Il caso Piccioni: le minacce di morte

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Bicchiere mezzo pieno
00sabato 12 gennaio 2008 13:45
Pubblicato da: La Stampa ed. Novara di venerdì 11/1/08


Due proiettili, uno esploso e l'altro integro, sono stati recapitati a Pino Lupo, animatore del Centro Studi intitolato ad Emo Piccioni, e portavoce dei sentimenti della famiglia nelle fiaccolate che si sono tenute a Borgomanero e Prato Sesia.

Si complica sempre di più il giallo attorno alla scomparsa di Emo Piccioni, il Testimone di Geova di Borgomanero di cui non si sa più nulla dal pomeriggio del 31 ottobre del 2005.

Soprattutto aumentano le minacce a chiunque si voglia occupare del caso e scoprire i responsabili della scomparsa.

Prima le minacce di morte hanno colpito Daniele Marcis, l'investigatore svizzero che ha dovuto lasciare il Canton Ticino per una destinazione segreta, adesso tocca a Pino Lupo, amico di Marco Piccioni, il figlio dello scomparso.

Lupo, nelle fiaccolate che si sono svolte nel Novarese per tenere vivo il ricordo di Piccioni, ha tenuto i discorsi alla conclusione delle manifestazioni.

Lupo ha continuato in questi mesi l'opera di sensibilizzazione su questo caso con un blog aperto su Internet, ed il sette di gennaio gli sono stati recapitati i proiettili.

L'altro ieri Lupo ha avuto un colloquio con la Squadra Anti Sette di Torino.

Quella di Lupo è una situazione analoga a quella dell'investigatore svizzero Marcis, a cui prima sono giunte minacce generiche, poi gli è stato messo fuori uso il sito Internet dedicato alle indagini sulle persone scomparse, e quindi le minacce si sono fatte molto più concrete, precise e pericolose ed hanno coinvolto l'intera famiglia.

A questo punto il detective elevetico ha deciso di andarsene con i famigliari, ma nei giorni scorsi si è rifatto vivo per lettera con la famiglia Piccioni ed i legali, ed ha riconfermato che la pista delle sette sataniste appare quella più probante nella scomparsa del Testimone di Geova borgomanerese.

Emo Piccioni, secondo l'ipotesi di Marcis, sarebbe stato sacrificato dagli adepti di una setta.

Intanto Marco Piccioni non si scoraggia e continua una ricerca che appare però sempre più difficile:

«Quello che sta accadendo, con minacce e proiettili, la dice lunga sulla difficoltà di potere giungere a scoprire i responsabili, ma noi tiriamo dritto, non ci tiriamo assolutamente indietro.

Qualche settimana fa ero stato contattato da un network televisivo per andare a raccontare la storia di mio padre ma, all'ultimo momento tutto è saltato per motivi tecnici, così mi è stato detto.

Diventa sempre più complicato anche parlare di questo caso, ma noi come famiglia abbiamo deciso di continuare a sensibilizzare l'opinione pubblica.

Vogliamo farne un problema di civiltà, perchè queste cose non devono più accadere».

Marco Piccioni è stato nel frattempo inserito fra i testi di un processo che si sta tenendo a Bari nei confronti delle sette, anche se le indagini sul caso restano di competenza della Procura della Repubblica di Novara.

Tra i personaggi che più si stanno impegnando sul caso Piccioni c'è l'avvocato Vito Pucci: «Fare luce su questo caso è il minimo che si possa fare in un paese civile, ma soprattutto occorre risalire ai mandanti, a che cosa c'è dietro a questa scomparsa, che possiamo ormai tranquillamente chiamare un atroce assassinio».

mauro.68
00sabato 12 gennaio 2008 13:56
[SM=x570915]
Achille Lorenzi
00sabato 12 gennaio 2008 14:12
Muscoril
00sabato 12 gennaio 2008 18:53
Carissimi,

Queste azioni sono cose che, come tutta la vicenda Piccioni, lasciano veramente l'amaro in bocca.

Matisse
giainuso
00domenica 13 gennaio 2008 02:25
Sono certo che ne Marco ne i suoi familiari si faranno intimorire.
Forza Marco !!!!

Ciao a tutti
Bruno
francocoladarci
00domenica 13 gennaio 2008 10:13
Coraggio Marco ti siamo tutti vicini.
Franco.
35.angelo
00domenica 13 gennaio 2008 10:33
Tutta la mia solidarietà a Marco e ai suoi familiari e a Pino.

un abraccio solidale a tutti e due.

angelo



d@reDev1l
00domenica 13 gennaio 2008 11:11
Che brutta storia. Cosa ci può essere dietro a simili vergognose minacce? Mi dispiace molto, spero che termini il prima possibile questa persecuzione emotiva incriminando i colpevoli, vi auguro il meglio e vi abbraccio.

Ciao, dD

hushai
00domenica 13 gennaio 2008 13:19
Desidero anch'io esprimere la mia solidarietà.

Saluti.

Hushai
Achille Lorenzi
00venerdì 18 luglio 2008 18:59
Altro articolo sul caso:

Sulle tracce di Piccioni, scomparso tre anni fa
Un investigatore privato ha trovato segni di riti esoterici a Cascinette e al lago Sirio



IVREA. Emo Piccioni stava per cominciare una conferenza nella Sala del Regno a Borgomanero, in provincia di Novara. Arrivò una telefonata, uno sconosciuto avvisava di aver ritrovato dei documenti smarriti da un confratello di Vercelli. Emo Piccioni si dichiarò disponibile a ritirare i documenti e accettò un appuntamento davanti a un ufficio postale a Prato Sesia. Era il 31 ottobre 2005. Al termine della conferenza, Emo Piccioni salì sulla sua auto e non fece più ritorno a casa.

L'automobile - una Punto - fu ritrovata nel luogo dell'appuntamento e le indagini appurarono che la chiamata alla Sala del Regno di quella sera partì proprio da una cabina telefonica nel parcheggio.
Da quel giorno sono passati quasi tre anni e attorno alla scomparsa di Piccioni, Testimone di Geova fin dall'inizio degli anni Settanta, anziano della congregazione benvoluto da tutti, sono accaduti molti episodi strani. Uno di questi porta fino a Ivrea. Ne ha parlato lunedì scorso, anche Chi l'ha visto?, la popolare trasmissione di Rai Tre dedicata alla ricerca delle persone scomparse.
Moglie e figli di Emo Piccioni, da anni, convivono con un'angoscia insopportabile, ma su una cosa hanno le idee chiare: vogliono la verità. E per farlo, tempo fa, hanno preso contatti con un investigatore privato svizzero. Tra l'altro, il sito internet del forum elvetico dedicato alle ricerche su Piccioni, è stato ad un certo punto attaccato dagli hacker e gli stessi investigatori svizzeri hanno ricevuto minacce molto pesanti.

Un uomo, però, che ha voluto restare rigorosamente anonimo, tanto da pretendere la bonifica dell'auto dove sarebbe salito da eventuali cimici elettroniche, ha accompagnato l'investigatore svizzero in un viaggio inquietante tra i luoghi dove, a suo dire, avverrebbero riti esoterici propiziatori. In questo viaggio, durato due giorni, l'investigatore svizzero è venuto anche a Cascinette d'Ivrea e sul lago Sirio. Sono state scattate fotografie nei pressi di una chiesetta di Cascinette, dove si vedono tracce di quelli che gli esperti antisetta contattati dalla famiglia Piccioni hanno riconosciuto inequivocabilmente come simboli di riti, anche avvenuti.

E poi sono state scattate foto di una roulotte semiabbandonata nel bosco e, accanto, nanetti da giardino con altri simboli.
Ma che c'entra Piccioni con tutto questo? Chissà, forse nulla. O forse tutto, considerando che almeno altri quattro Testimoni di Geova erano stati attirati in una trappola simile a quella attivata per Emo. Ed è singolare anche che l'uomo che aveva contattato l'investigatore privato svizzero sia scomparso dopo quel singolare tour tra il Novarese e il Canavese.

E non è tutto. Enza Gentina, la moglie di Emo Piccioni, è tornata a Ivrea qualche mese fa, ad appiccicare anche nelle fermate dei bus della zona la fotografia del marito e l'annuncio che ci sarebbe stata una fiaccolata. Qualche giorno dopo, a casa Piccioni ha chiamato un uomo di Ivrea. Nella fermata del bus accanto a piazza Freguglia, incastrato tra il volantino con i dati di Emo Piccioni e la parete in plexiglass, qualcuno aveva inserito una fotografia. E' una fototessera di un uomo di circa quarant'anni. Chi sia, non si sa. E neppure si sa il motivo per cui, qualcuno, avrebbe dovuto lasciare lì quella fototessera.
Enza Gentina è venuta a Ivrea a conoscere l'uomo che le ha segnalato (e consegnato) quella fotografia. Nessuno della famiglia Piccioni l'ha mai visto.

LA MOGLIE 'Ma io voglio sapere davvero tutta la verità'

La procura della Repubblica di Novara ha chiuso le indagini. Gli accertamenti sulla scomparsa di Emo Piccioni, il Testimone di Geova di 58 anni, sparito la sera del 31 ottobre di tre anni fa, potranno riprendere qualora emergessero nuovi elementi per dare linfa fresca all'inchiesta. Gli investigatori hanno abbracciato tutte le ipotesi, ma non è stata trovata alcuna conferma in grado di chiarire il mistero.
Enza Gentina, moglie di Emo Piccioni, racconta il suo sconforto. Vuole conoscere la verità, sono stati raccolti tanti elementi che compongono un quadro inquietante, ma il puzzle è incompleto. La pista esoterica, per Enza Gentina, non è da abbandonare. Lei stessa, raccontando al telefono questi tre anni passati nell'attesa di riabbracciare il marito, si dichiara sorpresa dagli elementi scoperti.
«Io non sono stata a Cascinette d'Ivrea e al lago Sirio - spiega - a vedere con i miei occhi le tracce trovate dall'investigatore privato. Ma lo ha fatto mio figlio. Non so se tutto questo abbia a che fare con la scomparsa di mio marito, certo è, però, che io vorrei delle risposte».

E' un mistero anche la fototessera trovata da un uomo di Ivrea alla fermata del bus, fatta scivolare tra il volantino e la parete: «Quando attacco i volantini metto lo scotch su tutti e quattro i lati. Per questo, chi ha lasciato lì quella foto, ha staccato l'adesivo e poi lo ha rimesso. Ho incontrato personalmente l'uomo che ha trovato quella fotografia e che mi aveva telefonato - continua Enza Gentina -. E' stato molto gentile, conosceva il caso della scomparsa di mio marito e ne era rimasto colpito perchè alcuni suoi parenti sono Testimoni di Geova». Quella fotografia, formato tessera, mandata in onda anche lunedì sera da Chi l'ha visto? con il volto oscurato è ancora nelle mani della signora Enza.
Non l'ha consegnata agli inquirenti? «Veramente non ancora. Come ho già avuto modo di dire mi sento un po' scoraggiata. In tutto questo tempo non sono mai riuscita a parlare con il sostituto procuratore che segue le indagini».
(18 luglio 2008)

Fonte: lasentinella.repubblica.it/dettaglio/Sulle-tracce-di-Piccioni-scomparso-tre-anni-fa...
MatriXRevolution
00venerdì 18 luglio 2008 19:11

Questo è un mistero veramente inquietante... proprio da trasmissione "Blu Notte - Misteri Italiani".

Risultano simili accadimenti anche all'estero?
deep-blue-sea
00venerdì 18 luglio 2008 20:01

Voglio esprimere la mia simpatia e il mio sostegno alle famiglie Piccioni e anche Lupo.
Queste notizie inquietanti, fanno veramente preoccupare...coraggio a tutti voi!

Vorrei soltanto esprimere una perplessità:
Quando due impiegati di una certa società furono rapiti dai FARC, la detta società si é impegnata nello sforzo di farli rilasciare, mostrando la loro preoccupazione, il loro impegno e il loro interesse per i propri dipendenti. La Watchtower ha mostrato una qualsiasi preoccupazione per questo suo rappresentante?
Achille Lorenzi
00domenica 20 luglio 2008 07:50
Segnalo anche qui la pagina del sito Sos antiplagio in cui si riferiscono alcuni particolari su questo caso e sul comportamento avuto da alcune persone:

www.sos-antiplagio.droitfondamental.eu/index.htm

Ho contattato in privato Ristuccia per esprimergli la mia completa solidarietà e assoluta comprensione.

Achille
Achille Lorenzi
00lunedì 21 luglio 2008 07:24
Altro articolo sul caso, del 16/07/2008

IL GIALLO. IL CASO DEL TESTIMONE DI GEOVA
“Mio marito scomparso come Emanuela Orlandi”

BORGOMANERO

Si infittisce sempre più il mistero sulla scomparsa di Emo Piccioni, mentre si moltiplicano gli indizi che conducono alla pista satanista. Del Testimone di Geova scomparso dalla Sala del Regno di Borgomanero il pomeriggio del 31 ottobre 2005 è tornata a parlare la trasmissione «Chi l’ha visto?», con un nuovo appello dei familiari dopo che la Procura della Repubblica di Novara ha chiuso il caso. Nel corso della trasmissione sono stati resi noti due fatti accaduti a Cascinette di Ivrea: «Da quando mio marito è scomparso - racconta la moglie, Enza Gentina - vado nelle zone dove potrebbe essere stato portato attaccando con nastro adesivo la sua foto nei luoghi pubblici o alle cabine telefoniche. In una di queste la foto è stata tolta e poi infilata in modo strano. Siamo stati avvertiti da una telefonata, ma non avremmo prestato attenzione a questo fatto se nella stessa località non si fosse verificato un altro episodio. Un anonimo ha chiamato l’investigatore svizzero che collabora al caso, Daniele Marcis, dicendo che in una chiesa si svolgevano strani riti. Questa persona diceva di essere un satanista che voleva lasciare la setta. Prima andò lì Marcis e trovò effettivamente i residui di questo rito, poi fecero un sopralluogo anche i miei figli che avvertirono le forze dell’ordine. Queste ci hanno detto che non si trattava di riti satanici ma esoterici». Tutti gli episodi, che si assommano agli altri che hanno costellato il caso, non hanno favorito le indagini. «La Procura ha chiuso il caso, che non è archiviato, però sarà riaperto solo se ci saranno nuovi, importanti episodi. L’investigatore svizzero è fuggito perché minacciato di morte quando indagava sulla pista satanista: questo è l’unico elemento certo, ma di mio marito non abbiamo saputo più nulla. Questa vicenda mi sembra sempre più simile a quella di Emanuela Orlandi, più passa il tempo più si complica e diventa complicata da decifrare». Alcuni parenti dello scomparso si sono rivolti anche ai sensitivi: «Ne hanno consultati tre, ed hanno dato tre pareri diversi. Personalmente continuo a cercare: le mie indagini, la mia ricerca - avverte Enza Gentina - continua senza sosta».

www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1836864&sezion...

Solo un appunto riguardante la fuga dell'investigatore svizzero: pare che tale "fuga" non sia stata causata da minacce di morte ma dal fatto che questa persona si è indebitata e si è resa quindi irreperibile per sfuggire ai suoi creditori. Dico "pare" perché questo è quanto mi è giunto all'orecchio da "voci di corridoio"...

Achille
Achille Lorenzi
00mercoledì 23 luglio 2008 19:27
Achille Lorenzi ha scritto:

Solo un appunto riguardante la fuga dell'investigatore svizzero: pare che tale "fuga" non sia stata causata da minacce di morte ma dal fatto che questa persona si è indebitata e si è resa quindi irreperibile per sfuggire ai suoi creditori. Dico "pare" perché questo è quanto mi è giunto all'orecchio da "voci di corridoio"...

Su "La Stampa" di oggi c'è un articolo dal titolo:

"I segreti del detective che indagava sulla setta".

L'articolo non è ancora visualizzabile online (lo sarà domani). Chissà se vi sono riportate delle novità riguardo alla "fuga" di questo investigatore.
Vedremo domani.

Achille
Achille Lorenzi
00giovedì 24 luglio 2008 05:32
il caso
I segreti del detective
NOVARA

Scomparso nel nulla, sparito da un giorno all’altro come il protagonista delle sue ultime indagini. C’è un giallo nel giallo nel caso di Emo Piccioni, del quale si sono perse le tracce dalla sera del 31 ottobre 2005. Ed è quello dell’investigatore svizzero Daniele Marcis che ha indagato a lungo sull’anziano testimone di Geova. L’ultima traccia è una email inviata alla famiglia Piccioni, poi il silenzio. Il detective aveva detto d’essere stato minacciato di morte. Prima domanda: chi lo ha minacciato e perché questa scelta così drastica? Daniele Marcis, nato a Lamone da una famiglia di origini sarde, è un professionista molto conosciuto in Ticino, per quasi vent’anni è stato il responsabile del Servizio antidroga delle Guardie di confine. Incarico delicato che lo ha portato a scoprire più d’un traffico di eroina e cocaina. I suoi ex colleghi lo descrivono come un panzer: andava avanti senza fermarsi davanti a niente. Brillante, grande conoscitore delle più moderne tecniche d’investigazione, aveva il dono della pazienza. Sapeva attendere il momento giusto per far scattare le trappole, qualità che ha probabilmente acquisito grazie alla sua seconda grande passione: gli scacchi. Dopo una vita in busta paga del Cantone Ticino, nel maggio del 2004 Daniele Marcis decide di mettersi in proprio. Si dimette dal Corpo e apre una agenzia di investigazioni, la Amico, con uffici all’ingresso di Lugano, in via Geretta, a Paradiso. Nella ragione sociale dell’azienda indica «esercizio dell’attività di investigazione e raccolta di informazioni inerenti le persone; bonifica di locali e uffici; scoperta di abusi informatici». Due anni dopo, nell’aprile 2006, liquida la prima società e ne apre una nuova, ampliando il raggio di attività, tra le quali indica espressamente anche «la ricerca di persone scomparse». Capitale 100 mila franchi.
Oltre al caso Piccioni, Marcis si è anche occupato di quello di Erika Ansermin, sparita ad Aosta. Poi ha seguito diverse altre inchieste, e ha effettuato indagini - soprattutto nei centri attorno al Lago di Lugano - su questioni di tradimenti. Una attività articolata, dunque. A ottobre scorso le prime minacce, rivolte a lui e alla figlia. E’ lo stesso Marcis a riferirne ai familiari di Emo Piccioni. Tempo dopo il silenzio, il mistero s’è inghiottito anche lui. I suoi ex colleghi in Ticino provano a tracciare alcune ipotesi, che alla fine si restringono a due. Prima: Marcis può aver ricevuto minacce serie - non dimentichiamo che dietro la sparizione di Piccioni per lui ci sono sempre state le sette sataniche - e da buon professionista che sa pesare il pericolo («non è il tipo che si fa intimidire facilmente») ha capito che i mittenti erano personaggi che facevano sul serio. Gente pronta a tutto, insomma. Da qui la decisione drastica: meglio cambiare aria per un po’. Seconda: le indagini e la professione non c’entrano nulla, Marcis è andato via per altri problemi. Quali? C’è chi sottovoce azzarda questioni di debiti. Possibile? Difficile dirlo, anche perché non risultano denunce o segnalazioni. Ma dove è finito? Tanti lo danno in Usa, altri in Africa. Poi c’è una pista che porta direttamente in Asia, in Thailandia per la precisione. Sarà vero? Il giallo nel giallo continua.

Link: www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1840921&sezion...

Achille
Achille Lorenzi
00lunedì 28 luglio 2008 05:03
Su "La Stampa" del 27/7/2008:

BORGOMANERO. NUOVE IPOTESI DOPO LA SCOMPARSA
Il detective svizzero fuggito dal suo passato




BORGOMANERO

Tornerà, tornerà. D’altronde è stato lui a prometterlo. A dire che quell’indagine la vuole chiudere, assolutamente. E la famiglia di Emo Piccioni, il testimone di Geova sparito nel nulla la sera del 31 ottobre 2005, ci crede. Crede che Daniele Marcis, il detective privato ticinese scomparso anche lui qualche mese fa, riprenderà il lavoro che aveva cominciato. E che lo aveva portato a percorrere sino in fondo la pista dell’omicidio commesso da una setta satanica. Una strada indicata anche dai Piccioni, ma che - secondo gli investigatori di polizia e carabinieri e la Procura di Novara - non ha mai trovato riscontri. Eppure questo secondo giallo, affiorato dopo quello della sparizione del testimone di Geova nella piazza di Prato Sesia, potrebbe svelare altri sorprendenti retroscena. Per adesso ci sono soltanto due ipotesi sulla scomparsa di Marcis. La prima: è fuggito davvero - come dicono i Piccioni - perché ha subito pesanti minacce e ha voluto cambiare aria per un po’ e salvaguardare così la sua famiglia. La seconda: è andato via perché aveva problemi di soldi (ma a Lugano non esiste alcuna denuncia o segnalazione ufficiale). Da qualche giorno è tuttavia spuntata una terza ipotesi: il detective è stato minacciato, è vero. Ma le indagini sulla vicenda-Piccioni non c’entrano nulla. No, prima di decidere di aprire una agenzia di investigazioni, Marcis era il capo dell’Antidroga delle guardie di confine. E il pericolo potrebbe arrivare da qui, dal suo passato, o meglio ancora da qualche personaggio che lui aveva incastrato in una delle tante operazioni. Certo questa di Emo Piccioni è una storia di sparizioni. E’ sparito anche l’uomo che aveva accompagnato Marcis in un lungo tour a tappe di due giorni tra Cascinette e il Lago Sirio. Un percorso dove Marcis aveva fotografato e trovato tracce di sette (simboli, strumenti utilizzati per riti). E che avrebbe anche un capolinea: i boschi vicino alla torre di Gattinata, dove sarebbe sepolto Emo Piccioni. Ma successive ricerche non hanno portato a nulla. E allora, cosa contiene il dossier che Daniele Marcis s’è portato dietro nel suo esilio volontario? La famiglia Piccioni attende, perché le indaghini non sono finite. E l’investigatore un giorno, chissà, tornerà a Borgomanero.

Link: www.lastampa.it/search/albicerca/ng_articolo.asp?IDarticolo=1843165&sezion...
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