a proposito del libro di Daniele è sicuramente sensato ipotizzare che contenga parti ed appendici apocrife (le guerre tra i diadochi, Susanna ed i vecchi, Daniele ed il drago)....e anche nei primi 9 capitoli esistono parti conservate solo in ebraico, greco ed aramaico, segno di una rilegatura di precedenti parti antiche da parte di copisti recenti...
La precisione e l’accuratezza delle profezie di Daniele stupirono molti, spingendo
critici, increduli e scettici a mettere in dubbio la sua reale esistenza e a postdatare la redazione del libro al II secolo a.C.. L’esistenza di Daniele è però chiaramente attestata dal profeta
Ezechiele che ne lodò la giustizia (Ezechiele 14) e la saggezza (Ezechiele 28). Le testimonianze di Ezechiele risultano affidabili, essendo i due profeti vissuti nello stesso periodo storico. Al di sopra di ogni sospetto è poi un preciso riferimento al profeta Daniele presente all’interno di una profezia sulla città di Tiro. Ezechiele, dopo aver rimproverato il re di Tiro per essersi atteggiato a dio e a uomo più sapiente di Daniele (Ezechiele 28,3), annunciò l’imminente caduta di Tiro per mano del re babilonese Nabucodonosor. Come Ninive ai tempi di Giona (Giona 3), Tiro sopravvisse ai castighi divini (Ezechiele 29,18) e fu espugnata solo tre secoli dopo (nel 332 a.C.) da Alessandro Magno....molto onestamente Ezechiele rettificò la profezia ma non l'esistenza di Daniele
Fin dai primi secoli dell’era volgare,
i cristiani hanno sempre tenuto in alta considerazione le profezie di Daniele, nonostante le contorte esegesi ebraiche (iniziate già ai tempi di Aquila, Teodozione e Simmaco), le critiche pagane (portate avanti soprattutto da Porfirio, filosofo neoplatonico anticristiano del III secolo, autore di un libro polemico contro i cristiani nel quale tentò, tra le altre cose, di mettere in dubbio l’attendibilità della profezia delle 70 settimane) ed i sottili sofismi elaborati dalla recente critica atea, razionalista e liberale.
L’applicazione a Cristo delle profezie di Daniele fu difesa, nei corso dei secoli, da Giulio Africano, da Tertulliano, da Gerolamo, da Eusebio di Cesarea, da Teodoreto di Ciro, da Lutero, da Calvino e da Newton e fu ribadita, fino all’inizio del secolo scorso, da tutta la Chiesa Cattolica. All'inizio del XX secolo, anche un grande papa applicò a Cristo la profezia delle settanta settimane (Pio X, Breve storia della religione, 80, in Compendio della dottrina cristiana, 1905). Solo negli ultimi 50 anni, si sono insinuate all'interno della cristianità ostinate critiche sulla datazione del libro del profeta Daniele e sulla reale possibilità di riferire a Cristo alcune sue famose profezie
Questa lettura della profezia di Daniele è attendibile e
confermata da Gesù Cristo, che mise in guardia i giudei del suo tempo dall'abominazione della desolazione come da un evento non ancora pienamente avvenuto "Quando poi vedrete l'abominazione della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, posta là dove non deve stare (chi legge faccia attenzione!), allora quelli che saranno nella Giudea, fuggano ai monti..." (Matteo 24,15 e Marco 13,14). Di fatto, Antioco IV Epifane non distrusse il tempio ma si limitò a profanarlo, asportandone gli arredi sacri, innalzando la statua di Giove Olimpo (1 Maccabei 1,54) e celebrando in esso cerimonie pagane sacrileghe. L'esercito di Antioco IV entrò in Gerusalemme distruggendo parte della città, incendiando molte case, uccidendo molte persone ed abbattendo le mura (1 Maccabei 1,29-53). Giuseppe Flavio testimonia come nel 70 d.C. Gerusalemme sia stata distrutta per la seconda volta, dopo la prima distruzione operata da Nabucodonosor (nel 587 a.C.). Egli ci ricorda come: "In tal modo, dunque, Gerusalemme venne espugnata nel secondo anno del regno di Vespasiano, il giorno otto del mese di Gorpieo; in precedenza già cinque volte era stata presa, e questa fu la seconda volta che veniva distrutta. A conquistare la città, ma senza distruggerla, furono Asocheo, re degli egiziani, e dopo di lui Antioco IV, quindi Pompeo e infine Sosio, unito con Erode (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, Libro VI, 435-436)....
Insomma sul libro di Daniele si è accumulata un po' di polvere e qualche appendice deuterocanonica è stata sicuramente aggiunta....ma ciò non dovrebbe spingerci a buttare tutto il libro alle ortiche....
Con molta semplicità ho raccolto un po' di materiale in:
digilander.libero.it/domingo7/Daniele.htm
ma sicuramente più approfondito e qualificato è un lavoro di G. Bastia, che l'autore espone in un suo ottimo sito sul cristianesimo primitivo:
digilander.libero.it/Hard_Rain/Settanta.pdf
enrico
[Modificato da domingo7 13/09/2009 10:49]