Dall'hi-tech ai manoscritti

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Vitale
00lunedì 20 giugno 2005 22:50

IL CORRIERE DELLA SERA 20 giugno 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/06_Giugno/20/monastero.html

Entro il 2006 saranno digitalizzati e messi online oltre cento manoscritti
Il monastero hi-tech che scandaglia la Bibbia
I monaci di Santa Caterina, sul Sinai, utilizzano una tecnica avanzata per evidenziare i testi nascosti del Codice Sinaitico.
MONTE SINAI (EGITTO) - Se n'era andato nel Sinai per vivere nel deserto, recluso nel monastero più antico del mondo. Si è ritrovato a fare fotografie digitali e a maneggiare raffinati apparecchi hi-tech. Frate Giustino non si capacita ancora adesso dell'imprevista piega assunta dalla sua vita monacale, ora che ha iniziato a digitalizzare i manoscritti conservati fra le mura spesse di Santa Caterina con una fotocamera da 72 megapixel.

Tra le preziose pergamene spiccano diverse pagine del Codice Greco Sinaitico, la più antica versione della Bibbia conosciuta al mondo. Per scandagliarle si userà una tecnica nota come immagine iperspettrale, che permette di fotografare il manoscritto a differenti livelli di luce per evidenziare testi nascosti dal tempo o da sovrapposizioni. In questo modo - si legge su Reuters - gli studiosi dovrebbero riuscire a decifrare le correzioni fatte al Codex, scritto tra il 330 e il 350 e ritenuto dai più una delle cinquanta copie delle Sacre Scritture commissionate dall'imperatore romano Costantino.

«Se si individuano tutte le modifiche effettuate da ogni scriba, allora si arriva a un testo principale antecedente a quegli stessi interventi», spiega il monaco bibliotecario frate Giustino. L'analisi fotografica del Codice Sinaitico è in realtà solo l'ultima tappa di un percorso avventuroso e arzigogolato di cui questo manoscritto è stato protagonista.

Conservato nel monastero egiziano fino a metà Ottocento, il volume fu infatti portato in Russia da uno studioso tedesco e successivamente venduto alla Biblioteca Britannica, dove è attualmente conservato. Tuttavia nel 1975 i monaci di Santa Caterina ne scoprirono alcune pagine tra le macerie di un soffitto crollato.

E ora tutti i soggetti coinvolti dalle peripezie del Codex (Gran Bretagna, Germania, Russia e il monastero) si sono uniti in un progetto comune per scannerizzare le sue pagine e i suoi frammenti fino a riunire il lavoro in formato digitale. Dove la pergamena separò, dunque, i byte riuniranno. Ma il monastero del Sinai va anche oltre. I monaci greco ortodossi di Santa Caterina puntano a fotografare e digitalizzare più di cento manoscritti entro il 2006. Che andranno rigorosamente online.
Carola Frediani
duemulini
00giovedì 14 luglio 2005 12:19
IL CODICE SINAITICO NATO DA COSTANTINO
Avvenire - 14 LUGLIO 2005
<< Ora possiamo affermarlo con buona sicurezza: il famoso Codice Sinaitico, che contiene gran parte dell'Antico e del Nuovo Testamento e che è conservato per oltre metà della sua interezza originaria, fu probabilmente une delle 50 copie della Bibbia commissionate dall'imperatore Costantino tra il 330 e il 350 d. C. >>. A confermare con una certa convinzione un sospetto nutrito da molti storici e paleografi è padre Justin, bibliotecario del Monastero di Santa Caterina sul Sinai, dove il Sinaitico è stato vergato in antico. Lo fa sulla base di recenti analisi condotte da monaci con l'ausilio di macchine fotografiche ad alta tecnologia, che hanno permesso la lettura delle glosse e soprattutto delle correzioni di numerosi scribi, contemporanei alla stesura del manoscritto o appena successivi; e dal contenuto di queste annotazioni marginali è possibile attribuire il lavoro di redazione del codice alla temperie storica e culturale costantiniana. Siamo a conoscenza di una affermazione, o quasi di una rinascita dell'interesse per le fonti cristiane proprio durante l'impero del figlio di Sant'Elena: ci fu il tentativo, testimoniato da numerosi editti, di rettificare il cammino della Chiesa disperso nei mille rivoli delle eresie e di indirizzarlo verso un'ortodossia salda e dogmatica; e a tal proposito vennero redatte in greco e in latino (ma anche in altre lingue) copie con la versione ufficiale della Bibbia cristiana (Antico e Nuovo Testamento) canonizzata da ormai due secoli - almeno dal periodo di Sant' Ireneo, come mostra un codice oxoniense, il cosiddetto papiro 52, scritto in "maiuscola biblica" e databile attorno all'anno 200.
La strumentazione utilizzata dai monaci-papirologi è avveniristica ed esemplifica in maniera efficace il connubio ormai imprescindibile tra scienze esatte e scienze umane; si tratta della tecnica dell'immagine iperspettrale, che consente la foto di papiri e pergamene con luminosità di differente lunghezza d'onda: è stata usata recentemente a Oxford sui testi provenienti da Ossirinco (Medio Egitto), a Strasburgo per decriptare il famoso papiro di Empedocle e all'Università di Stanford (California) al fine di leggere uno scritto, attribuito ad Archimede, cancellato in un secondo tempo ma rimasto come inciso sul supporto pergamenaceo. Una simile analisi di lettura, sperimentata con successo sul Sinaitico, sarà gradualmente applicata a tutti i 3.304 manoscritti e 1.700 rotoli conservati nel monastero e contribuirà alla realizzazione di un cdrom con le foto ad alta scansione dell'intera collezione. Intanto da qualche settimana è in corso l'accurata indagine ottica anche dell'importante codice siriaco, uno dei fiori all'occhiello dello scriptorium di Santa Caterina.
Dai primi risultati sembrerebbe trattarsi di un palinsesto, proprio come il manoscritto californiano con l'opera matematica di Archimede. I palinsesti erano papiri o pergamene redatti unaprima volta, cancellati e nuovamente vergati. Come detto, con queste nuove tecniche di lettura è possibile
identificare la scrittura abrasa e ridare corpo all'opera cancellata; il siriaco mostrerebbe, sotto un testo liturgico dell’VIII secolo, una versione del V secolo, corredata da annotazioni marginali, della traduzione in lingua siriaca dei Vangeli del Nuovo Testamento: la traduzione è attribuita a teologi siriaci del II secolo e questa costituirebbe l'unica testimonianza, di una certa consistenza e di un periodo non molto successivo, in nostro possesso. «Potrebbe rivelarsi di un'importanza capitale -dice lo storico del cristianesimo antico Nicholas Pickwoad, che sta studiando il reperto -; infatti potrebbe confermare che il canone neotestamentario si era formato attorno al 150 d. C. ed era stato subito tradotto in siriaco».
ARISTIDE MALNATI
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