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Risposte degli evoluzionisti alle domande poste dai creazionisti

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2008 21:27
03/08/2008 21:27
 
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2 articoli di evoluzionisti contro le 'obiezioni' creazioniste


Evoluzioni da contrastare

Con l'aratro, l'ascia e il fuoco gli esseri umani hanno da tempo impresso il proprio marchio sulla Terra, trasformando molti degli esseri viventi in servitori della civiltà. A metà del secolo scorso abbiamo creato tre sostanze chimiche - antibiotici, insetticidi ed erbicidi - che hanno cambiato per sempre il modo di controllare le malattie e gli infestanti. Ma sono bastati pochi anni perché questi nemici reagissero. Nel giro di un decennio dalla prima, straordinaria vittoria vi fu un'esplosione di cambiamenti evolutivi che cominciò a erodere i nostri successi e diede il via a una corsa agli armamenti che continua ancora oggi. È una corsa che non possiamo permetterci di perdere, e per capire le regole del gioco dobbiamo comprendere l'evoluzione e come noi esseri umani contribuiamo ad accelerarla. Abbiamo avuto sfortuna? Abbiamo forse scelto medicine, erbicidi e insetticidi che hanno funzionato bene per qualche anno e per poi perdere improvvisamente la loro efficacia? No. Anche quando il mondo stava ancora festeggiando la vittoria della chimica sulle malattie e gli infestanti, era già chiaro che un particolare meccanismo biologico era all'opera per vanificare i nostri successi: il motore del cambiamento evolutivo. Il suo operato non dipende dalla sfortuna, è il risultato prevedibile dell'uso di prodotti chimici per controllare la vita.

Il funzionamento del motore evolutivo, messo in moto dal carburante delle variazioni genetiche, dai pistoni della riproduzione e dell'albero di trasmissione della genetica, è ormai noto. Sappiamo anche che la sua velocità può cambiare: l'impatto umano sugli ecosistemi può infatti modificare il modo di agire della selezione. La pesca intensiva, per esempio, aumenta il tasso di mortalità, in particolare nei pesci più grossi. Per i salmoni, il risultato è stata l'evoluzione di pesci più piccoli e più magri: i soli capaci di sfuggire fra le maglie delle reti. Specie che non riescono ad adattarsi rapidamente al mondo dominato dagli uomini sono in pericolo di estinzione, in particolare quando hanno una vita lunga ed evolvono lentamente. Al contrario, specie che crescono velocemente - come le erbacce, gli insetti e le malattie - sono molto più malleabili dal punto di vista evolutivo.

Uno dei paradigmi della medicina evolutiva è che Paesi con un facile accesso agli antibiotici tendono ad avere un tasso più elevato di infezioni resistenti ai farmaci. Ma vi è una seconda osservazione, apparentemente contraddittoria: usare meno antibiotici in dosi parziali genera livelli maggiori di resistenza. Entrambi gli aspetti possono essere spiegati applicando i concetti dell'evoluzione al destino di una popolazione di batteri trattati con una dose di antibiotici. All'inizio molti batteri sopravvivono, e solo i più sensibili muoiono; se la terapia continua, un numero sempre maggiore di cellule moderatamente sensibili vengono uccise: sopravvivono solo quelle più esistenti ai farmaci. Quando il 99% dei batteri è morto, resta solo 1'1% più forte e il livello di resistenza e altissimo. Così, se la terapia viene interrotta improvvisamente, le cellule rimanenti possono dare il via a un'infezione ultra-resistente. L'evoluzione della resistenza può essere arrestata solo quando la terapia distrugge completamente l'infezione, o la riduce a tal punto che il sistema immunitario può completare il lavoro.

Questo trattamento prende il nome di overkill, ovvero l'uso di una dose abbastanza elevata da assicurare l'eradicazione dell'infezione. Arrestare troppo presto la dose di antibiotici manda l'overkill in cortocircuito e spinge al massimo il motore dell'evoluzione. In Paesi in cui gli antibiotici sono facilmente disponibili, questo corso degli eventi è più comune perché spesso le persone prendono i farmaci in modo sconsiderato.

L'overkill è solo una delle molte strategie che possiamo utilizzare per rallentare l'evoluzione. La chiave del successo è rendersi conto che l'evoluzione non è ne rara, ne lenta, in particolare quando gli uomini esercitano una forte selezione sugli insetti, le erbacce o le malattie. Una corretta pianificazione di come reagire all'evoluzione dei nostri nemici biologici fa parte della capacità di gestire il nostro ambiente: senza questa pianificazione, sempre più malattie diventeranno economicamente incurabili. Allo stesso modo, l'agricoltura deve.saper reagire all’evoluzione di insetti e piante infestanti: soprattutto oggi, poiché l'uso sempre più massiccio di piante geneticamente modificate può accelerare l'evoluzione di queste specie.

La scienza da il meglio di sé quando scopre principi base che ci aiutano a comprendere la vita e a migliorare la condizione dell'uomo. L'evoluzione è sempre di più l'avamposto del pensiero biologico, e i metodi della biologia evolutiva rappresentano uno strumento essenziale per contribuire a risolvere problemi medici e ambientali persistenti.

SCIENZA DARWINIANA

E FANTASCIENZA BIBLICA


'Dove sono i miliardi di fossili che dovrebbero esistere se la teoria di Darwin fosse corretta?'. 'Perché in tante culture antiche ricorrono miti di inondazioni?'. Uno studioso di fama mondiale risponde al creazionista Brown e alle sue 'domande da porre agli evoluzionisti'. C'è di che perdere la ragione. O di che ritrovarla.



STEVE JONES

docente di genetica all'University College di Londra. Si occupa di
genetica evolutiva e in particolare del rapporto fra variabilità
individuale e selezione naturale

da Micromega 1/2006





Da tempo su Internet circolano le "Venti domande da porre agli evoluzionisti", scritte da un colonnello in pensione nato a Kansas City di nome Walter Brown. Votato alla guerra contro la ragione e la scienza, il colonnello Brown ha scritto un libro in cui tenta di dimostrare "scientificamente" la verità letterale di ogni singolo passo della Bibbia, a partire dal racconto del diluvio universale. La teoria (fanta)geologica di Brown ipotizza che un tempo sotto la crosta terrestre si trovasse moltissima acqua, in condizioni di pressione elevatissima. Cinquemila anni fa si sarebbero prodotte delle fratture, da cui l'acqua sarebbe fuoriuscita con una potenza mai vista. Le fratture avrebbero dato origine alle dorsali oceaniche, separando le terre emerse, spingendo rapidamente i continenti nella loro posizione attuale e formando in pochi giorni catene montuose come l'Himalaya. L'acqua avrebbe inondato tutto il creato dando luogo a nuovi mari e canyon. Oltre a travolgere orde di peccatori che dovevano essere puniti, il cataclisma avrebbe congelato i mammut in Siberia, sepolto milioni di cadaveri creando i fossili e provocando l'estinzione di molti dinosauri. Qualche dinosauro, però, sostiene Brown, deve ancora esistere sulla Terra: questo si deduce dal fatto che Noè non può aver disobbedito a Dio, e che deve averne imbarcato almeno qualche esemplare sull'Arca.

Di fronte a una logica così schiacciante, chi può ancora credere alle favole che raccontano gli scienziati? L'affondo finale del colonnello Brown è una lista di venti domande, a cui gli evoluzionisti starebbero evitando di rispondere nel timore di veder smascherata la loro incompetenza, frutto evidente di una diabolica perseveranza nell'errore.

Chi ritiene che la teoria di Brown sia un delirio isolato, che non sia meritevole di seria considerazione, deve ricredersi. È da più di un secolo che gruppi di fondamentalisti cristiani statunitensi sostengono che ogni passo del racconto biblico sia pienamente corroborato dalle scoperte della scienza moderna e che la teoria di Darwin sia, nel migliore dei casi, solo una delle possibili spiegazioni della nostra origine. Decenni di conferenze, articoli e libri sulla pseudoscienza del creazionismo hanno dato il loro inquietante frutto: secondo una recentissima indagine del Pew Research Center, un centro indipendente di statistica, ben il 42 per cento degli statunitensi ritiene che l'uomo e tutte le altre specie esistano da sempre nella loro forma attuale, e il 38 per cento vorrebbe che il creazionismo sostituisse del tutto la teoria dell'evoluzione nei programmi scolastici.

Abbiamo chiesto a Steve Jones di rispondere ad alcune delle venti domande del colonnello Brown. Scienziato di fama mondiale, docente di genetica all'University College di Londra, Steve Jones si occupa di genetica evolutiva e in particolare del rapporto fra variabilità individuale e selezione naturale. È anche uno dei più brillanti divulgatori del nostro tempo: un infaticabile autore di libri e di trasmissioni radiofoniche e televisive, e un attivissimo conferenziere. Steve Jones risponde a nove di queste domande, quelle che meglio riassumono gli argomenti alla base del creazionismo e della sua versione meno ingenua: l'Intelligent Design.

(df)

Steve Jones: Scienza darwiniana e fantascienza biblica


Prima di tutto, vorrei spiegare che agli evoluzionisti è spesso chiesto di dibattere con i creazionisti, ma da molti anni io e persone più importanti di me come Richard Dawkins, abbiamo capito che è impossibile. Un dibattito deve avere due parti in contrapposizione, in cui ciascuna sia perlomeno disposta ad ammettere i fatti presentati dall'altra. I creazionisti, invece, non capiscono la vera natura della scienza. Gli scienziati spendono tutto il loro tempo dicendosi l'un l'altro "Di questo non conosco la risposta", "Ancora non sappiamo", "Non capiamo come…", mentre i creazionisti questo non lo dicono mai. Loro conoscono tutte le risposte. Pensano di possedere le chiavi per comprendere tutto quanto ci sia da comprendere, e vivono di certezze. Gli scienziati, invece, non hanno mai certezze››.

Com'è possibile che organi tanto complessi come l'occhio, o l'orecchio, o anche il cervello del più piccolo uccellino, si siano originati dal caso o da processi naturali?

Questa è una delle domande più classiche, e per rispondere basta sfogliare l'Origine delle specie di Darwin. In questo libro c'è il bellissimo capitolo intitolato "Difficoltà nella teoria", che contiene la sezione "Sugli organi di estrema perfezione e complessità". Qui Darwin, che aveva previsto interamente gli argomenti dei creazionisti e dei sostenitori dell'Intelligent Design, si rifà proprio all'esempio dell'occhio. Egli si meraviglia sinceramente di fronte alla fantastica perfezione di quest'organo, e si chiede come qualcosa di tanto complesso possa essersi evoluto per selezione naturale. Subito dopo, però, egli brillantemente indica come giungere alla soluzione di questo rompicapo, notando che nel regno animale si osservano molti diversi stadi intermedi dell'occhio. Un organo deputato alla vista, infatti, si è evoluto indipendentemente almeno 20 volte in altrettanti tipi diversi di organismo. Certo, oggi sappiamo che l'occhio è ancora più complesso di quanto Darwin potesse sapere, ma questo non altera la validità dell'argomento. Quante più cose scopriamo intorno all'occhio, tanto più ci possiamo meravigliare della potenza dell'evoluzione. Se tutti ragionassero come i sostenitori dell'Intelligent Design, non solo Darwin non avrebbe scritto quel capitolo, egli non avrebbe scritto l'Origine delle specie, e noi staremmo vivendo nell'ignoranza più totale.

Trovo che sia paradossale sostenere, come fanno i creazionisti, che il nostro mondo è troppo complesso, e che quindi è inutile che la scienza tenti di spiegarlo. Che discorsi! Per forza è difficile da spiegare! Vogliamo forse pretendere che il nostro Universo sia semplice da comprendere?! L'argomento dell'Intelligent Design è un argomento di pigrizia e arroganza. "Io sono una persona molto colta e intelligente, conosco una quantità enorme di fatti e ho dato un'occhiata a questo fenomeno. Dal momento che non riesco a capire abbia potuto prodursi in base a processi naturali, le cose devono essere andate diversamente". Ma chi ragiona in questo modo, non può dire di fare scienza. Io non riesco a comprendere la fisica del Big Bang, perché sono troppo stupido, ma non mi metto a dire "Il Big Bang non è mai avvenuto, perché io non riesco a comprenderne la matematica".

Come si è evoluta la riproduzione sessuale?

Sono felicissimo di rispondere a questo genere di domande, ma non nel modo in cui qualcuno si aspetterebbe. Sull'evoluzione del sesso, potrei dare almeno quattro lezioni di un'ora, e la risposta sarebbe comunque: "Non conosciamo i dettagli, e ci sono almeno due o tre ipotesi differenti".

Nessuno di noi "sa" con certezza come la riproduzione sessuale si sia evoluta, ma ci sono molte idee interessantissime su cui lavorare. Ora, se io rispondessi così a qualcuno di questi creazionisti, la loro trionfale conclusione sarebbe: "Steve Jones ammette che non sa come la riproduzione sessuale si sia evoluta, dunque la scienza non è in grado di spiegare niente, e niente di quello che Steve Jones ci racconta vale la pena di essere ascoltato".

Quando mai è stata osservata la macroevoluzione?

Macroevoluzione è una parola un po' sfuggente, non troppo chiaramente definita. Diciamo che qui s'intende il passaggio da una specie a un'altra. Anche se si seguono le teorie di Stephen Jay Gould, in base alle quali l'evoluzione di una specie in certi periodi accelera e in altri rallenta, il tempo necessario per osservare un tale passaggio, sarebbe davvero lungo, lunghissimo. Nessuno di noi ha vissuto abbastanza, per assistervi.

Io penso spesso a un efficace parallelo con la teoria della gravità di Newton. Tutti noi possiamo fare un semplice esperimento: sollevare una penna e lasciarla cadere. La penna ovviamente cadrà tutte le volte verso il basso, e sappiamo che questo è dovuto alla forza di gravità. Sappiamo, cioè, che la Terra esercita una forza di attrazione sulla penna, e la tira verso il basso, e abbiamo capito che la penna attrae impercettibilmente la Terra verso di sé, verso l'alto. Ora, il genio di Newton fu di vedere che questo stesso principio spiega perché la Terra gira attorno al Sole. Noi non possiamo fare nessun esperimento per provarlo direttamente, ad esempio spostando la Terra di cinquanta piedi, per poi vedere se torna alla sua posizione originale. Eppure, non abbiamo ormai motivo di dubitare che esista una sostanziale unità dei processi, che agiscono su scale diverse, e che la stessa spiegazione che diamo alla caduta della penna, si applica benissimo alla Terra che ruota attorno al Sole. Allo stesso modo, i processi di evoluzione che osserviamo operare all'interno di una specie, possono plausibilmente produrre nuove specie, nuovi generi, nuove famiglie di piante animali, batteri… Non abbiamo la macchina del tempo, e non possiamo vederlo accadere andando avanti e indietro nella storia della Terra, così come non possiamo spostare questa ultima per studiare la forza di gravità.

Dove sono i miliardi di fossili di transizione che dovrebbero esserci, se la teoria di Darwin fosse corretta?

La risposta è semplicemente che ci sono! Ci sono tanti fossili sconosciuti sottoterra, quante stelle ci sono nel cielo, e ci sono miliardi di fossili di transizione. Basta salire su una qualsiasi montagna composta di rocce sedimentarie, per esempio i vostri Appennini. Questi monti non sono solo pieni di fossili, essi praticamente sono dei fossili. Seguendo gli strati di roccia, è possibile osservare sequenze più o meno complete di cambiamenti graduali, occorsi ad alcune delle creature che hanno vissuto da quelle parti.

Ovviamente, non si può pretendere di trovare tutti gli intermedi, di tutte le sequenze, di tutte le specie. Mi viene in mente un episodio piuttosto divertente, e assai significativo. Una volta, circa venti anni fa, ascoltai alla radio un dibattito fra un paleontologo e un creazionista. Quest'ultimo sosteneva che uomo e scimpanzé non potevano essersi separati evolutivamente circa sette milioni di anni fa, come ritiene la maggior parte degli scienziati. A sostegno della sua ipotesi, portava il fatto che non erano mai state trovate le forme fossili intermedie fra i moderni scimpanzé e il presunto antenato comune. In effetti, all'epoca c'era un'enorme lacuna nella documentazione paleontologica. Alcuni anni dopo, però, fu trovato un fossile che si collocava esattamente a metà strada. Quando, in seguito, fui per caso presentato a questo creazionista, gli chiesi se le sue opinioni fossero cambiate, dal momento che la lacuna in questione era stata colmata "Niente affatto!" mi rispose "Ho ancora ragione: il fossile trovato sta esattamente a metà strada, e invece di una lacuna adesso ci sono due lacune da spiegare!". Non si può vincere, è una discussione del tutto cretina.

Chi sono gli antenati degli insetti? Se c'è un albero evolutivo, chi ne forma il tronco, e chi i rami?

Oh, Dio, non sono molto bravo su questo. Indubbiamente ci sono esperti che saprebbero rispondere meglio alla domanda. La risposta è che non me lo ricordo: una risposta dettata dall'ignoranza. Un'ignoranza, però, di tipo ben diverso da quella di certi creazionisti.

C'è però qualcosa d'interessante che vorrei raccontare sugli insetti, qualcosa che per me illustra la sorprendente bellezza degli studi comparativi. Le persone che per molti anni hanno utilizzato il moscerino della frutta come modello per la genetica, adesso lavorano sui vermi nematodi. Questi ultimi sono più utili per quegli studi che vogliono essere applicabili all'uomo, perché possiedono moltissimi geni in comune con noi. Gli insetti, sorprendentemente, hanno perso la maggior parte dei loro geni in comune, e sono troppo diversi. Persino i coralli, animali ben più semplici degli insetti, hanno più geni in comune con gli umani. Non sappiamo perché gli insetti hanno perso grosse porzioni di dna, ma se non avessimo la curiosità di andare a scoprire questo genere di fenomeni, perderemmo l'occasione di sorprenderci. La mia risposta è quindi questa: non comprendiamo perché gli insetti siano così strani, ma il sapere di non saperlo, ed ammetterlo, rappresenta la nostra forza di scienziati›.

Perché in così tante culture antiche ricorrono miti d'inondazioni?

Questa è una bellissima domanda! Se chiede di giustificare il mito del diluvio universale, alcune persone ritengono si riferisca al riempimento catastrofico del mar Nero, occorso circa 7.600 anni fa. Francamente, io ritengo questa spiegazione troppo semplicistica, perché il tempo trascorso è molto lungo, ed è difficile immaginare che si sia conservata la memoria di un evento occorso tanto tempo prima. D'altra parte, è possibile che le cose siano andate proprio così. Il punto è che non serve invocare un intervento divino per rispondere a questa domanda: basta un po' di geologia.

Un recente articolo comparso sulla prestigiosa rivista Science parla proprio di questo. Ad esempio, si parla del monte Sant'Angelo, in Italia, dove la leggenda vuole che sia apparso san Michele Arcangelo, lasciando un'impronta sulle rocce. Scavi recenti hanno scoperto che in corrispondenza del sacrario dedicato al santo, si trova un'enorme faglia, testimonianza di un antico terremoto. La gente che all'epoca viveva in quella zona vide la terra tremare, le rocce aprirsi e franare, e pensò, in modo naturale per la cultura del tempo, che un santo fosse atterrato.

Un altro bellissimo caso si trova a Delfi, in Grecia. Come tutti sanno, qui anticamente sorgeva un tempio, in cui l'oracolo aveva visioni divinatorie. Adesso sappiamo che anche sotto quel tempio si trova una faglia, da cui escono miasmi che intossicano le persone, causando loro allucinazioni.

Il migliore esempio di tutti si trova a Seattle, negli Stati Uniti, dove circa dieci anni fa è stato scoperto un nuovo sistema di faglie, assai più potente di quello che attraversa San Francisco e Los Angeles, e che risulta essersi spostato l'ultima volta 1.100 anni fa. Studiando le leggende dei nativi americani, gli studiosi hanno scoperto che alcune tribù condividono il mito di un mostro, che fa tremare la terra, e che trasforma in roccia chiunque lo guardi. Tutte queste tribù si trovano lungo tale sistema di faglie, e le loro leggende risalgono presumibilmente all'epoca in cui occorse l'ultimo terremoto. La gente di allora non poteva comprendere che cosa stesse accadendo, e pensò che dovesse trattarsi di un fenomeno sovrannaturale. Questa idea ha continuato a vivere nella loro coscienza collettiva.

Ci sono tantissime leggende d'inondazioni, che hanno probabilmente tutte spiegazioni simili. Prendiamo il recente tsunami. Secondo le tradizioni del popolo costiero dei moken, in Thailandia, se il mare si ritira, vuol dire che è in arrivo un'onda che mangia gli uomini. All'arrivo dello tsunami, questa gente sapeva cosa fare, è fuggita nell'entroterra, e si è salvata. Non ho nessun problema con queste leggende. Vengono da un tempo in cui ci si rifaceva a spiegazioni soprannaturali, e rappresentano una forma arcaica di scienza›.

Come avrebbe potuto formarsi la prima cellula? Si tratta di un miracolo ancora più grande che non il far derivare un uomo da un batterio.

Precisiamo innanzitutto che i batteri non si sono evoluti direttamente in un uomo. I batteri hanno in comune con noi un antenato. In ogni caso, la risposta è che non lo sappiamo, ma non è così improbabile come si potrebbe immaginare. Quasi tutti conoscono gli esperimenti, molto semplici, compiuti negli anni Cinquanta da Stanley Miller. Egli mise in un'ampolla gli elementi che erano presenti nell'atmosfera primordiale (metano, anidride carbonica, e così via) e vi fece passare delle scariche elettriche, l'equivalente sperimentale dei fulmini. In questa miscela si produssero spontaneamente i mattoni elementari della vita: amminoacidi, purine e altro. Oggi abbiamo modelli e ipotesi piuttosto convincenti, che spiegano come la vita possa essersi originata a partire da questi materiali. In sorgenti termali che si trovano sul fondo dei mari, ci sono abbondanti minerali argillosi, su cui le molecole organiche aderiscono facilmente. In questi ambienti, le reazioni chimiche necessarie a dar luogo alla vita sarebbero state molto facilitate.

Abbiamo anche un'idea schematica, ma molto plausibile, di come apparissero e di cosa fossero composte le prime creature. Non erano fatte di dna, perché questo non può replicare se stesso senza l'aiuto di sostanze che agiscano da catalizzatori. Non erano fatte di proteine, perché le proteine possono fare da catalizzatori, ma non possono replicare se stesse. Con tutta probabilità, i primi organismi erano composti principalmente di rna, una molecola presente in tutti gli organismi, e che è in grado di agire tanto da replicatore che da catalizzatore. I più semplici di tutti i virus sono privi di dna, ed hanno solo rna. Insomma, stiamo iniziando a comprendere, anche se ovviamente siamo lontani dall'aver capito tutto, e sono molto fiero di ammetterlo.

Se è necessaria l'intelligenza per costruire una punta di una freccia, perché non è logico pensare che ci sia voluta un'intelligenza enormemente superiore per creare un uomo?

Perché a differenza di noi, la punta di una freccia è splendidamente disegnata per il suo compito. La prima persona che ha costruito un arco e una freccia, voleva uccidere qualcuno. Pertanto la punta della freccia è molto più raffinata di qualsiasi cosa si sia evoluta per selezione naturale: è stata fatta con intenzionalità, mentre l'evoluzione non fa mai niente pensando al futuro. Immaginiamo un tizio che sta puntando un fucile di precisione, che è solo una versione un po' più raffinata di un arco, in cui al posto di una freccia si mette una ben più efficace pallottola. Con il suo fucile di precisione, un uomo può uccidere qualcuno lontano magari diverse miglia, semplicemente guardando attraverso un mirino telescopico, e prendendo bene la mira. Questo è possibile perché qualcuno ha progettato e costruito per il fucile un efficientissimo super-occhio. Con il mio occhio evoluto per selezione naturale, invece, non avrei avuto nessuna possibilità. Da questo punto di vista, quindi, l'occhio non è affatto un organo naturale di fantastica complessità, come sostengono i creazionisti. Rispetto ai nostri scopi e alle nostre ambizioni, l'occhio è un organo piuttosto mal progettato, tanto che abbiamo avuto bisogno di inventare telescopi, microscopi, e radar, che da soli non si erano evoluti. In fin dei conti, più che mostrarci le prove di un progetto intelligente, la natura ci mostra che l'evoluzione è assai limitata. Noi riusciamo a fare molto meglio.

Perché gli evoluzionisti più qualificati non vogliono entrare in un dibattito scritto?

Se qui s'intende un dibattito scientifico, rispondo semplicemente che non è vero che non lo accettiamo. Il dibattito, tanto più se scritto, è una costante del nostro lavoro di scienziati. Per fare un esempio, tutti i mesi esce una rivista scientifica intitolata Evolution, che è piena di articoli e di dibattiti scientifici sull'evoluzione. D'altra parte, noi non sprechiamo tempo per partecipare a discussioni con idioti che non intendono ascoltare i nostri argomenti. Personalmente, ho appena scritto un libro di 140 mila parole su questi temi, e non mi preoccupo se qualcuno, dopo aver letto il mio libro, decide di bruciarlo. Basta che prima lo abbia pagato!

A me sembra che l'atteggiamento di molti fondamentalisti stia arrecando un bel danno alla religione, più che alla scienza. Ho pensato spesso a questo, per esempio negli Stati Uniti, dove ho assistito a lezioni di religiosi creazionisti, che quotidianamente insegnano ai bambini che uomini e dinosauri hanno vissuto fianco a fianco sulla Terra diecimila anni fa. Prendiamo uno di quei bambini. Egli magari crederà a tutto quanto gli starà dicendo il suo insegnante sui contenuti della Bibbia. Se poi, però, crescendo, riceverà un'istruzione corretta, cosa possibile anche negli Stati Uniti, dove ci sono ottime scuole, quel bambino scoprirà che non è assolutamente vero che dinosauri e uomini hanno vissuto insieme in epoche passate. L'intero corpo di conoscenze scientifiche attuali dice che questo è impossibile. In altre parole, si renderà conto che il suo insegnante creazionista gli ha mentito. A quel punto, guardandosi indietro, è probabile che non crederà più a niente di quanto gli sia stato raccontato intorno alla religione. Perché dovrebbe credere che Gesù Cristo è morto per i peccati dell'umanità? Visto che i suoi insegnanti di religione erano così desiderosi di mentirgli intorno ai dati scientifici, perché non dovrebbero avergli mentito su ogni altra cosa?

Vedendo la diffidenza e il timore che certa gente manifesta oggi verso la teoria dell'evoluzione, si sarebbe portati a pensare che dopo il 1859, anno di pubblicazione dell'Origine delle specie, Londra sia stata scossa da rivolte e disordini, con quartieri dati alle fiamme, chiese abbattute e sangue nelle strade. Che io sappia, niente di tutto questo è successo. Dopo il 1859 si è aperta una discussione interna alla Chiesa, e alla fine è stato ammesso che la biologia ha ragione. Perfino il precedente Papa ha riconosciuto che la teoria dell'evoluzione è molto più di una semplice ipotesi. Questo riconoscimento è avvenuto, forse, con un po' di ritardo, ma stiamo parlando della storia della Chiesa cattolica, che è una storia molto lunga. Giovanni Paolo II aveva detto che in noi esseri umani c'è qualcosa che va oltre la comprensione scientifica; qualcosa che, chi lo desidera, può chiamare anima. Io non ho niente da obbiettare a questa posizione. Chiunque è liberissimo di pensare che in qualche modo, magari per intervento divino, in creature come noi si sia sviluppata questa cosa chiamata anima, che non ha geni, non lascia fossili, e non può essere studiata dalla scienza. Per quanto mi riguarda, è un argomento del tutto accettabile. Il problema arriva quando si vuol prendere la bibbia alla lettera, e quando si sostiene che non è solo l'anima ad essere sovrannaturale, ma anche tutto il resto. Non è così. Siamo naturali.


[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 03/08/2008 21:30]
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
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