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Prima domenica di Avvento

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2008 15:33
30/11/2008 09:34
 
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Marco 13
Per chi ha fede inizia un percorso di attesa, Marco usa due verbi diversi per significare con che atteggiamento dobbiamo prepararci:
vegliare e vigilare
Perseverare, quindi.
Riporto uno stralcio del commento al capitolo 13 (CEI):
Egli dichiara espressamente che il tempo e l'ora in cui questo avverrà "niuno lo sa, non pur gli angeli che son nel cielo, né il Figliuolo", nella sua qualità uffiziale siccome mediatore; poiché ciò rimase nascosto nei consigli del Padre, i quali ei non era autorizzato a divulgare. Nostro Signore conchiude questo argomento con un serio appello ai suoi discepoli e a tutti quelli che leggerebbero in avvenire le sue parole, di vegliare e pregare e di star preparati, onde, in quella guisa che il padron di casa sorprende talora i suoi servitori all'impensata, arrivando inaspettatamente, la venuta dei Figliuol dell'uomo non abbia a coglierli anch'essi egualmente impreparati e quando meno l'aspettino.

E alcuni versetti che l'anticipano:

- Isaia Is 21,12
12 La sentinella risponde: "Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!".

- Isaia Is 21,11
11 . Mi gridano da Seir: "Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?".

- Cantico dei Cantici Ct 5,2
2 Io dormo, ma il mio cuore veglia.
- Colossesi Col 2,7
7 ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell`azione di grazie.

1.Corinzi Cor1 16,13
13 Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi da uomini, siate forti

Nonna Pina

30/11/2008 15:11
 
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Dato che qualcuno ha aperto la discussione, mi piace riportare le letture liturgiche della Messa di oggi:


Prima lettura

Is 63,16-17.19; 64,2-7
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

Dal libro del profeta Isaìa

Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.

Parola di Dio



Salmo responsoriale

Sal 79
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.


Seconda lettura
1Cor 1,3-9


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Parola di Dio



Vangelo
Mc 13,33-37

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Parola del Signore



Ed ecco l’omelia di oggi di Mons. Vincenzo Paglia:

Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà!

Oggi inizia l’anno liturgico. Non è una replica di una storia già conosciuta. Siamo a tal punto analfabeti di Dio da aver bisogno di tornare alla Sua scuola. Tutti! Stare con il Signore non è una ripetizione sempre uguale: lo diventa quando teniamo la nostra vita lontana da Lui e dai fratelli. Le domeniche ci aiutano a capire nell’oggi il mistero della sua presenza tra gli uomini. Come ogni storia di amore ha vari momenti, tutti importanti. Quel che ci è chiesto è ascoltare e seguire il Signore e, anzitutto, attenderlo. Gesù stesso esorta: “Vigilate, non sapete quando il padrone di casa ritornerà”. Tutta la nostra vita è un’attesa. Quando non aspettiamo più nessuno, quando il domani sembra non esserci più, iniziamo un po’ a morire. Quando lasciamo solo qualcuno lo aiutiamo a morire. Qualche volta pensiamo che in fondo gli altri non aspettino niente, non serva loro nulla, stiano bene così. Non è così. Chi aiuta gli uomini a sperare? Chi cerca di capire e rispondere all’attesa dell’altro o di interi popoli segnati dalla guerra e dalla violenza? Chi incoraggia e risponde all’attesa dei giovani? Anche per questo dobbiamo essere “vigilanti”. Il tempo liturgico viene scandito dal tempo di Dio; o meglio, è il tempo di Dio che entra in quello degli uomini. Ed è misurato dal mistero stesso di Gesù: inizia dalla sua nascita, continua con la predicazione in Galilea e in Giudea sino alla morte, resurrezione e ascensione al cielo. Ogni domenica, da questa prima di Avvento sino alla festa di Cristo re, la Parola di Dio ci prende per mano, ci sottrae in certo modo alla schiavitù dei nostri ritmi, e ci introduce dentro il mistero di Cristo, per renderci partecipi della sua stessa vita. Con il tempo liturgico riceviamo il grande dono di divenire contemporanei di Gesù. È questa la “forza” delle domeniche, che faceva dire ai primi cristiani: “Per noi è impossibile vivere senza la domenica”.
“Avvento”, lo sappiamo bene, significa “venuta”, ossia la nascita di Gesù in mezzo a noi. E fin dai tempi antichi la Chiesa ha avvertito il bisogno di preparare il cuore suo e quello dei fedeli ad accogliere il Signore. Per quasi mille anni, infatti, le comunità cristiane, sia d’Oriente che d’Occidente, hanno vissuto i quaranta giorni prima del Natale digiunando e pregando nell’attesa della nascita di Gesù, tanto era sentita decisiva. E sapevano bene che bastava poco perché le occupazioni ordinarie facessero dimenticare tale passaggio. Oggi, pur essendo accorciati i giorni (solo quattro settimane di preparazione) e abolito il digiuno, non meno sentita è l’attesa di questa venuta, che da circa duemila anni ricordiamo.
La supplica del profeta Isaia, che ascoltiamo nella prima lettura, sale ancora oggi dalle nostre labbra: “Perché Signore ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna, per amore dei tuoi servi. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,17). Sì, “Ritorna, Signore, per amore dei tuoi servi!”. Ne abbiamo bisogno. Ne ha bisogno la tua stessa terra che sembra non trovar pace; ne ha bisogno l’Africa bagnata dal sangue di migliaia di profughi abbandonati a se stessi; ne hanno bisogno tanti paesi ove milioni e milioni di poveri muoiono di fame ogni giorno; ne hanno bisogno le grandi città dell’Occidente che emarginano schiere innumerevoli di deboli, di anziani, di malati. Ne hanno bisogno i cuori di tanti uomini e tante donne perché sciolgano la loro durezza, si commuovano sui poveri e sui deboli e si adoperino per un nuovo futuro. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. Questo grido è la preghiera dell’Avvento; e resta la preghiera universale di questo tempo. Il tempo di Avvento irrompe nelle nostre giornate, appunto, per ricordarci l’invocazione del profeta e le grida dei tanti che aspettano qualcuno che li salvi. Queste grida, spesso lontane dalle nostre orecchie, sono in realtà la vera nostra coscienza. Esse ci aiutano a comprendere il senso concreto dell’Avvento e ci spingono a non restare addormentati nella nostra ricchezza e nella nostra avara tranquillità. Noi, pur così smaliziati, abbiamo forse smarrito il senso dell’attesa; siamo convinti che non verrà nessuno a salvarci; tanto convinti da inculcare ai nostri bambini che debbono badare da soli a se stessi, che non debbono aspettarsi nulla da nessuno. Che triste una società senza Avvento, senza un po’ d’inquietudine!
Dio non lascia “avvizzire la nostra vita”; non vuole che vaghiamo come chi cammina senza sapere verso dove; non lascia senza forma l’argilla, la creta della nostra vita. Squarcia i cieli e diventa lui la via per il cielo. Ci fa scoprire il desiderio di cielo, di speranza, che c’è in ognuno di noi ed in ogni uomo. Quando aspettiamo qualcuno siamo contenti. Egli non si vergogna della mia debolezza; non mi disprezza se sono piccolo. Porta amore e non cose come chi non sa dare il cuore! La richiesta dell’Avvento è fare nascere il Signore nel nostro cuore, fare nascere la speranza nel mondo!
Dobbiamo stare alla porta del nostro cuore e vigilare. Come quando aspettiamo qualcuno che deve tornare a casa e stiamo attenti a sentire il rumore dei suoi passi per potergli aprire subito. “Ecco - dice il Signore, nell’Apocalisse - io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. L’Avvento c’invita a non addormentarci. Svegliamoci dal sonno dolce del crederci a posto, perché abbiamo già fatto molto; dal sonno triste del pessimismo, per cui non vale la pena di fare nulla; da quello agitato e sempre insoddisfatto degli affanni e dell’affermazione di sé. Svegliamoci dal sonno distratto di chi non ascolta più; dal sonno dell’impaziente, che vuole tutto e subito, che non sa attendere, si delude e dorme. E diciamo al Signore: Vieni Signore Gesù, vieni presto, dona consolazione e pace. Squarcia i cieli ed apri un futuro per chi è schiacciato dal male. Libera dall’amore per sé che addormenta il cuore. Insegnaci a stare attenti per riconoscerti ed aprirti la porta del cuore, dolce ospite, amico di sempre, speranza nostra.



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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

30/11/2008 15:22
 
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Svegliamoci dal sonno dolce del crederci a posto, perché abbiamo già fatto molto; dal sonno triste del pessimismo, per cui non vale la pena di fare nulla; da quello agitato e sempre insoddisfatto degli affanni e dell’affermazione di sé. Svegliamoci dal sonno distratto di chi non ascolta più; dal sonno dell’impaziente, che vuole tutto e subito, che non sa attendere, si delude e dorme. E diciamo al Signore: Vieni Signore Gesù, vieni presto, dona consolazione e pace. Squarcia i cieli ed apri un futuro per chi è schiacciato dal male. Libera dall’amore per sé che addormenta il cuore.

Credo che in queste parole sia compresa l'umanità tutta.

Insegnaci a stare attenti per riconoscerti ed aprirti la porta del cuore, dolce ospite, amico di sempre, speranza nostra.

Amen.

Nonna Pina
30/11/2008 15:33
 
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Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!


Interessante, nell'ottica di un confronto con il geovismo, questa idea antica del Dio che dall'alto dei cieli viene invitato a scendere sulla terra e viene chiamato "redentore"
Sandro

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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)
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