ilnonnosa, 20/07/2009 22.56:
Anche al tempo di Knorr, il terzo presidente della Società Torre di Guardia, le cose non erano cambiate:
Dalla Torre di Guardia del 15/4/1963, p. 255, Domanda dai lettori si legge:
“E’ appropriato che un testimone di Geova tenga un servizio funebre per un disassociato che muore? – Una congregazione di servitori di Geova non dovrebbe tenere il servizio funebre per un disassociato che muore; né un dedicato cristiano dovrebbe svolgere alcuna funzione a tale funerale, malgrado il fatto che gli altri membri della famiglia possano essere testimoni di Geova e siano fedeli. Né alcun membro della congregazione dovrebbe assistere a tale funerale. Non vogliamo mai dare agli estranei l’impressione che una persona disassociata fosse accettevole nella congregazione quando in effetti non lo era, ma era stata disassociata da essa”.
(Grassetto mio)
Qui, come rispondi?
Ciao Ilnonnosa
Questo "intendimeno" è stato parzialmente modificato nel 1977:
*** w77 15/11 pp. 699-700 Lutto e funerali: Per chi? ***
FUNERALI PER I DISASSOCIATI?
Comunque, supponete che il defunto sia un disassociato, qualcuno che per una ragione o per l’altra è stato espulso dalla congregazione cristiana. In “Domande dai lettori” (
La Torre di Guardia, 1963, pag. 255) si leggeva che non era corretto tenere un funerale per un disassociato. L’articolo conteneva questo commento: “Non vogliamo mai dare agli estranei l’impressione che una persona disassociata fosse accettevole nella congregazione quando in effetti non lo era, ma era stata disassociata da essa”. Non vi sono eccezioni nel predisporre un funerale per un disassociato?
Prima di rispondere a questa domanda è bene riassumere in breve il soggetto della disassociazione. Essa ha una base scritturale come si può vedere da I Corinti capitolo 5, dove l’apostolo Paolo comanda di disassociare un immorale. Ma solo nel 1952 il popolo di Geova dei tempi moderni agì in tal senso spinto dalla crescente urgenza. Avendo forte zelo per la giustizia e odio per ciò che è malvagio, stabilirono norme per quelli che prendono la direttiva al fine di mantenere pure le congregazioni sotto l’aspetto spirituale, dottrinale e morale.
Nel corso degli anni il popolo di Geova ha compreso sempre più chiaramente il provvedimento della disassociazione. Non solo sono state date istruzioni particolareggiate, ma si è compreso sempre meglio che bisogna esercitare sapienza e amore, oltre che giustizia. Hanno visto la necessità di mostrare misericordia a chi è veramente pentito, e di considerare le circostanze attenuanti e qualsiasi evidenza di sincero dolore. In anni molto recenti è stato pure indicato che c’è differenza tra il comportamento che i cristiani dovrebbero tenere verso un ben noto peccatore o un pericoloso apostata e verso uno che è considerato come “un uomo delle nazioni”, a cui si può usare la comune cortesia del saluto. — Matt. 18:17; 2 Giov. 9, 10.
Sembra si possa fare questa distinzione anche in relazione al funerale di un disassociato. Una congregazione cristiana non vorrebbe che il suo buon nome fosse macchiato essendo messo in relazione con qualcuno a cui si applicasse II Giovanni 9, 10, neppure nel caso della sua morte. Ma supponiamo che un disassociato abbia dato qualche segno di sincero pentimento e sia venuto alle adunanze e abbia manifestato il desiderio d’essere riaccettato nella congregazione. Allora, se gli anziani pensano che il fatto non turberebbe la pace e l’armonia della congregazione né recherebbe disonore sul popolo di Dio, non c’è nulla in contrario a che un anziano pronunci un discorso. Come fanno a sapere se Geova l’ha già perdonato o no, dal momento che c’è qualche segno di pentimento? Forse gli anziani aspettavano, giustamente, volendo essere sicuri che il suo apparente pentimento fosse sincero. È ovvio che ciascun caso è diverso, per cui dovrebbe essere giudicato in base ai fatti. Certo, se si pronuncia il discorso funebre, si baderà di non indugiare su questioni personali né di fare alcuna dichiarazione positiva riguardo a se sarà risuscitato. Ma si potrebbe senz’altro fare una buona considerazione basata sulle Scritture e dare una buona testimonianza.
Per giunta, non dobbiamo trascurare due delle ragioni fondamentali per cui si disassocia un trasgressore. Una è di farlo tornare in sé, se possibile. L’altra è di proteggere la congregazione dalla sua cattiva influenza. Nessuna di queste due ragioni avrebbe valore ora, poiché il disassociato è deceduto. Anche se un disassociato ha continuato ad essere per così dire un semplice “uomo delle nazioni”, un discorso funebre basato sulle Scritture può servire a diversi scopi buoni, come abbiamo già detto: Può confortare i familiari e dare testimonianza a quelli di fuori. Il fatto stesso che sia data un’eccellente testimonianza può essere di conforto e di consolazione per i familiari del defunto, indipendentemente dalle circostanze.
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Quindi i TdG "possono", se la "
loro coscienza" lo permette, partecipare al funerale solo di disassociati che avevano dato dei "segni di pentimento", che avevano cioè dimostrato di voler ritornare nella congregazione.
Nel caso invece di "pericolosi apostati" - cioè di persone che hanno capito che gli insegnamenti della WTS sono erronei e che non hanno alcuna intenzione di ritornarvi - non ci sarà nulla del genere. Nel loro caso valgono ancora le parole di Rutherford.
Achille