BioScientist, 25/10/2008 0.20:
Era appena tornata dal servizio. Come sempre aveva poggiato la sua borsa sul ripiano all’ingresso, vicino al telefono. Quella mattina la borsa le era pesata più del solito. Con un movimento rotatorio del braccio si era sgranchita l’articolazione della spalla. Erano le 12.10 e lei era in ritardo, suo marito sarebbe arrivato alle 12.30 dal lavoro. Doveva essere organizzatissima. Suo marito era impiegato alle poste e non aveva che 1 ora di pausa pranzo, sicché quasi meccanicamente aveva riempito la pentola d’acqua e l’aveva messa sul fornello. Nell’istante in cui la testa del fiammifero aveva preso fuoco il pensiero che l’accompagnava da metà mattina si era improvvisamente appesantito.
Aveva conversato con una signora di mezza età, a cui lei aveva fatto una presentazione da manuale. Questa aveva preso ad ascoltare pazientemente. Mentre parlava Sonia si era accorta di trovarsi di fronte ad un’ascoltatrice diversa. Lei ascoltava davvero. Ascoltava così attentamente da mettere in imbarazzo. Annuiva con un’accondiscendenza cosciente, come se stesse preparando una serie di argomentazioni inoppugnabili. La dolcezza e la severità del suo sguardo avevano spaventato Sonia oltre ogni dire.
Eppure non aveva opposto molta resistenza. Aveva risposto con molta grazia alle domande di Sonia. La conversazione era durata in tutto un quarto di ora. Sonia quindi le aveva proposto di ritornare per considerare assieme un paio di paragrafi di un opuscoletto. Dopo essersi congedate la signora aveva detto qualcosa del tipo: “La sua fede mi attira e mi spaventa . . . Mi attira la determinazione con cui lei è disposta a sostenere ciò in cui crede, mi attirano i suoi modi di fare. Lei è una bella persona ed io ho potuto leggerlo nei suoi occhi . . . Mi spaventa il fatto che in diversi punti della nostra conversazione avrebbe voluto darmi ragione, ma si è costretta a non farlo . . . Mi piacerebbe davvero che lei tornasse come ha promesso.”
Una richiesta così esplicita non l’aveva mai ricevuta. E questa le pesava adesso come un macigno. Avrebbe voluto non aver suonato lei quel campanello. La compagna aveva continuato a parlottarle addosso per tutta la mattina, ma era inquieta e non aveva ascoltato un granché. “Dunque ci vediamo oggi pomeriggio alle 15.00” le aveva gridato mentre andava via, ed aveva riposto di sì, mentre sapeva benissimo che alle tre avrebbe dovuto accompagnare sua mamma dal dentista. Non era una donna distratta, ma adesso lo era diventata improvvisamente.
Le prime bolle cominciavano a scoppiare sul pelo libero dell’acqua nel pentolone. Era vero. Tutto ciò che la signora le aveva detto aveva il suono di essere straordinariamente vero. Avrebbe voluto darle ragione. E si era costretta a non farlo! Si stava rimproverando per questo, ora. Aveva cominciato un interessante contraddittorio contro se stessa . . . ma il veemente suono del campanello l’aveva distolta dai suoi pensieri. Erano già le 12.30.
. . . . continua
BioScientist
COMPLIMENTI: non vedo l'ora di continuare a leggere.
QUELLO che mi chiedo:
perche' non creamo un libro con tutte le nostre esperienze?
NELLE librerie di libri religiosi ne anno a bizzeffe, ma di esperienze come le nostre non ne vedo nessuna.