19/03/2009 17:58 |
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Nell'ambito di un'altra discussione l'amico Trianello ha fatto questo commento:
"A questo punto mi permetto di far notare che incoerente non è quel Dio che riconosce la vocazione matrimoniale di due determinate persone, santificandola fino alla morte, ma un Dio che prima riconosce la vocazione matrimoniale tra due persone e poi permetta alle medesime di lasciarsi per riconoscere una vocazione matrimoniale delle stesse con altre persone. Già, perché, appunto, la vocazione matrimoniale non è come quella al sacerdozio, la quale coinvolge il singolo, ma una vocazione che nasce nella coppia e coinvolge la coppia in quanto coppia e che, una volta santificata da Dio (proprio come il sacramento dell'ordine che santifica la vocazione al sacerdozio ministeriale) rimane legata a quella specifica coppia in cui è sorta."
La parte da me grassettata è quella che mi ha fatto sorgere una domanda, che è più una curiosità che una questione di vitale importanza per me:
Dio santifica la vocazione sacerdotale ministeriale, MA se ad un certo punto un sacerdote decide di non continuare ad essere sacerdote? Cosa succede? Neanche lui potrebbe più alimentarsi del Corpo di Cristo? Anche lui perderebbe la partecipazione a qualche sacramento?
E se sì, perchè mai un uomo, che riconosce di non poter più portare avanti la sua iniziale vocazione, ma rimane devoto a Dio, magari anche in castità, dovrebbe perdere la partecipazione a qualche sacramento?
Grazie sin d'ora se qualche "addetto ai lavori" volesse spiegarmi come funziona
Ely
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20/03/2009 23:03 |
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Un sacerdote che non se la sente più di esercitare il proprio ministero può richiedere la riduzione allo stato laicale. Questo non significa che l'ordinato smetta di essere tale (l'ordine è un sacramento e, in quanto tale, è indelebile), ma, semplicemente, che viene esentato dall'esercitare le prerogative connesse all'ordinazione. Il suddetto, però, rimarrà comunque sottoposto ai vincoli che caratterizzano la condizione particolare alla quale decise di sottomettersi accettando la propria vocazione (tra questi vincoli non c'è quello relativo al celibato, che è un vincolo di carattere pastorale destinato solo agli ordinati che esercitano il proprio ministero, al fine di poterlo esercitare in maniera migliore). [Modificato da Trianello 20/03/2009 23:04]
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)
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20/03/2009 23:20 |
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Grazie per aver risposto Adriano.
"Il suddetto, però, rimarrà comunque sottoposto ai vincoli che caratterizzano la condizione particolare alla quale decise di sottomettersi accettando la propria vocazione"
.. e quali sono questi vincoli?
Grazie, Ely
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20/03/2009 23:24 |
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Trianello, 20/03/2009 23.03:
Questo non significa che l'ordinato smetta di essere tale (l'ordine è un sacramento e, in quanto tale, è indelebile), ma, semplicemente, che viene esentato dall'esercitare le prerogative connesse all'ordinazione.
Quindi possono ancora ricevere la comunione? (l'eucarestia), visto che con questo non sono venuti meno alla loro promessa, o sì?
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20/03/2009 23:25 |
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Elyy., 20/03/2009 23.20:
Grazie per aver risposto Adriano.
"Il suddetto, però, rimarrà comunque sottoposto ai vincoli che caratterizzano la condizione particolare alla quale decise di sottomettersi accettando la propria vocazione"
.. e quali sono questi vincoli?
Grazie, Ely
Diversi e sono tutti elencati nel Codice di Diritto Canonico. Il presbitero dimesso perde automaticamente i diritti propri dello stato clericale e non è più tenuto ai relativi obblighi. Perde, inoltre, la dignità e i compiti ecclesiastici e rimane escluso dall'esercizio del sacro ministero, né può avere un compito direttivo in ambito pastorale. Non può insegnare nei Seminari, e negli altri Istituti dove sono presenti insegnamenti di discipline teologiche. Non può nemmeno fare il catechista, salvo dispensa concessa dall'autorità ecclesiastica.
La situazione dello "spretato" in seno alla Chiesa cattolica non è molto dissimile da quella del "divorziato", con la differenza che il matrimonio può essere facilmente dichiarato nullo (se ce ne sono le condizioni... e queste sono quasi sempre presenti nei casi "estremi" di cui spesso si parla per additare la prassi cattolica concernente questo sacramento come ingiusta e senza cuore), mentre il fatto stesso che per accedere al sacramento dell'ordine sia previsto un lungo corso di studi con tanto di esami per verificare che i candidati al medesimo abbiano le idee chiare sulla sua natura, rende praticamente impossibile che un'ordinazione sia riconosciuta nulla. [Modificato da Trianello 20/03/2009 23:37]
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20/03/2009 23:34 |
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Elyy., 20/03/2009 23.24:
Quindi possono ancora ricevere la comunione? (l'eucarestia), visto che con questo non sono venuti meno alla loro promessa, o sì?
Possono ricevere l'Eucaristia qualora si siano mossi in conformità a quanto stabilito dalla Chiesa. Un prete che prenda moglie, per esempio, prima di essere stato ridotto allo stato laicale o, comunque, prima di aver ottenuto la dispensa dal celibato, che non è automaticamente connessa alla riduzione allo stato laicale, non può accedere alla comunione, perché si trova in stato di peccato.
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21/03/2009 00:39 |
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Trianello, 20/03/2009 23.34:
Possono ricevere l'Eucaristia qualora si siano mossi in conformità a quanto stabilito dalla Chiesa. Un prete che prenda moglie, per esempio, prima di essere stato ridotto allo stato laicale o, comunque, prima di aver ottenuto la dispensa dal celibato, che non è automaticamente connessa alla riduzione allo stato laicale, non può accedere alla comunione, perché si trova in stato di peccato.
Ti sei spiegato bene. E' come per me essere ridotto allo stato clericale sarebbe la punizione più tremeda che mi si potesse comminare!!!!
omega
[Modificato da =omegabible= 21/03/2009 00:39] |
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