I Corinti 7:36-38. Verginità o figlia vergine ?

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Ancientofdays
00venerdì 18 gennaio 2008 13:47
La TNM traduce così questi versi:



TNM
(1 Corinti 7:36-38) Ma se qualcuno pensa di comportarsi indebitamente verso la sua verginità, se questa ha passato il fiore della giovinezza, e così deve avvenire, faccia ciò che vuole; non pecca. Si sposino. 37 Se al contrario qualcuno è fermo nel suo cuore, non avendo alcuna necessità, ma ha autorità sulla propria volontà e ha preso questa decisione nel proprio cuore, di mantenere la propria verginità, farà bene. 38 Quindi anche chi dà la sua verginità in matrimonio fa bene, ma chi non la dà in matrimonio fa meglio.



Questa scrittura la conoscono bene tutti i giovani Testimoni e viene loro ripetuta spesso per 1) conservare la verginità prima del matrimoni e 2) sposarsi oltre il “fiore della giovinezza”.
Il discorso di Paolo come riportato dalla TNM sembra sfilacciato, specialmente quando nel vs 36 si riferisce alla verginità dicendo "questa ha passato il fiore ..".
Non vedo come la verginità possa invecchiare.

Consultando altre traduzioni, ho trovato con mia sorpresa che il discorso di Paolo è reso in modo completamente differente.


Nuova Diodati
36 Ma, se alcuno pensa di fare cosa sconveniente verso la propria figlia vergine se essa oltrepassa il fiore dell'età, e che così bisogna fare, faccia ciò che vuole; egli non pecca; la dia a marito. 37 Ma chi sta fermo nel suo cuore senza sottostare ad alcuna costrizione, ma è padrone della sua volontà ed ha determinato questo nel cuor suo, di conservare cioè la sua figlia vergine, fa bene. 38 Perciò, chi dà la sua propria figlia a marito fa bene e chi non la dà a marito fa meglio.




CEI
36 Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure! 37 Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. 38 In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.



Mi pare che ci sia un abisso tra queste 3 versioni.

Cosa voleva dire Paolo ?
Spero che qualcuno possa aiutarmi, perchè io col greco non sono bravo.
ciao
Polymetis
00venerdì 18 gennaio 2008 14:36
In greco c'è "parthenos", termine che indica una ragazza vergine, ergo "nei riguardi della sua vergine". La parola "figlia" che salta fuori nella Nuova Diodati non c'è, ergo "vergine" può riferirsi sia alla figlia di un Padre che deve decidere se darla in sposa a qualcuno (così rende la ND), sia alla fidanzata vergine di qualcuno, che deve decidere se sposarla. L'unica a mio avviso sicuramente sbagliata è la TNM. Ho consultato l'interlineare dei TdG per vedere come avevano reso, e in effetti c'è virginity (ma sotto il termine greco virgin!), dunque gli italiani hanno copiato l'errore della versione inglese. Anche la traduzione in greco moderno dei TdG segue pedissequamente. In neogreco la parola parthenos esiste ancora, eppure nella versione dei TdG si legge "parthenia"(verginità)

Ad maiora
Cerebrale
00venerdì 18 gennaio 2008 15:15
TNM interlineare del Regno, greco/inglese
Riporto qui di seguito entrambi i testi inglese dalla TNM interlineare.

Il primo testo è quanto viene tradotto “parola per parola” dal greco, così come sembra renderlo Westcott & Hort.

Il secondo testo è la traduzione definitiva inglese, come estrapolato dal primo testo dalla WT, testo inglese base dal quale poi sono stati fabbricati i testi italiani e altre lingue.

Certo che sulla base del testo inglese parola per parola, non posso fare molto, essendo completamente a digiuno delle parole greche corrispondenti, ma forse che coloro che possiedono il testo greco dell'interlineare, o di un altra versione in greco, potranno controllare, per vedere se c'è corrispondenza.

Usando solo il testo parola per parola, mi viene da concludere, ma posso facilmente sbagliarmi, che il chiamiamolo ammonimento viene rivolto più che ai “vergini”, a coloro che ne hanno la responsabilità legale o padronale. Baso questo mio pensiero sul fatto che la parola che viene tradotta “sua verginità” in italiano, nel testo parola per parole dice “la di lui vergine”. Dunque non sembra parlare di un aspetto personale della propria integrità fisica, ma dello stato fisico di una persona sulla quale la persona alla quale si indirizza l'ammonimento abbia piena autorità, (la di lui vergine), e dunque abbia il potere tradizionale, tribale o legale di impedire che si sposi o meno.

Chiedo dunque ai Poly e Marcucci di questo forum di portare il loro lume su questo aspetto, spiegandoci pure le differenze di traduzione italiana non solo con la TNM ma anche tra le altre due traduzioni citate da Ancient.

.........
TNM Interlineare, parola per parola:
If but anyone to [be behaving improperly] upon the virgin [of him] [he is opining] [if ever] [she may be] [over bloom of life], and thus [it is owning] [to be occurring] what [he is willing] [let him be doing]; not [he is sinning]; [let them be marring].

N.B. in questo testo parola per parola, ho riportato tra parentesi quadre quelle parole inglesi che corrispondono ad un sol termine greco.

TNM Internlineare, estrapolazione inglese del testo parola per parola:
But if anyone thinks he is behaving improperly toward his virginity, if that is past the bloom of youth, and this is the way it should take place, let him do what he wants; he does not sin. Let them marry.


Cerebrale
00venerdì 18 gennaio 2008 15:25
Re:
Polymetis, 1/18/2008 2:36 PM:

In greco c'è "parthenos", termine che indica una ragazza vergine, ergo "nei riguardi della sua vergine". La parola "figlia" che salta fuori nella Nuova Diodati non c'è, ergo "vergine" può riferirsi sia alla figlia di un Padre che deve decidere se darla in sposa a qualcuno (così rende la ND), sia alla fidanzata vergine di qualcuno, che deve decidere se sposarla. L'unica a mio avviso sicuramente sbagliata è la TNM. Ho consultato l'interlineare dei TdG per vedere come avevano reso, e in effetti c'è virginity (ma sotto il termine greco virgin!), dunque gli italiani hanno copiato l'errore della versione inglese. Anche la traduzione in greco moderno dei TdG segue pedissequamente. In neogreco la parola parthenos esiste ancora, eppure nella versione dei TdG si legge "parthenia"(verginità)

Ad maiora




Scusami Poly, ma preso come ero a scrivere il mio post non ho notato che avevi già commentando.
Comunque, fammi rileggere il tutto e semmai, aggiun gerò una altra riflessione.
Cerebrale
00venerdì 18 gennaio 2008 15:48
Comicità della traduzione italiana della TNM
Un caro amico con il quale discutevo di questo passaggio e che di greco se ne intende, ha fatto una riflessione interessante, con una conclusione più comica che altro.

Infatti, quando la TNM traduce in italiano “chi dà la sua verginità in matrimoni fa bene, ma chi non la dà in matrimonio fa meglio” quasi vuole intendere che “se non ti trovi vergine al matrimonio fai meglio”

[SM=x570881]
[SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
Cerebrale
00venerdì 18 gennaio 2008 16:03
Un chiarimento:
Poly ha scritto:
“In neogreco la parola parthenos esiste ancora, eppure nella versione dei TdG si legge "parthenia"(verginità) "

Nella TNM interlineare che possiedo, versione del 1969, la parola greca tradotta in inglese sopra la parola “virgin” (nella traduzione parola per parola), che poi finisce per essere riscritta come “virginity” nel testo finale della stessa, non sembra essere “parthenia”, né “partenos”, ma (scusa la mia ignoranza) “partenon”, essendo le tre ultime lettere greche, che non posso riprodurre su questa tastiera, simili alle tre lettere italiane “vov”, dunque l'ultima lettera è uguale alla terzultima.
Lettera per lettera greca, leggo quanto segue:
psi
alpha
hrò
théta
êpsilon
ny
omikron
ny

Potresti magari Poly illuminarci al riguardo?
Ancientofdays
00venerdì 18 gennaio 2008 16:56
Si possono solo fare solo supposizioni sul perchè Fredryck Franz ha tradotto verginità in inglese, quando il greco originale era vergine.

Per quanto riguarda cosa davvero volesse dire Paolo, occorre anche tenere presente che in quel periodo si attendeva da un momento all'altro la fine e la chiamata al Signore.
Quindi era come dicesse resistete un pochino , ma se proprio non ce la fate allora...

Tutto il capitolo 7 di Corinti è dedicato a mariti,moglie e rapporti intimi. Delle vergini si parla anche nel verso 25,26

Se fosse come dice Nick, cioè il consiglio al padre che ha potere sulla figlia, è un consiglio adatto ad una situazione famigliare non molto attuale per i nostri giorni, ma comune per gli ebrei per cui le donne erano proprietà .
Non capisco perchè Paolo sciva questo consiglio nella lettera ai Corinti , che erano gentili e di cultura ellenistica.






Trianello
00venerdì 18 gennaio 2008 18:01

Non capisco perchè Paolo sciva questo consiglio nella lettera ai Corinti , che erano gentili e di cultura ellenistica.



Perché nella cultura greca le donne contavano ancora meno che nella cultura ebraica. Solo a Roma le donne (figlie e mogli) avevano uno status sociale leggermente migliore (anche se pure qui il Pater Familias aveva postestà assoluta su quanti vivevano sotto al suo tetto). Senza contare che è probabile che nella cumintà dei cristiani di Corinto c'erano anche tanti membri di origine giudaica (e lo si evince anche da alcuni passaggi delle due epistole paoline inviate a questa comunità). C'è, infine, da considerare che dal testo non è chiaro se Paolo si riferisca ai padri, ai fidanzati o ad entrambi...
(Mario70)
00venerdì 18 gennaio 2008 19:02
Re: Un chiarimento:
Cerebrale, 18/01/2008 16.03:

Poly ha scritto:
“In neogreco la parola parthenos esiste ancora, eppure nella versione dei TdG si legge "parthenia"(verginità) "

Nella TNM interlineare che possiedo, versione del 1969, la parola greca tradotta in inglese sopra la parola “virgin” (nella traduzione parola per parola), che poi finisce per essere riscritta come “virginity” nel testo finale della stessa, non sembra essere “parthenia”, né “partenos”, ma (scusa la mia ignoranza) “partenon”, essendo le tre ultime lettere greche, che non posso riprodurre su questa tastiera, simili alle tre lettere italiane “vov”, dunque l'ultima lettera è uguale alla terzultima.
Lettera per lettera greca, leggo quanto segue:
psi
alpha
hrò
théta
êpsilon
ny
omikron
ny

Potresti magari Poly illuminarci al riguardo?



Vediamo se ricordo ancora le regole grammaticali di base...

Le tre lettere finali indicano le declinazioni dei nomi in oggetto, "non" finale indica che il nome (femminile) è all'accusativo (usato come complemento oggetto) quindi "he parthenos" al nominativo (la vergine) diventa "then parthenon" la vergine "autou" di lui.
Ciao Mario
Trianello
00venerdì 18 gennaio 2008 19:12
Mi era sfuggito il messaggio di Cerebrale... comunque, vedo che Mario ha già risosto.
Bisogna tenere sempre a mente che il greco (come il latino ed il tedesco) ha le declinazioni.
Polymetis
00venerdì 18 gennaio 2008 19:24

“non sembra essere “parthenia”, né “partenos”, ma (scusa la mia ignoranza) “partenon”, essendo le tre ultime lettere”



E’ esattamente la stessa parola. Parthenos è al nominativo, parthenon all’accusativo. Se hai fatto latino al liceo forse ricorderai che le desinenze cambiavano a seconda della funzione logica che una parola assumeva nella frase
Rosa (la rosa) soggetto
Rosae (della rosa) complemento di specificazione
Rosae (alla rosa) complemento di termine
Rosam (la rosa) complemento oggetto
Rosa (o rosa) complemento di vocazione
Rosa (rosa) vari complementi


“Lettera per lettera greca, leggo quanto segue:
psi
alpha
hrò
théta
êpsilon
ny
omikron
ny”


La prima lettera è una pi, non una psi.

Per Mario


“Le tre lettere finali indicano le declinazioni dei nomi in oggetto,”



In questo caso, solo le ultime due. –os nominativo –on accusativo
Cerebrale
00venerdì 18 gennaio 2008 23:12
Grazie Poly ...

E’ esattamente la stessa parola. Parthenos è al nominativo, parthenon all’accusativo. Se hai fatto latino al liceo forse ricorderai che le desinenze cambiavano a seconda della funzione logica che una parola assumeva nella frase



Purtroppo non ho mai fatto nessun latino, ed è per questo che mi sono rivolto a te.

Grazie delle precisazioni.

[SM=x570864]
predestinato74
00sabato 19 gennaio 2008 09:49
dall'Interlineare della WT del 1985:

francocoladarci
00domenica 20 gennaio 2008 12:49
Un Consiglio
Mi pare che il significato della Nuova Diodati sia molto differente rispetto alla CEI.
Quindi chiedo a Poly,Trianello ed altri,qual'è la traduzione che rispecchia fedelmente ciò che voleva dire l'apostolo Paolo?
Franco.
[SM=x570868] [SM=x570868]
Polymetis
00domenica 20 gennaio 2008 14:35
In greco la parola "figlia" non c'è, ma in linea teorica nulla vieta che stia parlando di una figlia vergine. Dice infatti "la sua vergine", ma ma vergine di chi? Di un padre o di un fidanzato?
Comunque la maggioranza degli esegeti è per "un fidanzato", anche perché la ND devi intendere un verbo che vuol dire "sposarsi" come "dare in sposa".

Ad maiora
Trianello
00domenica 20 gennaio 2008 17:44

Quindi chiedo a Poly,Trianello ed altri,qual'è la traduzione che rispecchia fedelmente ciò che voleva dire l'apostolo Paolo?



In questo caso la CEI è più prossima al testo greco, lasciando al lettore l'intepretazione del passo. La ND, invece, già fornisce una interpretazione del medesimo: restituendocelo come se Paolo si stesse riferendo ai padri delle "figlie" vergini, cosa che nel testo greco non è poi così chiara. Tanto è vero che, come ha spiegato Polymetis, oggi la maggior parte degli esegeti ritiene infatti che qui Paolo non sta parlando dei padri, bensì dei fidanzati. Comunque, quella della ND rimane una traduzione possibile, a differenza di quella propostaci dalla TNM, che è a tutti gli effetti scorretta.
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