Carissimo Maurizio, Ti seguo passo per passo e ti... "annerisco" :)
>Il concilio provinciale di Colonia del 1860 criticò l’idea dello sviluppo della natura umana da un’entità animale.
R- Ma è in linea con ciò che sto dicendo! Anche il discorso odierno della Chiesa critica questo sviluppo, SE SI VUOLE CHE SIA AUTOMATICO, cioè trasformismo, salto di specie dalla bestia all'uomo. Sviluppo che invece è accettabile se si ammette (come lo richiede la stessa ratio filosofica) un intervento extra del Creatore che infonda l'anima razionale (o spirituale) sulla bestia evoluta da toporagno ad ominide.
>Nel 1898 il Sant’uffizio emanò un decreto contro le teorie evoluzioniste.
R- Mi gioco una cena che, se leggiamo con attenzione il documento, ci troviamo lo stesso ragionamento.
>Una prima riconciliazione ufficiale tra creazione dell’Universo e uomini, e una lettura evoluzionista come dinamica interna si vede in “Humani generis” di Pio XII.
Un bel salto temporale, non trovi?
R- Anche in tal caso il motivo è semplice. La Chiesa ha avuto le sue doverose riserve sull'evoluzionismo (oltre al rifiuto categorico che possa intendersi come trasformismo e che ripeto permane) sulla base delle diatribe scientifiche, poiché mancavano gli anelli di congiunzione. Il fatto che si schierasse dalla parte dei negatori è più che comprensibile dal momento che gli assertori mescolavano allegramente le due cose confondendo l'evoluzione con il trasformismo.
>Cosa dice la “ratio filosofica”?
R- Semplicemente che dal meno non viene il più. Nemo dat quod non habet. Il pensiero è un fenomeno che non può venire dalla materia (non è un essudato o un secreto del cervello) e deve venire da un'entità analoga. Essendo esso spirituale, deve venire da un'anima spirituale, la quale non può derivare né dalla materia né da quella animale, "per la contraddizion che nol consente".
>Il dato biblico, così come è scritto, blocca ogni presupposto biologico scientifico. Le scienze bilogiche, come giustamente scrive “La Civiltà cattolica” del 3 ottobre del 1998 n° 3559:
“ hanno il diritto di porsi le domande-come per ogni altro essere vivente- <>,<>, e <> ha avuto origine l’uomo, in quanto essere appartenente al grande regno animale…”
R- Ma certo. Il biologo ha tutto il diritto di trattare l'uomo come un vivente biologico e non lo deve considerare in quanto razionale, il che scantonerebbe in domande e problemi filosofici. E la determinazione se un animale sia o no persona (il cui specifico è appunto il cogliere significati per concetti astratti, pensare, logicizzare,con la libertà che ne segue e il senso dell'etica) non gli interessa come biologo (gli interesserà come uomo che coltiva anche musica, letteratura, storia, religione e filosofia ma non nella sua veste scientifica di biologo. In tale veste lui deve stare ai dati sperimentali e basta e fermarsi ai fenomeni. L'interpretazione già si inserisce nella filosofia della scienza).
>L’ominide-bestia ha portato alla soglia dell’umano. E’ stato Dio a trasformare l’ominide-bestia in uomo Adamo?
R- Sicuro! E questo lo esige la filosofia e lo conferma il racconto biblico che, pur nella sua semplicità, come messaggio religioso trasmette di sicuro che per la creazione dell'uomo Dio ha usato un procedimento speciale (espresso soprattutto dal quel soffiargli personalmente l'alito della vita, da quel farlo a sua immagine, e dal renderlo padrone del creato).
>Oggi la Chiesa è d’accordo su questo, NON, dopo Rivelazioni teologiche, NON, su studi approfonditi della parola ispirata da Dio, la Bibbia, ma su un testo scientifico.
La Creazione, in Genesi scompare.
R- Nient'affatto. Proprio su riflessioni (non "rivelazioni") teologiche, proprio su studi approfonditi sulla parola di Dio, sulla sua valenza metaforica, sul modo popolare di esprimersi dell'agiografo, sui generi letterari. la creazione dell'uomo non scompare ma sta nel salto dall'ominide all'uomo. L'uomo comincia ad esserci quando nel cervello dell'ominide tutto ciò che prima era senza senso acquista un significato. E questo avviene "esplosivamente" poiché non è possibile che esista un quasi significato. O c'è o non c'è.
>L’infusione dell’anima fa della bestia un uomo?
R- Certamente! Dell'anima spirituale. Poiché un tipo di "anima" ma non spirituale l'hanno anche gli animali e una "vita" anche le piante.
> Allora va riscritta Genesi. Perché mettere terra invece che ominide?
R- Perché l'agiografo non aveva ancora il concetto di "ominide" (anche se Dio lo aveva) e non poteva esprimersi che "come javeva inzegnato mamma" e mamma non poteva avergli insegnato una cosmogonia come la scriverebbero oggi Rubbia o Zichichi... Oltretutto nessuno l'avrebbe capita e gli avrebbero dato del matto.
>Il Papa, accogliendo l'evoluzione, dice oggi che quella terra era una mtafora e poteva trattarsi di un'ominide
La teoria della creazione con Adamo, non potendo, dopo tanti anni difendere le proprie tesi, cerca di mediare una possibile soluzione.
E' credimi, una imbarazzante soluzione.
R- Scusami ma questo è un atto di accusa contro la sincerità di intenti. Cercare una soluzione ad apparenti aporie non è fare il politicante che procede a compromessi, ma cercare una soluzione che (se le aporie sono realmente apparenti) deve esserci. E se consideri come reale la differenza tra evoluzionismo e trasformismo, come te l'ho esposta (e che non trovi di sicuro sui giornali ma - anche se non tutti usano il termine trasformismo ma hanno presente comunque l'assurdità del salto da specie animale a umana - sui testi di filosofia e teologia delle università pontificie) potresti realizzare che la tesi della Chiesa viene ancora difesa in toto (e consiste nella impossibilità che la bestia divenga uomo per sua forza endogena) e che, invece, oggi, viene giustamente accolto quell'evoluzionismo che, ALLO STATO ATTUALE DELLA RICERCA SCIENTIFICA, sembra essere "più che una teoria". Certezza ancora no, finché, come ho detto, non troveremo una inperfezione da evolvere nella attuale perfettissima zanzara (sia quella tradizionale che la "tigre").
>Il passaggio dall’animale all’uomo non deve essere avvenuto in modo automatico e necessario in un Primate qualsiasi, ma quando Dio ha voluto, secondo il suo disegno.”
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Facchini, così scrivendo, cancella Adamo. Quello descritto in Genesi.
R- No, sei tu che non hai afferrato la sfumatura di significato che Facchini vuole esprimere. Solo con un intervento straordinario di Dio, e non per evoluzione automatica che il tempo avrebbe portato con sé, il primate poteva passare dal suo stato animale a quello umano di persona.
>Quanto al giudizio del gesuita francese Jules Charles che paragona il racconto di Genesi a quelli fiabeschi, credo che non c’entri nulla con il discorso dell’evoluzione.
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C’entra perché mette in risalto a pag. 153 questo risalto fiabesco della Rivelazione che cozza con il crudo pragmatismo dell’evoluzione.
Il racconto fiabesco del peccato originale con, albero, frutto proibito e serpente, è un interessante insegnamento morale ma…nulla più.
R- Sbagli. Se prendi un buon libro di esegesi vedrai che ci sono molte verità religiose sotto la veste letteraria e metaforica del racconto genesiaco. E l'evoluzione non lo tocca minimamente nel senso che non inficia nessuna di queste verità, una delle quali è che Dio ha creato personalmente l'uomo e non il "rotolare" (pur esso obbligatoriamente preordinato da Dio) degli eventi evoluzionistici.
>La presa di coscienza di sé, della ragione, è un cammino lungo, scrive Carles. E aggiungo io, va a cozzare contro un, improvviso ed istantaneo irrompere nella scena di un perfetto individuo fatto ad immagine di Dio.
R- Al contrario non va a "cozzare" contro ma va a preparare appunto il tocco finale del "dito di Dio" senza il quale il materiale biologico animalesco, per quanto lo si voglia esperienzializzare (come con accanimento degno di miglior causa continuano a fare oggi certi scienziati che non colgono la differenza di piano tra l'intelligenza umana e quella animale) quel primate o ominide che dir si voglia non avrebbe mai varcato la soglia dell'umano. Non si cava sangue da una rapa.
>Ciao
Maurizio
Un abbraccio
Bery
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est modus in rebus