x Trianello
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Il papa cita Wojtyla: richiesta di
perdono a Dio per “coloro che hanno causato sofferenza” agli ebreiDurante un incontro con una delegazione di rappresentanti di organizzazioni ebraiche USA, svoltosi ieri in Vaticano, Benedetto XVI, ha citato esplicitamente Giovanni Paolo II: si è infatti rivolto al “Signore dei nostri padri, che scegliesti Abramo” con le stesse identiche parole del suo predecessore, chiedendo perdono “per il comportamento di coloro che nel corso della storia hanno causato sofferenza ai tuoi figli”. Il papa ha aggiunto che la Chiesa è profondamente impegnata a combattere l’antisemitismo, che la shoah è stata “un crimine contro Dio e contro l’umanità”, e che ogni negazione di questo fatto “è intollerabile e del tutto inaccettabile”.
Il pontefice non ha precisato se queste ultime parole rappresentano l’avvio di una procedura di scomunica nei confronti del vescovo negazionista Williamson.
Trianello di che religione erano coloro che causarono sofferenza agli ebrei??
cosa ti risulta?
www.we-are-church.org/it/attual/risposteperdono.html
Per don Carlo Molari (già docente alle Pontificie Università Urbaniana e Lateranense) "occorre ricordare che
chiedere perdono significa riconoscere il male compiuto nel passato ed impegnarsi ad immettere nella storia dinamiche di bene opposte a quelle introdotte dalle scelte sbagliate del passato". Naturalmente, ha notato il teologo,
"non è più possibile raggiungere direttamente le persone uccise secoli fa con la violenza, per chiedere loro perdono: così oggi si chiede perdono a Dio, e non certo ai calvinisti per la "notte di San Bartolomeo" [il 24 agosto 1572 a Parigi
i cattolici massacrarono migliaia di ugonotti, i calvinisti francesi, Ndr]. Il perdono accolto da Dio, però, diventa atteggiamento di tenerezza del cattolico di oggi nei confronti del calvinista che incontra o con il quale prega".
"Oggi - ha aggiunto il teologo - la radice principale degli errori che la comunità ecclesiale commette e dei peccati che compie, è la superficialità della vita teologale. Si insiste molto sull’osservanza della legge, sulla disciplina e sull’ortodossia: cose sacrosante, ma insufficienti… Espressioni di questa insufficiente vita teologale sono le facili concessioni alle sicurezze del potere e del denaro,
le presunzioni nel dialogo ecumenico, l’autosufficienza nei confronti delle altre religioni, il disprezzo delle espressioni marginali o minoritarie dell’umanità, la rassegnazione passiva nei confronti dell’ingiustizia dilagante, la mentalità consumista e borghese che caratterizza gran parte delle Chiese cristiane d’Occidente".
A proposito del "soggetto"che dovrebbe pentirsi, il teologo Leandro Rossi risponde: "Il papato, certamente, perché ha avuto le redini del comando. Se ha lasciato fare troppo ai curiali, ha certo una responsabilità in causa. Ci sono tuttavia differenze da papa a papa. La responsabilità di Celestino V non è naturalmente quella di Bonifacio VIII, né quella di Giovanni XXIII quella di Alessandro VI".
E sulle colpe che Wojtyla attribuisce ai "figli della Chiesa", Rossi nota: "Ciò vuol dire che noi figli abbiamo le colpe e loro, la gerarchia, i meriti che spettano alla Chiesa". Infine, per quanto riguarda le "colpe" di oggi, il teologo dice: "Abbiamo la presunzione di conoscere la Verità in modo compiuto e definitivo, mentre essa è da accogliere continuamente dallo Spirito in una ricerca che deve coinvolgere tutti i membri della comunità ecclesiale, e per alcuni aspetti tutti gli uomini".
Per Giancarla Codrignani, giornalista (tra l’altro impegnata in "Mosaico di Pace", rivista di Pax Christi, e in "Confronti"), "dovrebbe essere un Sinodo dei vescovi, di rappresentanza internazionale, congiuntamente con il papa ad esprimere il pentimento della Chiesa cattolica. Escluderei una rappresentanza di laici, se non simbolica, perché spetta ai detentori dell’autorità condannare comportamenti devianti propri di chi aveva il potere di assumere le responsabilità". Per quanto riguarda i "peccati" di oggi, la Codrignani elenca: "Il sabotaggio delle determinazioni del Concilio Vaticano II, la mancanza di collegialità e di rispetto della democrazia come valore valido non solo in sede laica; l’autoritarismo ed il verticismo che dalla Curia alle parrocchie tengono i fedeli costretti ad una obbedienza che non è una virtù; l’esistenza dell’Ordinariato militare e dei cappellani di carriera nell’esercito, l’irrilevanza dei laici nelle responsabilità della Chiesa; l’assenza di libertà di ricerca teologica; il ritardo notevole nella realizzazione dell’unità dei cristiani e di dialogo con le altre religioni monoteiste, segnatamente con l’Islam; la discriminazione delle donne davanti all’altare".