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Sondaggio: TEST AUTODIFESA
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TEST AUTODIFESA

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2009 13:26
23/02/2009 02:03
 
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per quanto riguarda comunque il sondaggio... sono concorde pure io che in base alle situazioni una persona puo- arrivare pure a difendersi in maniera forte...
in italia purtroppo il concetto di difesa personale e' a un livello assurdo... io non parlo di chi spara gratuito... ma a chi ha subito piu ' rapine. un giorno si ritrova di nuovo gente in casa o al negozio e ... lo minacciano di morte... forse piu volte... lui reagisce allora in preda pure ai vari shock non difesi dallo stato e che succede?lo incarcerano per tentato omicidio o omicidio colposo...

Chiaramente ci vorrebbero delle norme nelle leggi che portino a evitare questi gesti con equilibrio... ma e' davvero triste sentire certe situazioni... concordo che la possibilita' di difesa sia un fattore importante ,un'ultima risorsa di sopravvivenza....
09/08/2009 22:25
 
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A un certo punto entra un uomo. Trasandato. Sporco. Barba e capelli lerci e lunghi. Indossa un lungo impermeabile e... shock!




Ma come mai l'omicida deve proprio essere in queste condizioni?
Se rasato pulito e con cravatta fa meno paura?
12/09/2009 18:29
 
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Ho trovato in un libro che stò leggendo, un passaggio che riguarda l'argomento di questo sondaggio, niente di eclatante intendiamoci, ma è diciamo una visione buddista sull'argomento.
Devo premettere che il libro è praticamente un dialogo a due voci tra un padre filosofo con un figlio diventato monaco buddista, per la cronaca i due sono di nazionalità francese


Il filosofo-......Malgrado tutto, esistono casi in cui veniamo minacciati da un pericolo reale. Il fatto di aver paura di questo pericolo, o di volersene liberare, e dunque di avere un atteggiamento attivo di ostilità nei confronti di questa minaccia, pena la perdita della vita, non si risolve unicamente in un'operazione sui pensieri: si risolve in un'azione esteriore precisa!




Il monaco- In una determinata situazione, noi possiamo reagire in molti modi, a seconda della nostra condizione interiore. Gli atti nascono dai pensieri: se non si controllano i pensieri, non si possono controllare i propri atti. Bisogna perciò imparare a liberare le emozioni.....






Il filosofo- Si, ma si tratta di casi molto marginali




Il monaco-....per poter successivamente utilizzare questo controllo nel pieno dell'azione. Nel linguaggio comune si dice pure di qualcuno che è riuscito a restare padrone di sè, o che ha perduto il controllo di sè. Si tratta di rendere questa padronanza più completa, più stabile, grazie alla conoscenza della natura della mente. Non si tratta assolutamente di restare con le braccia ciondoloni, apatici e indifferenti, se un assassino è sul punto di sterminare la nostra famiglia, ma di fare il minimo indispensabile per neutralizzare l'avversario, senza permettere che l'odio si impadronisca di noi e senza uccidere l'aggressore per spirito di vendetta. Il controllo della mente è dunque fondamentale. [SM=g1543902] [SM=g1543902] [SM=g1543902]
12/09/2009 18:53
 
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Perchè il monaco non ci dice come si fa?, cosa gli offriamo un mazzo di fiori! [SM=x570867]

Franco

12/09/2009 19:41
 
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Sempre il monaco
Dunque in teoria si può ammettere l'uso della violenza a fin di bene. Ma in pratica, è molto difficile farlo in modo efficace, la violenza porta con se violenza, e ha generalmente effetti disastrosi. Bisogna dunque evitare la situazione di conflitto, o, se essa è inevitabile, neutralizzare colui che si appresta a commettere un atto violento, senza spingersi oltre lo stretto necessario e senza mescolare a ciò emozioni negative. [SM=g1543902]
12/09/2009 22:22
 
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Dunque in teoria si può ammettere l'uso della violenza a fin di bene. Ma in pratica, è molto difficile farlo in modo efficace, la violenza porta con se violenza, e ha generalmente effetti disastrosi



Sono d'accordo che la violenza "chiama" violenza.


senza spingersi oltre lo stretto necessario e senza mescolare a ciò emozioni negative.



Quì non c'entrano i sentimenti o le emozioni negative, se c'è un assassino che vuole uccidere l'unico pensiero è impedirglielo, anche a costo di ucciderlo.

Franco


13/09/2009 08:55
 
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FrancoColadarci ha scritto:


Quindi il testimone cercherà di stare in pace se ciò dovesse dipendere da lui. Ma se non dipendesse da lui?
La WTS afferma che in un caso “ Estremo” come quello descritto da Misterx78, la vita del testimone è d’avanti a Dio più importante del criminale, e dunque in quella situazione il testimone sarebbe giustificato a difendere la propria vita anche se ciò vuol dire uccidere l’assassino.



E se questo vale per i singoli perché non dovrebbe per le comunità? Se il singolo ha il diritto di difendersi da un aggressore, perché un nazione non dovrebbe avere il diritto di usare il proprio esercito per contrastare quello di un igiusto aggressore o per difendere altre nazioni ingiustamente aggredite?

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

13/09/2009 09:43
 
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Trianello dice:


E se questo vale per i singoli perché non dovrebbe per le comunità? Se il singolo ha il diritto di difendersi da un aggressore, perché un nazione non dovrebbe avere il diritto di usare il proprio esercito per contrastare quello di un igiusto aggressore o per difendere altre nazioni ingiustamente aggredite?



Infatti, ciò che vale per il singolo, vale per la comunità.
Sono completamente d'accordo con te.

Franco


13/09/2009 14:31
 
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francocoladarci 12/09/2009 22.22



Quì non c'entrano i sentimenti o le emozioni negative, se c'è un assassino che vuole uccidere l'unico pensiero è impedirglielo, anche a costo di ucciderlo.





Guarda che il monaco dice che in un caso estremo si può intervenire violentemente, quello che secondo me intende è di non banalizzare il fatto di uccidere una persona per quanto questo lo possa meritare.
Io ad esempio sento sempre criticare le indagini che seguono un omicidio per autodifesa, e questo è secondo me sbagliato, guai se incominciassimo a pensare che una morte violenta possa essere metabolizzata in maniera automatica senza bisogno di approfondimenti.
Bisogna pure dire che il concetto di auto difesa può venire esasperato, e mi posso sentire in diritto di uccidere uno che mi ruba un vaso di fiori, o magari uno che scavalca la mia cinta scoprendo poi che è mio fratello, sono episodi che mi sembra siano accaduti abbastanza recentemente nel nostro paese.
Quindi concludendo, se è inevitabile d'accordo, ma non rendiamo normale uccidere chi percepiamo come un pericolo [SM=g1543902]


13/09/2009 14:50
 
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Trianello 13/09/2009 8.55


E se questo vale per i singoli perché non dovrebbe per le comunità? Se il singolo ha il diritto di difendersi da un aggressore, perché un nazione non dovrebbe avere il diritto di usare il proprio esercito per contrastare quello di un igiusto aggressore o per difendere altre nazioni ingiustamente aggredite?





Qui mi sembra vogliamo spostare decisamente il senso della domanda, perchè si passa dal concetto di autodifesa di una singola persona a quello di una intera comunità, la guerra insomma, ebbene parlano anche di questo



Il monaco- Certamente, e noi abbiamo appena parlato delle altre forme di dolore. Ma una guerra, come potrebbe iniziare se non per colpa di pensieri di ostilità o di odio?



Il filosofo- Si sono perfettamente d'accordo





Il monaco- Eperchè, generalmente, si dice che i tibetani sono un popolo pacifico?





Il filosofo- Il che è vero



Il monaco- Perchè, per risolvere i conflitti, esistono fondamentalmente altri mezzi diversi dalla guerra, e là questi mezzi hanno avuto influenza sulla società e sul paese.



Il filosofo- Ciò è esatto.




Il monaco- E' la conseguenza pratica di un certo modo di vedere le cose, di una certa concezione dell'esistenza.




[SM=g1543902]
13/09/2009 15:05
 
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Il monaco- Eperchè, generalmente, si dice che i tibetani sono un popolo pacifico?



Questo lo dice solo chi non conosce bene la storia del Tibet. Questo paese ha una lunga storia fatta di "glorie" militari ed anche quando la Cina lo invase (ormai parecchi decenni fa) molti dei suoi abitanti (compresi tanti monaci) impugnarono le armi e si difesero come poterono. Se le autorità religiose invitarono la popolazione a non resistere agli invasori, infatti, lo fecero solo perché sapevano che si sarebbe trattato di una lotta senza speranza.

Se la logica non è un'opinione (c'è chi dice che lo sia) se è lecito per il singolo difendersi, lo è ancor di più per una comunità (perché il bene comune è superiore al bene del singolo). Certo poi che se nessuno aggredisse nessuno... beh... non ci sarebbe bisogno di difendersi, però noi viviamo in quello che si chiama mondo reale... e nel mondo reale le cose vanno in un certo modo. Se gli Alleati non si fossero difesi dall'aggressione nazzista... beh... oggi noi parleremmo tutti tedesco (o almeno parlerebbero tedesco i figli dei sopravvissuti all'ambizioso programma eugenetico volto a ristabilire la supremazia della "razza ariana") ed in Europa non ci sarebbe nemmeno più un ebreo, una zingaro, ecc. Il problema, in questo caso, non è, infatti, se gli Alleati abbiano fatto bene a combattere i nazzisti, ma perché non lo abbiano cominciato a fare prima, perché abbiano atteso che Hitler si pappasse mezza Europa prima di dichiarare guerra alla Germania.

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13/09/2009 15:58
 
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Trianello 13/09/2009 15.05



Questo lo dice solo chi non conosce bene la storia del Tibet. Questo paese ha una lunga storia fatta di "glorie" militari ed anche quando la Cina lo invase (ormai parecchi decenni fa) molti dei suoi abitanti (compresi tanti monaci) impugnarono le armi e si difesero come poterono. Se le autorità religiose invitarono la popolazione a non resistere agli invasori, infatti, lo fecero solo perché sapevano che si sarebbe trattato di una lotta senza speranza.





Il monaco- Eperchè, generalmente, si dice che i tibetani sono un popolo pacifico?




La risposta direi che sta nella parola generalmente, che rende possibile la tua teoria e la loro, anche il filosofo si dichiara concorde, io non mi permetto di prendere posizione, registro solo cosa leggo, senza prendere niente per oro colato, ma proprio niente.




Se la logica non è un'opinione (c'è chi dice che lo sia) se è lecito per il singolo difendersi, lo è ancor di più per una comunità (perché il bene comune è superiore al bene del singolo). Certo poi che se nessuno aggredisse nessuno... beh... non ci sarebbe bisogno di difendersi, però noi viviamo in quello che si chiama mondo reale... e nel mondo reale le cose vanno in un certo modo.




Parla pure di questo, sulle motivazioni di una guerra, fa un esempio di guerra di carattere religioso


Il filosofo- Nella storia delle religioni c'è una fortissima distinzione tra politeismo e il monoteismo.



Il monaco- Il buddhismo non è affatto un politeismo. Esiste nella tradizione tibetana tutto un insieme di rappresentazioni di divinità, ma esse non hanno nulla a che vedere con Dei considerati come entità dotate di esistenza autonoma. Si tratta di archetepi della conoscenza, della compassione, dell'altruismo, oggetti di meditazione che permettono, tramite tecniche di visualizzazione sulle quali ritornerò, di attualizzare in noi queste qualità.


Il filosofo- Nella storia delle religioni cosi come ci è nota, si ritiene comunemente che il monoteismo costituirebbe un immenso progresso nei confronti del politeismo, in quanto il politeismo conterrebbe, cosi si dice, vari elementi di superstizione. A me sembra che le grandi religioni monoteiste, contemporanee o passate, contengano una gran quantità di tabù, di riti e di proibizioni che ritengo assurde, e pratiche che considero assolutamente superstiziose. Perciò non vedo bene la superiorità del politeismo. Al contrario! Direi piuttosto che il politeismo sia più tollerante del monoteismo.


Il monaco- E lo è sempre ai nostri giorni il politeismo esiste in India e in Nepal.



Il filosofo- L'intolleranza è nata sopratutto col monoteismo. A partire dal momento in cui un essere umano si è permesso di dire " Esiste un solo vero Dio, ed è il mio, di conseguenza io ho il diritto di annientare tutti coloro che non ci credono", siamo entrati nel ciclo dell'intolleranza e delle guerre di religione.



Il- monaco- E' triste una cosa del genere.



Il filosofo- Ma è un fatto storico, ed è un male che continua a imperversare, proprio in quest'epoca in cui non si parla altro che di tolleranza e di pluralismo. In nome della religione si continuano a perpretare genocidi. Esistono principalmente due forme di intolleranza. La prima è quella degli individui che non hanno penetrato il senso profondo della loro religione e dunque non possono essere considerati dei praticanti autentici. Costoro utilizzano la religione come un segno di riconoscimento per ravvivare passioni settarie, tribali o nazionalistiche. La seconda è quella dei praticanti sinceri che sono cosi profondamente convinti della verità della loro fede da ritenere che tutti i metodi siano buoni per imporla agli altri, dato che si fa il loro bene. Il primo aspetto della loro fede è lodevole, ma il secondo li fa cadere in errore. Non sanno rispettare le tradizioni spirituali altrui e la diversità degli esseri umani





Se gli Alleati non si fossero difesi dall'aggressione nazzista... beh... oggi noi parleremmo tutti tedesco (o almeno parlerebbero tedesco i figli dei sopravvissuti all'ambizioso programma eugenetico volto a ristabilire la supremazia della "razza ariana") ed in Europa non ci sarebbe nemmeno più un ebreo, una zingaro, ecc. Il problema, in questo caso, non è, infatti, se gli Alleati abbiano fatto bene a combattere i nazzisti, ma perché non lo abbiano cominciato a fare prima, perché abbiano atteso che Hitler si pappasse mezza Europa prima di dichiarare guerra alla Germania.





Io una mia teoria la tengo, ma me ne vedo bene di postarla [SM=x570874] [SM=x570874] [SM=g1543902]

13/09/2009 19:22
 
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Trianello: Il problema, in questo caso, non è, infatti, se gli Alleati abbiano fatto bene a combattere i nazzisti, ma perché non lo abbiano cominciato a fare prima, perché abbiano atteso che Hitler si pappasse mezza Europa prima di dichiarare guerra alla Germania.



Gli USA stanno recuperando ultimamente, procedendo con le "guerre di prevenzione".

Sal
16/09/2009 19:57
 
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Nel libro che ho citato cioè "il monaco e il filosofo" ho trovato un passaggio secondo me fonte di riflessione, lo posto se qualcuno è interessato


Il filosofo-......è possibile ora che il buddhismo si diffonde in occidente, tratteggiare una sorta di compromesso, grazie al quale oriente ed occidente assorbano reciprocamente alcuni valori?




Il monaco- Non è necessario fare un compromesso, il quale implica che le due parti rinuncino ciascuna ad alcuni dei loro valori, ma bisogna piuttosto servirsi di tutto ciò che è vantaggioso nel progresso materiale, conservando le cose al loro giusto posto. Chi non vorrebbe i progressi della medicina e dell'igiene?





Continua [SM=x570874] [SM=g1543902] [SM=g1543902]
16/09/2009 20:42
 
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CONTINUA.....
Sempre il monaco- Un medico, per esempio, può approfondire il senso della sua vocazione soltanto impregnzndosi sempre più dei principi altruistici del buddhismo. Ma non bisogna cadere nell'estremo opposto, che consiste nel marciare a tutto vapore unicamente in direzione del progresso materiale. L'occidente si è un pò lasciato prendere in questa trappola. La sua ricerca del comfort materiale e del possesso è eccessiva. Un proverbio Tibetano dice " Volere due cose quando se ne ha una, significa aprire la porta al demonio" [SM=g1660613] [SM=g1543794] [SM=x570892] [SM=g1543902]
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