L’eutanasia "passiva“ invece punta a un dignitoso lasciar morire, nello specifico non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al prolungamento della vita (per es. l’alimentazione artificiale, la respirazione artificiale o la dialisi, la somministrazione di farmaci come ad esempio antibiotici) nel caso di malati inguaribili e terminali. L’“eutanasia passiva“ presuppone il consenso del morente ed è giuridicamente ed eticamente ammissibile.
Ecco perché parlavo di ambiguità. Perché il testo prima sembra indicare la nutrizione artificiale come una terapia in sé, ma poi affronta l'argomento solo nell'ambito dell'interruzione dell'accanimento terapeutico (che chiama "eutanasia passiva"), il quale, lo dice il termine stesso, vale solo per i malati terminali. Vale a dire, qualora per un malato terminale si sia deciso di interrompere ogni terapia, si può anche decidere di interrompere l'alimentazione e l'idratazione artificiale, qualora questo sia clinicamente consigliabile.
[Modificato da Trianello 23/03/2009 20:57]
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)