1 Tim 1:12

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reny2000
00lunedì 10 settembre 2007 13:55
Qual'è la corretta traduzione di questo versetto?

"Sono grato al Signore"

oppure

"Rendo grazie al Signore"


Grazie 1000 per l'aiuto, ovviamente se inserite anche qualche regola grammaticale in merito ve ne sarei grato.


Saluti
RC
Agabo
00lunedì 10 settembre 2007 15:59
Marco 14:23 kai labôn potêrion eucharistêsas edôken autois, kai epion ex autou pantes.

1Timoteo 1:12 Charin echô tôi endunamôsanti me Christôi Iêsou tôi kuriôi hêmôn, hoti piston me hêgêsato themenos eis diakonian,

"Rendere grazie" significa "ringraziare", ma anche "essere grato". Tuttavia, il contesto di 1 Tim 1:12 dice che l'apostolo Paolo riceve qualcosa di CONCRETO da parte di gesù Cristo:

1Timoteo 1:12 Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, per cui, credo, che il "rendimento di grazie" sia inteso più come una lode[vedi il "Dizionario dei concetti biblici del NT -Ediz. EDB], quindi, una preghiera, che una forma di "gratitudine".

12. It is striking that in all Paul’s recorded words only here does he give thanks directly to Christ, and only here does he use the eloquent language appropriate to the deep thankfulness he feels as he recalls his own salvation and call. Faithful (cf. I Cor 7:25). The basis of Christ’s counting Paul faithful was His mercy. Paul was faithful to the trust he had received (I Tim 1:11).Everett F. Harrison, The Wycliffe Bible Commentary, New Testament, (Chicago: Moody Press) 1962.


"First of all he bursts out into thanksgiving to Christ Jesus for His enabling grace. The emphasis is not on what Saul of Tarsus did for the Lord but what the Lord did for him. The apostle could never get over the wonder that the Lord Jesus not only saved him but counted him faithful, appointing him to His service. The law could never have shown such grace. Rather, its inflexible terms would have condemned the sinner Saul to death." William MacDonald; edited with introductions by Arthur Farstad, Believer’s Bible commentary: Old and New Testaments [computer file], electronic ed., Logos Library System, (Nashville: Thomas Nelson) 1997, c1995 by William MacDonald.


12. The honor done him in having the Gospel ministry committed to him suggests the digression to what he once was, no better (1Ti 1:13) than those lawless ones described above (1Ti 1:9, 10), when the grace of our Lord (1Ti 1:14) visited him.
And—omitted in most (not all) of the oldest manuscripts.
I thank—Greek, “I have (that is, feel) gratitude.”
Jamieson, Robert; Fausset, A.R.; and Brown, David, Commentary Critical and Explanatory on the Whole Bible, (Oak Harbor, WA: Logos Research Systems, Inc.) 1998.




Verses 12–17
The apostle knew that he would justly have perished, if the Lord had been extreme to mark what was amiss; and also if his grace and mercy had not been abundant to him when dead in sin, working faith and love to Christ in his heart. This is a faithful saying; these are true and faithful words, which may be depended on, That the Son of God came into the world, willingly and purposely to save sinners. No man, with Paul’s example before him, can question the love and power of Christ to save him, if he really desires to trust in him as the Son of God, who once died on the cross, and now reigns upon the throne of glory, to save all that come to God through him. Let us then admire and praise the grace of God our Saviour; and ascribe to the Father, Son, and Holy Ghost, three Persons in the unity of the Godhead, the glory of all done in, by, and for us. Henry, Matthew, Matthew Henry’s Concise Commentary on the Bible, (Oak Harbor, WA: Logos Research Systems, Inc.) 1997.

“I thank Christ Jesus our Lord”—Paul emphasizes the Lordship of Christ.J. Vernon McGee, Thru the Bible commentary [computer file], electronic ed., Logos Library System, (Nashville: Thomas Nelson) 1997, c1981 by J. Vernon McGee.

1:12. Paul’s letters to churches usually open with a thanksgiving for his readers (so also 2 Tim 1:3); these were common in ancient letters. Paul similarly praises God here (concluding in 1:17). This is not, however, Paul’s regular epistolary thanksgiving, which would have normally occurred after the introduction (1:1–2). Perhaps he sticks mainly to official business because this is an official letter meant to authorize Timothy.Keener, Craig S., IVP Bible Background Commentary: New Testament , (Downer’s Grove, IL: InterVarsity Press) 1997.

CITAZIONI TRATTE DA LETTERATURA WTS:

*** w81 1/5 p. 17 par. 18 Chi loderà il Re? ***
18 Il provvedimento preso da Geova mediante Gesù Cristo ha per noi un enorme significato. Ci sia sempre consentito di apprezzare l’amorevole benignità e le misericordie di Geova e tutto ciò che egli ha fatto per noi. L’apostolo Paolo aveva tale apprezzamento, perché disse: “Io sono grato a Cristo Gesù nostro Signore, che mi impartì potenza, perché mi considerò fedele assegnandomi al ministero. . . . Fedele e meritevole di piena accettazione è la parola che Cristo Gesù venne nel mondo per salvare i peccatori. Di questi io sono il principale. Tuttavia, la ragione per cui mi fu mostrata misericordia fu affinché per mezzo di me quale caso principale Cristo Gesù dimostrasse tutta la sua longanimità a modello di coloro che riporranno la loro fede in lui per la vita eterna. Ora al Re d’eternità, incorruttibile, invisibile, solo Dio, siano onore e gloria per i secoli dei secoli. Amen”. (I Tim. 1:12, 15-17) La nostra gratitudine ci spinga a lodare Geova sempre più, mentre continuiamo a parlare del suo regno.

*** w79 1/1 p. 23 par. 12 La bellezza della sovranità di Geova ***
Paolo disse con riconoscenza: “Io sono grato a Cristo Gesù nostro Signore, che mi impartì potenza, perché mi considerò fedele assegnandomi al ministero”. (1 Tim. 1:12) Paolo, a sua volta, mostrò che Dio, Cristo e lui stesso avevano fiducia nella fedeltà e nella capacità di Timoteo di adempiere il suo incarico di servizio quando scrisse: “O Timoteo, custodisci il deposito che ti è affidato”. — 1 Tim. 6:20.

*** it-1 pp. 319-320 Benignità ***
Immeritata benignità. Il termine greco chàris ricorre più di 150 volte nelle Scritture Greche, ed è tradotto in vari modi secondo il contesto. In ogni caso viene rispettata l’idea centrale di chàris: ciò che è gradito (1Pt 2:19, 20) e avvincente. (Lu 4:22) Inoltre, in alcuni casi chàris si riferisce a un benigno dono (1Co 16:3; 2Co 8:19) o alla benignità nel farlo. (2Co 8:4, 6) Altre volte si riferisce al merito, alla gratitudine o riconoscenza che derivano da un atto particolarmente benigno. — Lu 6:32-34; Ro 6:17; 1Co 10:30; 15:57; 2Co 2:14; 8:16; 9:15; 1Tm 1:12; 2Tm 1:3.

Comunque, nella grande maggioranza dei casi, il termine chàris è reso “grazia” in quasi tutte le traduzioni italiane della Bibbia. La parola “grazia”, però, con i suoi numerosi significati non trasmette alla maggior parte dei lettori le idee contenute nel vocabolo greco. Per esempio: Cosa s’intende in Giovanni 1:14, dove la Riveduta dice “la Parola è stata fatta carne . . . piena di grazia e di verità”? S’intende “amabilità” o “favore” o cosa?

Uno studioso dice che chàris implica “un favore fatto per generosità, senza pretendere o aspettarsi qualcosa in cambio; quindi il vocabolo era destinato ad avere maggior rilievo [negli scritti cristiani] . . . , per esprimere la piena e assoluta generosità dell’amorevole benignità di Dio verso gli uomini. Infatti Aristotele, nel definire [chàris], pone l’accento su questo punto: che è conferita generosamente, senza aspettare nulla in cambio, ed è motivata unicamente dalla liberalità e generosità del donatore”. (R. C. Trench, Synonyms of the New Testament, Londra, 1961, p. 158) Un lessico dice: “La parola [chàris] dà l’idea di benignità che concede a uno ciò che non ha meritato . . . gli scrittori del N. T. usano [chàris] prevalentemente a proposito della benignità con cui Dio concede favori anche agli immeritevoli, accorda ai peccatori il perdono delle loro trasgressioni, e li invita ad accettare la salvezza eterna mediante Cristo”. (J. H. Thayer, A Greek-English Lexicon of the New Testament, 1889, p. 666) Chàris ha stretta attinenza con un altro termine greco, chàrisma, del quale è stato detto (W. Barclay, A New Testament Wordbook, Londra, 1956, p. 29): “Nell’insieme la parola [chàrisma] dà fondamentalmente l’idea di un dono generoso e immeritato, di qualcosa di non guadagnato e non meritato”. — Cfr. 2Co 1:11, Int.

Quando il termine greco chàris ha questo significato, in riferimento alla benignità accordata a chi non la merita, come è vero della benignità mostrata da Geova, “immeritata benignità” è un ottimo equivalente in italiano. — At 15:40; 18:27; 1Pt 4:10; 5:10, 12.

(Si confrontiquest'ultima affermazione con questa loro traduzione biblica:
(Giovanni 1:14-15) 14 E la Parola è divenuta carne e ha risieduto fra noi, e abbiamo visto la sua gloria, una gloria tale che appartiene a un figlio unigenito da parte di un padre; ed era pieno di immeritata benignità e verità. 15...)


By Agabo.

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