27/10/2008 20:39 |
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In quel guazzabuglio di emozioni in cui è immersa la mente umana, il pensiero razionale fatica a farsi prestare udienza. Ma se c’era una cosa di cui Sonia era convinta e concorde con l’intera comunità scientifica, questa era il concetto di legge fisica.
Perché di un ‘fatto fisico’ si possa scrivere una legge, quel fatto deve avere caratteristiche di ripetibilità che prescindono dal conduttore dell’esperimento e dal luogo ove questo viene condotto.
Il suo approccio alla religione era sempre stato molto speciale. Amava definire il suo Dio “Geova, il grande Scienziato”. Aveva riflettuto sul fatto che la bibbia esordisce con il ‘più grande ed irripetibile’ esperimento scientifico mai condotto nell’universo. La lettura letteralista, fondamentalista, dello Schiavo le aveva imposto di considerare i fatti così come sono scritti.
Sicché Sonia non stava chiedendosi se quel tipo di lettura dell’evento fosse corretta o meno in funzione del contesto e del tempo, il suo metodo d’indagine rifletteva a specchio quello dello Schiavo. Esso indaga partendo da presupposti che una classe precedente ha fissato. Non si interroga sulla correttezza e liceità dei presupposti.
Era come muoversi dentro un telaio precostruito. Era come arredare un appartamento di cui siano stati già costruiti i divisori. Tutto ciò che rimane da fare in un appartamento chiavi in mano è scegliere il colore delle pareti, i mobili. . . oppure continuare a chiedersi cosa mai avesse potuto spingere il costruttore a fare le cose così come erano state fatte.
Era questo quello che continuava a fare Sonia. Domandare, domandare, domandare . . . e dare risposte. Da sola. Continuava a dare risposte inutili a domande inutili. Aveva intrapreso una sorta di ‘gara clandestina’ con lo Schiavo. Ed anche se l’unica lente che le era stato permesso di usare era la sua immaginazione, con questa Sonia si spingeva sempre lontana. La gara era a chi riusciva per primo a dare le risposte più bizzarre ai quesiti insoluti, o a chi riusciva a dare le riposte più bizzarre ai veti più bizzarri. . .
Ora, non è che Sonia pretendesse di trattare le questioni religiose con rigore galileiano. Sapeva benissimo che in questo tipo di questioni entravano in gioco delle grandezze sconosciute sia dal punto di vista dimensionale che direzionale. Sapeva molto bene che la sua relazione con Dio non poteva essere sottoposta ad indagine rigorosa.
Usava questa sovrastruttura perché lo Schiavo aveva sempre sostenuto la logicità di quanto esso stesso afferma. E si era sempre fregiato del merito di usare lo strumento di deduzione per giungere a risposte.
Dunque Sonia usava lo strumento della logica perché se lo si usava per dimostrare qualcosa allora doveva poter essere usato SEMPRE oppure MAI.
In realtà se vuoi cambiare gli spazi devi rompere le pareti . . . Questo è ciò che le aveva suggerito la sua amica Giulia, in un interessantissima conversazione fatta a colazione, prima del servizio. Anzi quella mattina non avevano affatto predicato. . .
Continua . . .
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