l'odio perfetto....secondo i cattolici....
AMORE ED ODIO PERFETTO VERSO I PECCATORI
(
Tommaso d’Aquino, Summa Teologica, La carità: questione n. 25, 6)
SEMBRA CHE I PECCATORI NON SIANO DA AMARSI CON AMORE DI CARITÀ. Infatti: 1. Nei Salmi si legge: "Gli iniqui ho in odio". Ora, David aveva la carità. Dunque la carità porta più a odiare che ad amare i peccatori; 2. "La prova dell'amore", come dice S. Gregorio, "è la prestazione delle opere". Ma i giusti non offrono ai peccatori opere di amore, bensì opere che sembrano di odio. Nei Salmi infatti David afferma: "Ogni mattina sterminerò tutti i peccatori del paese". E il Signore comanda: "Non lascerai vivere la strega". Perciò i peccatori non si devono amare con amore di carità; 3. È compito dell'amicizia volere e desiderare il bene agli amici. Invece i santi desiderano il male ai peccatori, secondo le parole del Salmo: "Siano travolti i peccatori all'inferno". Dunque i peccatori non si devono amare con la carità; 4. È proprio degli amici godere e volere le stesse cose. Ma la carità non fa volere quello che vogliono i peccatori, né fa godere di quello di cui essi godono; anzi fa piuttosto il contrario. Dunque i peccatori non si debbono amare con amore di carità; 5. "È proprio degli amici vivere insieme", come dice Aristotele. Ora, con i peccatori non si deve convivere; poiché sta scritto: "Uscite di mezzo ad essi". Perciò i peccatori non si devono amare con amore di carità.
IN CONTRARIO: S. Agostino, spiegando le parole evangeliche: "Amerai il prossimo tuo", afferma che "col termine prossimo è indicato chiaramente qualsiasi uomo". Ma i peccatori non cessano di essere uomini: perché il peccato non toglie la natura. Dunque i peccatori sono da amarsi con amore di carità.
RISPONDO: Nei peccatori si possono considerare due cose: la natura e la colpa. Per la natura, che essi hanno ricevuto da Dio, i peccatori sono capaci della beatitudine, sulla cui partecipazione si fonda la carità, come sopra abbiamo visto. Perciò per la loro natura essi devono essere amati con amore di carità. Invece la loro colpa è contraria a Dio, ed è un ostacolo alla beatitudine. Quindi per la colpa, con la quale si oppongono a Dio, tutti i peccatori devono essere odiati, compresi il padre, la madre e i parenti, come dice il Vangelo. Infatti nei peccatori dobbiamo odiare che siano peccatori, e amare il fatto che sono uomini capaci della beatitudine. E questo significa amarli veramente per Dio con amore di carità.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Il profeta odiava i peccatori in quanto peccatori, odiando la loro iniquità, che è il loro male. E questo è
l'odio perfetto di cui egli parla: "Con odio perfetto io li odierò". Ora, odiare il male di uno e amarne il bene hanno lo stesso movente. Perciò quest'odio perfetto appartiene alla carità;
2. Come dice il Filosofo, non si devono sottrarre i benefici dell'amicizia agli amici che peccano, finché c'è la speranza della loro correzione: anzi bisogna soccorrerli più nel ricuperare la virtù, che nel ricuperare il danaro eventualmente perduto, quanto l'onestà è più affine all'amicizia del danaro. Se però essi cadono nella malvagità estrema e diventano incorreggibili, allora si deve loro rifiutare la familiarità. Ecco perché le leggi divine ed umane comandano di uccidere questi peccatori, da cui si può presumere più il danno per gli altri che la loro emenda. - Tuttavia il giudice non compie questo per odio verso di loro, ma per l'amore di carità, che fa preferire il bene pubblico alla vita di una persona singola. - Inoltre la morte inflitta dal giudice giova anche al peccatore: se egli si converte serve all'espiazione della colpa; e se non si converte, alla cessazione di essa, in quanto così gli viene tolta la possibilità di fare altri peccati;
3. Le imprecazioni del genere, che si riscontrano nella Sacra Scrittura, si possono spiegare in tre modi. Primo, come predizioni, e non come aspirazioni. In questo senso, per esempio.: "Siano travolti i peccatori nell'inferno", significa che "saranno travolti". - Secondo, come aspirazioni: però nel senso che il desiderio mira, non alla pena dei colpevoli, ma alla giustizia di chi punisce, conforme alle parole della Scrittura: "S'allieterà il giusto quando vedrà la vendetta". Poiché neppure Dio quando punisce "si rallegra della perdizione degli empi", ma della sua giustizia: "perché giusto è il Signore, e ama la giustizia". - Terzo, riferendo il desiderio all'eliminazione della colpa, e non alla punizione stessa: e cioè si brama che i peccati siano distrutti e che gli uomini si salvino;
4. Dobbiamo amare con la carità i peccatori, non già volendo quello che essi vogliono, o godendo delle cose di cui essi godono; ma per far loro volere quello che noi vogliamo, e godere le cose di cui godiamo noi. Di qui le parole di Geremia: "Essi si volgeranno a te, e tu non dovrai volgerti a loro";
5. La convivenza con i peccatori va proibita ai deboli, per il pericolo di perversione. Invece i perfetti, di cui non si teme la corruzione, sono da lodarsi se trattano con i peccatori per convertirli. Così infatti il Signore mangiava e beveva con i peccatori, come dice il Vangelo. - Tutti però devono evitare la loro convivenza nel peccato. In questo senso valgono le parole di S. Paolo: "Uscite di mezzo ad essi, e separatevene", vale a dire quanto alla convivenza nel peccato