"Il trapianto secondo Geova"

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Achille Lorenzi
00domenica 28 ottobre 2007 08:50
Il titotlo di un articolo (non visualizzabile online) pubblicato sul "Corriere" di oggi.
Non so di quale edizione nazionale si tratti.

Achille

Achille Lorenzi
00domenica 28 ottobre 2007 11:05
Ho trovato l'articolo nell'edizione di Milano.
Oggi ne posterò il contenuto.

Achille
Achille Lorenzi
00domenica 28 ottobre 2007 17:34
Nell’articolo pubblicato oggi dal “Corriere” (sezione “Salute/attualità”) si parla di una donna testimone di Geova, M.S. di 83 anni a cui è stato trapi9antato il fegato senza fare ricorso a trasfusioni di sangue. La donna ha ripreso la sua vita normale nel paesino, ai piedi del monte Falterona, in provincia di Forlì-Cesena, dove abita.

L'intervento risale al 12 luglio dell'anno scorso. Ma il professor Pinna, che ha lavorato all’università di Píttsburgh con Thomas Starzl, "padre" dei trapianti di fegato, ha accettato di renderlo pubblico soltanto adesso.

Ecco parte dell’intervista:

Perché solo ora, professor Pinna?

«Volevo essere sicuro dell'esito. Avevo bisogno di un anno per capire se tutto era andato bene».

Rimettiamo indietro le lancette: quali problemi presentava la paziente?

«La signora soffriva di un'insufficienza epatica cronica, una cirrosi diagnosticata otto anni fa. Dopo aver tentato diverse cure, l'unica indicazione terapeutica era il trapianto. Come testimone di Geova, però, ha chiesto di non essere sottoposta a trasfusione».

Lei ha accettato: Poteva anche dire di no, giusto?

«In linea di principio, non ho nessuna preclusione. Non posso costringere un paziente a cambiare religione e quindi devo pensare a come curarlo. Dal punto di vista etico, sono tenuto a fare di tutto per un malato, ma è chiaro che non posso rischiare di farlo morire».

E dal punto di vista medico?

«Non è una scelta facile, perché il trapianto dì pazienti con rischio emorragico, che non possono essere trasfusi, determina un vertiginoso aumento delle complicanze. Ma l'esperienza, iniziata storicamente a Pittsburgh nel '91, ha dimostrato che è possibile trapiantare un testimone di Geova. Certo occorre seguire regole ben precise».

Una specie di decalogo: può spiegarlo?

«Il paziente deve arrivare al trapianto con un valore di ematocrito superiore al 40 per cento dell'intero volume ematico, che è la norma. Il numero di piastrine non può essere inferiore alle 100mila unità e non devono esserci situazioni tecniche chirurgiche, che in sé comportino un alto fattore di rischio di emorragia in sala operatoria..Tutti e tre i criteri devono essere rispettati contemporaneamente».

Altrimenti, cosa può succedere?

«Se uno dei parametri sballa, la quota di emoglobina in circolazione diminuisce. I tessuti rischiano un'asfissia grave che conduce alla morte del paziente e danneggia anche il fegato. Una perdita doppia, che deve fra riflettere e agire con molta attenzione: perché l’organo poteva comunque essere utilizzato».

Nel caso specifico ha dovuto riflettere molto?

«La paziente è venuta da me e ha spiegato quali erano i suoi problemi. Il caso presentava tutti i criteri necessari per poter affrontare il trapianto e perciò è stata accettata».

Se i requisiti fossero mancati?

«Avremmo detto alla paziente che il trapianto si poteva fare, ma a quel punto avrebbe dovuto dare il consenso alla trasfusione. Il problema si pone con il paziente che sanguina in sala operatoria. Negli Usa se non ho il consenso non posso trasfondere. In Italia posso, ma con una giustificazione. Poi sarà il magistrato a valutare se avevo ragione»

Nel riquadro al centro della pagina il ringraziamento della paziente:



Penso che più che i medici la donna dovrebbe ringraziare “il cielo” e dichiararsi fortunata di avere avuto bisogno di un trapianto dopo che il CD ha cambiato il suo ‘intendimento’. Se fosse vissuta prima del 1980, infatti, periodo in cui i trapianti venivano definiti “cannibalismo” sarebbe probabilmente morta piuttosto che farsi trapiantare. Ecco infatti cosa diceva la WTS a proposito dei trapianti:
«Quelli che si sottopongono a tale operazione [il trapianto, ndr] si sosterranno quindi della carne di un altro uomo. Questo è cannibalesco. Comunque, autorizzando l'uomo a mangiare carne animale Geova Dio non diede agli uomini il permesso di cercar di perpetuare la propria vita mettendo cannibalisticamente nei loro corpi carne umana, sia masticandola che nella forma di interi organi o parti del corpo tolte da altri». Tratto da www.infotdgeova.it/dottrine/trapianti.php

Achille
BioScientist
00domenica 28 ottobre 2007 23:39
Incredibile
Non mi capacito Achille. Eppure è così chiaro! Perchè nessuno riflette sul meccanismo vero che sottende alle decisioni prese dal CD? Pechè i fratelli credono ancora che i 'nuovi intendimenti' vengano da Geova? Come è possibile che persone intellignti si sottopongano a questa completa distruzone della loro capacità di pensare?

Non so. Mi fa veramente male constatare ciò. Spero vivamente che Dio possa avere cura di chi affida la sua vita a queste persone!

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