I primi tre stadi del Testimone di Geova

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BioScientist
00sabato 23 febbraio 2008 12:22
(secondo me)




E’ solo il mio punto di vista, ma credo che possa essere costruttivo se integrato con le vostre opinioni.
Oggi pensavo al mio percorso da tdg convinto quale ero a tdg che sono ora (mi definirei più così: già testimone di Geova, osservatore del movimento), e credo possa essere distinto in tre momenti diversi abbastanza percepibili uno dall’altro.

Come da disegnino sopra il primo momento è quello che ho chamato PROPULSORE. E’ il momento in cui ‘la verità’ aiuta alcuni che gli si avvicinano perchè delusi da altre religioni, il momento in cui ‘la speranza che tutto ciò presto finirà’ aiuta chi deve fare i conti ogni giorno con una vita difficile e non riesce a trovare pianure, o chi ha perso una persona cara. E’ il momento in cui l’uomo non ha bisogno di altre domande o di risposte molto complesse e concede la sua ammirazione a chi risponde in maniera semplice ai perchè molto complessi dell’esistenza. L’affetto della congregazione, la premura dei fratelli, e la continua e martellante autoreferenza dello schiavo alle adunanze sanciscono definitivamente una convinzione interiore che questa non può che essere ‘la verità’.
Questa situazione può permanere tutta la vita, alcuni non evolveranno mai allo stadio successivo. Per questi ‘la verità’ ha avuto un impatto decisamente positivo e non la cambierebbero per nulla al mondo. In realtà non hanno mai capito in fondo gli intendimenti dottrinali, o meglio, questo non è fondamentale. Quello che conta è avere una grande famiglia su cui contare in qualsiasi parte del mondo si possa andare e credere in modo convinto di stare impiegando la propria esistenza nel modo più nobile possibile.


Per altri invece, a questo punto passeranno degli anni, e la vitalità iniziale lentamente cede il passo alla stanchezza, di solito accade quando si realizza che in congregazione non tutto è perfetto. Si realizzano incongruenze da parte dei fratelli e si riesce a stare in equilibrio, pur avvertendo una pesantezza dentro di se (è questa la seconda fase: ZAVORRA), solo perchè viene continuamente ripetuto che bisogna aspettare Geova perchè risolva delle questioni. Ciò che fa passare il testimone di Geova in questa seconda fase può essere: un tempo molto lungo (anni e anni di onorata carriera), oppure quello che ho chiamato evento A, ovvero una qualche situazione, uno screzio con qualche fratello o un anziano che cerca di imporre il proprio punto di vista, che innesca la sensazione di avere con se una ZAVORRA.
Anche questa situazione può permanere per tutta la vita, una vita in attesa di Geova che sistemi le cose e finalmente renda giustizia. Questa situazione può avere due evoluzioni differenti.
In un caso tutto ciò non fa che rafforzare la convinzione che, sebbene ci siano tutti questi problemi, la congregazione continua a rimanere un oasi di pace e di rifugio e che tutto ciò conferma ciò che continua a dire lo schiavo (applicando su di se): da chi ce ne andremo . . . . Questo riporta il testimone di Geova al desiderio di riacquistare lo zelo e l’entusiasmo della fase iniziale e ripropone a se stesso, solitamente in occasione di assemblee o di discorsi particolarmente incoraggianti, di fare di più. A questo punto ‘la verità’ ridiventa PROPULSORE.

Nell’altro caso può spingere i più curiosi a cessare di vedere la congregazione come un sistema divinamente guidato, semplicemente come una realtà sociologica con tutte le dinamiche del caso. Questa riflessione lo condurrà in poco tempo alla fase successiva. (L’evento B, può essere una riflessione del genere oppure venire a conoscenza di un qualcosa riguardante lo schiavo di cui non sapevamo e che non avremmo mai immaginato potesse accadere)

La fase successiva è quella che ho chiamato ANCORA. E’ la fase in cui la curiosità spinge oltre il permesso. E le conclusioni, per alcuni, anche se non definitive, diventano scomode, molto scomode.
Si perchè questa è la fase in cui si realizza che, pur non rinnegando gli insegnamenti morali ricevuti, questa è un organizzazione che ha costruito un immagine di se accurata e precisa.
La trasparenza che ha sempre paventato si infrange sugli scogli degli imbarazzanti insegnamenti che ha imposto come verità assoluta.
La sua arroganza, celata con la più candida delle umiltà, si erge in tutta la sua pienezza quando qualcuno vorrebbe fare notare le incongruenze.
La sua onestà si annulla miseramente quando riversa la responsabilità di conclusioni errate di cui solo essa è pienamente responsabile su ‘alcuni’ . . .
La sua ‘dolcezza’ diventa feroce aggressione quando qualcuno vorrebbe rivedere i suoi passi e pensa di aver preso una decisione . . .
E’ la fase di completa disillusione in cui ci si accorge che, forse per il contesto familiare, forse per altro, ‘la verità’ è diventata un'ANCORA, e impedisce di salpare oltre e di scoprire altri scenari.

Anche a questo punto persone diverse reagiranno in modo diverso e probabilmente il contesto in cui si trovano influenzerà molto la decisione.
Ad ogni modo c’è chi, a questo punto, si riconduce alla fase precedente, quella di ‘da chi ce ne andremo?’ o chi addirittura si riporta alla fase iniziale perchè preso dai sensi di colpa crede di non aver mai ‘capito la verità’ .
C’è invece chi decide di farsi aprire la gabbia e terminare così la sua cattività . . .

C’è chi realizza nel suo percorso oltre la fase tre che la gabbia vera è quella che porta dentro di se. E’ quella che avvolge la sua mente, quella che gli stringe il cuore. Credo non si possa uscire da quella gabbia senza ferirsi.

BioScientist
Luteranamanier
00sabato 23 febbraio 2008 12:43
Re: (secondo me)
[QUOTE:78787636=BioScientist, 23/02/2008 12.22

Credo non si possa uscire da quella gabbia senza ferirsi.

BioScientist




Parole sante!


Saluti
Veronika [SM=x570892]


ferruccio99
00sabato 23 febbraio 2008 13:52
molto interessante e veritiero.....credo valga la stessa cosa anche per le altre sette religiose o pseudo-religiose....
d4_A6
00sabato 23 febbraio 2008 21:43
"C’è invece chi decide di farsi aprire la gabbia e terminare così la sua cattività . . . "

prima o poi . . . la cattività DEVE finire!!
Sicuramente, come dici tu, ci saranno delle ferite (qualcuna anche profonda). Ma non c'è cambiamento se non c'è frattura, ricordalo!!

un abbraccio [SM=x570899]






genesis2000
00domenica 24 febbraio 2008 10:25
Riflessione molto interessante, grazie.
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