27 Gennaio: Il giorno della Memoria

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Achille Lorenzi
00mercoledì 25 gennaio 2006 06:17


Di seguito riportiamo l'invito dell'USR recapitato a tutte le scuole siciliane per la celebrazione del Giorno della Memoria:

Cari Colleghi, il giorno 27 gennaio verrà, come Vi è noto, celebrato in tutta Italia il giorno della memoria al fine di ricordare la Shoah e le vittime di tutti i totalitarismi. L’esame della storia del recente passato dimostra che vittime dell’oppressione sono stati non solo gli ebrei ma anche cattolici, rom, obiettori di coscienza, testimoni di Geova, malati mentali, portatori di handicap, omosessuali avversari politici ed in generale tutti i dissenzienti insomma i “diversi”.

Questa estrema intolleranza accomuna tutti i totalitarismi, ciò impedisce ipocrite distinzioni tra le vittime: la scuola è il luogo privilegiato dove alla memoria si aggiunge lo sforzo per educare i giovani alla tolleranza ed al rispetto della diversità.

Come non ricordare quegli sciagurati tentativi di negare o di sminuire la realtà storica dell’Olocausto posti in essere da noti studiosi: recente è il caso di Irving in Austria, ovvero la negazione di altri massacri, come quello degli armeni, di cui è pericoloso scrivere sui giornali di paesi che pur aspirano ad entrare nell’Unione Europea, ovvero quello dimenticato, tra i tanti, che portò alla morte milioni di congolesi ai tempi di Leopoldo II.

Il momento assume ulteriore risalto dato che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha stabilito che la ricorrenza del 27 gennaio, già ufficialmente osservata da vari Paesi, come il nostro, sia riconosciuta quale Giornata Internazionale in memoria delle Vittime dell’Olocausto.

In questo spirito e nel ricordo di tutte le vittime, in ogni scuola siciliana, è opportuno che si tengano momenti di narrazione, riflessione e ricordo.

Il direttore generale
(Guido di Stefano)

Fonte: www.aetnanet.org/modules.php?name=News&file=article&sid=3881
Achille Lorenzi
00sabato 28 gennaio 2006 15:57
Uno dei tanti articoli pubblicati in occasione della "Giornata della memoria".
Fonte: www.ilsannioquotidiano.it/article.php?sid=17508&mode=thread...

Testimoni di Geova ricordano le vittime dimenticate del regime nazista
Pubblicato il 28-01-2006
San Bartolomeo in Galdo

di Benedetto Canfora

Il 27 gennaio ricorre “La Giornata della Memoria”.
Ieri i Testimoni di Geova, così come riportato in un comunicato, secondo consuetudine di storici e studiosi, hanno ricordato tutte le vittime dell’assurda tragedia nazista a prescindere dalla portata dello sterminio eseguito verso le diverse “categorie” di vittime.
“Se l’annientamento fisico del popolo - asseriscono - non può che continuare a tutelare le coscienze delle persone normali è degno di attenzione conoscere chi altri fu vittima del nazismo e perché. Oltre agli ebrei, come è noto, vennero rinchiusi nei campi di concentramento politici, zingari, delinquenti, omosessuali e Testimoni di Geova”.
Aggiungono che per i Testimoni le motivazioni erano religiose e che essi furono contrassegnati dal triangolo viola e che furono i primi ad essere internati, già nel 1934. “Quando i nazisti salirono al potere - continuano - i poco più di ventimila Testimoni tedeschi furono subito presi di mira quali nemici dello Stato per il loro rifiuto di sostenere l’ideologia nazista imperniata sull’odio. Quasi diecimila Testimoni, infine, avrebbero sofferto nelle prigioni e nei campi nazisti, dove duemila di loro trovarono la morte”.
Per uscire dai campi di concentramento e dalle prigioni bastava che i Testimoni firmassero un documento in cui dicessero di abbandonare l’organizzazione e denunciare chi continuava a insegnare idee del movimento.
Per ricordare i tragici avvenimenti, nel corso del 2004 i Testimoni di Geova locali hanno organizzato convegni, mostre e proiettato il documento “I Testimoni di Geova: Saldi di fronte all’attacco nazista” in molte località della provincia di Caserta e Benevento, coinvolgendo migliaia di persone le quali hanno spesso mostrato meraviglia nell’apprendere le vicende della persecuzione nazista dei Testimoni di Geova e le sofferenze di un pacifico gruppo di cristiani tedeschi composto da uomini, donne e bambini.
“Non è mai troppo tardi per ricordare e per questo - concludono nel comunicato - anche se è passato più di mezzo secolo, la vicenda dell’internamento nei campi di concentramento e di sterminio è sempre di attualità. Nello sforzo di ricordare il passato relativo alla tragedia nazista, l’attenzione che si può prestare alla persecuzione dei Testimoni di Geova e sulla forza morale manifestata dai loro membri, è un contributo non indifferente per capire le ragioni dell’odio e dell’intolleranza, sempre in agguato, purtroppo, anche ai nostri tempi”.
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Si veda anche www.infotdgeova.it/nazi.htm

Saluti
Achille
)Aurora(
00domenica 12 febbraio 2006 18:56
Tratto da:
www.corriereirpinia.it/domenicale/cu_02_25_01_2004.php

Olocausto e memoria in Irpinia

(...)Si può fondatamente asserire che i Testimoni sono stati tra i primi a denunciare le crudeltà che avvenivano nei campi di concentramento, rivelando non solo le torture che venivano inflitte ai loro confratelli in Germania, ma anche le sofferenze patite da tanti altri gruppi di internati o singoli individui. Lo si rileva dalle loro stesse pubblicazioni.
Gli storici dicono che i primi campi di concentramento furono aperti all'inizio del 1933, proprio all'indomani dell'ascesa al potere di Hitler. E già a metà del '33 i Testimoni di Geova non esitarono a informare l'opinione pubblica di ciò che erano venuti a sapere. Coraggiosamente e andando contro corrente, nell'agosto del '33 la rivista “Golden Age “(poi nota col nome di “Consolation”, pubblicata dai Testimoni di Geova e distribuita anche nel Reich) , ad esempio, riportava la corrispondenza di un giornalista, Frederick Birchall, sulla "rivoluzione nazista in Germania":"E' stata realizzata a prezzo di indicibili sofferenze, come possono attestare le migliaia di cittadini onesti e patriottici che sono stati privati della casa e dell'impiego, le migliaia di oppositori politici che sono ora rinchiusi dietro il filo spinato dei campo di concentramento e condannati ai lavori forzati a motivo della loro opposizione, e le poche migliaia che si sono autoesiliati per sfuggire ai terrori del nuovo regime".
Descrivendo l'oppressivo "sistema spionistico" nazista, la stessa rivista diceva all'inizio del 1935: "Può introdursi in qualunque abitazione privata, può far ricorso alla tortura, e non ci si può appellare contro le sue iniziative o le sue decisioni. Può operare arresti e incarcerare sulla scorta di semplici sospetti senza che le sue vittime ne sappiano le ragioni".
Più volte i Testimoni denunciarono che in Germania lo stato di diritto non esisteva più. Le denunce non si fermarono qui. Nel '37 “Consolation” dava una notizia inquietante a proposito di un nuovo gas venefico (l'Ott 20) prodotto in una fabbrica di Hochst, presso Francoforte. Dopo aver descritto i danni ambientali prodotti vicino al luogo di produzione, la notizia concludeva: “Il gas viene impiegato in via sperimentale nel campo di concentramento di Dachau". Una notizia che farebbe bene a rileggere chi oggi arriva a stravolgere a tal punto i fatti storici da affermare che le camere a gas non siano mai esistite.
Così, ad esempio, Franz Zurcher, un Testimone svizzero, documentò e denunciò vari casi di persecuzione e trattamento inumano nei confronti di suoi confratelli, raccogliendoli in un libro dal significativo titolo "Crociata contro il Cristianesimo", pubblicato in tedesco a Zurigo nel 1938, e l'anno dopo in francese a Parigi. Quelle pagine turbarono profondamente, per sua stessa ammissione, Thomas Mann - celeberrimo autore di "La morte a Venezia" e "La montagna incantata" - che spiegò in una lettera: "Non posso descrivere il sentimento misto di disprezzo e di orrore che mi ha colto sfogliando queste Testimonianze di una bassezza umana ineguagliabile e di una crudeltà inqualificabile. Le parole non riescono a descrivere l'abiezione della mentalità che è rivelata da queste pagine che ci raccontano le orribili sofferenze di vittime innocenti fermamente attaccate alla loro fede.
Vorremmo tacere di fronte a ciò che è impossibile qualificare, ma la nostra coscienza non ci rimprovererebbe forse questo silenzio?".
Sulla barbarie nazista molti - leader religiosi inclusi - mantennero quello che da più parti è stato giudicato un "silenzio colpevole", adducendo svariate motivazioni; ma così non hanno invece fatto i Testimoni di Geova. "Come si può rimanere in silenzio?", chiedeva “Consolation” nel maggio 1939. "Come si può rimanere in silenzio di fronte agli orrori di un paese, come la Germania, in cui 40.000 persone innocenti vengono arrestate in un colpo solo; in cui 70 di loro sono state messe a morte in una sola notte in una sola prigione; in cui l'unico modo per sfuggire all'arresto è vagare nei boschi o spostarsi, notte e giorno, da un posto all'altro in treno; in cui il proprio mobilio viene bruciato nelle pubbliche piazze; in cui la folla cerca di impedire a una donna di fuggire da un edificio in fiamme; in cui tutte le case, gli istituti, gli ospedali per gli anziani, i poveri e i bisognosi e tutti gli orfanotrofi vengono distrutti? 520 sinagoghe sono state date alle fiamme". La rivista proseguiva poi fornendo agghiaccianti particolari sulle sadiche torture inflitte agli internati del "campo di concentramento di Dachau", nel tentativo di punire anche "la più piccola deviazione dalle regole ariane".
Sempre rifiutandosi di mantenere un silenzio omissivo, questa piccola, e purtroppo inascoltata, minoranza religiosa rese noti in quegli anni vari particolari sul sistema concentrazionario nazista di cui veniva via via a conoscenza. Così, in un articolo intitolato "Sadismo Uber Alles", “Consolation” del 28 luglio 1939 chiedeva: "Quanti sanno che nella Germania nazista esistono campi di concentramento per le donne?", e riferiva poi le terribili vicende di una non Testimone detenuta per un certo periodo nel campo di Lichtenburg, dove, su 1000 internate, 150 erano ebree e ben 300 Testimoni di Geova. "Le urla delle donne bastonate nelle loro celle erano agghiaccianti, e non le potrò mai cancellare dalla mia memoria", diceva la donna.
Anche nei mesi successivi all'inizio del secondo conflitto mondiale i Testimoni continuarono coraggiosamente a far conoscere all'opinione pubblica cosa stava effettivamente succedendo nei lager nazisti. "Ci sono abbondantissime prove", scriveva “Consolation” all'inizio del 1940, “che, da Hitler in giù, ogni nazista si sente libero di assassinare chiunque desideri. Ma all'inizio dello scorso ottobre (1939) nei campi di concentramento si è assistito a una sorta di saga dell'assassinio, col dichiarato fine di liberarsi di tutte le personalità scomode, di terrorizzare i superstiti, e di far spazio per nuove vittime”.
"Soluzione finale" era un'espressione ancora ignota ai più, quando i Testimoni di Geova denunciavano lo spietato sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Di quanto era successo in Polonia tra la fine del 1939 e l'inizio del 1940, “Consolation” diceva: "Quando la Germania iniziò la Blitzkrieg che avrebbe scatenato la seconda guerra mondiale, in Polonia c'erano 3.500.000 ebrei. Il Weltkampf di Monaco afferma che costoro devono essere distrutti, e se le notizie che raggiungono il mondo occidentale sono esatte la loro distruzione sembra in corso...Credereste che a Hrubieszhow a 400 ebrei portati a forza in una piazza è stato ordinato di correre il più possibile e che, mentre lo facevano, sono stati falciati dalle mitragliatrici; che in pieno inverno 1.200 sono stati costretti a guadare il fiume Bog e che nel tentativo hanno perso la vita; che a Konin a 1.340 ebrei sono stati concessi 15 minuti per lasciare la città; che a Kola 217 ebrei, caricati su un treno merci a Lodz senza sapere la loro destinazione, sono stati chiusi a chiave dentro ai vagoni dove molti sono morti di freddo e di fame; che interi gruppi di ragazze ebree si sono suicidate per non andare a finire nei bordelli nazisti; che in 4 mesi 60.000 ebrei polacchi sono stati sterminati nei campi di concentramento; che 1.322 ebrei si sono suicidati a Varsavia, 625 a Lodz, 440 a Cracovia, e tantissimi altri in molte città polacche; che intere famiglie si sono suicidate; che le donne sono state costrette a scavare le fosse per i mariti e per i padri; che più di 5.000 anziani, donne e bambini sono stati buttati fuori dalle loro abitazioni a Katowice e trasferiti a forza nel nuovo ghetto di Lublino; che gli ebrei quando vengono trasferiti a forza da una città all'altra devono lasciarsi dietro tutti i loro effetti; che 80.000 ebrei sono stati uccisi nel bombardamento di Varsavia e 30.000 sono stati confinati nel nuovo ghetto di Lublino?" E ancora, nel 1943, i Testimoni denunciarono anche il fatto che "intere nazioni come i greci, i polacchi e i serbi vengono sistematicamente sterminate".
Che riflessione si può fare leggendo i brani pubblicati fra il 1933 e il 1942 dai Testimoni di Geova sulle barbarie compiute nei campi di concentramento e sull'Olocausto? Che ancora una volta notizie vere e inquietanti sono state minimizzate o persino rimosse dalla coscienza semplicemente perchè provenivano da quella che era - in modo superficiale, o persino sprezzante - considerata una setta. Tuttavia, i saldi valori morali di cui era, ed è tuttora, portatrice hanno impedito a questa minoranza trascurata - e spesso, purtroppo, disprezzata - di chiudersi in un silenzio di comodo.
A un convegno sull'Olocausto tenuto nel settembre 1994 presso il Museo dell'Olocausto di Washington, una storica britannica, la professoressa Christine King, affermava: "I Testimoni di Geova ebbero il coraggio di parlare. Parlarono chiaro fin dall'inizio. Parlarono con una sola voce. E parlarono con enorme coraggio, il che è una lezione per tutti noi".
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