"Io non posso far morire una persona"

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Achille Lorenzi
00domenica 19 agosto 2007 07:57
Medici sul campo/2. Dalla neuropsichiatria a testamento biologico, eutanasia e cure palliative

di Daniele Lorenzi/ 19/08/2007

Marinella Canale è medico chirurgo e docente di neuropsichiatria infantile all’Università La Sapienza di Roma. Anche per lei le domande di Scienza&Vita. L'accanimento terapeutico? E' un "discorso strumentale".

Testamento biologico? "Non serve". Interviste a raffica di Scienza&Vita.

Marinella Canale è medico Chirurgo e neuropsichiatra, e insegna Neuropsichiatria infantile all’Università La Sapienza di Roma. Anche a lei sono state rivolte le domande di Scienza&Vita su eutanasia, testamento biologico e accanimento terapeutico. Ecco le sue risposte.


Che cosa pensa di una norma che sancisca il testamento biologico?
Non sono d’accordo, perché il testamento biologico deve essere un atto volontario della persona, che corrisponda alla cultura della persona, anche alla sua spiritualità, se ve n’è una. Non ci può essere nessuna obbligatorietà. Credo in un testamento biologico volontario quando questo abbia un carattere di salvaguardia della natura della persona.

Che cosa intende per accanimento terapeutico?
Penso che sia un discorso strumentale quello che viene fatto attorno alla questione dell’accanimento terapeutico. Da parte del medico non ci può essere nessun accanimento terapeutico. Diverso è il discorso se l’accanimento terapeutico è utilizzato per mantenere in vita una persona a costi alti per introitare il massimo di ricavi possibili; ma questa è una pratica immorale.

Che cosa intende per eutanasia?
E’ la soppressione di una vita e nessuno può arrogarsi il diritto di sopprimere una vita.

Nel codice deontologico ci sono le risposte necessarie a questa problematica?
Sì, anche a partire dallo stesso giuramento di Ippocrate, ci sono tutte le risposte in senso etico. Anche per questa ragione, non si giustificano delle norme superiori al codice deontologico.

C’è e in che cosa consiste il conflitto tra volontà espresse in precedenza dal paziente e posizione di garanzia del medico?

Il conflitto può esistere. Di fronte ad un testimone di Geova in pericolo di vita, io, medico, oltrepasso la sua convinzione religiosa. Io non posso far morire una persona. Staccare la spina? Non l’ho mai fatto e non lo farei mai.

Nel corso della sua professione ha mai avuto problemi, nel senso di denunce legali, nel caso di interventi contrari alle indicazioni del paziente che pur hanno consentito di salvare la vita o di ristabilire un equilibrio di salute o di sospensione di terapie sproporzionate da cui è derivata la morte del paziente?
Si. A Torino, negli anni ’70. Il padre di una bambina epilettica non voleva che la figlia assumesse cura farmacologia. Io l’ho somministrata. Lui mi ha denunciata.

Può indicare la differenza tra testamento biologico e pianificazione dei trattamenti, contestualizzata nella relazione medico-paziente?
La pianificazione dei trattamenti rientra nel discorso della disponibilità del paziente rispetto a se medesimo nel rapporto con il medico.

L’implementazione delle cure palliative e dell’assistenza domiciliare, delle strutture di lungodegenza e degli Hospice possono essere una risposta all’eutanasia e all’abbandono terapeutico? Come si presenta la sua realtà geografica da questo punto di vista?
Possono essere una risposta. Sono qualcosa di molto buono e vanno incrementate. L’informazione mediatica su questo deve essere più capillare, più comprensibile.

Fonte: www.korazym.org/news1.asp?Id=24745
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