenderebbe se la WT (perché in questo è, a parere di moltissimi biblisti, notoriamente audace e recidiva) nella fattinspecie della "imposizione delle mani" scegliesse il più strampalato dei significati rendendo il passo anziché con imporre con "attaccare, assalire![SM=g27816]
andreiu2
00venerdì 24 dicembre 2004 10:03
Grazie del suggerimento, ne terrò conto.
Ciao[SM=g27816]
Polymetis
00venerdì 24 dicembre 2004 11:21
“Scusa Poly, non sono un "Greek Scholar", ho semplicemente riportato ciò che è scritto sul mio interlineare.”

Ho capito, ma la prossima volta ricordati che il tuo interlineare non traslittera l’espressione greca bensì rimette ogni termine al nominativo (o alla 1° sing. del presente se è un verbo), il che ovviamente produce frasi senza senso se le trascrivi.

“quanto concerne i significati, ho preso dal dizionario greco-italiano online che ho scaricato su computer.”

Questa invece è una cosa da evitare, i dizionari on-line sono poco affidabili.
Se vuoi qualche dizionario serio usa questo sito: http://www.perseus.tufts.edu/

A presto
andreiu2
00venerdì 24 dicembre 2004 11:44
Ci sono andato su questo sito, ma dove è il dizionario greco?? Dove devo andare di preciso[SM=g27832]
andreiu2
00venerdì 24 dicembre 2004 11:46
Volevo precisare che il dizionario di greco che ho su computer, l'ho scaricato da laparola.net. Sinceramente, benchè sicuramente non sia completo, non credo che questo sia poco affidabile
Polymetis
00venerdì 24 dicembre 2004 12:18

“Ci sono andato su questo sito, ma dove è il dizionario greco?? Dove devo andare di preciso”



E’ molto semplice: in alto a sinistra trovi classics scritto in blu. Dopo che avrai ciccato sopra ti apparirà un’interminabile pagina con gran parte della letteratura greca, sia in lingua originale sia tradotta. Cerca il Nuovo Testamento in greco, lo trovi sotto questo nome: “New Testament. ed. Brooke Foss Westcott, Fenton John Anthony Hort. (Greek)”. In seguito digita sugli Atti degli Apostoli e vai al capitolo 6 versetto 6. Ti apparirà il versetto in questione traslitterato, e se digiti sulla parola che ti interessa di dà il lemma del dizionario. Ti do il link diretto: http://www.perseus.tufts.edu/cgi-bin/ptext?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0155&layout=&loc=Acts+6.6


“Volevo precisare che il dizionario di greco che ho su computer, l'ho scaricato da laparola.net. Sinceramente, benchè sicuramente non sia completo, non credo che questo sia poco affidabile”



In greco inaffidabile ed incompleto sono due cose in corrispondenza biunivoca, come puoi tradurre in modo corretto un termine se non sai tutti i significati che esso possiede? Inoltre quel dizionario non riporta i costrutti, rendendo perfettamente inutile avere i significati, perché il greco non ha le reggenze dei verbi come l’italiano.

Ti faccio un confronto tra il dizionario di laparola.net e quello di Perseus (che è il Liddell-Scott editio maior):

laparola.net:

(epitithêmi)
TDNT - 8: 159,1176
Numero Strong: 2007
verbo

1) nella voce attiva
1a) mettere o disporre su
1b) aggiungere
2) nella voce media
2a) avere qualcosa messo su, chiedere di avere qualcosa messo su
2b) posare o gettarsi su
2c) attaccare, assalire

Liddell-Scott:

epitithêmi , Pass. mostly furnished by epikeimai :

A. Act., lay, put or place upon, of offerings laid on the altar, epi mêria thentes Apollôni Od.21.267 , cf. 3.179 ; libanôton Ar.Nu.426 , V.96, Antipho 1.18 ; set meats on the table, eidata poll' epitheisa Od.1.140 , cf. 10.355 ; pant' epitheite on the car, Il.24.264 ; [nekuas] epi nêusi tithentes Od.24.419 ; tini kurton kai kôpan, as a grave-monument, AP7.505 (=Sapph.120) : Constr. mostly e. tini ti, tôi ischuroterôi pleon baros X.Oec.17.9 , etc. : but also c.gen., e. lecheôn tina Il.24.589 ; e. ti epi tinos Hdt.2.121 .d' ; kephalên epi sterna tinos X.Cyr.7.3.14 : c. acc. only, put upon, set up, e. pharmaka apply salves, Il.4.190 ; deelon d' epi sêma t' ethêke 10.466 ; stêlên lithou Hdt.7.183 ; phakelon xulôn E.Cyc.243 ; e. mnêmeia tini to him, Id.IT702, cf. IG14.446 (Tauromenium), 12.1068.

2. set upon, turn towards, Hektoreois epi phrena thêch' hieroisin Il.10.46 ; but têi d' ar' epi phresi thêke c. inf., put it into her mind to.., Od.21.1.

II. put on a covering or lid, hôs ei te pharetrêi pôm' epitheiê 9.314 ; kephalêi epethêke (as v.l. for ephuperthe kaluptrên 5.232 ; lithon d' epethêke thurêisi, i.e. put a stone as a door to the cave, put it before the door, 13.370 ; also, put a door to, kollêtas epethêka thuras 23.194 ; thuras epethêke phaeinas 21.45 ; thureon megan 9.240 (v. infr. B. 11).

2. set a seal on, BGU361 iii 22 (ii A.D.) ; apply a pessary, Hp.Steril.214 (Pass.) ; a cupping instrument, Sor.2.11 (Pass.).

III. put to, add, grant or give besides, hossa te nun umm' esti kai ei pothen all' epitheite Od.22.62 , cf. Il.7.364, etc. ; kratos, kudos tini, 1.509 (tm.), 23.400 (tm.), 406 (tm.) ; hêmitalanton chrusou ib.796.

2. of Time, add, bring on, hebdomon êmar epi Zeus thêke Od.12.399 ; mala polla [etea] Hes.Op.697 .

IV. put on as a finish, chruseên epethêke korônên Il.4.111 ; peronên Od. 19.256 : metaph., oude telos muthôi epithêseis add fulfilment, Il.19.107, cf. 20.369 ; so later e. kephalai eph' hapasi D.21.18 ; kolophôna e. têi sophiai Pl.Euthd.301e ; telos epitethêkaton ib.272a ; peras e. têi genesei Arist.GA776a4 ; pistin e. D.12.22 , 49.42 ; ho de misthôsamenos pistin epithêsei pros tous neôpoias SIG963.34 (Arcesine, iv B. C.) ; peras e. tôi pragmati PGiss.25.7 (ii A. D.), etc. ; horon e. tôi pragmati Mitteis Chr.87.2 (ii A. D.).

V. impose, inflict a penalty, soi de, geron, thôên epithêsomen Od.2.192 ; dikên, zêmiên, apoina e. tini, Hdt.1.120,144, 9.120, etc. ; thanaton dikên e. tini Pl.Lg.838c ; dikên tên prepousan Id.Criti.106b ; ergôn ant' adikôn chalepên e. amoibên Hes.Op. 334 ; timôrian huper tinos D.60.11 (cf. infr. B. IV) : so of burdens, grievances, etc., thêsein..ep' algea Trôsi Il.2.39 ; hoisin epi Zeus thêke kakon moron 6.357 ; [atên] hoi epi phresithêke..Erinus Od.15.234 ; anankên e. c. inf., X.Lac.10.7 ; e...mê tunchanein imposing as a penalty not to.., ib.3.3 (v. infr. B. IV).

VI. dispatch a letter, e. ti es Aigupton, es Mutilênên, Hdt.3.42, 5.95 ; e. [epistolas] D.34.28 .

VII. give a name, Hdt.5.68, Pl.Smp.205b, etc.

VIII. contribute (capital) to a venture, es peiran Leg.Gort.9.44 .

B. Med., with pf. Pass. epitetheimai Plu.2.975d , also aor. Pass., Inscr.Prien. (v. infr.), etc.:--put on oneself or for oneself, epi stephanên kephalêphin..thêkato placed a helmet on his head, Il.10.30 ; krati d' epi..kuneên theto 5.743 , cf. E.Ba.702 (tm.), etc.; cheiras ep' androphonous themenos stêthessi laying one's hands upon.., Il.18.317 ; ktupêma cheiros karai on one's head, E.Andr.1210 (lyr.).

II. put on or to, as a door, pulas tois ôsin epithesthe Pl.Smp.218b ; thuras Orph.Fr. 245 , al., etc. (v. supr. A. 11).

III. apply oneself to, employ oneself on or in, c. dat.,
nautiliêisi makrêisi Hdt.1.1 ; têi peirai, tois ergois, Th.7.42, X.Mem.2.8.3, etc. ; tois politikois Pl.Grg.527d : c. inf., attempt to.., philosophein epetheto Alex.36.3 ; graphein Isoc.5.1 , cf. Pl. Sph.242b:--Pass., epetethê pros ton polemon Inscr.Prien.17.38 (iii B.C.).

2. make an attempt upon, attack, têi Euboiêi Hdt.5.31 ; Ephesioisi Id.1.26 , cf. 102, 8.27 ; tôi dêmôi Th.6.61 ; têi dêmokratiai X.Ath. 3.12 ; e. têi tou dêmou katalusei attempt it, Aeschin.3.235 ; turannidi Lycurg.125 ; archêi Plu.2.772d ; e. tais hamartiais or tois atuchêmasi tinos take advantage of them, Isoc.2.3, D.23.70 : abs., make an attack, kat' amphotera Th.7.42 , cf. Arist.Pol.1302b25.

3. abs., dikaiosunên epithemenos êskee he practised justice with assiduity, Hdt.1.96, cf. 6.60.

IV. bring on oneself, epethou thuos dêmothroous t' aras A.Ag. 1409 .

2. cause a penalty to be imposed, thanaton zêmian epithesthai Th.2.24 ; phobon tini X.Cyr.4.5.41 .

V. lay commands on, ti tini Hdt.1.111 , cf. OGI669.61 (Egypt, i A.D.): also c. inf., Hdt.3.63, v.l. in Ath.11.465d.

VI. give a name, tini Od.8.554 (tm.), cf. Arist. Po.1451b10.

VII. contribute, polloi epethento tas epidoseis eis tên paraskeuên tou polemou prob. in SIG346.29 (iv B. C.).

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Spero che tu abbia colto la notevole differenza tra i due dizionari.

A presto

andreiu2
00venerdì 24 dicembre 2004 14:14
Beh evidentemente vi è una notevole differenza. Il problema è che io non conosco molto bene l'inglese. C'è qualcosa in italiano, paragonabile al dizionario che mi hai citato?[SM=g27811]
Polymetis
00sabato 25 dicembre 2004 19:02
Re:

Scritto da: andreiu2 24/12/2004 14.14
Beh evidentemente vi è una notevole differenza. Il problema è che io non conosco molto bene l'inglese. C'è qualcosa in italiano, paragonabile al dizionario che mi hai citato?[SM=g27811]



Non credo che in internet ci siano dizionari di greco completi, forse è io caso di fare un investimento e comprare qualcosa di cartaceo...

A presto
Bicchiere mezzo pieno
00giovedì 18 maggio 2006 12:29
Riprendo in mano questa discussione in quanto ha a che vedere con un rituale che la CC ritiene fondamentalissmo per distinguere se' stessa come detentrice della Verità rispetto a tutte le altee Chiese cristiane.

Nella Bibbia è attestato sicuramente l'imposizione delle mani e onestamente non mi ricordo quale Padre della Chiesa cita questo atto come il vero metodo per riconoscere la Chiesa di Cristo (a proposito qualcuno mi potrebbe segnalare quale padere fu e trascrivermi la citazione qui? grazie!).

Alcuni Tdg dicono che con siccome la Bibbia dice che i 'doni' sarebbero stati tolti agli apostoli allora l'imposizione delle mani non era affatto più necessaria. A conferma di questo mi viene citato il ‘The Illustrated Bible Dictionary, a cura di J. D. Douglas, 1980, vol. 1, il quale a pagina 79 dice:


“assenti nella Chiesa del II secolo, in quanto gli scrittori dell’epoca ne parlavano come di una cosa del passato”



Qui si sta riferendo ai doni dello Spirito i quali erano scomparsi. Con questo i Tdg vogliono indicare che lo Spirito Santo è stato ritratto nel primo secolo. Mi sapete spiegare meglio il senso della Scrittura di 1° Corinti 13:8-11 e in che modo possiamo essere certi che l’imposizione delle mani invece non sia stata tolta? Esistono documenti antichi che testimoniano questo fatto?
Polymetis
00giovedì 18 maggio 2006 16:07
“ricordo quale Padre della Chiesa cita questo atto come il vero metodo per riconoscere la Chiesa di Cristo”

Ad esempio Ireneo. Come è noto la tradizione apostolica è una: "Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti , né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo", Adversus haereses, 1, 10, 2
Tale tradizione si trasmette attraverso la successione dei vescovi: "Dunque la tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, così possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. […]Con quest'ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità.
E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità" Adversus haereses 3, 3, 1-3
Come si vede la successione apostolica è indicata come criterio per distinguere la Chiesa dagli eretici.

“Alcuni Tdg dicono che con siccome la Bibbia dice che i 'doni' sarebbero stati tolti agli apostoli allora l'imposizione delle mani non era affatto più necessaria.”

Se lo Spirito fosse stato ritirato nel I secolo allora temo che tutti noi cristiani saremmo in seri guai. Alcuni libri della Bibbia come la lettera agli Ebrei neppure erano stati scritti, quando al canone figurarsi. Una Chiesa senza Spirito Santo avrebbe assemblato un canone santo? Inoltre la presenza dello Spirito non coincide coi doni taumaturgici che ne sono soltanto l’ aspetto miracolistico. Lo Spirito si manifesta in molti modi, col dono della predicazione in primis. "O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti agli occhi dei quali Gesù Cristo crocifisso fu rappresentato al vivo? Questo soltanto desidero sapere da voi: avete ricevuto lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della fede?” (Gal 3, 1-13)

“Mi sapete spiegare meglio il senso della Scrittura di 1° Corinti 13:8-11”

Il senso è eminentemente escatologico. Doni come quello delle lingue o della profezia servono solo nel mondo terreno, scopriranno quando verrà la fine e Dio si manifesterà , giacché quei mezzi indiretti di conoscenza diverranno superflui. Si dice che le profezie scompariranno, e dopo si aggiunge che “imperfetta è la nostra profezia, ma quando verrà ciò che è perfetto ciò che è imperfetto scomparirà”. Ovviamente la venuta della perfezione non s’è mai attuata su questa terra. Le profezie, le lingue, e altre manifestazioni carismatiche dello spirito cesseranno quando verrà la fine e Dio si manifesterà. Se nel primo secolo ci fu un exploit cioè avvenne perché c’era bisogno di convertire e di conquistare il mondo. Al momento esse sopravvivono come appendice, in quanto un cristianesimo adulto non ha bisogno di miracoli. Ci sono comunque gruppi carismatici che coltivano appunto i doni dello spirito come il parlare in lingue (con il mal celato scetticismo devo aggiungere).

“e in che modo possiamo essere certi che l’imposizione delle mani invece non sia stata tolta?”

Perché non sta scritto da nessuna parte nei primi secoli. Quella dei TdG è solo un’ipotesi ad hoc. Vogliono giocare al Sola Scriptura? E allora per una volta tanto si attengano alle Scritture che nel Nuovo Testamento testimoniano l’ordinazione tramite imposizione delle mani. “Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri" (1Tm 4,14)
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