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Via Mistica e Teologica: se si segue una Via Mistica, si è sempre più vicini. Sempre meno, invece, con una Teologica

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2008 19:37
01/12/2008 13:16
 
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La Via Mistica avvicina. La Via Teologica, come quella dei TDG, allontana
Carissimi

Una riflessione sulle Vie Mistiche e Teologiche. Per mostrare come la Mistica è il Cuore della Spiritualità, ed avvicina. Al contrario, spesso, la Via Teologica allontana, e rimarca le differenze, enfatizzando la propria Via come la migliore.

E' una cosa già detto in passato: ma credo davvero che le varie Religioni si dispongano come lungo una ruota. Il centro è il Cuore della Pratica. Quando si cammina verso il Centro si è tutti sempre più vicini.
Non è un caso che, di tutte le Correnti Spirituali, la Mistica sia simile per tutti. Infatti, la Mistica porta verso il Centro. Dove tutto va a coincidere. La Teologia, invece, rimane sul bordo, ed anzi tende ad allontanarsi dal Centro. Quindi, spesso, aumenta le distanze invece che ridurle.

Credo che un Cammino Spirituale, man mano che procede, debba servire a far sentire tutti parte di uno. E se ci pensiamo bene, di fatto, tutte le Religioni dicono la stessa cosa. Nel Buddhismo si parla di "Impermanenza", nel Cristianesimo di "Corpo Mistico" e così via.

Insomma, più ci avviciniamo al Cuore della Pratica, più le Religioni tendono a svanire, e tutti ci si scopre davvero al di là delle divisioni.
Il Cuore del Cristianesimo è vicino in tal senso al Cuore dell'Islam, ed al Cuore delle Scuole Buddhiste

Ovviamente, una persona sceglierà una Pratica Spirituale. E' un passo necessario. Lo stesso Karl Riedl, della Tradizione di Thich Nhat Hanh ( www.esserepace.org ) parlava di "Un solo Libro, un solo Maestro". Io stesso, che seguivo anche in simultanea più Vie Spirituali (ritengo comunque che alcune Vie si possano seguire in simultanea: ad esempio, il Buddhismo Zen e quello Tibetano, contenendo comunque la stessa matrice), venivo spesso ripreso su questo punto. Ma nessuno, comunque, si sognava di mandarmi via per questo!
Tuttavia, più si procede nella Pratica Spirituale che si è scelta, più, se si procede nel senso del Cuore della Spiritualità, ci si renderà conto che si è molto vicini a coloro che seguono Vie apparentemente differenti. Che le differenze sono poi soltanto formali, ma di fatto si punta alla stessa direzione. Non è un caso che ai vari incontri Spirituali si è vicini ai Cattolici, ai Musulmani, al Mondo Vedico e così via. Naturalmente, se si segue la Via della Mistica.

Se, però, si segue la Via della Teologia (e la Via dei Testimoni di Geova, così piena di regole e precetti, è di certo molto "Teologica" e poco "Mistica"), allora spesso ci si sente sempre più lontani. Procedendo nel percorso Spirituale si avverte, invece che un senso di Unione con gli altri Praticanti di altre Tradizioni, un senso di distanza crescente. Si avverte che, man mano che si cammina, si è nella Verità, mentre gli altri non appaiono esserlo. Le distanze, insomma, aumentano, invece che diminuire.
Se si legge un Testo Sacro nel senso della Mistica, allora il Testo apparirà sempre più vicino ad altri Testi di altre Tradizioni. Mentre, se si legge solo da un punto di vista Teologico, la distanza andrà ad aumentare. Lo scopo sarà proprio dimostrare che il propri Testo è vero, mentre gli altri non lo sono.
Naturalmente anche la Via della Mistica andrà a leggere e comprendere i Testi. Ma lo farà in altro modo, senza dogmatizzare, ma cercando la comprensione profonda. E cercando ciò che unisce, non ciò che divide.

Non è un caso che, in molte Correnti Spirituali, i Mistici ed i Teologi spesso sono stati in disaccordo. Ne è un esempio l'Islam, dove i Sufi (i Mistici) e gli Ulama (i Dottori della Legge) sono spesso stati in forte contrasto, e dove Mistici quali Mansur Al Hallaj sono stati giustiziati proprio da Teologi.

La differenza si percepisce proprio in questo: se si segue una Via Mistica, le distanze tendono a diminuire sempre di più. E, andando a fondo nella propria Via, si ritrovano anche tutte le altre.
Sovente, invece, se si segue una Via puramente Teologica, le distanze aumentano con il procedere del percorso spirituale.
Se, quindi, man mano che si procede nel cammino ci si rende conto di avere la Verità, e che tutte le altre Vie sono errate, si sta seguendo una Via puramente Teologica. Se si segue una Via Mistica, invece, tutte le Vie ci appaiono la nostra. Ed alla fine ci si ritrova tutti assieme.

La Via dei Testimoni di Geova, man mano che vi si procede, evidenzia le distanze dagli altri Gruppi Spirituali, invece che cercarne l'unione e ciò che accomuna. Ed è quindi una Via lontana dall'essere una Via Mistica.

Un augurio per un cammino spirituale luminoso e ricco di frutti bellissimi.

Sergio.
01/12/2008 15:29
 
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Ho trasferito il thread in sezione più idonea.

Gocciazzurra/Mod.






Il tempo è un grande maestro. Peccato che uccida tutti i suoi allievi. (H. Berlioz)
01/12/2008 23:39
 
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Caro soffiodipoesia, questa trattazione mi ricorda tanto i discorsi dei sofisti che il Socrate platonico si divertiva a “smontare”.
In primo luogo, introduci due locuzioni, “via mistica” e “via teologica”, senza però degnarti di dare alcuna definizione delle suddette, per cui le stesse diventano semplicemente due etichette sotto le quali piazzare ciò che ti aggrada (via mistica) e ciò che non ti aggrada per nulla (via teologica).
Forse ti sconvolgerà saperlo, ma c'è addirittura una branca della teologia (o scienza sacra) che si occupa dello studio della mistica e si chiama appunto “teologia mistica”. Ma forse ti sconvolgerà ancora di più il sapere che quello che è il più grande teologo sistematico dell'Occidente cristiano, San Tommaso d'Aquino, è stato anche un grande mistico, questo perché non si dà mistica senza teologia e proprio la teologia ci permette di distinguere l'esperienza mistica dalle allucinazioni psichedeliche o dai vaniloqui degli schizofrenici.
In secondo luogo, fai un accostamento tra il concetto buddhista di impermanenza e quello cristiano di “corpo mistico” (?), termine col quale probabilmente volevi indicare il “corpo spiritualizzato” di cui parla San Paolo Apostolo, che non ci azzecca (per citare un noto ex magistrato italiano) un accidente. Si tratta di due concetti tra i quali non c'è analogia alcuna.
In terzo luogo, parli di “via teologica” come costruita su precetti lì dove, invece, uno dei più grandi teologi (e mistici) cristiani (Agostino) ha scritto che tutta le legge di Cristo si riassume in “ama e fa' ciò che vuoi” e tutta la “teologia morale” cristiana è una teologia delle virtù più che dei precetti (o comandamenti), dove i precetti hanno solo lo scopo di illuminare la consistenza delle virtù (prima tra tutte la virtù teologale della carità).
In quarto luogo, il fatto che le esperienze mistiche tendono ad assomigliarsi da un punto di vista fenomenologico non indica che tutte le esperienze mistiche siano uguali, perché spesso molto diversi sono gli esiti delle medesime.
In ultima analisi, la tua “via mistica” a me sembra tanto un minestrone dove tutte le differenze svaniscono nel nulla, la tua “via mistica” mi sembra una via verso il tutto che è uguale al tutto, vale a dire verso il nulla. Il Cristianesimo, invece, è una via verso l'essere in sé, il supernamente intelligibile per sé, l'assolutamente altro rispetto alla creatura. Una via che non è fatta di umani sforzi, ma di Grazia... e questo anche nell'esperienza dei suoi mistici, i quali vivono la suddetta come abbandono al totalmente (incomprensibile, se non per Grazia) altro.


PS

Aristotele diceva che la virtù sta nel mezzo: il fatto che l'approccio settario e fondamentalista sia un male non ci deve spingere a vedere il bene nel relativismo nichilista.
[Modificato da Trianello 01/12/2008 23:58]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

02/12/2008 00:12
 
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Lo stesso problema lo evidenziavano molti. Oggi spesso la tendenza è occuparsi di "tutto"
Carissimo.

Lo stesso problema lo evidenziavano molti. Lo stesso Karl Riedl, che io cito spesso, della Tradizione di Thich Nhat Hanh ( www.esserepace.org ), diceva che è vero che molte sono le Vie che portano in cima alla montagna, ma anche diceva che occorre seguirne una sola. Sua la frase: "Un solo libro un solo Maestro". Almeno sinché si segue quella Pratica.

Io amo molto il Sincretismo. Ma non sempre questo è apprezzato. Quando frequentavo la Tradizione di Thich Nhat Hanh, frequentavo simultaneamente un Centro di Cultura Tibetana. La cosa non era apprezzata da tutti, in particolare dalla responsabile del mio Sangha di Thich Nhat Hanh. La quale mi diceva che, secondo lei, occorre seguire sino in fondo una Pratica Spirituale, e che mescolarne diverse è un modo per non seguire, di fatto, nulla.

I Movimenti Spirituali del Ventesimo Secolo, e anche un po' precedenti, dalla Società Teosofica ( www.teosofica.org ) sino al Movimento Metafisico ( www.metafisicaitalica.it )tentano un sincretismo. La Teosofia anche attraverso la figura del "Grande Istruttore" il quale, a seconda delle epoche storiche, ha preso forme diverse (si notava anche l'assonanza fonetica tra Krishna e Cristo). Il Movimento Metafisico, invece, parla di "Maestri Ascesi", tra i quali i più importanti Maestri Spirituali, che hanno assunto forme diverse a seconda delle epoche. Ad esempio, San Francesco sarebbe stato il Maestro Asceso Koot Houmi.

Sono modi, che pare giungano anche da rivelazioni, per unire tra di loro varie Correnti Spirituali.
L'ottica dell'epoca attuale è Sincretista.
Karl non è così d'accordo, dicendo che è un modo per fare del "New Age".

Oggi molta gente, di fatto, "Segue Tutto", convinta che così facendo può crescere di più spiritualmente. Quindi, va a seguire, ad esempio, i Rosacroce ( www.rosacroceoggi.org ), poi gli incontri sul Passaggio Dimensionale, poi un incontro di Meditazione Merkaba, poi uno di Teosofia e così via.

Oggi, mai come ora, vi è un proliferare di strutture e di Centri Spirituali, dove non si segue una Tradizione Specifica, ma dove si studia e si pratica, di fatto, "tutto": una settimana i Mantra di Sai Baba, la settimana dopo una Meditazione di Osho ( www.osho.com ; www.oshoamici.it ), poi una serata dedicata al Pranic Healing, magari e poi altro ancora. Oggi, queste situazioni sono sempre più diffuse.

Si parla anche di "Vie veloci", che inducono "cambiamenti veloci".

Va bene così? O ha ragione chi segue una Via e soltanto quella? Magari lentamente e con fatica?

Non lo so, sono due possibilità.

A chi vuole commentare, la parola.

Un saluto a tutti ed un augurio per un fruttifero cammino spirituale. Qualsiasi esso sia.

Sergio.
02/12/2008 10:00
 
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Re:
Trianello, 01/12/2008 23.39:


Forse ti sconvolgerà saperlo, ma c'è addirittura una branca della teologia (o scienza sacra) che si occupa dello studio della mistica e si chiama appunto “teologia mistica”. Ma forse ti sconvolgerà ancora di più il sapere che quello che è il più grande teologo sistematico dell'Occidente cristiano, San Tommaso d'Aquino, è stato anche un grande mistico, questo perché non si dà mistica senza teologia e proprio la teologia ci permette di distinguere l'esperienza mistica dalle allucinazioni psichedeliche o dai vaniloqui degli schizofrenici.

Concordo su tutto. Già i Padri del resto affermavano una simile evidenza racchiudibile in questa frase:

"Se sei teologo, pregherai veramente, se pregherai veramente, tu sei teologo" (Evagrio Pontico: Trattato sull'Orazione, 60)


******************************

"Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono col combattere anche la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa" (G.K. Chesterton)
02/12/2008 15:03
 
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Re:
Trianello, 01/12/2008 23.39:


Forse ti sconvolgerà saperlo, ma c'è addirittura una branca della teologia (o scienza sacra) che si occupa dello studio della mistica e si chiama appunto “teologia mistica”. Ma forse ti sconvolgerà ancora di più il sapere che quello che è il più grande teologo sistematico dell'Occidente cristiano, San Tommaso d'Aquino, è stato anche un grande mistico, questo perché non si dà mistica senza teologia e proprio la teologia ci permette di distinguere l'esperienza mistica dalle allucinazioni psichedeliche o dai vaniloqui degli schizofrenici.



Distinguere le esperienze mistiche dalle allucinazioni??

Come queste????

Ma fatemi il piacere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


La sindrome di "manifestazione mistica"

«…l’idea religiosa determina l’evoluzione regressiva della personalità…» Emile Murisier (1899)

«…Il misticismo teologico deturpa lo spirito […], con l’ignoranza, con la paura, con le superstizioni, con le ammirazioni per le estasi isteriche dei santi e con le lunghe pratiche dei rituali religiosi, rende lo spirito inetto a recare il contributo per il miglioramento della società. […]. Il misticismo riempie la psiche di frenesia e con veemenza […] la trasporta lontana dalla vita sociale e dai sentimenti di solidarietà; impedisce la formazione della volontà umana e produce un graduale decadimento psichico fino al delirio […]. Contro il morbo del misticismo bisogna agire con i metodi della medicina scientifica…» Nicola Milano (1914)

«…l’esagerazione del sentimento religioso sociale porta al fanatismo, l’esagerazione del sentimento religioso individuale porta al distacco e all’indifferenza. Il misticismo è dunque una malattia…» Roger Bastide (1931)

Si ritiene opportuno esaminare le manifestazioni esternate da quegli individui, convenzionalmente indicati come “mistici” (1), in quanto è chiaramente documentata l’univocità patogenetica di tali manifestazioni con quelle esternate dai cosiddetti “indemoniati” tanto che nell’ambito del “sacro” colpisce persino la notevole analogia tra le immagini degli “angeli” e quelle dei “diavoli”: sia gli uni che gli altri sono degli inviati speciali al servizio della suprema divinità e sia gli uni che gli altri sono forniti di ali, anche se stupende quelle dei primi ed orrende quelle dei secondi (2) , sebbene con la differenza che i “mistici” “lottano” contro il “demonio” tentatore, riuscendo ad evitare di esserne “posseduti”.

A riguardo si ricordano due casi esemplari costituiti dalle insidiose tentazioni diaboliche subite da Sant’Antonio eremita e dalle violente aggressioni diaboliche subite da Padre Pio di Pietrelcina in pieno secolo XX: «…Verso il 251 [d. C.], Sant’Antonio eremita viveva sulle montagne della Tebaide, in penitenza […]: aveva fatto il voto di castità assoluta e voleva mantenerlo in una rassegnata tristezza; spirito contemplativo, consacrava se stesso alla adorazione di Gesù e la sua coscienza diveniva un oceano di profonde onde mistiche che gli davano l’ebrezza della lotta contro il demone della carnalità. Satana intanto con sagacia fecondava i pensieri lascivi […]: gli apparve con l’aspetto di femmina formosa ed invitante, Antonio era seduto a terra in un angolo della cella, immobile sotto la violenza della concupiscenza che si sviluppava dalla femmina sussultante al desiderio dell’amplesso, nella libidine invincibile. Antonio meditò su Cristo, torturato e crocefisso per l’umanità, e vinse la voluttà che gli invadeva i nervi ed il cervello. Satana incominciò con la titillazione ad eccitarlo alla venere solitaria [cioè, alla masturbazione]; a distoglierlo dalla preghiera; a fargli diventare rosso il viso con le oscene immagini, riproducenti chimeriche e voluttuose carezze d’amore [un vero e proprio film pornografico allucinatorio!].

Ma Antonio con nobiltà ed intelligenza castigo il suo corpo con la flagellazione [!!], digiunò e pregò: così armato vinse. Mangiava pane con sale e dormiva sulla nuda terra: affermava che quanto più si debilita il corpo col sopprimere la voluttà, tanto più si rafforza l’anima. Satana voleva vincere Antonio e, conoscendo quali fossero i pervertimenti sessuali di quel tempo, gli inviò nella cella un faniulletto. Questo era bellissimo e formosissimo, e, secondo l’uso, castrato fin dalla nascita [cosa impossibile nella realtà non allucinatoria, poiché alla nascita i testicoli non sono ancora scesi nello scroto!] in quanto, assumendo forme femminee e voluttuose movenze, servisse meglio al mal costume. Il fanciulletto gli si gettò addosso e gli suggerì la voluttà della mollizia, e con la titillazione cercava di eccitarlo alla fornicazione asessuale in vaso indebito [cioè, nell’ano]. Antonio invocò grazia e forza dal Signore, pregò, col flagello s’inflisse tali piaghe [da esperto masochista] che per il dolore cadde a terra. […]. Si rimise in ginocchioni e gridò ai demoni: “Io sono Antonio, niente mi allontana dall’amore di Cristo, non temo voi e le vostre battiture!”. […]. Non mancarono ad Antonio le visioni di bestie feroci che assalgono frequentemente gli affetti da delirio erotico. I Diavoli, di notte e con strepitio, aprirono le pareti della cella e si mutarono in leoni, in orsi, in pantere, in leopardi, in tori infuriati, in serpenti, in scorpioni, in lupi […]. Ma, Antonio, avendo vinto nella lotta, vide una gran luce discendere dal cielo sino a lui…» (3);

«…In paese sapevano delle lotte che ogni notte Il Padre [Pio da Pietrelcina] sosteneva con Satana. A volte, il fracasso di ciò che accadeva nella [sua] stanza era così forte da essere udito anche da molto lontano. A notte alta, i vicini erano costretti ad uscire da casa, spaventati per ciò che stava succedendo. Al mattino la mamma di Padre Pio trovava la camera del figlio a soqquadro: il materasso, le sedie, il letto, tutto era rovesciato. Il Padre aveva il corpo pieno di lividi per le botte [che, naturalmente, si era autoinferte]…» (4) e Padre Pio da Pietrelcina stesso, in alcune lettere scritte al suo “padre spirituale”, dichiara: «…Quanta guerra mi muove Satana! […]. Quel cosaccio, da verso le 10 che mi misi a letto fino alle 5 della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente: credevo che quella fosse l’ultima notte della mia esistenza […]. Quei cosacci [i demoni] mi si scagliarono addosso come tante tigri affamate, maledicendomi, minacciandomi che me l’avrebbero fatta pagare. […]. Da quel giorno mi hanno quotidianamente percosso. […]. Ormai sono passati 22 giorni continui che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo è tutto ammaccato per le tante percosse. […]. Questi cosacci non cessano di percuotermi, di perseguitarmi e di sbalzarmi dal letto, giungendo persino a togliermi la camicia e percuotermi in tale stato…». Tuttavia, i “mistici”, mentre “lottano” contro il “demonio” tentatore, riuscendo ad evitare di esserne “posseduti”, si lasciano possedere con voluttà dalla “divinità”, abbandonandosi in atteggiamenti estatici, spesso riuscendo a rievocare masochisticamente su se stessi le sofferenze, come immaginano siano state “patite” dalla “divinità umanizzata”.

In tal senso, pur non mancando numerosi esempi maschili (5), sono più numerosi gli esempi femminili di cui se ne riportano alcuni casi tra i più emblematici. Santa Teresa d’Avila (1515-1582), fatta entrare giovanissima in monastero dal padre per salvaguardarla dal suo abbandono “con iscompigliata leggerezza ad un secreto amore, trascinata dalle perfide suggestioni di un parente, che avrebbe potuto perderla” con le seguenti conseguenze: «…La mortificazione dei sensi e delle gioie della vita gli determinano i tipici effetti della loro repressione. Nella coscienza confusa dell’istinto sessuale che si espande, Teresa crea il simbolo luminoso dell’amore in un’immagine di sovrana bellezza ieratica: vede Gesù che ha alla sua destra padre Graziano, un uomo membruto e carezzevole, […]. Teresa scrive: “il divino maestro afferrò la mano destra di ambedue [cioè di lei e di Graziano] e le strinse unite alla sua dicendo: Ecco il padre che tu devi tenere in luogo mio, […] Tutto questo mi ha lasciato una quiete di spirito così dolce che ne stupisco e sento che questa è la volontà del Signore e non del demonio […], pare all’anima mia di restare sospesa in quelle divine braccia, appoggiata a quel divino costato a quelle poppe divine e non sa fare altro che godere cibata con quel latte divino, col quale la va cibando lo sposo e, migliorandola [l’anima] per poterla accarezzare […]. Questo latte divino nutre, aumenta e fortifica le virtù eroiche, questo amore dolce è quello che Dio dà […], dopo del bacio l’anima viene a queste poppe […].

Dalla soavità che l’anima riceve da queste divine poppe, vengono a volte svenimenti e si rimane sospesa e rapita […]”. Teresa battezza Graziano col nome di Eliseo e lo vede tanto simile a Gesù da descriverlo così: “Vidi il mio Eliseo risplendente di una bellezza incomparabile con in capo una corona tutta formata di ricchissimi diamanti ed una numerosa schiera di vergini andavano innanzi a lui cantando inni di lode al Signore. Mi sforzavo di spalancare gli occhi per distrarmi da quello spettacolo, ma indarno [= invano] […]. Mentre mi beavo di quella musica ed osservavo che non vi era altro uomo che il padre Graziano, il Signore mi disse: Egli è ben degno di stare in mezzo a tutte queste vergini […]. Il frutto che ne trassi fu un maggior affetto per il mio Eliseo […], pregando un giorno il Signore, dopo la comunione, con tutto il fervore del mio cuore, che non volesse privarmi del caro padre dopo avermelo dato egli stesso, l’adorabile Redentore mi disse: Non temere! […]”. […].

L’amore compresso dalle immagini mistiche […] le dava le convulsioni ovariche. L’istinto sessuale, represso dalla meditazione e dalla regola monastica, genera fantasmi smisurati. Teresa si rivolge a Gesù con un rigurgito di affetti e di gonfia concupiscenza e, resa serva dalla passione, scrive così della sua anima: “…Essa sente vivissimamente tali trasporti amorosi e vorrebbe frenarli, ma talora sono così violenti che deve per forza sfogarsi in parole di accesissimo affetto ed è costretta ad esclamare: O vita della mia vita, o mio dolce pascolo e mio ristoro! Ed altri simili sospiri di amore. Ciò accade quando dal seno immenso del suo amore Dio fa scaturire in copia il latte delle celesti consolazioni che infonde nuova vita nelle potenze dell’anima e nei sensi del corpo […]”. Teresa, col ventre pallido e contratto, si contorce nella sua cella in una solitaria estasi, dedicata al Signore Gesù Cristo; il delirio erotico trascina la sua anima alle accese parole di amore, violenza sacra alla verginità morale. L’orgasmo fisico venereo le dilata i vasi sanguigni, sotto i baci celesti di Gesù, in una sofferenza strana che termina solamente quando scaturisce il latte delle celesti consolazioni […] e scrive: “Talora il corpo non si riconosce più, si sente scorrere per le vene quella forza misteriosa onde Dio riempie l’anima quando, fattala entrare nella sua cella secreta, l’inebria del vino del suo amore. Il corpo sente la novella vita, che gli viene da quel centro, come sente l’effetto del vino che gli ingagliardisce le membra”. […]. Nel silenzio claustrale, notturno, ella sente la nuova forza dell’amplesso umido di Gesù il quale bagna il suo corpo di rugiada celeste che descrive così: “Lo sposo divino fa godere in un istante tutta la bellezza, tutta la gloria del paradiso in una maniera così ineffabile che non c’è altro gusto spirituale che gli rassomigli. […]. Alcune volte mi fa tanto uscire di me l’amore che non mene accorgo, se non facessi con tutto il mio senno dei lamenti amorosi […]. Una volta mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale, era bellissimo, ed io vedevo nella sua mano un lungo dardo d’oro con all’estremità una punta di fuoco [(Fig. 4)]. L’angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio […]. Il dolore della ferita era così vivo che mi strappava dei deboli sospiri, ma questo indicibile martirio, che mi faceva nello stesso tempo gustare le delizie più soavi [tipica espressione di “parafilia masochistica”], non era costituito da sofferenze corporali anche se il corpo vi partecipava nella forma più completa…”.

Teresa, dopo queste continue apparizioni, che si dileguavano, soffriva di nevrosi cardiaca […] le funzioni di moglie di Gesù gli davano l’angoscia. A riguardo così scrive “Per l’addietro il dolore non era tanto intenso […] e nel pieno uso dei miei sensi mi costringeva a sfogarmi in grida acutissime, senza potermi frenare. Poi il dolore, fattosi più acuto, mi pare che trafigga da banda a banda il mio cuore […]”. La passione per lo sposo divino squassava il suo corpo per la scarica anormale dell’istinto sessuale, ed ella si sentiva trafiggere ed istupidire dall’amplesso, mancato e desiderato di compiere con un uomo di questa terra. […]. Così, esausta di adorazione, Teresa creava dentro di sé il misticismo amoroso e le convulsioni paragonabili, per la gravità, solamente ai sintomi parasifilitici…»;

«…Santa Maria Maddalena (1556-1607) [(Fig. 6)], carmelitana fiorentina, […] si agitava fra le spine [(Fig. 7)], si faceva gocciolare cera bollente sulla cute, si lasciava insultare, calpestare il viso e frustare, ed andava in visibilio quando tutto ciò accadeva in presenza della priora […], esempio classico di una flagellante ascetica [(Fig. 8)], pervertita sessuale [affetta da “parafilia masochistica”, secondo la nomenclatura moderna] […], [continuamente invano “tentata” dai “demoni”, specialmente ad assumere cibi (Fg. 9) in quanto era anoressica e, come lei stessa asserisce «…il 26 aprile 1685 gli si presentò Gesù tutto luminoso e splendente e la sposò. Erano testimoni Sant’Agostino e Santa Caterina da Siena e Gesù le disse: “vieni, sposa mia, riposo e stimolo del mio spirito” ed essa gli rispose “Ecce venio, venio”. Gesù la tenne tra gli amplessi fino alla mattina. Il possesso di Gesù la esaltava, si cingeva con una fascia irta di grossi chiodi e sigettava a giacere sulle spine. Ma, passate le notti insonni, si produsse in lei una grave malattia finché fu vista scossa da un sussulto mistico, con le vene del collo gonfie e con voce compressa, dire: “Muoio, muoio soffocata!”…» (6)].

La salesiana francese Marguerite Marie Alacoque (1647-1690) [internata in convento a soli 8 anni, a 15 anni comincia a ritenersi “fidanzata con Gesù” e riferisce. Persino, che un giorno Gesù gli si mise sopra con tutto il suo peso e che alle sue proteste rispose: “Lascia che ti usi a mio piacere perché ogni cosa fa fatta a suo tempo. Adesso io voglio che tu sia l’oggetto del mio amore, abbandonata alle mie volontà, senza resistenza da parte tua, in modo che io possa godere di te” (tipico coito ideogeno da repressione sessuale!)] si incise il monogramma di Gesù sul petto, e quando la ferita guariva troppo in fretta, la bruciava di nuovo con una candela. A volte beveva soltanto l’acqua uscita nel lavaggio dei panni, mangiava pane ammuffito, verdura marcia, puliva con la lingua il vomito dei pazienti, e nell’autobiografia descrive la felicità provata riempiendosi la bocca delle feci d’un uomo che soffriva di diarrea [inoltre, come lei stessa riferisce: “…Una volta che avevo dimostrato una certa ritrosia nel servire una malata di dissenteria, Gesù mi rimproverò così severamente che, per riparare, mi riempii la bocca dei suoi escrementi e li avrei ingurgitati se la Regola non avesse proibito di mangiare fuori dei pasti…”!].

Per simile coprofeticismo però di notte doveva baciare a lungo il cuore di Gesù, che teneva a portata di mano [d’altra parte si apprende che «…nel luglio 1667 fu visitata nella cella da Gesù che, dopo averla abbracciata, le poggiò il capo sul seno e le dichiarò il suo amore; poi si tolse il cuore dal petto e, dopo averlo fatto arrostire in una fornace ardente, glielo ripose e disse: “Prendi, o mia diletta, un pegno prezioso dell’amor mio che fino all’ultimo istante ti consumi…”. La Santa, dopo aver consumato le delizie del puro amore di Gesù, vede lo sposo divino in una fornace con due cuori che ardevano: il suo e quello del religioso padre Colombini. La voce divina disse: “Così unisce il santo amor mio questi tre cuori per sempre”. Nel cuore della Santa l’amore di Gesù si allea a quello per il suo confessore, padre Colombini…» (7)]. Papa Pio IX la fece santa nel 1864! […]. Caterina da Genova (1447-1510) strappava e masticava la sporcizia degli abiti dei poveri, inghiottendo sterco e pidocchi: fu canonizzata nel 1737.

Sant’Angela da Foligno (1248-1309) sorseggiava l’acqua dei lavacri dei lebbrosi [dalla sua biografia si rileva che durante le crisi estatiche avvertiva le seguenti sensazioni: “…era come se fossi posseduta da uno strumento che mi penetrava e si ritirava strappandomi la carne […]. Venivo riempita d’amore e saziata di una pienezza inestimabile […]. Le mie membra di frantumavano e si rompevano di desiderio mentre languivo […]. Quando poi rinvenivo da questi rapimenti d’amore mi sentivo così leggera e appagata da voler bene anche ai demoni…” (tipica sensazione post-orgasmica!)]. […]. Il mistico succedaneo sessuale delle suore fu Gesù […], poiché esse venivano consacrate come sue “spose” […]. Le “sponsae Christi” e le “copulatae Christo” […] concedevano allo sposo celeste non soltanto l’anima […], ma anche il corpo. […]. Reprimendo il loro istinto materno e sessuale, le suore si trastullavano entusiaste col bambino Gesù […].

[Ad esempio] Margareta Ebner (1291-1351), una domenicana bavarese, che portava con sé un Gesù in legno dentro una culla, sente la sua voce: “Se non mi allatti, mi toglierò dalla tua vista, poiché mi ami sopra ogni cosa”. Margareta, obbediente, accosta la statuetta al seno nudo, provando un grandissimo piacere. Ma Gesù non si accontenta, diventa invadente, le appare anche in sogno, così che lei gli rivolge la parola dicendo “Perché non fai l’educato e non mi lasci dormire?” e il bambino: “Non voglio lasciarti dormire, devi prendermi con te”. “Allora piena di desideri e di gioie lo tolsi dalla culla e me lo misi in grembo. Era davvero un bambino vivace; io gli dissi: Baciami, così voglio dimenticare che mi hai privato del riposo!. Allora mi prese con le sue braccia, me le mise al collo e mi baciò; quindi chiesi di sapere da lui qualcosa intorno alla sua santa circoncisione”. È una tematica che occupa con insistenza quasi tutte le spose di Dio. […].

Santa Caterina da Siena (1347-1380) [(8)], che strillando si rotolava per terra e chiedeva con insistenza gli “abbracci” del suo “dolcissimo ed amatissimo” Gesù [(Fig. 12)], aveva al dito il suo bel prepuzio invisibile, regalatole da Lui in persona [!!]. Il confessore di Caterina ci racconta con gran pudore che ella gli aveva confessato di vedere sempre l’anello, anzi, che non c’era momento che non lo vedesse. E quando anche il dito di Caterina divenne a sua volta reliquia diverse persone devote che pregavano lì davanti scorsero l’anello, quantunque invisibile per gli altri. Ancora nel 1874 esso mandava in sollucchero anche le due giovani stigmatizzate Célestine Fenouil e Marie- Julie Jahenny; Quattordici uomini lo videro gonfiarsi al dito di quest’ultima e diventare rosso sotto la pelle; il loro vescovo era al colmo dell’entusiasmo [!]. […].

Ma che cosa è tutto ciò paragonato all’esperienza prepuziale della suora Agnes Blannbekin, morta a Vienna nel 1715, le cui rivelazioni restano documentate dal benedettino austriaco Perez!? Costui narra che la Blannbekin fin dalla giovinezza aveva dolorosamente pianto per la parte [cioè il prepuzio] una volta perduta dal giovanissimo Gesù. Essa era sempre solita “compiangere profondamente nella solennità della circoncisione la perdita di sangue che il Cristo aveva dovuto subire così presto all’inizio della sua fanciullezza” […]. Subito dopo aver ricevuto la comunione la pellicina del pene del Signore si trovava letteralmente sulla sua lingua; “Così compiangendo e commisurando Cristo ? tramanda l’informatissimo Perez ? cominciò a riflettere su dove si trovasse il prepuzio; ed ecco, sentì subito sulla lingua una minuscola pellicina, uguale a quella di un uovo, ripiena di grandissima dolcezza, ed essa la inghiottì Ma l’aveva appena ingoiata che la sentì nuovamente con la sua dolcezza sulla lingua, e la ingurgitò di nuovo. E lo fece più di cento volte […] E le venne rivelato che il prepuzio era resuscitato insieme al Signore il giorno della resurrezione. Era talmente grande la dolcezza provata nell’inghiottire tale pellicina, che provò per tutte le membra e tutti i muscoli una dolcissima trasformazione”.

Il fondamento libidinoso di tutto codesto circo d’amore con Gesù, Vergine, Prepuzio, Capezzoli, Fallo e Latte materno potrebbe mai essere più evidente? Se si pone da un canto l’aspetto meramente letterario, non c’è nessuna differenza rilevante fra una mistica “autentica” ed una “inautentica”, una elevata ad una bassa mistica, fra mistica e misticismo; dappertutto appare la “neutralità” nel “soprannaturale”, la “sessualità” nella “spiritualità”, l’Eros nell’Agape, differenti certo nella manifestazione esterna, ma non nella sostanza: sia che si strilli il nome di Gesù rotolandosi al suolo sia che ci si masturbi col Crocifisso, si tratta in ogni caso semplicemente di surrogati di un’istintualità tenacemente repressa…»
(9), «…Suor Maria Villani (1616) asseriva di essere stata presa in sposa da Gesù con il permesso della Vergine […]. Gesù la stringeva forte tra le sue braccia di sposo legittimo. Nell’ultima domenica di carnevale del 1621 […] Gesù va a trovare la santa donna e le dice che le avrebbe fatto godere le delizie d’amore […]. Essa fu stancata dagli amplessi di Gesù, dalle sensazioni squisitamente voluttuose che le davano i toccamenti delle dita divine e deliziosamente gridava: “Amor mio non più, Signor Dio mio, non posso più perché moro di amore!”.

Santa Caterina da Bologna nella notte di Natale del 1435, dopo molte preghiere, in sulla mezza notte, vide la Vergine che le diede il suo divino figluolo. Lei l’abbraccio e “fu liquefatta di amore: la consolazione durò tredici minuti. Mentre, con tale divino abbraccio attingeva la santità, fu colta dal flusso mestruale e, anelante, gridava: “Gesù mi vorrei svenare per te!”. L’amore che non genera le dava voluttà sovrumane. […]. Santa Veronica Giuliani la notte di Natale del 1727 […]. Vide il bambino Gesù di cera diventare di carne e crescere fino a diventare adulto. Quindi, le tolste il cuore dal petto, lo sostituì col suo e le comunicò le cinque piaghe […]; Gesù passo la notte fra gli amplessi di Santa Veronica. La mattina Veronica gridava: “Dove siete, mio sposo, senza voi non posso stare, ricordatevi che sono vostra, venite! venite! Nulla altro io voglio che il vostro amore”. Dopo queste voluttà divine la Santa ebbe dolori fortissimi al capo e cadde svenuta al suolo. […].

Santa Maria Giovanna di Gesù nel 1721 vide l’eterno padre che le faceva dono del suo unigenito figlio Gesù affinché fosse tutto suo e si deliziasse con lui. Turbata la mente dallo istinto sessuale, gridava: “Datemi il vostro amore, Sposo mio!” e lo supplicava che la facesse tutta sua. […]. Gesù volle farle assaggiare delizie grandissime e la Santa racconta: “…In tale chiamata mi strinse nel suo divino seno, dimostrandomi un’intima intrinsechezza d’amorosissimo sposo che non riuscivi più a distaccarmi da lui…”. […]. La sua anima ed il suo corpo erano tenuti dallo sposo divino in un abbraccio poderoso tenendola in quella situazione tutta la giornata […]. Gli atti virili di Cristo davano alla Santa la suprema gioia dell’amore mistico; essa si contraeva violentemente nella vertigine ed il respiro le veniva a mancare, la languidezza di amore le dava le dolcezze della divinità sollecita al suo affetto. Intanto,l’esaurimento nervoso faceva passi giganteschi in questo onanismo sacro. La serva di Dio Eleonora Ramirez Montalvo nel dicembre 1640 mentre stava tutta nuda nella cella com’era suo costume, per penitenza, prima di coricarsi. Le comparve Gesù, sorridente e nudo […], e con soavi abbracciamenti temprò la gran sete di amore della Santa. La chimò sorella, figlia, diletta sposa. Nella profondità del mistero d’amore, la Santa passo quella notte e molte altre negli amplessi di Gesù. La neurastenia poi la colse con dolori fortissimi come spine che si conficcavano nella sua testa, le spinte dello sposo divino! […]. Santa Lutgarda, in una notte del 1182, rimasta sola nella chiesa, mentre baciava i piedi del crocifisso questo diventò di carne e, schiodato un braccio dalla croce, l’abbracciò, la strinse dolcemente al seno e le fece succhiare il dolce sangue che sgorgava dal costato piagato. […].

Santa Brigida in una sera del 1302 fu sposata da Gesù e la vergine le disse: “Il figlio mio ti ama d’infinito amore, amalo anche tu perfettamente, preparati a ricevere il tuo sposo che tanto ti ama” Ed ecco arriva, in una nube lucida e bianca, Gesù lo sposo divino che le dice: “Io ti ho eletta per mia sposa per manifestarti i miei ineffabili segreti”. E Gesù comunicò a Brigida gli ineffabili segreti d’amore degli amplessi mistici nella solitudine benigna della cella. […]…» (10) D’altra parte, non mancano “mistici” che riescono persino a riprodurre, stigmatizzate sul proprio corpo, le lesioni che sarebbero state inferte alla “divinità umanizzata”, ispirandosi, ingenuamente, ai modelli offerti dall’iconografia dell’arte sacra, e non secondo la realtà storica, come ampiamente documentato nell’Art. XIX.

NOTE (1) Il termine “mistico” deriva dal sostantivo greco ”

mustikov

” (”occulto”, “nascosto”, “misterioso”, ecc.). Quindi, l’uso di questo termine non tardò ad essere usato per indicare l’individuo che si abbandona a sensazioni ed a comportamenti interpretabili come vissuti esperenziali di fusione con l’occulto, con il trascendente, con il divino per cui il correlativo termine “misticismo” è comunemente usato per indicare la fusione dell’umano con il divino implicanti, oltre l’”ascesi” e l’”estasi”, anche il relegarsi all’umiltà, alla solitudine, alla mortificazione ed alla meditazione, fino all’autodeterminarsi fenomeni dispercettivi (illusori ed allucinatori) e ad avere la convinzione illusoria di essere posseduti da Dio (”delirio-mistico-religioso”). Si configura, così, un vero e proprio “stato teopatico” nel senso di Delacroix (1932) (cfr. Delacroix H.: «Le grande mystiques chrétiens», Paris, 1932) oppure, se di minore intensità, una “nevrosi mistica dovuta a delirio d’immaginazione” nel senso di Dupré e Logre (cfr. Dupré E., Logre M.: «Les délires d’imagination», L’Encéphale, 6, 209, 1911 e Dupré E., Logre M.: «Les délires d’imagination. Mythomanie délirante», L’Encéphale, 6, 338, 1911). Pertanto, ormai si ritiene che il “misticismo”, a seconda dell’entità delle relativa manifestazioni fisiche (cfr. Tedeschi M.: «Fenomeni fisici del misticismo», Roma, 1962) può essere espressione di lievi disarmonie psichiche, di più o meno gravi anomalie della sfera affettivo-emotiva, di particolari psicopatie della sessualità, fino a veri e propri stati psicotici. (2) I “demoni” con orrende ali membranose di pipistrello compaiono nell’iconografia sacra dal XII secolo in poi, come evidenziato da Baltrusaïtis (1955) (cfr. Baltrusaïtis J.: «Le Moyen Age fantastique, Antiquités et exotismes dans l’art gothique», Paris, 1955), per il seguente motivo così riassunto da Teyssedre (1985): «…Fin dall’antichità, la rappresentazione delle ali a membrana aveva avuto un’evoluzione continua nell’arte cinese, ma in un ambito chiuso. Improvvisamente, nel XIII secolo, è stato adottato dall’Occidente che fino allora aveva conosciuto solo demoni apteri o dotati di ali d’uccello come gli angeli; questo trasferimento dalla Cina in Europa si è effettuato per la mediazione dei conquistatori mongoli, eredi di Gengis Khan…» (Cfr. Teyssedre B.: «Le Diable et l’Enfer au temps de Jesus», Paris, 1985).

(3) Cfr. Milano N.: «Psicologia del misticismo. La psicopatia sessuale dei religiosi», Napoli, 1914.
(4) Cfr. Allegri R.: «Padre Pio. L’uomo della speranza», Milano, 1984.
(5) Fra i casi maschili descritti da Milano (1914) si ricordano i seguenti: «…Nel 1674. San Giovanni Giuseppe Della Croce si flagellava, portava sandali trapuntati da chiodini, sul petto una croce con cinque ordini di pungenti ferri. Gli compariva la Vergine che si tratteneva con lui in amorosi colloqui e, dopo le vive flagellazioni, gli porgeva tra le braccia il bambino Gesù. San Casimiro (1478) era innamorato di Maria […]. La Vergine accettava gli omaggi e passava le notti con lui. Casimiro le fu fedele e finì di esaurimento nervoso a venticinque anni. San Vincenzo Ferreri (1337) nel suo trattato della vita spirituale raccomanda le giaculatorie fervorose per mantenere intatto il fiore della verginità. Una donna voleva peccare con lui, ma Vincenzo fuggì in convento […]. Nella insonnia Maria gli dava del tu, lo consolava ed ammirava l’atteggiamento del santo tormentato dallo smarrimento sessuale. […]. San Filippo Benizzi nel 1253, dopo che sacrificò alla Vergine tutte le sue contorsioni sessuali, la vide su un cocchio, tutto fiammante di oro e di gemme con una schiera di angeli […]. Sant’Andrea di Avellino (1541) volle imitare la purezza verginale di Maria: piagava il proprio corpo, digiunava e vegliava adorando Maria. Una donna volle sedurlo, ma egli fuggì nel convento ed adorò Maria disperdendo in convulsioni la frenesia dello amplesso inibito. Il beato Bernardo da Corleone nel 1625 digiunava tutti i venerdì in onore di Maria Vergine ed offri a lei la rinunzia sessuale della carne e dello spirito, […] non guardava in faccia le donne e avvertiva i religiosi più giovani di lui con le seguenti parole: “Fuggite l’aspetto delle donne poiché in una aperta di mano fanno crollare le colonne di santa chiesa”. Per domare il suo priapismo si batteva sette volte al giorno con una grossa palla di cera attaccata ad una corda e tutta armata all’intorno con pezzetti di vetro rendendo più dolorose le piaghe con un emoimpiastro fatto di sego misto a sale. Era divenuto sensibile ad ogni minimo stimolo sessuale ed una volta, toccato per sbaglio da una vecchia, ne ebbe talmente eccitato il priapo da dover restare quindici giorni in ritiro spirituale per poter ritornare all’antica serenità. […].

Offriva a Maria vergine i suoi sforzi per domare l’istinto sessuale. Il servo di Dio Umile da Biusignano nel 1604 […] insinuava a tutti la necessità di essere devoti di Maria, di invocarla sempre con affetto e di seguire gli ammaestramenti di lei che volle essere vergine. Egli si cingeva i lombi con una catena di ferro, armata di punte, per ricordare a se stesso di essere nemico di Venere. La Vergine gli compariva spesso e si tratteneva con lui in amorose conversazioni in una grotticella, sita nel giardino del convento di Bisignano, alla quale egli aveva dato il nome di “paradiso terrestre”. San Giovanni di Dio nel 1530 riceveva frequenti visite da Mara Vergine che gli asciugava persino il sudore e gli poneva sulla testa una corona di spine, intessuta da lei, per procurargli le stesse sofferenze che provò Gesù. San Pasquale Baylon nel 1560 dovette difendere la sua verginità da una donna di grande bellezza che glirivelò l’indomabile passione per lui e che, nella ebrezza della sua passione, tentò di annebbiare il verginale candore del santo; ma, Pasquale fuggì da lei. Quindi si cinse i lombi con una catena di ferro a triplice giro, si cibò di pane nero e duro, di rifiuti di erbe e radici, di frutte già vizze e, così, vinse l’impulso sessuale ed udì la voce della Vergine che lo rincuorava. […]. San Stanislao Kosta (1565) fuggiva le donne, era dedito alla flagellazione, ascoltava la messa due volte al giorno, digiunava e passava le notti in preghiere dirette a Maria. Nella cieca agitazione dell’appetito sessuale egli spasimava,ansava, si sentiva avvampare tutto e poi sveniva ai piedi del simulacro della Vergine: ed essa venne, una notte nella sua cella, a consolarlo e gli pose sul letto il bambino Gesù e, mentre si scambiavano vezzi e carezze in deliziosi divini abbracci, il corpo del bambino Gesù diffondeva celesti profumi. San Giuseppe da Copertino (1642) era preso dallo spasimo dell’amore per la Vergine. singhiozzava, si percuoteva le anche con la flagellazione, digiunava e gridava “Oh amore! Oh amore!”. […]. Egli si levò a volo per l’aria, mosso dalla frenesia di abbracciare e baciare i piedi di Maria per i quali aveva una speciale devozione,. Nel cenobio di Montevecchio scoprì in un agnellino la persona di Gesù: tremando lo baciò, se lo strinse al seno e stette più di due ore a pregare ed a vagheggiare questo agnello divino.

Nel 1580 si rese famoso San Luigi Gonzaga che sfuggiva le donne e non le guardava mai in faccia perché gli suscitavano idee contrarie alla verginità;. Ma, godeva nel torturarsi, nel domare le concupiscenze carnali col dormire a terra e con le speronate. Guardava solamente la statua di Maria e le offriva in tributo il domato eretismo del priapo, Morì giovanissimo (a 23 anni) consunto dall’onanismo. Dieci giovanetti, che vollero imitare la verginità, morirono in età giovanissima e furono santificati dalla chiesa: è notevole fra essi Giovanni Berchmans che ebbe la vera ossessione del peccato sessuale e non si toccava mai gli organi genitali per nessun motivo, volle essere più vergine di San Luigi Gonsaga e mori a 17 anni. La storia di santi che furono vittime della verginità potrebbe continuare: non vi è che l’imbarazzo della scelta!…» (cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914).
(6) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.

(7) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.

(8) Santa Caterina da Siena (1347-1380) è stata dichiarata “compatrona d’Italia” da Pio XII nel 1942 e “dottore della Chiesa” da Paolo VI nel 1970, nonostante fosse stata palesamente “megalomane vanagloriosa” (Fig. 10) e talmente pervertita da bere il pus spremuto dalle piaghe infette (Fig. 11) e da godere voluttuosamente abbandonandosi in fantasie di sangue, come attestano i seguenti passi tratti dalle sue lettere: «…Voglio spandere il sangue mio per lo dolce sposo Gesù […], che egli ci guidi a sbranare e a macellare li corpi nostri […]. Annegatevi nel sangue di Cristo crocefisso e bagnatevi nel sangue e saziatevi del sangue e vestitevi di sangue […]. Nascondetevi nelle piaghe del Cristo crocefisso, annegatevi nel sangue di Cristo […] ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo [(Fig. 13)] e dalla carne sua trarremo il latte che nutrisce l’anima nostra […]. Inebriatevi del sangue e saziatevi del sangue […] mi voglio vestire di sangue e spogliarmi di ogni vestimento […] Gesù, sangue, fuoco, inestimabile amore! […]. Or godiamo […]. Nascondiamoci nella caverna del costato di Cristo crocefisso, dove si trova l’abbondanza del sangue…» (cfr. Dupré Theseider E.: «Epistolario di Santa Caterina», Roma, 1940 e “Lettere di santa Caterina da Siena” raccolte da Colombo M. in «Vestitivi di sangue, Lettere ai fedeli di Caterina da Siena», Milano, 1991)!
(9) Cfr. Deschner K.: «Das Kreuz mit der Kirke. Eine Sexualgeschichte des Christentums», München, 1989).
(10) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.

Fonte www.clerofobia.it/?p=253#more-253


Voglio vedere se qualcuno ha il coraggio di dire che sono inventate...

Kelly
02/12/2008 23:09
 
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Cara Kelly,

se uno non crede all'esistenza di una dimensione soprannaturale, allora, per lui, necessariamente tutte le esperienza mistiche ricadranno nel "patologico" (se non si crede nel diavolo, per esempio, è ovvio che si penserà agli scontri notturni di Padre Pio con il suddetto esclusivamente in termini psicopatologici). Qui però stiamo parlando tra persone che al "soprannaturale" ci credono, per cui ha un senso (eccome!!!) parlare di una "teologia mistica" quale scienza che, tra le altre cose, ci permette di discernere la reale esperienza mistica dai sintomi di una qualche patologia mentale.
Io ho studiato per anni le cosiddette "religioni estatiche" (ecco perché conosco bene quel R. Bastide che è stato citato, ma la cui citazione, conoscendolo, mi suona molto strana, un po' come quelle che si leggono nelle pubblicazioni della WTS) e, da agnostico (come ero allora), tendevo a intepretare tutte le manifestazioni "bizzarre" legate alle suddette in chiave esclusivamente etno-psichiatrica (avvalendomi degli strumenti della psicologia dinamica). Oggi, invece, che sono un credente, non sono più tanto sicuro che determinati fenomeni (anche in ambito extra-cristiano) non possano avere una "spiegazione" che esula dall'ambito psichiatrico, ecco perché, nell'accostarmi ai suddetti, considero indispensabile affidarmi alla guida dei "teologi mistici".


PS

Quando si citano dei resoconti storici, è indispensabile citare le fonti da cui questi sono tratti, di modo che chi legge possa verificarne la fondatezza. Quod gratis adfirmatur, gratis negatur.
[Modificato da Trianello 02/12/2008 23:12]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

02/12/2008 23:37
 
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Per soffiodipoesia.
Sul "sincretismo" mi ripropongo di aprire una discussione apposita nei prossimi giorni.

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02/12/2008 23:45
 
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Ma davvero ?!?!???
Trianello, 02/12/2008 23.09:

Cara Kelly,

se uno non crede all'esistenza di una dimensione soprannaturale, allora, per lui, necessariamente tutte le esperienza mistiche ricadranno nel "patologico" (se non si crede nel diavolo, per esempio, è ovvio che si penserà agli scontri notturni di Padre Pio con il suddetto esclusivamente in termini psicopatologici). Qui però stiamo parlando tra persone che al "soprannaturale" ci credono, per cui ha un senso (eccome!!!) parlare di una "teologia mistica" quale scienza che, tra le altre cose, ci permette di discernere la reale esperienza mistica dai sintomi di una qualche patologia mentale.
Io ho studiato per anni le cosiddette "religioni estatiche" (ecco perché conosco bene quel R. Bastide che è stato citato, ma la cui citazione, conoscendolo, mi suona molto strana, un po' come quelle che si leggono nelle pubblicazioni della WTS) e, da agnostico (come ero allora), tendevo a intepretare tutte le manifestazioni "bizzarre" legate alle suddette in chiave esclusivamente etno-psichiatrica (avvalendomi degli strumenti della psicologia dinamica). Oggi, invece, che sono un credente, non sono più tanto sicuro che determinati fenomeni (anche in ambito extra-cristiano) non possano avere una "spiegazione" che esula dall'ambito psichiatrico, ecco perché, nell'accostarmi ai suddetti, considero indispensabile affidarmi alla guida dei "teologi mistici".


PS

Quando si citano dei resoconti storici, è indispensabile citare le fonti da cui questi sono tratti, di modo che chi legge possa verificarne la fondatezza. Quod gratis adfirmatur, gratis negatur.



Caro Trianello,

mi sembra evidente che i fatti citati da Kelly abbiano a che fare con delle serie patologie.
Solo il contesto culturale in cui si sono verificati e l'epoca che li ha viste fiorire, possono essere una giustificazione per un simile abbaglio, che le allucinazioni "persecutorie" a sfondo sessuale siano state scambiate per eccezionali manifestazione del divino.

Io sono imbarazzato nel sapere che sono divenuti santi personaggi che si rotolano in terra o tra le spine, che bevono l'acqua dai lavabr dei lebbrosi, che hanno visioni di donne nude e provocanti, di fanciulli, di crocefissi che vogliono essere allattati, di "spose" di Cristo nel senso più "umile" del termine....

Le chiesa moderna avrebbe di certo altri atteggiamenti di fronte simile bizzarre manifestazioni, almeno spero.

Ciao,
Bruno




[Modificato da giainuso 02/12/2008 23:51]
03/12/2008 00:05
 
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Io sono imbarazzato nel sapere che sono divenuti santi personaggi che si rotolano in terra o tra le spine, che bevono l'acqua dai lavabr dei lebbrosi, che hanno visioni di donne nude e provocanti, di fanciulli, di crocefissi che vogliono essere allattati, di "spose" di Cristo nel senso più "umile" del termine....



Il problema sta tutto nell'attendibilità delle fonti citate. A me tutti questi brani citati da un libro del 1914 mi puzzano tanto di pamphlettistica anticattolica. Purtroppo non sono un esperto in agiografia, quindi non so inquadrare le manifestazioni citate (ammesso che queste si siano svolte nei termini in cui qui sono descritte) nel loro contesto specifico, però so qualcosina di teologia, per cui sono portato a pensare che... uhm... qui c'è qualcosa che non va, anche in considerazione del fatto che la Chiesa del passato era molto più rigida di quella di oggi a riguardo di determinate manifestazioni.

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03/12/2008 18:28
 
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Trianello, 02/12/2008 23.09:


PS

Quando si citano dei resoconti storici, è indispensabile citare le fonti da cui questi sono tratti, di modo che chi legge possa verificarne la fondatezza. Quod gratis adfirmatur, gratis negatur.




Scusa Trianello, forse ti erano sfuggite le note.
Molte di queste testimonianze provengono da lettere scritte dai mistici stessi o dalle loro biografie.

NOTE (1) Il termine “mistico” deriva dal sostantivo greco ”

mustikov

” (”occulto”, “nascosto”, “misterioso”, ecc.). Quindi, l’uso di questo termine non tardò ad essere usato per indicare l’individuo che si abbandona a sensazioni ed a comportamenti interpretabili come vissuti esperenziali di fusione con l’occulto, con il trascendente, con il divino per cui il correlativo termine “misticismo” è comunemente usato per indicare la fusione dell’umano con il divino implicanti, oltre l’”ascesi” e l’”estasi”, anche il relegarsi all’umiltà, alla solitudine, alla mortificazione ed alla meditazione, fino all’autodeterminarsi fenomeni dispercettivi (illusori ed allucinatori) e ad avere la convinzione illusoria di essere posseduti da Dio (”delirio-mistico-religioso”). Si configura, così, un vero e proprio “stato teopatico” nel senso di Delacroix (1932) (cfr. Delacroix H.: «Le grande mystiques chrétiens», Paris, 1932) oppure, se di minore intensità, una “nevrosi mistica dovuta a delirio d’immaginazione” nel senso di Dupré e Logre (cfr. Dupré E., Logre M.: «Les délires d’imagination», L’Encéphale, 6, 209, 1911 e Dupré E., Logre M.: «Les délires d’imagination. Mythomanie délirante», L’Encéphale, 6, 338, 1911). Pertanto, ormai si ritiene che il “misticismo”, a seconda dell’entità delle relativa manifestazioni fisiche (cfr. Tedeschi M.: «Fenomeni fisici del misticismo», Roma, 1962) può essere espressione di lievi disarmonie psichiche, di più o meno gravi anomalie della sfera affettivo-emotiva, di particolari psicopatie della sessualità, fino a veri e propri stati psicotici. (2) I “demoni” con orrende ali membranose di pipistrello compaiono nell’iconografia sacra dal XII secolo in poi, come evidenziato da Baltrusaïtis (1955) (cfr. Baltrusaïtis J.: «Le Moyen Age fantastique, Antiquités et exotismes dans l’art gothique», Paris, 1955), per il seguente motivo così riassunto da Teyssedre (1985): «…Fin dall’antichità, la rappresentazione delle ali a membrana aveva avuto un’evoluzione continua nell’arte cinese, ma in un ambito chiuso. Improvvisamente, nel XIII secolo, è stato adottato dall’Occidente che fino allora aveva conosciuto solo demoni apteri o dotati di ali d’uccello come gli angeli; questo trasferimento dalla Cina in Europa si è effettuato per la mediazione dei conquistatori mongoli, eredi di Gengis Khan…» (Cfr. Teyssedre B.: «Le Diable et l’Enfer au temps de Jesus», Paris, 1985).

(3) Cfr. Milano N.: «Psicologia del misticismo. La psicopatia sessuale dei religiosi», Napoli, 1914.
(4) Cfr. Allegri R.: «Padre Pio. L’uomo della speranza», Milano, 1984.
(5) Fra i casi maschili descritti da Milano (1914) si ricordano i seguenti: «…Nel 1674. San Giovanni Giuseppe Della Croce si flagellava, portava sandali trapuntati da chiodini, sul petto una croce con cinque ordini di pungenti ferri. Gli compariva la Vergine che si tratteneva con lui in amorosi colloqui e, dopo le vive flagellazioni, gli porgeva tra le braccia il bambino Gesù. San Casimiro (1478) era innamorato di Maria […]. La Vergine accettava gli omaggi e passava le notti con lui. Casimiro le fu fedele e finì di esaurimento nervoso a venticinque anni. San Vincenzo Ferreri (1337) nel suo trattato della vita spirituale raccomanda le giaculatorie fervorose per mantenere intatto il fiore della verginità. Una donna voleva peccare con lui, ma Vincenzo fuggì in convento […]. Nella insonnia Maria gli dava del tu, lo consolava ed ammirava l’atteggiamento del santo tormentato dallo smarrimento sessuale. […]. San Filippo Benizzi nel 1253, dopo che sacrificò alla Vergine tutte le sue contorsioni sessuali, la vide su un cocchio, tutto fiammante di oro e di gemme con una schiera di angeli […]. Sant’Andrea di Avellino (1541) volle imitare la purezza verginale di Maria: piagava il proprio corpo, digiunava e vegliava adorando Maria. Una donna volle sedurlo, ma egli fuggì nel convento ed adorò Maria disperdendo in convulsioni la frenesia dello amplesso inibito. Il beato Bernardo da Corleone nel 1625 digiunava tutti i venerdì in onore di Maria Vergine ed offri a lei la rinunzia sessuale della carne e dello spirito, […] non guardava in faccia le donne e avvertiva i religiosi più giovani di lui con le seguenti parole: “Fuggite l’aspetto delle donne poiché in una aperta di mano fanno crollare le colonne di santa chiesa”. Per domare il suo priapismo si batteva sette volte al giorno con una grossa palla di cera attaccata ad una corda e tutta armata all’intorno con pezzetti di vetro rendendo più dolorose le piaghe con un emoimpiastro fatto di sego misto a sale. Era divenuto sensibile ad ogni minimo stimolo sessuale ed una volta, toccato per sbaglio da una vecchia, ne ebbe talmente eccitato il priapo da dover restare quindici giorni in ritiro spirituale per poter ritornare all’antica serenità. […].

Offriva a Maria vergine i suoi sforzi per domare l’istinto sessuale. Il servo di Dio Umile da Biusignano nel 1604 […] insinuava a tutti la necessità di essere devoti di Maria, di invocarla sempre con affetto e di seguire gli ammaestramenti di lei che volle essere vergine. Egli si cingeva i lombi con una catena di ferro, armata di punte, per ricordare a se stesso di essere nemico di Venere. La Vergine gli compariva spesso e si tratteneva con lui in amorose conversazioni in una grotticella, sita nel giardino del convento di Bisignano, alla quale egli aveva dato il nome di “paradiso terrestre”. San Giovanni di Dio nel 1530 riceveva frequenti visite da Mara Vergine che gli asciugava persino il sudore e gli poneva sulla testa una corona di spine, intessuta da lei, per procurargli le stesse sofferenze che provò Gesù. San Pasquale Baylon nel 1560 dovette difendere la sua verginità da una donna di grande bellezza che glirivelò l’indomabile passione per lui e che, nella ebrezza della sua passione, tentò di annebbiare il verginale candore del santo; ma, Pasquale fuggì da lei. Quindi si cinse i lombi con una catena di ferro a triplice giro, si cibò di pane nero e duro, di rifiuti di erbe e radici, di frutte già vizze e, così, vinse l’impulso sessuale ed udì la voce della Vergine che lo rincuorava. […]. San Stanislao Kosta (1565) fuggiva le donne, era dedito alla flagellazione, ascoltava la messa due volte al giorno, digiunava e passava le notti in preghiere dirette a Maria. Nella cieca agitazione dell’appetito sessuale egli spasimava,ansava, si sentiva avvampare tutto e poi sveniva ai piedi del simulacro della Vergine: ed essa venne, una notte nella sua cella, a consolarlo e gli pose sul letto il bambino Gesù e, mentre si scambiavano vezzi e carezze in deliziosi divini abbracci, il corpo del bambino Gesù diffondeva celesti profumi. San Giuseppe da Copertino (1642) era preso dallo spasimo dell’amore per la Vergine. singhiozzava, si percuoteva le anche con la flagellazione, digiunava e gridava “Oh amore! Oh amore!”. […]. Egli si levò a volo per l’aria, mosso dalla frenesia di abbracciare e baciare i piedi di Maria per i quali aveva una speciale devozione,. Nel cenobio di Montevecchio scoprì in un agnellino la persona di Gesù: tremando lo baciò, se lo strinse al seno e stette più di due ore a pregare ed a vagheggiare questo agnello divino.

Nel 1580 si rese famoso San Luigi Gonzaga che sfuggiva le donne e non le guardava mai in faccia perché gli suscitavano idee contrarie alla verginità;. Ma, godeva nel torturarsi, nel domare le concupiscenze carnali col dormire a terra e con le speronate. Guardava solamente la statua di Maria e le offriva in tributo il domato eretismo del priapo, Morì giovanissimo (a 23 anni) consunto dall’onanismo. Dieci giovanetti, che vollero imitare la verginità, morirono in età giovanissima e furono santificati dalla chiesa: è notevole fra essi Giovanni Berchmans che ebbe la vera ossessione del peccato sessuale e non si toccava mai gli organi genitali per nessun motivo, volle essere più vergine di San Luigi Gonsaga e mori a 17 anni. La storia di santi che furono vittime della verginità potrebbe continuare: non vi è che l’imbarazzo della scelta!…» (cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914).
(6) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.

(7) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.

(8) Santa Caterina da Siena (1347-1380) è stata dichiarata “compatrona d’Italia” da Pio XII nel 1942 e “dottore della Chiesa” da Paolo VI nel 1970, nonostante fosse stata palesamente “megalomane vanagloriosa” (Fig. 10) e talmente pervertita da bere il pus spremuto dalle piaghe infette (Fig. 11) e da godere voluttuosamente abbandonandosi in fantasie di sangue, come attestano i seguenti passi tratti dalle sue lettere: «…Voglio spandere il sangue mio per lo dolce sposo Gesù […], che egli ci guidi a sbranare e a macellare li corpi nostri […]. Annegatevi nel sangue di Cristo crocefisso e bagnatevi nel sangue e saziatevi del sangue e vestitevi di sangue […]. Nascondetevi nelle piaghe del Cristo crocefisso, annegatevi nel sangue di Cristo […] ci dobbiamo attaccare al petto di Cristo [(Fig. 13)] e dalla carne sua trarremo il latte che nutrisce l’anima nostra […]. Inebriatevi del sangue e saziatevi del sangue […] mi voglio vestire di sangue e spogliarmi di ogni vestimento […] Gesù, sangue, fuoco, inestimabile amore! […]. Or godiamo […]. Nascondiamoci nella caverna del costato di Cristo crocefisso, dove si trova l’abbondanza del sangue…» (cfr. Dupré Theseider E.: «Epistolario di Santa Caterina», Roma, 1940 e “Lettere di santa Caterina da Siena” raccolte da Colombo M. in «Vestitivi di sangue, Lettere ai fedeli di Caterina da Siena», Milano, 1991)!
(9) Cfr. Deschner K.: «Das Kreuz mit der Kirke. Eine Sexualgeschichte des Christentums», München, 1989).
(10) Cfr. Milano N.: Op. cit., Napoli, 1914.
04/12/2008 15:42
 
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E forse a te, cara Kelly, è sfuggito il mio ultimo intervento in questa discussione, in cui spiegavo che determinate testimonianze (che qui sono riportate con tanti di quei puntini di sospensione da far rabbrividire) vanno collocate nel loro contesto specifico e comprese all'interno del loro "genere letterario". La mistica cristiana, infatti, a partire dall'Apocalisse di Giovanni ha un linguaggio tutto suo che va intepretato nel rispetto delle simbologie che gli sono proprie. Io, purtroppo, non sono un esperto di agiografia o di mistica, quindi non posso lanciarmi in un tentativo di contestualizzare gli spezzoncini citati ed estrapolarne il senso più proprio. Ma se consulterai i testi orginali da cui questi brani sono tratti con l'ausilio di un dizionario di mistica cristiana scoprirai che lì dove lo psichiatra ateo ed anticattolico vede degli accenni scabrosi il Cristianesimo vede ben altro, e forse arriverai a capire che il "male" in questi passi sta esclusivamente nell'occhio di chi li legge senza comprenderne lo spirito.

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Re:
Trianello, 04/12/2008 15.42:

E forse a te, cara Kelly, è sfuggito il mio ultimo intervento in questa discussione, in cui spiegavo che determinate testimonianze (che qui sono riportate con tanti di quei puntini di sospensione da far rabbrividire) vanno collocate nel loro contesto specifico e comprese all'interno del loro "genere letterario". La mistica cristiana, infatti, a partire dall'Apocalisse di Giovanni ha un linguaggio tutto suo che va intepretato nel rispetto delle simbologie che gli sono proprie. Io, purtroppo, non sono un esperto di agiografia o di mistica, quindi non posso lanciarmi in un tentativo di contestualizzare gli spezzoncini citati ed estrapolarne il senso più proprio. Ma se consulterai i testi orginali da cui questi brani sono tratti con l'ausilio di un dizionario di mistica cristiana scoprirai che lì dove lo psichiatra ateo ed anticattolico vede degli accenni scabrosi il Cristianesimo vede ben altro, e forse arriverai a capire che il "male" in questi passi sta esclusivamente nell'occhio di chi li legge senza comprenderne lo spirito.




Naturalmente caro Trianello, naturalmente...

In un dizionario di mistica cristiana troverò la corretta interpretazione di queste manifestazioni, che ieri erano proprie dei santi, oggi... [SM=x570868] [SM=g27816]

[SM=x570892]

Kelly





04/12/2008 22:15
 
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Naturalmente caro Trianello, naturalmente...

In un dizionario di mistica cristiana troverò la corretta interpretazione di queste manifestazioni, che ieri erano proprie dei santi, oggi...



No, molto più semplicemente, in un manuale o dizionario di teologia mistica potrai scoprire perché questi episodi sono da rubricare come mistici e non come psicopatologici.
Fermo restando che molte delle citazioni più scabrose che appaiono nell'articolo provengono da un libro del 1914, senza aluna indicazione delle fonti del medesimo e, pertanto, senza nessuna possibilità di contestualizzare le suddette e verificare la veridicità dei fatti riportati (almeno nei termini in cui questi vengono qui esposti).

Ora, è ovvio che se tu non credi nell'esistenza del sovrannaturale, Padre Pio (tanto per citare l'esempio a noi più prossimo) era uno che si picchiava da solo durante la notte, e Santa Caterina da Siena era una turpe masochista che faceva cose indicibili con gli altrui fluidi corporei per via di qualche sua particolare perversione mentale (anche se bisognerebbe poi capire perché, per il resto, costei era una persona perfettamente equilibrata). Nei manuali di teologia, invece, potrai trovare le ragioni che spingono i credenti ad intepretare ciò che accadeva ai santi suddetti come delle manifestazioni mistiche. Per giudicare un atto è necessario valutarlo in realzione al contesto specifico in cui questo è avvenuto e se non si ammette l'esistenza di una dimensione trascendente si manca dell'elemento chiave per comprendere gli atti di cui stiamo parlando.
[Modificato da Trianello 06/12/2008 00:15]

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04/12/2008 22:26
 
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a questo indirizzo c'è un Dizionario di Mistica:

www.clerus.org/pls/clerus/cn_clerus.h_centro?dicastero=2&tema=7&argomento=44&sottoargomento=44&lingua=3&Classe=1&operazione=ges_formaz&rif=60&rif1=6...






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



04/12/2008 23:20
 
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Re:
predestinato74, 04/12/2008 22.26:





Grazie per la dritta, lo metto nei preferiti. [SM=g1660613]
Non si sa mai che mi venga l'ispirazione.

Ciao
Kelly
05/12/2008 13:57
 
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Santa Caterina da Siena era una turpe masochista che faceva cose indicibili con gli altrui fluidi corporei per via di qualche sua particolare perversione mentale.




Caterina da Genova (1447-1510) strappava e masticava la sporcizia degli abiti dei poveri, inghiottendo sterco e pidocchi: fu canonizzata nel 1737.



Senza voler mancare di rispetto a nessuno mi domando cosa possa esserci di santo in simili folli manifestazioni.
Solo un atteggiamento mistico esaltato, figlio dell'ignoranza e di un contesto culturale degradato, può partorire simili scempi, e solo un ambiente superstizioso può autoconvincersi che la spettacolarizzazione di simili atteggiamenti deviati, sia in qualche modo riconducibile al divino.
Il problema è che non riesco neppure ad immaginare quale possa essere secondo un cattolico il legame plausibile che da un senso a tutto ciò.


Nei manuali di teologia, invece, potrai trovare le ragioni che spingono i credenti ad intepretare ciò che accadeva ai santi suddetti come delle manifestazioni mistiche.



Mi interessa,fammi un esempio.

Ciao,
Bruno
[Modificato da giainuso 05/12/2008 14:04]
05/12/2008 15:30
 
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Follia e Poteri di vario tipo. Spesso la follia è solo incomprensione!
Carissimi.

Rientro dopo alcuni giorni, ed ho dato un'occhiata ai vostri Post.

Devo dire che sono rimasto colpito da alcune cose. In particolare, da quello che si dice sul confine tra Follia e Mistica.

Io credo che la Follia non esista. Sinceramente, spesso, la Follia è un modo per reprimere ciò che non si conosce.
Una nota esperta di Esoterismo diceva che un ragazzo, per avere avuto un'esperienza extra corporea (in termini tecnici OOBE = Out of body experience)è stato ricoverato un ina Clicica Psichiatrica.

Oggi si considerano "Iperattivi" bambini semplicemente molto intelligenti, e che la Società non comprende. Allora gli si dà il Ritalin, per tenerli buoni.
Ci si è inventata una Sindrome, la "Sindrome da Disturbo dell'Attenzione e Iperattività" (ADHD) per vendere farmaci e reprimere i bambini dotati.
Oggi, nelle Scuole, fanno test del tutto senza fondamento per dare questi farmaci ai bambini.

Per quanto riguarda altri casi, siamo sullo stesso livello.
Se una persona "sente le voci" viene etichettato come "Psicotico", e gli vengono somministrati prodotti come i "Neurolettici" che distruggono la persona, soprattutto se utilizzati, come sovente accade, ad alto dosaggio.

Dossier su questi argomenti ve ne sono diversi. L'Associazione "Giù le Mani dai Bambini" ( www.giulemanidaibambini.org ) se ne occupa. Ma anche altre. Vedi ad esempio il Sito: www.medicinenon.it per scaricare interessanti Dossier sulla Psichiatria.

Insomma: a parte questi casi di "Patologie - Non Patologie", spesso alcuni Poteri vengono scambiati per psicosi. Come spesso dico, se una persona sente le voci, invece che classificarlo come "Psicotico, occorrerebbe chiedergli cosa vogliono queste voci.

Forse, questo aiuterebbe a comprendere.

Magari, certi stati di agitazione eccessiva sono dovuti a contatti con altri Mondi Spirituali, con poteri di apertura.

Poteri che oggi soprattutto i bambini hanno, anche in modo molto marcato. E spesso, troppo spesso, tutto questo viene preso per Follia.
Parola, secondo me, da eliminare, perché non vuole dire nulla. E' un'etichetta dietro alla quale, sovente, si nascondono poteri e capacità notevoli. Un modo per dire "Non capisco".

Mi sono abituato, quando qualcuno dice ad un altro: "Sei pazzo", a tradurre con "Non capisco". Credo che questo sia il modo corretto di agire e di interfacciarsi con le cose.

Spero che possa essere anche il vostro modo. La pazzia attribuita è spesso qualcosa che altri non capiscono, e classificano quindi come follia.

Occorre andare oltre, per capire cosa ci può essere dietro.

Un carissimo saluto a tutti voi ed un augurio di un Cammino Spirituale fruttifero e luminoso.

Sergio.





05/12/2008 15:51
 
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Spero che possa essere anche il vostro modo. La pazzia attribuita è spesso qualcosa che altri non capiscono, e classificano quindi come follia.

Occorre andare oltre, per capire cosa ci può essere dietro.



Tanto per citare Shakespeare

"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.»

Nonna Pina
05/12/2008 21:43
 
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Re:
Vecchia Marziana, 05/12/2008 15.51:

Spero che possa essere anche il vostro modo. La pazzia attribuita è spesso qualcosa che altri non capiscono, e classificano quindi come follia.
Occorre andare oltre, per capire cosa ci può essere dietro.




La prossima volta che qualcuno critica i TdG perchè rifiutano una trasfusione di sangue, ricorderò loro come sia ingiudicabile senza gli occhi della fede la scelta incomprensibile di lasciarsi morire in nome di una dottrina che può essere razionalmente smantellata.

Se davanti ai fenomini religiosi, mistici e non, non c'è giudizio che possa rimanere in piedi, inutile discutere.

Vi saluto, nel box di casa mi aspetta il mio drago invisibile.

Notte,
Bruno
06/12/2008 00:20
 
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Senza voler mancare di rispetto a nessuno mi domando cosa possa esserci di santo in simili folli manifestazioni.
Solo un atteggiamento mistico esaltato, figlio dell'ignoranza e di un contesto culturale degradato, può partorire simili scempi, e solo un ambiente superstizioso può autoconvincersi che la spettacolarizzazione di simili atteggiamenti deviati, sia in qualche modo riconducibile al divino.




Anni ed anni di studi etno-psichiatrici mi hanno insegnato che il normale ed il patologico (da un punto di vista psichico) sono categorie che variano molto da contesto a contesto. Ora, se uno di noi estraesse il cervello dei propri genitori morti per mangiarselo... beh... diremmo che si tratta di un pazzo. Eppure sono decine le culture in cui questa forma di endo-cannibalismo è praticata da gente che per il resto è perfettamente equilibrata. Le religioni cosiddette “estatiche” (diffusissime in tutti i contesti culturali) hanno nella visione estatica e/o nella possessione il fulcro del loro “credo”. In questi contesti c'è gente che dichiara di “viaggiare” nel mondo degli spiriti o che durante determinati rituali (ma spesso anche al di fuori del rito, come nel Vodou Haitiano, religione di cui sono probabilmente uno dei massimi esperti italiani) si comporta come se fosse posseduta da un'entità sovrumana. Ora, nelle loro società costoro sono considerate persone normalissime ed anche da un punto di vista etno-psichiatrico nella stragrande maggioranza dei casi lo sono, in quanto riescono a condurre una vita perfettamente normale, senza mostrare nella vita di tutti i giorni nessun sintomo di una eventuale dissociazione mentale.
La normalità o la patologicità dei comportamenti sono quindi valutabili solo ed esclusivamente all'interno del contesto culturale/religioso in cui questi avvengono. Come ci ha insegnato Wittgenstein, non possiamo giudicare alcun “gioco linguistico” dal di fuori, ma possiamo comprenderlo solo “giocando”. Una intuizione fondamentale dell'etno-psichiatria, infatti, ci dice che nessun individuo (a prescindere da quello che fa ed a prescindere da quanto i suoi atteggiamenti o comportamenti possano sembrarci strani) è da considerasi psicotico se, all'interno del proprio specifico contesto socio-culturale di appartenenza, riesce ad avere una vita perfettamente normale.
Ora, è solo la poca sensibilità degli psichiatri positivisti intrisi del più becero e superato scientismo che gli impedisce di comprendere che per giudicare un evento mistico (a prescindere dal contesto religioso in cui questo si verifica) bisogna utilizzare le metodologie dell'etno-psichiatria. Tanto per farti esempio (tralasciando quanto riguarda ai casi citati dal famoso libro del 1914 sui quali non possiedo informazioni e quindi non posso dire nulla), Padre Pio diceva di combattere ogni notte con il Diavolo. A prescindere se questi combattesse o meno con il Diavolo (io credo che ci combattesse davvero, ma proprio perché giudico la questione all'interno del medesimo “gioco linguistico” a cui egli apparteneva, in quanto condivido la sua stessa fede), per il resto del tempo dimostrava di essere una persona perfettamente equilibrata, tanto da essere perfettamente integrato nel suo contesto sociale (e questo a differenza, per esempio, dei tanti schizofrenici che dichiarano anche loro di scontrarsi con i demoni ogni giorno). Ora se uno non crede nel Diavolo, potrà ricercare una spiegazione d'ordine psico-dinamico per ciò che accadeva a Padre Pio ogni notte (così come feci io a suo tempo per le possessioni dei voduisti, le quali non potevo credere fossero davvero delle “possessioni” da parte dei lwa), ma da qui a definire Padre Pio un pazzo ce ne vuole.




Mi interessa,fammi un esempio.



Per pietà verso i miei polpastrelli potresti dare un'occhiata al testo citato da Predestinato.

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Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

07/12/2008 16:43
 
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Proprio ora ho letto su ZENIT dell'uscita di questo volume, che casca a fagiolo.
Raffaele Talmelli
Ecco, io vedo i cieli aperti...
Psicopatologie, fenomeni mistici, demonologia


il libro
Il quinto volume dei Quaderni Edi.S.I., Ecco, io vedo i cieli aperti..., opera di padre Raffaele Talmelli, monaco benedettino e medico psichiatra, affronta ed analizza con precisione forme di psicopatologia, fenomeni mistici e demonologia, la cui distinzione non è sempre immediata e richiede una competente e seria preparazione. L’Autore nella sua trattazione fa riferimento sia a testi e criteri diagnostici tratti da manuali di psichiatria, sia a testi di documenti del Magistero che hanno come argomento la demonologia e i fenomeni mistici. Il testo, soprattutto, si sofferma sui criteri di distinzione tra rivelazioni in autentiche e rivelazioni autentiche, tra atteggiamenti propri del mistico e stati propri di chi è affetto da psicopatologie, per poter compiere una reale valutazione sia sul piano clinico che spirituale. Particolare attenzione viene dedicata, per poterli discernere, alla demonologia, che, come afferma l’Autore nella sua Premessa, è stata trasformata in una specie di tabù dalla società attuale. Al tempo stesso, sempre nella Premessa, sostiene: «Non possiamo escludere che una tale insistenza sul Maligno sia totalmente estranea alla genesi della morbosa curiosità sul satanismo che tragicamente affascina tanti giovani» (p. 13). Da un lato, quindi, un’estraneità di tipo scientifico, dall’altro una morbosa curiosità per il satanismo e quella che definisce “paracatechesi mediatica”, muove l’Autore e l’Associazione Edi.S.I. a porre attenzione in modo sistematico alla demonologia e ai fenomeni del misticismo. Il testo può essere un utile sussidio sia per la direzione spirituale, sia per chi lavora in ambito psichiatrico e sanitario.


pp. 264 - cm 13x19 - € 12,00 – Brossura - ISBN 978-88-7229-385-0 – Edizioni OCD

l’autore
Raffaele Talmelli è nato a Ferrara nel 1959; dal 1987 è Oblato Benedettino Vallombrosano nella diocesi di Siena. Si è laureato in Medicina e Chirurgia (Università degli studi di Ferrara); ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia (Pontificia Università Lateranense); si è specializzato in Psichiatria (Università degli studi di Siena), laureato in Scienze e Tecniche di Psicologia della Comunicazione (Università salesiana) e quindi in Discipline Musicali (Università degli studi di Siena). È docente di Psichiatria Pastorale presso lo Studio Teologico e Filosofico presso il Pontificio Seminario di Siena, docente di Psicopatologia presso l’Istituto Edith Stein di Genova e collaboratore con l’Istituto di Neuroscienze di Firenze.

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07/12/2008 19:37
 
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Re: Proprio ora ho letto su ZENIT dell'uscita di questo volume, che casca a fagiolo.
Trianello, 07/12/2008 16.43:

Raffaele Talmelli
Ecco, io vedo i cieli aperti...
Psicopatologie, fenomeni mistici, demonologia






grande! cercherò di procurarmelo [SM=x570889]






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



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