Da un sito francese, sempre sullo stesso argomento:
http://www.seniorplanet.fr/sp.fr.php?id=10966&action=article&id_cat=329&page=1
(traduzione mia)
Subire o rifiutare le cure...
Il Comitato Consultivo Nazionale d'Etica (CCNE) per le scienze della vita e della salute ha presentato il 12 giugno il suo parere sul "rifiuto di trattamento ed autonomia della persona". Le sue raccomandazioni insistono sul rispetto tanto del paziente che del medico ed il loro riconoscimento reciproco. Dettagli.
"Che fare quando una persona malata rifiuta le cure che potrebbero salvargli la vita? La medicina è molto imbarazzata poiché il ragionamento la chiama al suo dovere", afferma Didier Sicard, professore di medicina interna, consulente dell'ospedale Cochin a Parigi e presidente del Comitato consultivo nazionale d'etica per le scienze della vita e della salute.
Creato dal decreto del 23 febbraio 1983, e dipendente quindi dalla legge del 29 luglio 1994, il Comitato consultivo nazionale d'etica per le scienze della vita e della salute è iscritto in quella del 6 agosto 2004, relativa alla bioetica. La sua missione consiste "nell'esprimere pareri sui problemi etici e le questioni sociali sollevati dai progressi della conoscenza nei settori della biologia, della medicina e della salute".
Il presidente aggiunge e completa: "Il comitato è completamente indipendente! Ha la capacità di condurre una riflessione sotto tutte le sue forme senza ambiguità". Oltre al suo presidente ed i suoi due presidenti d'onore nominati dal Presidente della repubblica, il CCNE è composto da trentanove membri: personalità derivate dalle principali famiglie filosofiche e spirituali, degli specialisti dei problemi d'etica, dei ricercatori.
Il loro ottantasettesimo parere riguarda "il rifiuto di trattamento e l'autonomia della persona". A partire da esempi concreti, presenta una somma di riflessioni contenute in una quarantina di pagine ed undici raccomandazioni. "Abbiamo messo in evidenza i paradossi ed i dilemmi. Il medico può essere danneggiato nel suo altruismo ed il paziente nel rispetto della sua soggettività, della percezione dei suoi mali di fronte all'obiettività dell'esperto. Il parere del comitato è di fare di tutto per facilitare il dialogo ", indica Didier Sicard.
I significati di un rifiuto (di cura)
Mario Stasi, avvocato alla Corte d'appello di Parigi, ex presidente del collegio degli avvocati dell'ordine e relatore del presente parere, ricorda: "La legge del 4 marzo 2002 (detta legge Kouchner) mette il paziente al centro del suo trattamento. Non è più soltanto oggetto di cura ma anche soggetto del suo trattamento. Ciò suppone il suo consenso e anche il suo diritto di rifiutarlo. I valori, entrambi rispettabili, del paziente e del medico entrano allora in conflitto. "Occorre ritardare i limiti del problema insolubile, per anticipare meglio le decisioni da prendere in caso di estrema urgenza", spiega il presidente del collegio degli avvocati Stasi. Al capitolo "rifiuto di trasfusione", il parere 87 considera: "Dei ginecologi ostetrici hanno fatto osservare che l'emorragia in occasione del parto è la prima causa di mortalità materna in Francia, e che (secondo uno studio americano pubblicato nel 2001) il tasso di mortalità delle donne testimoni di Geova che partoriscono è quaranta volte più elevate di quello delle donne che non appartengono a questa Comunità".
La commissione raccomanda un processo d'approccio e di dialogo per un riconoscimento reciproco del paziente e del medico. Invita a chiarire le motivazioni del rifiuto di cura del paziente. "La sua decisione non è sempre chiara. Può anche cambiare ", interviene Mario Stasi."
I rifiuti di perfusione, di tracheotomia, di chemioterapia vengono spesso da un timore della medicina e dei suoi effetti secondari che indeboliscono il paziente. "In cure psichiatriche, l'isolamento è generalmente l'azione che segue un rifiuto. Quando può essere una richiesta di aiuto", osserva il presidente del collegio degli avvocati Stasi. "Se il rifiuto è ispirato da una terza persona, il parere della commissione è di ricercare il completo disinteressamento da questa influenza".
Una risposta precisa caso per caso è impossibile, ma la relazione secondo il parere 87 invita alla vigilanza. "Un rifiuto di cura non è mai un rifiuto di assistenza. Bisogna evitare di impedire la sua scelta in una situazione di crisi e non ricorrere mai al ricatto o all'abuso di fiducia, del tipo: non è il caso di ritornare all'ospedale se non accettate queste cure! Con il dialogo, il corpo medico può liberarsi della mannaia della
mancata assistenza a una persona in pericolo. La prassi deve essere contrassegnata dal rispetto e dare prova di infinita modestia". E citare a memoria Ippocrate: "Mettete due sgabelli di altezze uguali, perché colui che sa non superi colui che soffre".
Comitato consultivo nazionale d'etica (CCNE) per le scienze della vita e della salute