"Dialogo impossibile"

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Achille Lorenzi
00giovedì 29 dicembre 2005 12:59
DIALOGO IMPOSSIBILE
L’estremismo “moderato” della Consulta islamica
In un libro del 2002 il presidente della comunità religiosa islamica attaccava i vertici della Chiesa cattolica
dal web: www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=52897,1,1

Roberto Fiorentini
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Tra le componenti della consulta islamica, istituzione voluta fortissimamente dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu lo scorso 30 novembre, c’è anche la Comunità Religiosa Islamica. A rappresentarla è stato chiamato il suo vice presidente Yahya Sergio Yahe Pallavicini. Una figura questa che è solo rappresentativa del movimento che è, invece, guidato e prende ovviamente ordini dal suo fondatore che, da anni, è il musulmano che cerca un accordo con lo Stato: Abd al - Wahid Pallavicini, 79 anni, italiano che dal 1951 si è convertito all’Islam.
Un accordo che pur ammantato di buoni propositi lascia spazio, comunque, alla richiesta da parte degli islamici che la Chiesa di Roma si metta sullo stesso piano e che l’Occidente rinunci a salvaguardare le sua “presunta identità”.
Se ha sempre professato grande disponibilità al dialogo, anche in qualità di presidente della Comunità Religiosa Islamica (Co.Re.Is), in realtà non ha mai lesinato attacchi velenosi a quelle che sono le gerarchie cattoliche italiane, lasciando trasparire un malcelato risentimento nei confronti di chi, comunque, in Italia ha affermato, a livello spirituale, la preminenza della religione cristiana - cattolica nei confronti delle altre confessioni.
Un esempio di questo serpeggiante veleno scivola lungo le righe di un piccolo capitoletto inserito da Pallavicini in un suo ponderoso saggio “Islam interiore. La ricerca della Verità nella religione islamica” dato alle stampe, nella sezione “Cultura”, da parte de “Il Saggiatore” nel 2002.
Al termine di un’analisi complessa in cui si parla anche di “Tradizione islamica tra oriente e occidente”, di “Ortodossia e eterodossia” e di “Exoterismo ed Essoterismo”, arrivano quattro scarne paginette (da pag. 201 a pag. 204). Il tema è chiaro: “Per un’intesa con lo Stato Italiano”.
Anche in questo caso, dopo un lunghissimo preambolo sulla pacifica convivenza dei musulmani in Italia cominciano gli affondi.
Nel mirino di Pallavicini la Chiesa, quella per intenderci con la “C” maiuscola, ma anche e soprattutto le gerarchie ecclesiastiche. La prima critica è contro subito nei confronti della tradizione Cattolica dell’Italia.
«Ricordiamo ancora che l’Italia - appunta Pallavicini - unico paese che ospita la centralità del Cristianesimo, è l’ultimo paese al mondo ad aver visto sorgere a Roma finalmente la sua prima moschea, e noi, in qualità di rappresentanti del Centro islamico culturale d’Italia presso il Vaticano, abbiamo cercato durante un ventennio di raggiungere quell’auspicato riconoscimento reciproco della validità salvifica di queste due ultime rivelazioni (Il Cristianesimo e l’Islam) . Insomma una benevole rampogna al Papa e alle gerarchie cattoliche che non ha voluto ammettere che anche seguendo l’Islam ci si può salvare nella stessa maniera in cui si aderisce alla religione cristiana e cattolica. Ma la critica non finisce qui è il musulmano d’Italia mette alla berlina, proprio su questo tema, tutta la Chiesa italiana.
Il passaggio logico successivo è chiarissimo. «Alcune dichiarazioni dei preposti alle sedi gerarchiche dell’istituzione ecclesiale alla quale avevamo reiteratamente proprio tale reciproco riconoscimento, sembrano volersi contraddire e per tanto si elidono reciprocamente. Infatti se Roma - scrive ancora Al - Wahid - si rivendica l’esclusivismo confessionale al punto di negare la salvezza, non soltanto a tutte le altre rivelazioni, ma anche a tutte le Chiese diverse dalla cattolica - compresa perfino la Chiesa ortodossa - a Milano si offre la salvezza a chiunque faccia prova di “amore per l’altro”, indipendentemente dalla sua appartenenza a una qualsiasi forma di religione, sia questa veramente ortodossa o meno».
Un attacco che alza il tiro: «Si è giunti - spiega Pallavicini - ad auspicare che dall’immigrazione vengano esclusi i fedeli di religione islamica, con il pretesto che, questi ultimi potrebbero inficiare “l’identità culturale italiana”, quasi si potesse identificare una nazionalità con l’appartenenza a una confessione religiosa», una discriminazione che, sempre secondo Pallavicini non arriverebbe come ai temi dell’Inquisizione o dal regime fascista dallo stato, ma, guarda caso, proprio dalle gerarchie cattoliche. E così arriva l’affondo più pesante.
«Oggi - appunta il responsabile della Comunità Religiosa Islamica - rappresenta la voce di una Chiesa che vuole forse, nuovamente, riappropriarsi del potere temporale, mentre i nostri sforzi sono tesi proprio affinché l’Islam, al pari di Ebraismo e Cristianesimo (per non parlare dell’imminente riconoscimento del Buddismo e dei Testimoni di Geova) venga riconosciuto finalmente dal Governo italiano». E la polemica, sempre ben mascherata nei confronti delle gerarchie cattoliche, prosegue subito dopo. «Il riconoscimento - dice Pallavicini - permetterebbe al Governo italiano di poter discernere fra chi è veramente religioso e chi, invece, strumentalizza la religione ai fini del potere politico, sia questo “interno” o addirittura “esterno”».
Nelle successive argomentazioni, l’islamico italiano se la prende con l’Occidente che manterrebbe pregiudizi nei confronti dei mulsumani «con il pretesto di poter preservare la propria identità». «È la stessa presunta identità - conclude Pallavicini - che l’Occidente ha cercato di difendere duemila anni or sono di fronte all’espansione del Cristianesimo, il quale portava i valori tradizionali e spirituali che si erano affievoliti nel processo di decadenza insito in ogni civiltà, gli stessi valori che la Rivelazione islamica, unica posteriore al Cristianesimo, può ritrasmettere agli occidentali che sappiano andare al di là delle loro limitazioni etniche storiche, geografiche, nazionali e devozionali».
Insomma è un po’ come dire che gli Occidentali che vogliono salvaguardare la loro cultura e identità, sarebbero sullo stesso piano dei “cattivi” romani che mandavano al rogo i cristiani o rifaceva sbranare dai leoni all’interno del Colosseo.
E pensare che Abd al - Wahid, autore di questo saggio, appena dopo la nomina dei membri della consulta islamica, fatta da Beppe Pisanu, si era pubblicamente lamentato dell’inserimento, all’interno degli stessi membri, di Mohamed Nour Dachan, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche Italiane perché troppo estremista e troppo vicino a tesi di natura oltranzista rispetto alla sua Comunità Religiosa Islamica.


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