«Non voglio trasfusioni»

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Achille Lorenzi
00venerdì 1 aprile 2005 18:40
La Gazzetta del Mezzogiorno (link)
Salvata nell'ospedale Perrino testimone di Geova, avanti negli anni, affetta da una grave emorragia

«Non voglio trasfusioni»

Il primario: «Abbiamo rispettato la sua volontà»

«Non fatemi trasfusioni, sono una testimone di Geova», ha affermato un'anziana ricoverata d'urgenza nell'ospedale Perrino a causa di un'emorragia. Un bel problema per i medici dell'Unità operativa di Geriatria. Non c'era altra possibilità che sottoporla ad una terapia alternativa. Annita Carlucci, romana, 68 anni, affetta da un'ulcera allo stomaco, si era opposta con decisione all'infusione di sangue consigliata dal primario Vito Carrieri. E, sebbene la sua situazione clinica si presentasse drammatica, il livello di emoglobina sceso al limite, il medico, privo del consenso che la donna si era rifiutata di firmare, aveva le mani legate. Ha però deciso di intervenire, non senza rischi, sottoponendola ad una cura farmacologica a base di acido folico. In effetti il livello dell'emoglobina è salito. Il sangue si è fermato. «Se il paziente è in grado di intendere e di volere, la sua volontà deve essere rispettata - afferma il primario dell'Unità operativa di Geriatria, Carrieri, il quale sostiene che coniugare fede religiosa e scienza è per i medici pane quotidiano. «Anche questo rientra nel "concetto di umanizzazione" dei rapporti tra medico e paziente», incalza il professionista che dirige il reparto del Perrino da un anno e mezzo ed svolge tale incarico nell'Azienda sanitaria brindisina da oltre dieci anni, prima nell'ospedale di Fasano e poi in quello di Ostuni, nel quale ha diretto il reparto di Medicina. È stato per diverso tempo anche ricercatore universitario nel Policlinico di Bari. «Dobbiamo sempre mediare. I pazienti spesso rifiutano indagini invasive, anche se tanta ostinazione, talvolta, mette a rischio la loro vita». Esiste la possibilità di ottenere il consenso, la ricetta è, dice Carrieri, la pazienza e la correttezza. Il rifiuto nasce dalla paura e dalla scarsa conoscenza. «Proprio questa mattina - dice ancora - sono riuscito a convincere un paziente affetto da una grave insufficienza renale a sottoporsi al trattamento di dialisi. Solo l'educazione sanitaria permette di superare i conflitti. «In Geriatria, non è raro che gli anziani non accettino di sottoporsi ad esami come risonanza magnetica, tac o colonoscopia, interventi molto invasivi - prosegue -. Rifiutano interventi chirurgici e si oppongono alla tracheotomia, anche quando non riescono a respirare e a nutrirsi. A volte, purtroppo, non esistono indagini alternative e i medici non possono fare altro che sperare che ci ripensino». Carrieri è convinto che sia necessaria un'adeguata formazione del medico ospedaliero e del medico di famiglia perché, in particolare, nel caso degli anziani è fondamentale conoscere la loro condizione sociale e familiare. I casi appena esaminati ripropongono all'attenzione la necessità di assicurare la consulenza di uno psicologo che fornisca sostegno e aiuti a risolvere aspetti che attengono alla vita di chi è avanti negli anni che sono tutt'altro che secondari. Valeria Arcangeli

01/04/2005
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