Trianello, 16/08/2009 12.59:
La prima parte della risposta era una risposta da "filosofo", non da credente. In filosofia morale si parla, come ha spiegato Polymetis, della dottrina del doppio effetto. Per un TdG che rifiuti il sangue la morte non è l'effetto voluto, l'effetto voluto l'osservanza di quello che egli crede essere un comando di Dio. La morte è solo l'effetto previsto dall'azione intrapresa, la quale non viene intrapresa al fine di porre termine alla propria esistenza. Quindi, da un punto di vista morale, il rifiuto di trasfondersi, per i TdG, non è una forma di suicidio.
Quindi seguendo questa dottrina del doppio effetto un islamico che si fa saltare perchè la Jihâd rientra tra i suoi doveri, non è un suicida.
Io amplierei un attimo il discorso sulle forme di suicidio.
Perchè a mio avviso cambiano le motivazioni, i modi, ma l'effetto ultimo quello è. La morte.Ossia si rinuncia alla propria vita per conseguire l'effetto voluto, quale può essere smettere di soffrire o obbedire a un comando del proprio Dio.