"Il deserto dei Tartari" e i tdg

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thejackal797
00sabato 16 maggio 2009 18:56
Possibili analogie
Salve a tutti
Quest'inverno ho avuto la fortuna e il piacere di leggere un meraviglioso libro di Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, che mi auguro abbiate letto o in caso contrario raccomando caldamente.

Nel leggerlo non potevo fare a meno di constatare continuamente come la storia narrata sembrasse fatta proprio per un tdg:
il libro parla infatti del tenente Drogo che per tutta la sua vita attende l'invasione dei tartari, chiuso nella Fortezza, che lo isola dal resto del mondo.
Lentamente, man mano che passano gli anni, è sempre più alienato dalla società che non crede possibile l'invasione, il cui verificarsi è invece la forza trainante di Drogo e degli altri soldati della fortezza.
Un po' alla volta, Buzzati tratteggia il consumarsi del personaggio in questa vana attesa, che si concretizzerà quando ormai lui è stato mandato via dalla fortezza perchè troppo vecchio e malato.

Non un libro allegro, dunque.
Ma è interessante notare che, come Drogo, i tanti tdg convinti lasciano scorrere gli anni in attesa di un' "invasione dei Tartari", armaghedon, che a differenza di quella del libro, non si verificherà mai.
Intanto, lentamente i tdg si alienano dal mondo, perdono le proprie aspirazioni individuali, il senso della realtà e il piacere di farne parte, qui e ora, prima con gioia e sicura speranza, e poi con gravosa incertezza, acciaccati come Drogo da un isolamento logorante, ed infine molto spesso ripudiati dalla loro stessa Fortezza, la wts, perchè troppo poco produttivi, non più idonei, non più illusi, non più certi del realizzarsi dell'invasione.

Intanto gli anni sono passati, le occasioni sfumate per sempre:

"Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita".

Il tutto intervallato dai falsi allarmi, seguiti da cocenti delusioni per i Tartari che non arrivano mai, questo armaghedon sempre più posticipato.
A drogo verrà sequestrato il cannocchiale, perchè non si distragga nello scrutare l'orizzonte in cerca di qualche indizio. O forse di una definitiva smentita.
Ai tdg vien sequestrata la mente e la ragione, perchè non cerchino e mai trovino un appiglio per uscire dalla Fortezza, e soprattutto perchè non lo vogliano, o non lo vogliano più. La wts è la tua casa, stai bene qui, dopo tutto: e poi, dove te ne andresti?
Drogo lascia partire la ragazza per restare su alla fortezza, perde gli amici, persino la madre quasi non si ricorda più di lui.
I tdg lasciano partir via la vita, la puntano tutta su un puntino lontano, imperscrutabile, e sui cui è vietato indagare.

Ma alla fine Drogo muore, solo e tradito, in una squallida bettola, conscio della sua tragica fine, impotente di fronte all'esito del suo viaggio.

Sono felice di essere uscito per sempre da quella fortezza, di aver ripreso ciò che è mio di diritto, la mia esistenza e il mio tempo, e volevo condividere con voi questa riflessione.
E voi cosa ne pensate: come vedete la fortezza e i tanti Drogo che la abitano da quando ne siete usciti?

Se non l'avete fatto, leggete assolutamente questo libro: un inno alla vita, a non lasciarla logorare da utopiche e fallaci speranze e da una mortificante quotidianeità.

Ciao

Davide






nevio63
00sabato 16 maggio 2009 19:56
Ciao Davide, non immaginavo il tema del "Deserto dei tartari", che secondo la tua breve sintesi, propone davvero un parallelo con la principale caratteristica della storia dei TDG: L' "attesa". Metafora calzante di un'attesa perenne e irrisolta, proprio come quella dei TDG, e' pure la grande opera del teatro dell'assurdo scritta dall'irlandese Samuel Beckett: "Aspettando Godot". "Aspettando Godot", del 1952, narra delle speranze di risoluzione dei propri problemi, da parte di due contadini, Estragone e Vladimiro, che sono concentrate sull'arrivo, che sembra imminente, che pero' non si realizza, nell'arco dell'intera rappresentazione teatrale, di questo Godot che per molti critici teatrali rappresenta Dio stesso (la parola Godot e' simile a God, inglese e Gott, tedesco). Un saluto da neviotrismegisto63.    
Muscoril
00sabato 16 maggio 2009 20:00
Carissimo,

Conosco il romanzo e le analogie sono venute in mente anche a me.
Inoltre il titolo del libro e' diventato un modo di dire comune per indicare un avvenimento che si attende ma ...

Il mio "desrto dei tartari" e' durato 40 anni, ma ora sono fuori dalla fortezza e di buon umore. [SM=g1660613]

Un caro saluto dal vecchio
Matisse

MoltoDelusa
00sabato 16 maggio 2009 22:12
Ahhhhh quel libro... l'ho letto pure io a scuola...

Ce lo fece leggere il prof di italiano dopo aver letto "la coscenza di Zeno" (o qualcosa del genere).

Entrambi i libri per me erano incomprensibili [SM=x570876]

Leggendo il libro comunque pensavo che quei tartari non sarebbero mai arrivati e invece alla fine.... eccoli comparire all'orizzonte ....
d.gilmour
00sabato 16 maggio 2009 23:04
analisi perfetta, ma nel libro la guerra arriva proprio quando Drogo va nelle retrovie... [SM=x570868] [SM=g27823]
Trianello
00sabato 16 maggio 2009 23:24
Io mi ricordo anche l'episodio in cui a Drogo (ma forse si trattava dell'altro tenente, quello che alla fine diventa il comandante della Fortezza Bastiani e consegna il congedo a Drogo stesso) viene sequestrato il cannocchiale fuori ordinanza con il quale aveva potuto individuare dei movimenti ai margini del deserto. A tutti i soldati viene ordinato di utilizzare solo i cannocchiali di ordinanza, che non sono sufficientemente potenti da permettere di visualizzare distintamente i margini del deserto, dove (si scoprirà poi) i nemici stanno costruendo una strada per fini offensivi. Mi ricorda tanto il recente divieto emanato dalla WTS per ciò che concerne gli studi biblici indipendenti condotti su testi che non siano quelli ufficiali della Società.
nevio63
00domenica 17 maggio 2009 07:57
Poi c'e' anche il meraviglioso disco di Claudio Lolli del "72 "Aspettando Godot" che in una strofa finale della canzone omonima recita: "...prima di ammazzarmi mi son girato per veder se per caso Godot era arrivato". nevio63
thejackal797
00domenica 17 maggio 2009 10:25

analisi perfetta, ma nel libro la guerra arriva proprio quando Drogo va nelle retrovie...



Già, questa forse è l'unica differenza sostanziale tra il libro e la wts...

Per nevio, ottimo il parallelo con Aspettando Godot...

Ciao

Davide
Vecchia Marziana
00domenica 17 maggio 2009 10:58
Buzzati e Beckett sono stati compagni della mia giovinezza.
Le metafore che raccontano magistralmente si possono applicare alla vita di ognuno di noi, quando sogni e aspettative tardano, ma solo perchè ci si limita a sperare senza agire, non ci si confronta con chi è portatore di altre "verità" ed esperienze-
La vita è un continuo scambio.
Gabriella
nevio63
00lunedì 18 maggio 2009 07:49
 Gabriella dice: Sogni e aspettative tardano, solo perchè ci si limita a sperare senza agire.

E' vero, verissimo Gabriella  E' qui la chiave dello psico-dramma: l'attesa inerte, quando si potrebbe coltivare sogni e aspettative, anche solo consolatorie ma nel contempo vivere attivamente la propria esistenza e il proprio rapporto col prossimo.
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