Il giallo del poligono

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Vitale
00giovedì 4 gennaio 2007 22:33

Tribuna di Treviso 4 gennaio 2007

PARLA CARLA MARTINELLO

<< Siamo i parenti, abbiamo il diritto di toglierci i dubbi>>

Castelfranco. << Siamo i parenti, avremmo il diritto di prenderci una curiosità>>. Parole amare quelle pronunciate ieri mattina da Carla Martinello, la nipote di Luigi, il cinquantaseienne di Pagnano d’Asolo trovato morto sabato 23 dicembre nel poligono di tiro di Treviso.
Le strane circostanze della morte fin dall’inizio non hanno convinto i familiari, scettici sull’ipotesi del suicidio. Un ingegnere elettronico affermato, testimone di Geova, che aveva appena preso una nuova casa a Caerano S.Marco, non è certo l’archetipo di un suicida. La dinamica ricostruita dagli inquirenti, d’altra parte, lascia poco spazio a dubbi: Martinello è stato trovato morto nel bagno del parco a poche centinaia di metri dal poligono, con la porta chiusa dall’interno, e non risultano indizi su altre piste.
I falsari in ogni caso considerano eccessivamente frettolosa la chiusura delle indagini e, visto che la Procura non ritiene necessaria l’autopsia, hanno chiesto almeno l’esame esterno, a proprie spese.
<< Aspettiamo che un magistrato ci autorizzi – spiega Carla . Siamo disposti a pagare noi, non riesco a capire il perché di questo silenzio assoluto da parte della Procura. Siamo i parenti, avremo pure il diritto di prenderci una curiosità. Il corpo è ancora in obitorio, sono stata lì anche ieri, non capisco perché non ci vogliano dare questa possibilità>>. E infatti nel corso della giornata di ieri la risposta è arrivata: esame esterno, a spese dei richiedenti. A prescindere dall’eventuale valore probatorio, l’obbiettivo dei familiari è sapere qualcosa in più sulle circostanze in cui Luigi Martinello ha perso la vita, per fugare ogni dubbio prima di rassegnarsi all’idea del suicidio. In attesa dell’esame la data del funerale non è ancora stata fissata. (l.b.)
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Dalla lettura dell’articolo si evince che la persona deceduta (un colpo di pistola alla testa con Smith & Wesson 357 Magnum) in modalità da appurare, era testimone di Geova, altrimenti non sarebbe stato riportato questo particolare.
Se il defunto era tdg, non era in netto contrasto con le direttive dell’organizzazione; detenere un’arma e praticare il tiro a segno?

Vitale

gabriele traggiai
00giovedì 4 gennaio 2007 23:30

Se il defunto era tdg, non era in netto contrasto con le direttive dell’organizzazione; detenere un’arma e praticare il tiro a segno?



No, non è impedito ai TDG di detenere armi. Viene scoraggiato vivamente qualsiasi lavoro che ne richieda l'impiego. Non mi risulta che sia impedito ad un TDG di fare del Tiro a segno con un'arma.

Tuttavia, se un TDG dovesse praticare tale sport farebbe meglio a tenere per se tale informazione. Non sarebbe comunque ben visto.


un saluto
GABRY
Vitale
00venerdì 5 gennaio 2007 01:00
Re:

Scritto da: gabriele traggiai 04/01/2007 23.30

No, non è impedito ai TDG di detenere armi. Viene scoraggiato vivamente qualsiasi lavoro che ne richieda l'impiego. Non mi risulta che sia impedito ad un TDG di fare del Tiro a segno con un'arma.

Tuttavia, se un TDG dovesse praticare tale sport farebbe meglio a tenere per se tale informazione. Non sarebbe comunque ben visto.

un saluto
GABRY


Grazie per la delucidazione e trovo "ripeto" contrastante professare una certa ideologia che ritiene ripugnante le armi e minimamente giusto si pratichi uno sport e mantenerlo nascosto agli altri.

[SM=x570892] Vitale

PsYkoT|k
00venerdì 5 gennaio 2007 17:02
Re
Sarebbe assurdo ritenerlo sbagliato perché secondo lo stesso ragionamento, se prendessi un coltello da cucina (utilizzabile come arma) e lo usassi al posto delle freccette tirandolo da una certa distanza contro il bersaglio a cerchi concentrici, starei commettendo un'azione ripugnante.
Non vedo dove stia la ripugnanza nel lanciare un oggetto contro il muro.

In ogni caso alcune regole sono così assurde che non mi sarei stupito se anche il tiro a segno fosse stato vietato.

Per quanto riguarda l'essere "mal visti", ogni comportamento non conforme alla maggioranza dei TdG è visto come un attentato alla decenza e alla reputazione generale del gruppo. Quindi un qualsiasi affiliato che devia dalla norma in un qualsiasi modo di fare viene sistematicamente evitato dagli altri componenti.

Saluti,
Vitale
00venerdì 5 gennaio 2007 17:41
Re: Re

Scritto da: PsYkoT|k 05/01/2007 17.02
Sarebbe assurdo ritenerlo sbagliato perché secondo lo stesso ragionamento, se prendessi un coltello da cucina (utilizzabile come arma) e lo usassi al posto delle freccette tirandolo da una certa distanza contro il bersaglio a cerchi concentrici, starei commettendo un'azione ripugnante.
Non vedo dove stia la ripugnanza nel lanciare un oggetto contro il muro.

In ogni caso alcune regole sono così assurde che non mi sarei stupito se anche il tiro a segno fosse stato vietato.

Per quanto riguarda l'essere "mal visti", ogni comportamento non conforme alla maggioranza dei TdG è visto come un attentato alla decenza e alla reputazione generale del gruppo. Quindi un qualsiasi affiliato che devia dalla norma in un qualsiasi modo di fare viene sistematicamente evitato dagli altri componenti.

Saluti,


Precisazione

Al poligono "armi da fuoco" ci si reca per diverse motivazioni:

- istruttore
- rinnovo porto d'armi ad uso privato
- rinnovo porto d'armi ad uso lavorativo
- tiro sportivo, individuale
- tiro sportivo, gare
- assistere ad una gara
- "chi vuol aggiungere altro ..."

Il coltello da cucina è per un uso quotidiano ben predefinito, nulla che vedere con un'arma che ha scopi ben precisi e necessita di un'autorizzazione.
Ok! Tutt'due servono ad offendere fisicamente, ma la pistola (in questo caso) non si compera per farsi un panino, anche se vengono commercializzate del tipo scaccia cani o accendisigarette.
Quanto alle regole assurde é la stessa WTS ad elargirle. Che poi lasci libertà di coscienza con paletti predefiniti é tutt'altra cosa.

[SM=x570892] Vitale

PsYkoT|k
00venerdì 5 gennaio 2007 21:04
Re
Il coltello lo puoi comprare per farti un panino, la pistola o il fucile per sparare ad un bersaglio. [SM=x570867]

Saluti,
Vitale
00sabato 6 gennaio 2007 00:39
Re: Re

Scritto da: PsYkoT|k 05/01/2007 21.04
Il coltello lo puoi comprare per farti un panino, la pistola o il fucile per sparare ad un bersaglio. [SM=x570867]

Saluti,


Sai benissimo che non intendo riferirmi all'arma in se stessa ma alle regolamentazioni WTS.

[SM=g27811] Vitale

carlomagno1955
00sabato 6 gennaio 2007 09:32
La cosa che sorprende, non è il portare un'arma o no, tra l'altro cosa vietatissima ai tg.
Una torre di guardia spiegava che solo in caso di necessita, paesi che vivono solo di caccia o zone pericolose per la presenza di animali predatori, era possibile possederla.
Quando ero bambino era proibito anche il gioco alle giostre o addirittura possederne come giocattolo e giocare agli indiani.
QUI CI TROVIAMO DIFRONTE AD UN ALTRO CASO DI SUICIDIO, QUESTO E GRAVE
Vitale
00sabato 6 gennaio 2007 10:32
Suicidio tra testimoni di Geova

Scritto da: carlomagno1955 06/01/2007 9.32

QUI CI TROVIAMO DIFRONTE AD UN ALTRO CASO DI SUICIDIO, QUESTO E GRAVE


Il silenzio della Procura nel primo tempo ha dell'inverosimile.
Da quale "somità" era giunta l'archiviazione? Poi l'ok all'autopsia.

Perché avvengono suicidi tra i testimoni di Geova?
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Suicidio tra i testimoni di Geova
14 / 11 / 2005
GAZZETTINO di TREVISO Lunedì, 14 Novembre 2005

IL CASO

Abbiamo conosciuto L.D.P. a febbraio. Era stata lei a contattarci: aveva deciso di scrivere e far conoscere la sua storia, difficile e travagliata, di oltre 50 anni di sofferenza. L. voleva ricominciare daccapo, soprattutto per suo figlio, un trentenne che, come la madre, aveva bisogno di punti saldi su cui appoggiarsi.Lei era sola, lo era stata fin dall'età di 23 anni, quando, già con un bambino, si era separata dal marito ricoverato per schizofrenia. Poco tempo dopo, anche l'amata mamma si era spenta per una gravissima malattia, e L. le era stata vicino fino all'ultimo.


Proprio per questo senso di solitudine, accentuata forse da una fragilità dovuta a diverse sue insicurezze, era entrata fra i Testimoni di Geova. Un'appartenenza, quella al gruppo, che aveva sentito come propria solo nel primo periodo di frequentazione. "Già prima del battesimo - aveva raccontato qualche mese fa - ero arrivata per cause mie personali al border line della schizofrenia. Mi sono rivolta ad un medico, ma era un esterno ai "Testimoni" e questo a molti degli Anziani non andava bene. Ho ricevuto inviti a lasciar stare, a fidarmi di loro, e così ho fatto".Ma le sue condizioni psicofisiche peggioravano comunque: "Mi sentivo controllata, ed ho tentato il suicidio e poi ho deciso di andarmene".L. era stata per tre anni in Umbria, dopo 13 ricoveri ospedalieri per vari motivi. Al suo ritorno, aveva trovato il figlio bisognoso di un aiuto forte. L.D.P. era tornata quindi fra i Testimoni, chiedendo una mano. A suo dire, però, aveva raccontato, senza ottenerla.Aveva così cercato ausilio in alcune associazioni, tra cui il Sert, che l'aveva aiutata ad uscire da alcune sue difficoltà, dandole una forza e uno spirito nuovi. Tanto che aveva trovato lavoro all'Inps, ed aveva deciso di ricominciare, affidando all'avvocato Cinzia Bonetto l'incarico di studiare una causa per tentare di uscire definitivamente dal Gruppo. Ed avrebbe desiderato cominciare una lotta per far reintegrare il reato di plagio: "Mi piacerebbe prendermi questo impegno e raccontare la mia storia sul Gazzettino. Vorrei che chi è nella mia stessa situazione, leggendone sulla stampa, riuscisse a non fare i miei stessi errori. Perchè si soffre veramente tanto a chiedere una mano e a non ottenerla, o ad avere fiducia di chi non la merita e ti porta ad una dipendenza e basta".

Dopo la pubblicazione dell'articolo, L. aveva chiamato per ringraziare: "Quello che è stato scritto mi dà forza e coraggio per andare avanti nella mia battaglia, per chiedere giustizia. Ora sto bene, penso a mio figlio e quello che faccio è solo per lui". Non si sa cosa abbia spinto L. a cercare nelle acque del Sile, una settimana fa, la definitiva cancellazione delle proprie angosce. Forse la disperazione accumulata in 50 anni di quelle che lei stessa chiamava "sconfitte", forse l'ennesima esasperazione. O forse la debolezza di un solo momento, che solo lei conosceva e che, forse, era troppo grande per essere trattenuta ancora da un corpo così minuto.
Serena Masetto
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Ultimamente,

21.09.2006 - Rachele Scicolone 16 anni, Licata-Ag, rincasata da poco con i suoi familiari dall’adunanza tenuta nella locale Sala del Regno dei Testimoni di Geova si è lanciata nel vuoto dal balcone della sua abitazione sito al quinto piano.
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Vitale

[Modificato da Vitale 06/01/2007 10.32]

countrydancer
00sabato 6 gennaio 2007 11:08
Tutti questi esempi dimostrano ancora una volta di quanti problemi psichici sorgano quando le persone sono costrette a vivere con miliardi di regole e regolette. Non ho studiato psicologia ma, a mio avviso, il condurre una vita reprimendo i propri istinti e le proprie passioni, può condurre alla depressione, ed in persone meno forti, al suicidio. In particolare quando non si ci può confidare con nesssuno per la paura di essere visto un debole.

[Modificato da countrydancer 06/01/2007 11.09]

flavio2157
00sabato 6 gennaio 2007 11:35
Uno soffre di depressione e, invece di venir aiutato, viene considerato poco spirituale e un pò alla volta emarginato da quasi tutti.
E' normale che poi qualcuno di queste persone si tolga la vita.... [SM=x570895] [SM=x570869] [SM=x570881]
L'amore dove sta?
Flavio
Vitale
00sabato 6 gennaio 2007 14:52
Che dire ...


Spaccano il ginocchio della figlia che ripudia la dottrina di Geova

L'ARENA di Verona - 23 Marzo 2002

Genitori processati e condannati per una serie di vessazioni su tre ragazze in nome della loro religione. Spaccano il ginocchio della figlia che ripudia la dottrina di Geova di Luigi Grimaldi Tre figlie maltrattate, picchiate e rinchiuse in casa come schiave perché non seguivano la religione dei genitori, seguaci di Geova. E una massacrata di botte fino a provocarle lesioni alle ginocchia perché voleva andare a giocare a pallavolo. È l'incredibile storia di degrado e ignoranza che emerge dagli atti di un'inchiesta che si è conclusa con il patteggiamento di padre e madre veronesi a cinque mesi e 20 giorni di reclusione a testa. La sentenza è stata emessa dal giudice per l'udienza preliminare Stefano Sernia che ha esaminato, tra i vari atti e denunce, la relazione di un assistente sociale che ha riportato nero su bianco le impressionanti esperienze vissute da tre delle quattro figlie della coppia. La prima ha aderito ai testimoni di Geova e non ha mai avuto problemi di relazione con i suoi genitori. Le altre tre, invece, hanno subito vessazioni da Medioevo, con criteri di educazione basati soprattutto sulla violenza. Non potevano festeggiare il Natale o la Pasqua, una di loro è stata punita con forchettate su un braccio, con colpi di forbici sulla schiena e una volta, secondo le accuse, suo padre le ha conficcato anche un chiodo nella coscia sinistra. Oggi è maggiorenne, è sposata ed è uscita dall'inferno, anche se ogni tanto sostiene di essere minacciata dai suoi genitori con i quali ha interrotto i rapporti. Sempre secondo la relazione dell'assistente sociale, un'altra figlia è stata più volte pestata a sangue da suo padre perché non ne voleva sapere di aderire ai Testimoni di Geova e afferrata per il collo da sua madre. Alla specialista ha raccontato di avere più paura delle azioni della madre perché . Due delle tre sorelle sono state afflitte da anoressia e altri disturbi legati alle condizioni di abbandono nelle quali venivano lasciate. La terza ha poi subito una forte emorragia dopo aver ricevuto un violentissimo pugno che, secondo le accuse, le è stato sferrato da suo padre. Il motivo: non voleva andare all'assemblea dei Testimoni di Geova. Tra le giustificazioni dei genitori per alcuni comportamenti (hanno sempre negato violenze e altre torture), emergono dalla relazione dell'assistente sociale convinzioni di questo genere: la ragazza poteva uscire, ma solo in compagnia di figli di altri Testimoni di Geova e che comunque, fino ai 18 anni, era sotto tutela dei genitori. Ma le vessazioni prolungate hanno provocato anche reazioni drammatiche. Una sorella che è rimasta rinchiusa in casa per quattro anni senza neanche poter frequentare la scuola media ha tentato di uccidersi. Una volta ha bevuto cloro. L'ha salvata sua sorella che le ha fatto bere tantissima acqua perché non poteva portarla al pronto soccorso. Un'altra volta ha tentato di gettarsi dalla finestra, ma è stata di nuovo sua sorella a fermarla appena in tempo. Per difendersi la ragazza ha afferrato i capelli di sua madre e l'ha minacciata con un coltello da cucina. I racconti, tremendi, non finiscono qui. L'episodio del ginocchio fracassato è nato dalla richiesta di una delle figlie di andare a giocare a pallavolo con il gruppo scolastico che stava frequentando. L'assistente sociale sostiene che, proprio per impedire che la ragazza si esprimesse nella libertà fisica attraverso la partita, suo padre l'ha picchiata. E l'ha fatto con tanta forza, è scritto nella relazione, che le ha lesionato le ginocchia. Uno, in particolare, era talmente malconcio alla fine del pestaggio che è stato necessario sottoporre la ragazza a intervento chirurgico. In questo scenario di emarginazione, il dito è puntato contro l'ignoranza, non tanto verso la convinzione religiosa. Le stesse ragazze hanno raccontato che onoscono figli di Testimoni di Geova che non vivono queste tragedie familiari e conducono una vita normale. Nella sentenza il giudice Sernia ha scritto che . Per il giudice, tutto va ricondotto che ha portato i genitori a stravolgere il principio dei loro doveri nei confronti dei figli . Il magistrato ha tenuto conto del fatto che marito e moglie sono incensurati e del fatto che hanno capito di aver commesso più di un errore verso le figlie. E così ha accettato la richiesta di patteggiamento, anche in previsione del fatto che episodi simili, in quella famiglia, non accadranno mai più.
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L'articolo non ha riferimenti in merito a suicidi ma l'aria che obbligatoriamente respirano i figli non ubbidienti alle regole.

Vitale

Vitale
00domenica 7 gennaio 2007 11:35
Il dramma dei suicidi

Albania: il dramma dei suicidi
04.03.2005 Da Tirana, scrive Artan Puto

L’Albania nei giorni scorsi è stata sconvolta dal susseguirsi a breve tempo di una serie di suicidi tra gli adolescenti. I media del Paese indagano le cause di questo fenomeno, in alcuni casi mostrando una scarsa professionalità

Il quotidiano “Panorama” in un articolo di alcuni giorni fa (22 febbraio), faceva un elenco di consigli su come prevenire il suicidio degli adolescenti. Tra i segni più caratteristici l’articolo metteva “minacce di commettere suicidio, paura della morte, scrivere poesie, saggi o dipinti che si riferiscono alla morte, cambi rapidi e drammatici della personalità, comportamenti irrazionali o anche strani, dimostrazione di un profondo senso di colpa, vergogna, calo ingiustificato nei risultati scolastici, etc”.

In quest’ultimo periodo la stampa albanese ha accennato in continuazione al fenomeno dei suicidi. Questo soprattutto dopo i suicidi consecutivi di 4 adolescenti, 3 dei quali erano ragazze. Le prime reazioni dei giornali e delle TV ponevano l’accento sui legami delle vittime con alcune sette religiose. La più nominata era quella dei “Testimoni di Geova”. Trattando il tema della possibile influenza religiosa dei “Testimoni di Geova” il giornale “Panorama” (19 febbraio) pubblica un articolo titolandolo: “Non si può imporre la religione ai minorenni”.

L’articolo viene affiancato da un’intervista con il Capo del Comitato statale dei Culti religiosi, Ilir Kulla. Kulla informa che dopo il 1990 in Albania svolgono la loro attività religiosa 42 organizzazioni e sette. Il capo del comitato spiega che in Albania non esiste ancora una legge sulle comunità religiose e che questa legge è in preparazione con la collaborazione del Ministero di Giustizia. In condizioni della mancanza di una legge lo Stato non può esercitare il controllo sulle organizzazioni religiose, dice Kulla. Riferendosi ai casi dei suicidi dei ragazzi, Kulla conferma che non sussiste alcun fatto o informazione che possa accusare i “Testimoni di Geova”. D’altro canto, lo stesso Kulla aggiunge che i rappresentanti di questa organizzazione stanno collaborando con il Comitato dei culti, mettendo a disposizione tutti i materiali necessari.

Sullo stesso giornale compare pure una dichiarazione del rappresentante dei “Testimoni di Geova”, Artan Duka, il quale respinge le accuse e dichiara che le minorenni suicide e le loro famiglie non avevano alcun legame con la sua organizzazione. Duka aggiunge anche che la letteratura religiosa dei “Testimoni di Geova” esclude in maniera categorica il suicidio.

Qualche giorno più tardi sempre “Panorama” pubblica un articolo intitolato “Lo stress e la povertà: le cause dei suicidi” (20 febbraio). L’articolo si riferisce ad un medico della città di Fier (120 km a sud di Tirana), una zona dove si segnalano ripetuti casi di suicidio. Il medico, Mihal Petushi, indica tra le cause la situazione familiare, lo stress, la disoccupazione e l’indifferenza della società.

Dopo le cause religiose e la povertà, la stampa ha cominciato a riportare le parole di medici e psicologi nel tentativo di spiegare le cause dei suicidi tra i bambini e i ragazzi. L’opinione degli intervistati converge nel definire l’età dell’adolescenza come una fase di sviluppo molto delicata, sulla quale la famiglia e la società esercitano una grande influenza. Cominciano a venire alla ribalta i problemi che avevano in famiglia le vittime, problemi coi genitori, in alcuni casi figli di genitori divorziati oppure suicidati, problemi con gli insegnanti,

Nell’articolo del 24 febbraio dal titolo “I bambini suicidati, quelli con non vogliono restare anonimi”, il quotidiano “Panorama” si riferisce ad un medico pediatra che tenta di spiegare le possibili cause psicologiche che spingono i bambini al suicidio. Secondo la dottoressa Ilira Gjika, la causa non sta nel legame tra i bambini e la religione. La dottoressa afferma che i medici, gli insegnanti, i genitori devono conoscere la psicologia dei bambini per prevenire i tentativi di suicidio. Secondo lei, i bambini più vulnerabili sono quelli che cercano di essere qualcuno. Se sentono di rimanere anonimi cercano di attirare l’attenzione tramite il suicidio. Il medico prevede una crescita di questo fenomeno durante il periodo di transizione che sta attraversando il Paese.

Un altro quotidiano, “Shekulli” (25 febbraio), nell’articolo “In classe, la violenza tra insegnanti e studenti” si concentra sulle relazioni problematiche tra insegnanti e studenti. Il giornale scrive che da 5 mesi a Tirana per la prima volta è stata introdotta nelle scuole l’istituzione della “impiegata sociale”, che si occupa di problemi degli allievi. Riferendosi ad una di queste specialiste, l’articolo rivela che gli insegnanti albanesi non sono in grado di capire il mondo dei bambini e molto spesso esercitano violenza fisica su di loro. La specialista spiega che nella maggior parte dei casi gli insegnanti hanno una considerevole differenza di età rispetto ai loro studenti, rendendo così difficile l’intesa tra le due parti.

La stampa albanese ha anche dato spazio alla pubblicazione di statistiche. Il quotidiano “Korrieri” (23 febbraio), riporta le statistiche dell’INSTAT e dell’Istituto per la Salute Pubblica, le quali parlano di circa 200 persone che si suicidano ogni anno, mentre sarebbero circa 400 i tentativi falliti. L’Istituto per la Salute Pubblica ha realizzato questa statistica basandosi su un sondaggio effettuato tra 4.500 giovani. Il 25% dei quali hanno dichiarato che si sente senza speranza, mentre l’8% ha ammesso di aver pensato seriamente al suicidio. Il sondaggio rivela che le donne sono le più vulnerabili, perché soffrono la violenza psicologica di mariti, fratelli e altri parenti. Gli specialisti dell’Istituto per la Salute Pubblica ritengono che tra i motivi principali dei suicidi vi siano “l’incapacità di risolvere i conflitti socio-economici e la forte pressione per raggiungere il successo”. Gli esperti non escludono neanche i casi di suicidio provocati dalle grosse differenze generazionali all’interno della famiglia.

Nel suo editoriale del 23 febbraio “Perché ci suicidiamo” il quotidiano “Korrieri” informa che il numero dei suicidi è più alto di quello delle vittime di crimini. La conclusione del giornale è che la gente si suicida quando il Paese e la società non offrono alcuna speranza per realizzare i sogni e gli scopi nella vita. Il giornale accusa la classe politica per la perdita della speranza tra i giovani.

Dal canto suo, il giornale “Zeri i Popullit” (24 febbraio), organo del Partito Socialista al potere, accusa la stampa quotidiana per la mancanza di etica nell’informare sui casi di suicidio. “Queste tragedie si trasformano in show informativo”, scrive il giornale.

Secondo l’articolo in un’economia capitalista in cui lo Stato non esercita la tutela sulle persone come durante il comunismo, la famiglia acquista un ruolo importante. Il giornale afferma che i genitori dei bambini si devono assumere le responsabilità sul loro comportamento, sulle loro relazioni sociali, sui circoli culturali e religiosi che frequentano. L’opinione espressa è che l’educazione religiosa deve essere in linea con la tradizione albanese, sottintendendo un certo scetticismo verso le sette religiose che operano fuori dalle comunità religiose tradizionali albanesi. L’articolo accusa anche le organizzazioni non-governative , “le quali devono lavorare con i settori più fragili della società, invece di fare progetti inutili”.

La società albanese ha passato un periodo di transizione molto traumatico, che ha lasciato il segno sui bambini. Il suicidio dei bambini, che nell’articolo è considerato come “una deformazione culturale”, viene visto come conseguenza del degrado morale della società albanese e lancia un appello per migliorare le loro condizioni di studio e di intrattenimento.

In definitiva, la “storia” dei suicidi dei giovani ha messo in rilievo due aspetti, a) il ruolo dei media, e b) la reazione della società. Una caratteristica in comune sembra essere il disorientamento e la mancanza di conoscenza dei problemi legati all’adolescenza e all'infanzia. La stampa e le TV private hanno dato un importante contributo nell’informare il pubblico sulle realtà albanesi fuori dai confini della capitale. Gli articoli pubblicati e le immagini trasmesse molto spesso ci fanno vedere e capire che intere zone del Paese versano in uno stato di abbandono e povertà. Ma d’altro canto, la stampa e i media elettronici hanno dimostrato che soffrono di una mancanza di professionalità nel coprire i vari problemi sociali. Questi casi vengono analizzati fuori dai contesti sociali e le cause vengono individuate solo in quei fattori che si presumono siano più interessanti per il pubblico. I suicidi vengono trattati come fenomeni assurdi ed improvvisi. Si esprime quasi uno scalpore e il fenomeno viene visto come “fuori dalla tradizione e dalla natura albanese”.
www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3957/1/51/

Vitale

Vitale
00mercoledì 10 gennaio 2007 11:36
Re:

Alcune precisazioni dall’articolo del giorno precedente che ho ricevuto solo ieri.

Innanzitutto il fatto si é svolto nei bagni all’interno della nuova sezione di tiro del poligono e non in bagni “inesistenti” nel parco.

Solo un mese prima, aveva ottenuto il porto d’armi frequentando il poligono per imparare a utilizzare un fucile da caccia. La pistola usata per il tragico fatto l’ha richiesta presso l’armeria del poligono stesso, dopo aver esibito il tesserino e dove avrebbe dovuto riconsegnarla al termine della sessione di tiro.

Riflessione già esposta:
- per quale motivo la Procura a breve “dopo tre giorni” aveva chiuso le indagini?

Considero ci sono state pressioni dai vertici della Betel, in vista della trattazione sulla libertà religiosa in calendario a inizio 2007, e mantenere l'opinione pubblica all'oscuro.

Vitale

antonios58963
00sabato 26 maggio 2007 09:00
su Luigi Martinello
Ho sentito Luigi per l'ultima volta la domenica 17/12/2006 al telefono. Lunedi sarebbe partito urgentemente, come al solito al mattino presto, chissa dove stavolta. Negli ultimi tre anni era impegnatissimo, per via degli studi, e quindi se ne era andato dai testimoni di geova già nell'agosto 2006, ci voleva troppo tempo per star dietro a tutto.
Comunque, non si trovava mai per telefono, telefonava sempre lui. Per via del dolore al collo dopo l'incidente stradale e di altri disturbi sempre più frequenti, se ne capiva sempre meno. [SM=x570872] Tra i suoi lavori, sempre parlati e mai lasciato niente di scritto, aveva un osso di dinosauro fatto analizzare a ginevra col carbonio 14, ne risultava un dinosauro contemporaneo all'uomo, 14.000 anni. Gli studi sulle rocce nell'asolano, sul galleggiamento delle conchiglie e sui sedimenti che dimostravano la datazione completamente sbagliata delle ere geologiche, la ricerca dell'arca direttamente in Iraq, gli studi sulle rocce del vajont. Infine lavorava per riaprire la causa in tribunale sul vajont.... [SM=g27837]
lapalice
00sabato 26 maggio 2007 12:12
RE:Vitale -precisazione sulle armi
Io sono stato 17 anni TdiG ed ho sempre avuto il porto di fucile per tiro a volo .Con questo tesserino si può andare al poligono e sparare anche con armi corte (pistole)
La distinzione più grande fra le armi è la seguente :
1) Armi da guerra (con caratteristiche adatte e calibri adatti per poter colpire a lunga o corta distanza ,aventi capacità offensive rilevanti ad esempio le armi automatiche .
Munizioni :quelle da guerra possono avere un nucleo perforante ,esplosivo ,possono essere imbevute di veleno ,possono essere traccianti ).
2)Armi comuni da sparo
Queste si dividono in 1) armi da difesa ,da caccia (a palla o munizione spezzata ) ,armi sportive e poi ancora armi ad aria compressa ecc.
Le armi sportive dovrebbero essere chiamate per le loro caratteristiche (canna lunga ,piccolo calibro ,caricamento ,non solo a caricatore ma a basculante ,oppure ad avancarica con canna liscia o rigata) ATREZZI ADATTI AD ESERCITARE IL TIRO .
Le armi da difesa sono pistole/revolver a canna corta ,a caricatore ,fucili ...
3) Armi bianche (pugnali ,baionette ,coltelli serramanico)
4) Armi improprie (bastoni ,sassi,mazze ,bottiglie .....)
In particolar modo tutti gli oggetti usati per ferire sono armi .
E' palesemente chiaro che usare un'arma da guerra è molto più lesivo che usare una pistola cl 22 lr da poligono.
Ti faccio notare che in congregazione molti si sono indignati che io possedessi delle armi ,tuttavia ho mostrato un articolo di giornale con cui c'erano le statistiche degli incidenti :
Moto, auto ,camminare ecc ..circa al quarantesimo posto c'erano le armi .
Gli incidenti con le stesse capitano solo ai pivelli [parte cancellata dal moderatore],che giocano a fare i COW-BOY noi usiamo una rigida procedura quando le maneggiamo.
Ho fatto notare anche che alcuni anziani e figli di anziani si comportavano per strada come dei KamiKaze e che la probabilità di incidente cresceva con la stupidità di chi guidava la moto o la macchina .
Quindi il cristiano si doveva fare un esame di coscienza ,ma questa è un'altra cosa .... amazzare uno con l'auto evidentemente era diverso che sparare contro un cartello di carta in un luogo adatto ad esercitare questo sport .

Ciao,

Lapalice
[Ho modificato il messaggio perché conteneva una frase irrispettosa. Achille]

[Modificato da Achille Lorenzi 31/05/2007 18.01]

lapalice
00giovedì 31 maggio 2007 18:12
re:Elrond di Gran Burrone

Mi dispiace ,non era mia intenzione offendere nessuno con quanto ho scritto ,ma permettimi di metterti a conoscenza che quando ho fatto il militare circa 30 anni fa ,c'era la brutta abitudine di giocare con le armi (scariche) ,il risultato è che uno è morto .
Alla prova di tiro al poligono di Anzio ,per distrazione l' ufficiale di turno ha guardato se l' arma di un militare era scarica ,poi ha fatto fare il colpo di prova .
C'era un proiettile in canna ,che gli ha fortunatamente forato solo il basco ,si è preso un gran spavento .
Per quel che riguarda i carabinieri ,leggendo il giornale c'era scritto che era partita una raffica di Scorpio nell' ufficio del maresciallo , 3 morti .
Giocando a roteare la pistola altri tre o quatto in episodi diversi e non connessi si sono feriti ,chi all'inguine ,chi al piede ,ad un altro pulendo l' arma ha ucciso il suo compagno pure lui carabiniere .
Io non sto parlando male dell' Arma ,dove molti rischiano la vita ,ma sto parlando del problema che alcuni maneggiano le armi come dei giocattoli ,io stesso ne ho visti alcuni .

lapalice
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