Inizialmente mi era venuto in mente di commentare la notizia del bimbo ucciso a calci e pugni dai genitori. Lascio perdere perchè non c'è nulla da commentare di fronte a una simile tragedia.
Però mi è venuta in mente una riflessione che mi gira per la testa da qualche anno, nonostante ormai, alla mia età non dovrei stupirmi più di niente e invece, guarda un po', mi stupisco sempre di più di un certo tipo di violenza.
Una volta la mia mamma mi diceva di non parlare con gli sconosciuti.
Gli attentati alla mia incolumità li immaginavo attribuibili solo ad estranei. E da bimba mi terrorizzava "l'uomo nero", l'orco cattivo che si poteva nascondere dietro il volto o il fare gentile di qualsiasi sconosciuto. Vedevo la mia casa come un rifugio sicuro.
Poi sono cresciuta e ho imparato a leggere. E mi sono stufata di leggere di violenze familiari.
Genitori che massacrano i figli.
Figli che uccidono i genitori.
Fratelli che si scannano.
Uomini che uccidono le ex compagne perchè le ritengono una proprietà e non tollerano che la relazione possa finire.
Familiari (e qui non c'è limite al peggio) che violentano i figli, i nipoti, che li vendono, che li fanno prostituire, che li cedono in cambio di favori..
Inutile che ce la stiamo a raccontare. La percentuale maggiore delle violenze avviene all'interno delle famiglie.
Oggi come oggi forse mi sentirei più sicura conversando con il primo che passa. Scambiando due chiacchiere con l'edicolante dove ho comprato un quotidiano..
Insomma mi sentirei più sicura tra sconociuti perchè almeno lì non abbasserei la guardia e qualche attentato alla mia sicurezza lo metterei in conto e starei attenta. Cosa che non faccio con chi conosco. E ancora meno faccio con i miei familiari.
E' questo l'errore? Pensare che può accadere agli altri ma mai a noi?
Aboliamo il luogo comune "Non fidarti degli sconosciuti" e sostituiamolo con "Guardati le spalle da chiunque perchè non si sa mai". E' brutto da dirsi ma è così. C'è una sola persona al mondo dalla quale non dobbiamo guardarci le spalle e quella persona siamo noi stessi.